S.T.A.L.K.E.R.: Shadow of Chernobyl
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a cura di Raiden
S.T.A.L.K.E.R. Shadow of Chernobyl nasce dalla mente dei programmatori di Codename: OutBreak, la GSC Game World che, dopo cinque lunghissimi anni di spasmodica attesa, ci offre questo titolo di tutto rispetto, per molti divenuto nel tempo come l’FPS perfetto da ottenere per forza, anche a costo di spendere bei soldini al fine di migliorare la propria configurazione hardware per farlo “girare” bene. Le domande ricorrenti, in casi come questo, sono sempre le solite: riuscirà il gioco a tener testa alle aspettative dei potenziali acquirenti o si rivelerà una mezza delusione? Sarà davvero così “mostruoso” come è stato mostrato anni fa o la versione finale subirà il tanto temuto downgrade? Ma soprattutto: Fino a che punto un nuovo FPS riuscirà a stupire gli utenti PC, che di sparatutto in prima persona ne hanno visti e giocati tanti?. Bando alle ciance, è ora di prodigarsi nel tentativo di fornire una risposta a tutti i nostri interrogativi.
Cinque anni sono tanti…Beh non c’è che dire… cinque anni sono tanti…un lustro, per tirar fuori un’espressione da intellettuale (mica tanto eh!). In un lustro il mondo può cambiare, possono accadere una miriade di cose e, perchè no, la storia videoludica ci ha dimostrato che si può anche creare un videogioco. Precedenti simili ne abbiamo già, primo fra tutti Prey, che, uscito nel 2006, si è fatto attendere per un periodo di oltre dieci anni (!!!); oppure ancora, il fantomatico Duke Nukem: Forever, ormai annunciato eoni ed eoni fa, mai smentito e ancora in fase di sviluppo secondo le fonti più autorevoli del settore videogaming per PC. Dopo questa premessa appare chiaro ciò che vogliamo far capire a tutti: dopo cinque anni un gioco deve essere per forza all’altezza dell’hype che va creandosi durante la fase di gestazione, deve a tutti i costi essere “quel giocone” che tanto si fa attendere da tempo e per il quale, nel 2002, tutti sbavavamo dinanzi a qualche screenshot sullo schermo dei nostri PC dotati di core grafico allora a 128, miseri, bit. In questo lungo periodo, alla GSC, hanno pensato bene di cambiare il nome del gioco, o meglio il sottotitolo, trasformandolo da Oblivion Lost all’attualmente conosciuto Shadow of Chernobyl, in maniera simile a quanto era avvenuto, qualche anno fa, con il loro precedente titolo, il sopracitato Codename: OutBreak, inizialmente intitolato Venom. Che i programmatori del titolo in questione non amino i nomi semplici è cosa ormai chiara, ma se andiamo a spulciare ulteriormente nel significato che sta dietro ad ogni lettera dell’acronimo S.T.A.L.K.E.R. (e i punti dopo ogni lettera fanno capire che si tratta proprio di una sigla), allora avremo il titolo completo che non vi consiglio di pronunciare di fronte al vostro negoziante di fiducia, ovvero: Scavengers (Sciacalli), Trespassers (Trasgressori), Adventurers (Avventurieri), Loners (Solitari), Killers (Assassini), Explorers (Esploratori), Robbers (Rapinatori).Dopo la lunghissima fase di installazione (e vabbè…abbiamo aspettato cinque anni, saremo capaci di attendere un quarto d’ora, o giù di li, in più, no?), avremo accesso al menu iniziale in cui settare i soliti parametri di gioco come le opzioni grafiche, sonoro, comandi, varie ed eventuali. Vi consiglio in anticipo di prestare molta attenzione ai parametri di configurazione poichè il gioco è piuttosto “esoso” in termini di richieste hardware per cui cercate di trovare il giusto compromesso tra qualità e prestazioni ed evitate di mettere subito tutto al massimo, pena un caricamento iniziale lungo e la voglia immediata e prematura di tornare al desktop di Windows.
