Run Like Hell
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a cura di Fabfab
Salve a tutti, il mio nome è Conner, Nicholas Conner, Nick per gli amici! Sono un soldato, un veterano della guerra contro i neh-lok, una delle più sanguinarie e spietate che il genere umano abbia mai dovuto sostenere nel corso della sua espansione nella galassia: ancora oggi sogno spesso di quei giorni e non sono bei sogni. E’ difficile da spiegare, la guerra e le sue crudeltà sono qualcosa che ti resta dentro, che non se ne andrà mai…o forse sono io che non voglio dimenticarle.Oggi la mia vita sulla stazione spaziale Forseti, uno dei più sperduti avamposti di frontiera, è piuttosto soddisfacente: ho una donna che amo, la dottoressa Samantha Reilly, capo del reparto scientifico della stazione, e dei buoni amici, la dottoressa Amanda Bethune, la migliore amica di Sam, e Dag’Rek, capo della sicurezza, fiero ed efficiente come tutti i Jahn’trep.La vita è piacevole qui nello spazio, almeno fino ad oggi. Stanotte ho avuto uno dei miei soliti incubi, ma questa volta c’era qualcosa di diverso, qualcosa che mi ha lasciato inquieto e con quel pizzicore alla base del collo che ha sempre significato una sola cosa: guai in arrivo!
Ospiti inattesiStamattina Amanda mi ha contattato: devo accompagnarla con la navetta per una breve missione nello spazio. Sarebbe un piacevole diversivo, Amanda è una bella ragazza ed è piuttosto piacevole conversare con lei, ma ho questo presentimento che non mi abbandona: Sam dice di non pensarci, ma spesso è stato l’istinto da soldato che mi ha permesso di venire fuori dalle situazioni peggiori.D’altronde gli ordini sono ordini, mi reco sul ponte e parto in missione con la dottoressa Bethune: mentre stiamo uscendo incrocio il cargo dei rifornimenti, sembra tutto come al solito, forse mi sto solo preoccupando inutilmente.La giornata passa piacevolmente tra qualche chiacchiera e molta noia: giunge finalmente il momento di tornare ma, all’approssimarsi della stazione, noto subito che c’è qualcosa che non va. Nessuno risponde alla radio, l’hangar di attracco è deserto e le porte sono bloccate! Nemmeno il tempo di scendere a terra e capire cosa sta succedendo che un’enorme massa di muscoli e zanne cala dall’alto e fa a pezzi Amanda – maledetto bastardo, prendersela con una ragazza – e si avventa su di me: scappo, per ora, lasciandomi il cadavere straziato della mia amica alle spalle – Amanda non meritava di fare una fine simile, è davvero uno spreco! -, ma datemi il tempo di mettere le mani su un’arma ed il bestione lì dietro rimpiangerà amaramente di aver causato un lutto a Samantha!
Il duro dello spazioRun Like Hell è un action/survival ambientato all’interno di una claustrofobica base spaziale, invasa da letali creature aliene e da una misteriosa massa informe che le anima e sta pian piano occupando tutto: Nick Conner, il nostro eroico protagonista, dovrà prendere in mano la situazione per cercare di capire cosa sta succedendo, trovare una soluzione e salvare i sopravvissuti.Il gameplay è un mix tra “Resident Evil” ed uno sparatutto: aggirarsi nella base quasi deserta e disseminata dei cadaveri degli occupanti, imbrattata da inquietanti macchie di sangue, rovinata dai graffi e dai danneggiamenti vari prodotti dai mostri, con il nostro eroe sempre alla ricerca del modo per sbloccare la porta che ci impedisce l’avanzamento o di risolvere quell’enigma, ricorda molto il girovagare all’interno della magione e dei laboratori segreti del titolo Capcom. In realtà i cosiddetti “enigmi” sono sfide veramente basilari, sempre estremamente logici e ovvi, e il tutto è ulteriormente semplificato dalla scelta dei programmatori di contrassegnare con un punto esclamativo giallo gli elementi interattivi dello scenario, scelta che riduce anche la componente esplorativa. In alcuni punti del gioco l’azione verrà vivacizzata da alcuni mini-games, spesso basati sui riflessi: giusto per fare un esempio, in uno dei primi istanti di gioco dovrete sfuggire all’inseguimento di un enorme bestione evitando gli ostacoli che vi si pareranno davanti premendo a tempo il tasto giusto, il tutto con la visuale posizionata davanti al giocatore che rende manifesti tali impedimenti solo all’ultimo momento.
