Il Verdetto di SpazioGames
Iniziare una recensione di un titolo dedicato al rugby introducendo un concetto che non riguardi la nobiltà dello sport o qualche battuta sulle legnate che diventano protagoniste delle partite diventa cosa rara, anche perché i giochi dedicati alla palla ovale non sono rarissimi, ma di certo non così comuni. Nel caso di Rugby 18, sviluppato da Eko Software, è possibile però saltare tutti i preamboli e iniziare a spiegare molto chiaramente perché il titolo in questione non rappresenterà il vostro prossimo gioco di rugby preferito.
Cose da fare con una palla ovaleRugby 18 è un titolo sportivo pubblicato su PC, Xbox One e PlayStation 4 che permette di prendere il controllo di una squadra con l’obiettivo di vincere partite e competizioni. Il titolo dimostra una certa profondità nelle modalità di gioco, nonché nelle licenze a disposizione, visto che la maggioranza delle squadre presenta roster e divise reali. È possibile, pertanto, guidare l’Italia o altre nazionali come la Nuova Zelanda e l’Australia, così come le squadre della Premiership e del Pro 14, tra cui va segnalata la presenza della Benetton Treviso. Dal punto di vista delle possibilità di gioco è utile segnalare la classica partita singola, sia online che in locale, oltre che l’opportunità di disputare un campionato, una coppa oppure varie sfide a cadenza settimanale. Il fulcro del gioco, però, è rappresentato dalle sezioni Carriera e My Squad. Scegliendo la prima opzione si potrà creare una squadra dal roster personalizzato che dovrà scalare i vari campionati collezionando vittorie. Tutto ciò, però, dovrà essere fatto tenendo d’occhio le proprie risorse economiche, visto che se a fine stagione si rimarrà senza fondi la partita terminerà. Il discorso cambia leggermente per la modalità My Squad, nella quale saremo chiamati a creare una squadra personalizzata che, però, potrà essere utilizzata anche in multiplayer. La valuta, in questo caso, non è influenzata dai salari o dalle spese per i giocatori ma sarà determinata dai nostri successi in determinate attività del gioco, come ad esempio le vittorie in qualsiasi partita. Nel complesso le modalità di gioco non appassionano più di tanto: l’impossibilità di caricare i salvataggi precedenti, ad esempio, fa sì che il fallimento della propria squadra nella modalità Carriera sia definitivo, e costringa a ricominciare tutto dall’inizio.
È tutto un grande minigiocoIl rugby è uno sport che si basa su possessi rapidi inframezzati da pause in cui le squadre combattono per il possesso della palla, o in cui l’ovale stesso è conteso in una situazione di gioco più statica, come le touche o le mischie ordinate. La rappresentazione di questa alternanza tra varie tipologie di fasi di gioco è delegata, anche in Rugby 18, all’introduzione di minigiochi che hanno convinto fino a un certo punto. Cominciamo con le mischie aperte: in questi frangenti le dinamiche coinvolgono sia l’utilizzo sia dello stick destro che dei tasti principali. Tutto ciò, difatti, rende leggermente complicato vincere le mischie, anche perché alle volte i nostri giocatori sono sembrati poco restii a inserirsi con prontezza nella ruck. In questi specifiche sequenze, ma anche durante le touche, la continua pressione dei tasti trasforma il gioco in un esercizio abbastanza fastidioso di button mashing, nella speranza che la nostra squadra riacquisti il possesso della palla. Altro discorso meritano le mischie chiuse e le maul, abbastanza noiose da affrontare, visto che si dovrà agire con la levetta destra cercando di seguire le indicazioni su schermo. La gestione dei calci di trasformazione, allo stesso modo, è delegata totalmente all’azione della levetta destra, e tutto ciò può causare degli evidenti problemi di precisione anche nel caso di esecuzioni da poca distanza. Uno dei difetti peggiori di questa impostazione riguarda il fatto che le frequentissime mischie, ordinate o meno, portano via molto tempo, e tutto ciò fa sì che raramente le partite finiscano con due o più mete segnate. Nelle nostre prove in multiplayer e contro la IA, anche selezionando il livello di difficoltà più elevato, poche volte siamo riusciti a completare una partita con un punteggio