Anno di grazia 2012In verità, il 2012, stando alla letteratura, alla cultura videoludica e, addirittura, alle antiche profezie Maya (secondo i quali sembra che la tanto nominata “fine del mondo” debba aver luogo proprio in tal data), potremmo definirlo in tantissimi modi tranne che “anno di grazia”. Anche S.T.A.L.K.E.R. non si sottrae a questa regola, agendo impietosa contro questa fatidica data, e imputando ad un ipotetico (e, speriamo, frutto della sola fantasia dei programmatori) 2012, un nuovo, disastroso incidente nucleare che torna a sconvolgere Chernobyl, dopo il reale disastro del 1986, dando vita, per la seconda volta, ad un inferno di radiazioni, stavolta popolato da uomini e bestie mutanti, individui deformi e alcuni S.T.A.L.K.E.R., appunto, ovvero mercenari disposti a qualunque cosa pur di racimolare viveri, denaro, armi e munizioni; il necessario per sopravvivere, insomma. In questo inferno, in questo finimondo, potevamo noi impersonare una bestia mutante? O un uomo deforme? Ovviamente no. A noi toccherà vestire i panni di uno di questi misteriosi soldati di ventura, che risponde al nome di “Il Marchiato” affibiatogli da un ricettatore che lo aveva portato in salvo nel suo nascondiglio in seguito ad un incidente stradale. Tale nomignolo, quasi dispregiativo, nasce dal tatuaggio che il nostro alter ego porta con sè su un braccio. La nostra controparte virtuale, vittima dell’ormai stereotipata “amnesia post-incidente”, ha con sè soltanto un palmare in cui è annotato il nome di una persona da uccidere, un certo Strelok. In quel di Chernobyl, tutto è ormai mutato profondamente e irreversibilmente: gli esseri viventi rimasti coinvolti nell’incidente sono ormai deformi e la loro aggressività è dettata dalla volontà di sopravvivere ai danni del prossimo, tipico atteggiamento post apocalittico, stando a quanto ci ha insegnato, soprattutto nell’ultimo ventennio, gran parte della letteratura mondiale. L’area di Chernobyl è molto popolata da queste nefande creature, divise adesso in quattro fazioni, ognuna delle quali ha l’obiettivo di controllare le zone più ricche di manufatti radioattivi ovvero oggetti che sono stati resi potenti, e dunque preziosi, dalle radiazioni.
Possiamo chiamarlo FPS?Se proprio volessimo far rientrare S.T.A.L.K.E.R. in una categoria precisa, questa sarebbe l’FPS, ma si sa, non ci si sarebbe accontentati di un semplice sparatutto dalla bella grafica dopo tutta questa attesa. I programmatori hanno dunque ritenuto opportuno aggiungere una serie di caratteristiche che possano rendere più completa l’esperienza di gioco. Prima fra tutte, il sistema di miglioramento delle condizioni fisiche e delle abilità della nostra controparte virtuale. Tali miglioramenti saranno resi possibili da alcuni manufatti radioattivi, a cui accennavamo nel paragrafo precedente, di vario genere e natura che potremo ora indossare, ora esaminare o utilizzare, e ognuno di essi potrà rivelarsi vantaggioso o penalizzante, a seconda dell’uso che ne faremo. Certi manufatti, per esempio, potranno proteggerci dalle radiazioni ma ci appesantiranno e renderanno la nostra corsa decisamente più lenta; altri saranno utili al fine di proteggerci dalle scariche elettriche (insieme alle radiazioni, onnipresenti in molte locazioni) e altri ancora renderanno più immediato e facile il recupero di energia. Sarà nostro compito impiegare al meglio questi manufatti al fine di sopravvivere al devastante disastro nucleare, contando soprattutto sulle nostre forze e abilità. Più di un semplice FPS dunque? Si direbbe proprio di si. Abbiamo anche qualche elemento tipico del gioco di ruolo: oltre al miglioramento delle abilità del nostro personaggio, dobbiamo per esempio tener conto anche dell’inventario, all’interno del quale non sarà possibile portare tutto quanto venga racimolato nelle varie locazioni bensì dovremo tener conto dei limiti di peso e ponderare dunque con il giusto senno, la scelta di portare con noi un oggetto piuttosto che un altro, dando maggiore priorità ad alcuni oggetti più utili di altri o ad armi più potenti o veloci di altre. Spesso, dopo aver sconfitto i nemici, è possibile esaminarne i cadaveri al fine di reperire qualche prezioso oggetto e ancora, come nel migliore dei giochi