Recensione

Roots of Insanity

Avatar

a cura di Domenico Musicò

Deputy Editor

Scovare dei survival horror di qualità nel mare magnum di Steam è davvero molto complicato. Tra cloni spudorati, prodotti impresentabili e progetti sviluppati in maniera approssimativa o da chi possiede abilità discutibili, proporre al pubblico qualcosa di interessante sta diventando una vera e propria impresa. Non mancano però delle interessanti sorprese come l’ottimo Detention, che offrono qualcosa di diverso dal solito, più profondo e articolato, ma tutto sommato il genere soffre molto sul fronte dell’originalità. Roots of Insanity, invece, soffre e basta.
Il seme della follia
Riley McClein è un giovane medico che lavora all’ospedale August Valentine. Come in ogni suo turno di notte – stavolta stranamente più tranquillo del solito – il suo unico desiderio è non essere preda di uno degli attacchi epilettici che lo tormentano da tutta la vita. Sua madre è morta di cancro al cervello in quell’ospedale, e dopo il trauma, Riley è a malapena riuscito a riprendersi e a ritornare alla vita di tutti i giorni. Quel luogo, per il protagonista, è diventato la sua vera casa. 
L’incipit di Roots of Insanity sta tutto qui: stringato, essenziale e da accompagnamento all’apertura di gioco, che vede subito Riley indagare sull’inaspettata quiete che avvolge l’edificio.
Non passano nemmeno un paio di minuti prima di incontrare la prima vittima: Gloria, l’infermiera, che recava con sé delle registrazioni video inquietanti che avrebbero dovuto essere portate subito alla polizia. Uscire dall’ospedale, però, si rivelerà più complicato del solito, soprattutto perché discernere la realtà dalle allucinazioni continue è per il vostro alter ego un’operazione complessa. È inoltre un elemento fondamentale su cui si basa tutto il gioco e, durante la prima fase, sembra fornire alcuni spunti interessanti.
Tuttavia questo dualismo non funziona come dovrebbe: l’atmosfera è mal costruita, tutto è eccessivamente telefonato e poco efficace, e i cliché non si fanno mai attendere. Si ha dunque la netta sensazione che l’ispirazione sia venuta meno proprio dov’era strettamente necessaria, e sebbene qualche momento rimanga ben orchestrato e qualche (inutile) scarejump sia presente nel corso dell’avventura, il risultato finale non funziona, anche per motivi legati al sistema di controllo e dei seri problemi al combat system che non regalano affatto grandi soddisfazioni. Non aiutano, in sostanza, a immergersi in Roots of Insanity, che al di là di una discreta storia ha davvero ben poco di cui vantarsi.
Difesa impersonale
Il gioco sottolinea sin dall’inizio che siete un dottore e che in quanto tale non avete un’addestramento militare per potervi difendere adeguatamente dagli zombi. Ciò, però, non giustifica i grossolani errori di programmazione che si riflettono nelle animazioni monche, nella mancanza di feedback quando si colpiscono i nemici, nelle hitbox sballate e su un generale senso di inadeguatezza che va ben al di là delle capacità del protagonista. Si consideri infatti che l’allungo con una normale arma da taglio è sin troppo breve, le animazioni non hanno raccordo e si concretizzano in movimenti poco più che accennati e mai completi (calciare un nemico per terra è un’azione che si palesa con una specie di semi arco di pochi centimetri), costringendo il giocatore ad avvicinarsi a nemici tutto sommato sciocchi e con routine comportamentali prevedibili. Taluni sono più lenti, altri invece sono più veloci e aggressivi, e quando vi attaccano non c’è modo di capire quanta salute vi sia rimasta; pertanto, potreste morire d’improvviso durante una battaglia senza che ve ne accorgiate, con buona pace di chi presta attenzione alla propria conduzione di gioco. Lo schermo in verità si sporca di sangue quando siete in pericolo, ma durante gli scontri capita di rado e vi sembrerà di giocare a “sasso, carta, forbice”: colpite voi, colpiscono loro, e qualcuno prima o poi cadrà al tappeto. Oltretutto non c’è quasi mai modo di evitare gli scontri e scappare, perché Roots of Insanity è spesso strutturato a compartimenti stagni e, se non si è prima eliminata la minaccia, vi sarà impossibile proseguire se non avete modo di esplorare i dintorni e comprendere quale sia la giusta direzione. 
Da Condemned Outlast, Roots of Insanity prende in prestito la meccanica di gioco legata alla gestione della telecamera a infrarossi quando ci si trova in posti al buio, ma la parsimonia con cui vengono generate le batterie e gli oggetti di recupero è spesso esagerata ed è facile rimanerne sprovvisti nel momento del bisogno. Il problema è legato principalmente al sistema di saccheggio casuale, gestito da un algoritmo e non curato in prima persona dagli sviluppatori. 
Tecnicamente, nonostante Roots of Insanity giri su un motore performante come l’Unreal Engine 4, risulta essere mediocre. L’impatto generale non è male, ma i bug non mancano, le compenetrazioni poligonali nemmeno e può capitare di assistere a glitch davvero brutti da vedere e imperdonabili. Oltre a segnalare il mancato supporto ai pad, va infine fatta una curiosa constatazione: il gioco non permetteva di selezionare una risoluzione maggiore di 720, ma dopo circa un’ora venivano sbloccati i 1080.
Roots of Insanity ha dunque bisogno di diverse patch e un meticoloso lavoro extra da parte degli sviluppatori per sistemare tutto quello che al momento non va (che è tanto): allo stato attuale, sembra davvero un gioco in Accesso Anticipato con problematiche purtroppo non secondarie.

HARDWARE

MINIMI:Sistema operativo: Windows 7Processore: Intel Core i3-5020U 1.80 GHz, AMD Opteron 3260 HE 2.7 GHzMemoria: 8 GB di RAMScheda video: Nvidia Geforce GTX 285, AMD Radeon HD 5850DirectX: Versione 11Memoria: 4603 MB di spazio disponibileScheda audio: DirectX Compatible

CONSIGLIATI:Sistema operativo: Windows 10Processore: Intel Core i5-3570K 3.40GHz, AMD Opteron 6238 2.60 GHzMemoria: 8 GB di RAMScheda video: Nvidia Geforce GTX 960, AMD Radeon R9 380DirectX: Versione 11Memoria: 4603 MB di spazio disponibileScheda audio: DirectX CompatibleNote aggiuntive: and better versions of the values

– Storia decente

– Sistema di combattimento pessimo e hitbox sballate

– Non c’è un indicatore chiaro per la salute

– Animazioni pacchiane

– Diversi problemi tecnici e di gestione del loot casuale

4.5

Roots of Insanity offre un’avventura horror in prima persona dall’impostazione piuttosto classica, accompagnato da una discreta storia. Tuttavia, i problemi legati alle animazioni, al sistema di combattimento, all’assenza di un indicatore chiaro per la salute, agli algoritmi sballati per il loot casuale e le hitbox mal calcolate, vanno a formare un peso eccessivo sul piatto di una bilancia che pende sgraziatamente verso l’insufficienza.

Voto Recensione di Roots of Insanity - Recensione


4.5

Leggi altri articoli