maggiore di 12 o 10, contro avversari spesso limitati facilmente a una meta o qualche calcio tra i pali.Un altro elemento che non soddisfa di Rubgy 18 è una forte sensazione di approssimazione che riguarda la realizzazione degli atleti e della IA. L’impressione è quella di essere tornati indietro nel tempo di una quindicina d’anni, quando nei giochi sportivi la differenza tra i vari atleti di una squadra era minima e non influenzata realmente dal ruolo o dalla corporatura. Riuscire a sgusciare tra le maglie della difesa con pilone è un’impresa che appare quasi possibile, mentre lo scatto delle ali sembra finire sempre troppo presto. Riuscire a organizzare una classica azione alla mano, poi, diventa spesso complicato a causa dell’errato movimento dei nostri compagni, il più delle volte capaci solo di correre verso la direzione della palla, difatti distruggendo qualsiasi linea di passaggio organica. La gestione di numerosi momenti di gioco da parte dei nostri avversari, inoltre, appare spesso priva di un particolare senso, e molte volte siamo rimasti perplessi a osservare il susseguirsi di falli per gioco pericoloso, fuorigioco volontari e un numero incredibilmente alto di passaggi in avanti. Le continue interruzioni di gioco portano come conseguenza a situazioni di touche, mischia ordinata o calci che, come abbiamo visto in precedenza, introducono ulteriori problemi, e tutto ciò può far comprendere come le partite di Rugby 18 non rappresentino proprio un’esperienza piacevole.
Una ottima giocata perNo, non ci siamo dimenticati una parola nel titolo di questo ultimo paragrafo dedicato alla grafica e al sonoro. La nostra svista volontaria serve a introdurre un altro capitolo amaro del gioco, ovvero la telecronaca affidata a Ben Key e Nick Mullins. Al di là della evidente rigidità della pronuncia delle parole, quello che ci ha veramente stupito sono state le improvvise pause alla fine delle frasi, che difatti molte volte risultano tagliate in maniera brutale, proprio come il titolo del nostro paragrafo. Le prime volte pensavamo di aver sentito male, ma le numerose ripetizioni hanno tolto ogni nostro dubbio, e confermato il problema. È un particolare magari non così lampante, specie per chi mastica poco l’inglese, ma che contribuisce a diminuire la considerazione verso un gioco che, anche sul piano grafico, non propone un livello altamente positivo. La versione PlayStation 4, da noi provata, evidenzia una certa povertà specie delle ombre e della definizione di alcune texture. I modelli poligonali non sono del tutto malvagi, specie da vicino, ma in generale non si può dire che la qualità sia alta. I problemi maggiori riguardano le animazioni, che in alcuni casi risultano ben realizzate, ma che appaiono veramente troppo slegate fra di loro, specie nei momenti in cui si interrompe la corsa e ci si impegna in un placcaggio, o nelle fasi in cui avviene lo slancio verso la palla che ritorna a terra dopo un calcio. Concludiamo accennando ad altre ingenuità fastidiose, come ad esempio i continui replay (per fortuna skippabili) dopo i numerosi falli, o l’aver voluto inserire per forza il nome degli stadi (chiamati semplicemente “stadio 1”, “stadio 2” e via dicendo) nella grafica di presentazione a inizio partita.
– Squadre con licenza ufficiale
– Problemi nel comportamento della IA
– Le situazioni di gioco riprodotte tramite minigiochi sono troppo numerose e riducono i punteggi delle partite
– Errori clamorosi nella telecronaca
– Animazioni dei giocatori slegate tra di loro
4.5
Rugby 18 ci prova con tenacia, ma proprio non ce la fa. Il titolo cerca di proporre un’esperienza gradevole grazie ad un buon numero di squadre supportate da licenza, ma tutto ciò non può bastare a mascherare le mancanze della IA, del gameplay e del comparto tecnico. Tra minigiochi ripetitivi e spesso basati sul button mashing, avversari che continuano a passare la palla in avanti, ruck come se piovesse, commentatori che dimenticano di completare le frasi e animazioni slegate tra di loro, si può capire come i difetti siano molti ed evidenti. Le modalità di gioco, allo stesso tempo, appaiono teoricamente variegate ma alla lunga noiose, per un quadro veramente poco soddisfacente.