di ruolo, troveremo lungo il cammino molti contenitori, custodi di manufatti, armi e quant’altro. Sarà nostro arduo compito interagire con il nostro palmare al fine di localizzare sulla mappa questi veri e propri “tesori” per impadronircene. Novità da non sottovalutare è anche l’elemento “sopravvivenza” secondo il quale dovremo nutrirci per non morire di fame. I pericoli maggiori all’interno del gioco sono rappresentati senza dubbio dai nemici e dai proiettili che provvederanno a spararci contro, ma non dovremo sottovalutare neanche le cosiddette “zone radioattive”. Queste sono spesso ben visibili in fase di esplorazione poiché, in prossimità di esse, l’aria è distorta, ma durante una fuga da qualche nemico potrebbero rivelarsi delle vere e proprie insidie poiché, per la fretta, potremmo non individuarle in tempo finendoci dentro e dando vita ad esplosioni potenti che abbasseranno di molto il nostro livello di energia. A tal proposito è da precisare che, oltre alla barra di energia, in basso a destra dello schermo, è presente anche una “barra di radioattività” per mezzo della quale è possibile verificare quanta radioattività sia presente nel nostro organismo. Se la barra sarà di colore verde vorrà dire che saremo stati “contagiati” solo in minima parte, se sarà rossa allora dovremo cominciare a recitare le nostre preghiere poiché la nostra energia inizierà a consumarsi in maniera molto rapida. Anche per sconfiggere la radioattività (e qui si entra, di diritto, nella Sci-fi più totale) esistono i rimedi opportuni: iniettare un siero specifico può cancellare gli effetti delle radiazioni, consumare bevande alcooliche può ridurre le conseguenze delle contaminazioni, con l’effetto indesiderato di barcollare e dondolare fino alla ripresa dalla sbronza.Sarà importante soccorrere altri S.T.A.L.K.E.R. feriti, poiché questo aumenterà la loro opinione nei nostri riguardi. Non farlo, viceversa, potrebbe metterci in cattiva luce in futuro con la fazione di appartenenza dello S.T.A.L.K.E.R. non aiutato.L’oggetto-chiave di cui non potremmo fare a meno è il nostro fido palmare, unico nostro “amico” e l’unica cosa di cui potremo fidarci durante il nostro peregrinare. Esso fornisce moltissime informazioni utili per la nostra sopravvivenza, come le mappe, dettagliatissime, e gli obiettivi presso cui recarci alla ricerca di un tesoro o di un personaggio per noi vitale. Il nostro palmare ci permette inoltre di tenere sempre sotto controllo lo stato delle quest. Queste ultime si dividono in principale e Side Quests, o missioni secondarie, che arricchiranno il gioco di ulteriori elementi ruoleschi, nonostante la loro non perfetta realizzazione: spesso il giocatore sarà infatti poco invogliato dallo svolgere le missioni secondarie, poiché queste si ridurranno ad un semplice “andare avanti e indietro” per una mappa alla ricerca di qualcuno da uccidere, in modo da modificare così i rapporti con le quattro fazioni del gioco, o alla ricerca di un tesoro. Personalmente non ho amato moltissimo queste side quest, poiché, anche se indubbiamente arricchiscono il gioco garantendo un’esperienza più totale e coinvolgente, come già detto, però, non sono realizzate in maniera del tutto soddisfacente, sono poco varie e possono portare spesso l’utente ad evitarle piuttosto che a portarle a termine. Ma ritorniamo al nostro utilissimo palmare, le cui funzioni non sono ancora finite qui; esso può infatti anche fornire la classifica degli S.T.A.L.K.E.R., ovvero dei razziatori delle altre fazioni, una sorta di enciclopedia completa che descriva le zone visitate e per finire una lista dei personaggi presenti nelle vicinanze, con una descrizione dei loro atteggiamenti nei nostri confronti. Come si evince dunque, l’interazione con nemici e NPC (personaggi non giocanti) è molto buona, seppur non priva di difetti. L’IA dei nemici non sempre sarà all’altezza del resto del gioco, mostrando segni di debolezza soprattutto per quanto riguarda alcuni comportamenti, fin troppo ingenui e sciocchi. Troppo spesso infatti, il nemico di turno cadrà nella nostra trappola a base di esplosivi e, non di rado, sarà possibile evitare gli attacchi dei nemici in maniera relativamente semplice (anche se non sempre e forse non per tutti).
