Recensione

Samurai Shodown Sen

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a cura di Iori Yagami

Capcom vs Snk>, con questo titolo le due storiche software house giapponesi crearono forse il più emblematico gioco in grado di riassumere ciò che accadde in più di dieci anni di storia videoludica. A cavallo fra gli anni ’80 e ’90 infatti, Capcom e Snk si contendevano lo scettro della migliore produttrice di videogiochi per sala giochi, scontrandosi sul campo dei picchiaduro ad incontri. Se da un lato la casa di Osaka aveva sfornato la pietra miliare Street Fighter 2, dall’altra sponda del fiume Snk rispondeva a Ryu e soci con i vari Fatal Fury, Art of Fighting e Samurai Shodown. Senza ombra di dubbio quest ultimo titolo era quello che più si distaccava dall’archetipo “due lottatori, tanti calci, pugni e mosse speciali” in quanto, per la prima volta nella storia dei videogiochi (eccezion fatta per Barbarian ma questa è un’altra storia) i vari contendenti allo scettro di re del torneo si sfidavano a suon di armi bianche. Ispirato alla tradizione feudale giapponese, Samurai Shodown proponeva un roster di personaggi totalmente diverso dagli standard, con ninja, samurai, kunoichi e schermidori più o meno nerboruti. Grazie ad un comparto tecnico strepitoso (il titolo fu uno dei primi recante la dicitura “100 megs” ad indicare l’oneroso ammontare di memoria usato dai programmatori) e ad una giocabilità profonda e molto tecnica, il titolo finì di diritto nella hall of fame dei picchiaduro ad incontri, divenendo una delle serie cardine per Snk. Come ogni bella favola però, arrivò l’orco cattivo a distruggere il bel sogno: l’orco cattivo in questione si chiama terza dimensione, un vero e proprio tallone d’Achille per i picchiaduro ad incontri bidimensionali i quali, per un motivo o per l’altro, trovarono incredibili difficoltà a sfondare anche nelle loro incarnazioni poligonali. Samurai Shodown cadde così in un sonno profondo lungo ben undici anni, ridestandosi solo ora per ritentare la fortuna con l’appena uscito Samurai Shodown Sen, sesto capitolo della serie ad opera di Rising Star Games nella doppia versione sala giochi/Xbox 360.

Le donne, i cavalier, l’armi, gli amori…Ritenuto da tutti come l’antesignano dei successivi picchiaduro in 3d con le armi bianche (Toshinden e soprattutto Soul Calibur), in questa sua incarnazione next gen Samurai Shodown decide di equipararsi ai suoi “filgiocci” ed abbandonare quasi del tutto le meccaniche tipiche della serie in favore di un approccio più in linea con il già citato titolo di Namco, aggiungendo una certa dose di strategia e, oseremmo dire, simulazione. Il perchè di questa affermazione? Semplicemente per il fatto che, proprio come in un vero scontro all’arma bianca, in Samurai Shodown Sen è possibile avere la meglio sul nostro avversario non con combo lunghe ed elaborate, ma con pochi, semplici e mirati fendenti. L’alto tasso di letalità di un colpo portato su di un avversario con la guardia scoperta è decisamente superiore alla media degli altri picchiaduro e non sarà raro vedere la barra dell’energia prosciugata per quasi la metà da un potente affondo di spada. Sono fortunatamente rimaste alcune mosse speciali “storiche”, come l’attacco del cane di Galford, il colpo dei cento fendenti di Ukyo (con tanto di mela lanciata e tagliata in volo) e la comparsa del fedele falco amico di Nakoruru. Per enfatizzare la cruenza e la letalità dei colpi gli sviluppatori invece hanno introdotto nel loro prodotto delle truculente scene finali nelle quali i personaggi subiranno una sorta di fatality in cui arti amputati, teste mozzate e persino corpi tagliati a metà porranno fine alla vita del disgraziato perdente. L’aggiunta di questa inattesa dose di strategia e di violenza non riesce però a mascherare tutti i difetti della produzione di Rising Star Games: Samurai Shodown Sen è infatti un titolo molto al di sotto della media dei picchiaduro sinora usciti, presentandosi al pubblico con un gameplay raffazzonato e molto ma molto lento e frammentato. Iniziando dai controlli legnosi e caratterizzati da un certo ritardo nella risposta alle sollecitazioni, proseguendo per la mancanza di spettacolarità e finendo con una decisa monotonia dei colpi inferti, Samurai Shodown Sen non riesce in nessun modo ad attirare l’attenzione. Sia in modalità single player (nei classici story mode e survival) che in quella multi (online o locale), il gioco riesce nella non facile impresa di stancare dopo pochissime sessioni di gioco, non presentando il benchè minimo spunto di interesse sia per approfondirne il gameplay, sia per semplicemente passare qualche ora in allegria con i propri amici. Aggiungiamo al tremendo quadro la presenza di soli 24 personaggi (più due segreti) molti dei quali troppo simili fra di loro per stile di lotta e movenze per avere fra le nostre mani un prodotto decisamente pessimo.

Lo zen e l’arte di arrangiarsiPessimo nel gameplay, pessimo nel comparto tecnico. Questa potrebbe essere la sintetica e veritiera frase con cui commentare sardonicamente la parte audio/visiva di Samurai Shodown Sen. Se sotto l’aspetto della mera conversione da scheda da bar ad home console il lavoro svolto è impeccabile (ci mancherebbe altro, aggiungeremmo), ciò che sconcerta una volta entrati in clima di battaglia è l’estrema pochezza a schermo. A partire da una palette cromatica decisamente smorta e fredda (diametralmente opposta ai colori caldi e vividi dei vecchi capitoli in 2d della serie), proseguendo per texture piatte, slavate e disegnate male, concludendo con animazioni legnose e – dulcis in fundo – panorami anonimi e privi di caratterizzazione non siamo riusciti a trovare un singolo aspetto di Samurai Shodown Sen in grado di arrivare agli standard minimi cui siamo abituati in questi tempi. Il comparto audio chiude il deficitario cerchio con effetti sonori e campionature vocali prive di mordente unite a delle musichette in perfetto stile nipponico che, però, non riescono a catturare l’attenzione dei padiglioni auricolari.

– Samurai Shodown è sempre Samurai Shodown…

-…ma non in questa incarnazione

– Tutto il gioco risulta essere ben al di sotto della sufficienza

3.0

C’è pochissimo da aggiungere a quanto detto sino ad ora: Samurai Shodown Sen è il peggior picchiaduro ad incontri della line up di Xbox 360 e si candida di diritto ad essere uno dei papabili peggiori giochi di questo 2010. Tenetevi a debita distanza.

Voto Recensione di Samurai Shodown Sen - Recensione


3

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