Recensione

Samurai Warriors 4 Empires

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

A meno di un anno e mezzo dall’uscita di Samurai Warriors 4, che, come ricorderanno i lettori dotati di buona memoria, non mi aveva esattamente entusiasmato, Tecmo Koei torna sul luogo del delitto in un duplice senso, visto che rispolvera le atmosfere del Giappone medievale e lo fa nuovamente su Playstation Vita, versione qui recensita.Samurai Warriors 4 Empires, in uscita anche sulla sorella maggiore PS4, è identico a livello di contenuti: il problema è che, con qualche eccezione che andrò ad analizzare, questa frase potrebbe essere applicata anche al gioco dell’ottobre 2014, visto che le meccaniche, i ritmi e il feeling generale dei musou made in Tecmo Koei tendono a differenziarsi sempre meno, di uscita in uscita.

Focus sul GiapponeCome per gli episodi precedenti della sottosaga di Samurai Warriors, anche questo Empires si concentra sul Giappone, e sulle strenue lotte intestine per unificarlo sotto un’unica egida: uno dei problemi di questa ed altre serie firmate da Omega Force, a mio avviso, sta anche qui, visto che in pochi tra i giocatori occidentali conoscono figure e situazioni storiche del medioevo orientale, e quindi il grado di immedesimazione nei confronti di personaggi di cui a stento si ricordano i nomi (a parte l’arcinoto Nobunaga Oda) non può che risultare limitato.Testimonianza di questo è data dal fatto che, quando il gameplay tipico della serie è stato applicato a prodotti popolati di personaggi dall’appeal molto più immediato (penso a Dragon Quest Heroes ma anche a Hyrule Warriors, prossimo a ricevere anche una versione portatile), la ricezione da parte di stampa specializzata e pubblico è stata sicuramente più positiva.Ad ogni buon conto, per coloro i quali masticano la storia giapponese dell’era Sengoku, rivivere le gesta di alcune delle casate più importanti e dei loro comandanti potrebbe rappresentare un plus non indifferente, sebbene si stia parlando di archi narrativi già battuti da molteplici episodi precedenti, tra i quali il quarto episodio “liscio”.Il fulcro del gameplay è rappresentato dalle tre modalità principali, ovvero il Conquest Mode, che corrisponde alla campagna e prevede di poter prendere le parti di oltre cinquanta differenti famiglie, e dalle due modalità personalizzate: nell’una è possibile creare uno scenario storico e politico da zero, sbizzarrendosi sulla divisione dei territori e degli obiettivi, nell’altra, invece, si può inserire il proprio personaggio creato via editor in uno scenario preesistente, quasi a vivere in prima persona drammi e intrighi politici dell’epoca.Come anche per i capitoli precedenti, insomma, l’offerta ludica non è il problema principale della produzione.