Atmosfera, grazie…Le locazioni ricreate nel gioco di GSC sono molto accurate, piene di dettagli e particolari, nonostante il motore grafico utilizzato per la creazione di questo titolo abbia un retrogusto già noto ai più e non riesca a dare la sensazione di essere particolarmente innovativo o foriero di novità degne di nota. L’elemento che più fa gridare al miracolo è rappresentato dalle mappe, enormi, immani, quasi sconfinate (ovviamente in relazione ad un FPS, ci asteniamo dal paragone con un buon gioco di ruolo le cui mappe sarebbero sicuramente molto più vaste di queste). Oltre trenta chilometri quadrati di mappa percorribile non possono passare inosservati per un tipo di gioco che solo i più maniacali videogiocatori vorranno esplorare in lungo e in largo. Previo utilizzo di un computer “massiccio”, sarà possibile aumentare qualche parametro nelle impostazioni grafiche e godere così appieno dei particolari sopra descritti, dei notevoli effetti di fumo e delle non indifferenti animazioni ambientali, prime fra tutte quelle relative agli spostamenti delle nubi e all’alternarsi del giorno e della notte. Tutto in S.T.A.L.K.E.R. contribuisce a ricreare perfettamente la cupa atmosfera di desolazione e devastazione di un ambiente disastrato, di una zona off-limit in cui solo chi è rimasto coinvolto nell’incidente può rimanere con il solo scopo di far luce su quanto accaduto e, in primis, di sopravvivere a oltranza il più a lungo possibile. Gli sviluppatori non sono caduti nell’errore di far apparire il paesaggio tutto uguale, eccessivamente omogeneo, con la scusa di voler descrivere una scena di un disastro nucleare, anzi, propongono al videogiocatore una buona varietà geografica: il paesaggio è composto da un’alternanza continua tra radure popolate da animali (forse cani) mutanti e da rovine di edifici abbandonati dopo l’incidente, passando per inquietanti aree sotterranee. Tuttavia, e ci duole ammetterlo, per quanto bello possa sembrare, l’ultimo lavoro di GSC Game World presenta qualche difetto grafico, come il framerate incostante, che spesso crolla in alcune aree, e le texture, per quanto molto ben realizzate, potevano essere fatte meglio, come quelle di alcuni nemici, poco dettagliate e sicuramente non all’altezza.Ottimo il sonoro, in tutto e per tutto: la colonna sonora, azzeccatissima, d’atmosfera e incalzante al punto giusto, i rumori ambientali, i versi dei mostri, gli effetti sonori provenienti dalle dieci armi a nostra disposizione (dalle semplici pistole e coltelli ai fucili a pompa, alle doppiette e mitragliatrici leggere e pesanti). Tutto è reso in maniera estremamente realistica e tutto riesce a rendere giustizia all’atmosfera volutamente cupa e inquietante di uno scenario post esplosione nucleare. Belli anche i dialoghi, in lingua italiana per quanto riguarda i personaggi principali e in ucraino (ricordate che siamo pur sempre a Chernobyl) per i personaggi secondari e non giocanti.
HARDWARE
Requisiti minimi:* Processore: Pentium 4 2.0 GHz o AMD equivalente * RAM: 512 MB * Scheda Video: GeForce 5700/Radeon 9600 128 MB * Spazio su HD: 6.0 GB * DirectX 9.0c * Lettore DVD
Requisiti raccomandati:
* Processore: Intel Core Duo E6400/AMD Athlon 64 X2 4200 * RAM: 1,5 GB * Scheda Video: GeForce 7900/Radeon X1950 256 MB * Spazio su HD: 6.0 GB * DirectX 9.0c * Lettore DVD
MULTIPLAYER
Vi sono due modalità principali del tutto analoghe alle immancabili “Capture the Flag” e “Deathmatch”. Verrebbe da pensare che, in effetti, sarebbe stato opportuno aggiungere qualche modalità in più in modo da rendere unica l’esperienza multigiocatore che invece rimane totalmente anonima e ad un livello standard. Tuttavia l’alto numero di utenti che possono prendere parte al gioco in multi simultaneamente (ben 32), garantisce un sicuro divertimento senza intaccare l’elevato livello di realismo e l’atmosfera generale del gioco.
– E più di un FPS
– Sonoro straordinario
– Sono presenti diverse missioni secondarie
– Qualche calo di framerate
– IA talvolta non all’altezza
– Tempi di caricamento piuttosto lunghi
8.5
S.T.A.L.K.E.R.: Shadow of Chernobyl, rappresenta senza dubbio il giusto risultato di una gestazione così lunga da parte dei programmatori della russa GSC Game World. I cinque anni di attesa per questo gioco sono senza dubbio stati ripagati adeguatamente anche se non vogliamo gridare al miracolo. Si tratta pur sempre di un FPS più che buono che però forse, avrebbe potuto stupire di più, introducendo ben più che qualche elemento del gioco di ruolo, al fine di fornire un’esperienza veramente nuova, e non solo apparentemente fresca.
Resta il fatto che S.T.A.L.K.E.R. è un FPS atipico, paragonabile forse solo a Boiling Point come caratteristiche generali e a Resistance: Fall of Man per PS3 per la sua voglia di miscelare sapientemente avvenimenti storici (in Resistance la Seconda Guerra Mondiale vede scendere in campo creature aliene, in S.T.A.L.K.E.R. il disastro nucleare del 1986 di Chernobyl viene ripetuto nel 2012 e da vita a creature mostruose) con elementi fantastici, frutto dell’immaginazione di un team ormai affermatasi come una delle squadre di punta nel panorama videoludico mondiale.
Voto Recensione di S.T.A.L.K.E.R.: Shadow of Chernobyl - Recensione
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