Prima spara, poi chiedi…L’esperienza di gioco è segnata dai frequenti combattimenti, da affrontarsi imbracciando il nostro fido fucile in dotazione (dalle munizioni infinite) o un’altra tra le dieci armi a disposizione (oltre all’arma base troverete il fucile a pompa, quello d’assalto e quello a impulsi, il lanciagranate, lo storditore sonico, la balestra esplosiva, lo spruzzatore d’azoto e alcune armi aliene): i nemici sono molti, attaccano in gruppo e sbucano da ogni parte, dietro le porte, dal soffitto, dagli squarci sulle pareti, dall’ammasso carnoso che ha invaso la base. Gli scontri non sono mai particolarmente profondi, riducendosi a furiose sparatorie contro il nemico finché questi non crolla, badando nel contempo ad evitare i suoi colpi: se poi l’approccio di uno dei mostri comincia a farsi troppo “diretto” è prevista la possibilità di rifilargli un bel calcione nel ventre o di colpirlo col calcio del fucile per guadagnare spazio, anche se la fuga non è quasi mai un’opzione consigliabile, visto che i mostri alieni sono più veloci di voi. Il numero degli attaccanti li rende comunque abbastanza difficoltosi, specie per i pesanti danni che i maledetti sono in grado di infliggere con un colpo andato a segno.Giusto per chiudere il cerchio, preciso che la base è ricolma di kit medici e chip mods da utilizzarsi in abbinamento con le armi per ottenere un aumento dei danni, della quantità di fuoco e del numero di munizioni; ogni tanto potremo anche guidare uno dei droidi di manutenzione per mandarli a compiere al posto nostro il lavoro sporco.Bellissima, infine, la trama che sembra presa direttamente da Alien o dai film di Carpenter e diventa sempre più intrigante col procedere del gioco: le scene di intermezzo, sempre ben realizzate, inframmezzano continuamente l’azione rendendo molto cinematografica l’esperienza di gioco.
Forma e sostanzaIl primo impatto con il titolo di Digital Mayhem non è dei più positivi: graficamente il gioco è interamente in 3D ma si presenta davvero male, i modelli dei personaggi sono poco dettagliati, le loro movenze appaiono eccessivamente rigide ed innaturali, le texture risultano monotone e slavate, gli ambienti grigi, tediosi e senza animazioni di sorta.La telecamera segue da dietro i nostri spostamenti ma tende spesso a perdersi, specie durante i combattimenti (in teoria è possibile ruotarla mediante la pressione dei dorsali, ma l’esasperante lentezza della rotazione vi farà in breve desistere dall’intento): non ringrazierete mai abbastanza il lock-on automatico per le volte che vi salverà da nemici fuori inquadratura.Di buon livello il doppiaggio originale (che è stato mantenuto anche nella versione italiana: il gioco è sottotitolato, non doppiato) che vanta nel cast nomi come quello di Lance Heriksen, Kate Mulgrew e Clancy Brown: peccato però che in alcune scene d’intermezzo questo non sia stato sincronizzato col labiale! Un appunto anche per i sottotitoli, chiari e ben realizzati ma che talvolta scorrono troppo velocemente per essere letti nella loro interezza.Molto d’atmosfera la colonna sonora che se non rimane impressa, contribuisce comunque ad aumentare l’inquietudine del giocatore: semplicemente funzionali i vari effetti sonori. Discreta, infine, la longevità di un titolo che pur non essendo difficilissimo risulta comunque sufficientemente impegnativo: è possibile salvare i propri progressi in qualunque momento anche se, caricando il gioco, si ripartirà inevitabilmente dall’ultimo checkpoint attraversato.Il gioco, inoltre, vanta la compatibilità col servizio Live con la quale, al momento, è possibile scaricare nuove skin per i personaggi, una specie di tiro al bersaglio e un survival mode chiamato Arena Death.
– Trama da B-Movie americano
– Atmosfera davvero inquietante
– Longevo e impegnativo
– Grafica mediocre
– Gameplay datato
7.0
Un titolo dalla gestazione davvero sofferta questo Run Like Hell, la cui uscita è stata più volte posticipata: notoriamente questo non è mai un buon auspicio per la qualità del prodotto finale ed il primo impatto col gioco parrebbe confermare ancora una volta l’assioma. Il comparto grafico è davvero mediocre, specie dopo aver ammirato le meraviglie di un Ninja Gaiden, e il gameplay non propone niente di originale: se tuttavia si ha la pazienza di andare oltre questa prima impressione quello che troverete è un gioco sufficientemente appassionante e coinvolgente da meritare di essere giocato fino in fondo, specie per la bella sceneggiatura d’atmosfera che vi accompagna lungo tutto il corso dell’avventura con frequenti filmati esplicativi.
Non certo un capolavoro, intendiamoci, ma un buon prodotto per gli amanti dei survival horror che abbiano voglia di sperimentare qualcosa di diverso, di più “occidentale”, in attesa del prossimo capolavoro giapponese…
Voto Recensione di Run Like Hell - Recensione
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