Same old storyL’analisi del gameplay, ahinoi, non può prescindere dalle considerazioni fatte innumerevoli volte per i prodotti di Omega Force: se non ne siete amanti, e ritenete che si tratti di festival del button mashing, difficilmente Samurai Warriors 4 Empires vi farà cambiare idea, visto che il cuore delle dinamiche di gioco è stato preso di peso dal titolo base, e, di conseguenza, dalla stragrande maggioranza dei prodotti a marchio Koei Tecmo usciti nell’ultimo lustro.Il primo consiglio è quello di innalzare la difficoltà sin da subito, quantomeno a livello Difficile, lasciando magari per una seconda run quello Nightmare, il più elevato: al livello di sfida preimpostato, infatti, la carne da macello che vi si parerà dinanzi opporrà ben poca resistenza, cadendo sotto i colpi delle vostre combo senza battere ciglio, come un figurante che si accontenta di fare la sua parte in un blockbuster hollywoodiano.Dei quaranta clan inizialmente disponibili sulla mappa, ve ne sono alcuni “consigliati” dal gioco, le cui mini campagne dedicate meglio si adattano ai neofiti, o comunque ad entrare in sintonia con i meccanismi che regolano la produzione, largamente invariati rispetto al recente passato: un tasto per l’attacco rapido, uno per quello forte, il dorsale sinistro per la parata (invero utile perlopiù contro i boss) e quello destro delegato alla mossa speciale, diversa per ognuno dei comandanti di cui si potranno prendere le parti.Ancora una volta, il gameplay che ne viene fuori è una variante contemporanea di quelli che furono un tempo i picchiaduro a scorrimento, con migliaia di nemici da abbattere su ogni mappa prima di giungere ad uno scontro che metta veramente alla prova il giocatore: se però i picchiaduro a scorrimento sono tra i generi che più hanno risentito dell’evoluzione del medium, finendo quasi con lo scomparire, un motivo ci sarà.La ripetitività connaturata al genere e la piattezza del gameplay già sul medio periodo affliggono anche Samurai Warriors 4 Empires, sebbene il team di sviluppo si sia sforzato di inserire qualche elemento inedito e di rafforzare alcuni aspetti simulativi: gli affari interni e il malcontento del popolo, gestibili tra una battaglia e l’altra, possono portare ad un’esasperazione del clima, inasprendo il livello di difficoltà di alcune missioni, tanto quanto conquistare la fiducia dei propri commilitoni consente di portarne in battaglia sempre di più, fino ad un massimo di otto, ai quali è poi possibile impartire ordini in tempo reale durante gli scontri.Ho notato un miglioramento nella gestione proprio degli ordini, che possono essere di gruppo o personalizzati: in entrambi i casi i nostri generali sembrano rispondere con maggiore sollecitudine che in passato, quando, invece, era spesso necessario impartire più volte lo stesso ordine prima di vederlo eseguito.

Doveroso ricicloIl lavoro tecnico svolto va di pari passo con quello che riguarda le meccaniche di gioco: qualche miglioramento, di uscita in uscita, è ravvisabile, ma sotto questo punto di vista, la versione Playstation 4 (ancora una volta sprovvista dell’opzione cross buy, purtroppo) è quella che ha maggiormente beneficiato dei perfezionamenti al motore grafico.Su console portatile, la situazione non è troppo dissimile da quanto visto nella precedente iterazione: i rallentamenti sono ridotti, presenti solamente in concomitanza con effetti particolarmente spettacolari e comunque mai impattanti sul giocato, ma il prezzo da pagare è un livello di dettaglio assai difforme tra i personaggi principali, ben animati e rappresentati, e quelli secondari, letteralmente identici gli uni agli altri.Alcune mappe, in particolare quelle più ricche di costruzioni poligonali, risentono anche di un effetto pop up di alcuni elementi dello scenario, quando non di interi gruppi di nemici, che appaiono all’improvviso quando invece, in lontananza, non erano visibili: parliamo comunque di imperfezioni sopportabili data la potenza della console ospite e la frenesia del gameplay, che giocherà in favore del titolo.Le musiche ricalcano quelle di Samurai Warriors 4, con gli strumenti a fiato e le percussioni tipiche del Giappone medievale, e, in accoppiata con un doppiaggio che mantiene la traccia nipponica, creano un substrato uditivo assai credibile, che aumenta la sensazione di essere trasportati nel medioevo nipponico ogni volta che si accende PlaystationVita.

– Di facile approccio per tutti

– Contenutisticamente soddisfacente

– Gameplay trito e ritrito

– Ripetitivo già sul medio periodo

– Manca il cross buy con Playstation 4

6.5

Samurai Warriors 4 Empires non riscrive le regole dei musou, non introduce novità eclatanti e non offre ai neofiti particolari motivi per approcciarsi al genere, eppure può risultare un acquisto azzeccato per coloro i quali si divertono con i prodotti Omega Force, facili da giocare e di immediato appeal.

Dragon Quest Heroes ci ha dimostrato che Koei Tecmo potrebbe fare di più con i suoi brand, ma lo zoccolo duro dei suoi fan si accontenterà di un altro titolo da giocare con il cervello spento in fondo ad una giornata lavorativa particolarmente stressante.

Voto Recensione di Samurai Warriors 4 Empires - Recensione


6.5

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