Lo scorso autunno Milestone annunciò Ride con una dichiarazione d’intenti che ci fece sussultare: con questo gioco l’azienda milanese avrebbe fatto per il mondo del motociclismo quello che la serie Gran Turismo ha fatto per le auto. In effetti, c’è una lacuna nel mercato dei giochi racing che non è mai stata colmata: non esiste un “Gran Turismo delle moto” e le intenzioni di Milestone non sembravano soltanto sensate, ma anche piene di ambizioni. Seguire le orme di una fra le serie più di successo nella storia dei videogiochi sembra un’impresa titanica, e le risorse economiche e umane del team di via Fara non possono certo tenere testa all’esercito di capitan Yamauchi. Ma, si sa, in Italia abbiamo una sorta di potere magico che ci permette di fare in modo che il risultato delle nostre opere sia ben di più della somma delle singole parti. E così, dopo alcuni mesi d’attesa, ci siamo ritrovati fra le mani questo gioco, ansiosi di scoprire se le promesse fossero state mantenute.
Prove tecniche di Gran Turismo
Ci vogliono appena pochi istanti per capire che Milestone ha davvero tentato di creare il Gran Turismo delle moto. Non si tratta di un’esagerazione quando affermiamo che Ride ricorda in molti aspetti i titoli della serie esclusiva per Playstation e, in misura forse ancora maggiore, i giochi della serie Forza Motorsport. Si tratta di un gioco nel quale ogni moto può essere acquistata da una lista di concessionari, e portata in pista per guadagnare crediti da investire in modifiche o in altri destrieri a due ruote. Ogni moto può essere modificata in aspetti che spaziano dal motore agli scarichi, dai freni alle gomme, dall’elettronica alle componenti estetiche. Ogni modifica è basata su reali licenze di produttori aftermarket, e le moto possono essere migliorate solo con le componenti compatibili. Di conseguenza, non tutte le moto possono essere personalizzate allo stesso modo, e la lista delle componenti disponibili per ciascun modello varia in maniera sensibile. In generale, si ha la sensazione che Milestone abbia tenuto le dita sul freno in fatto di modificabilità delle componenti, limitandosi ad alcuni elementi cruciali ma limitati. Non è possibile, ad esempio, sostituire il motore, cambiare le candele, alleggerire il volano, modificare il telaio o il forcellone, e le modifiche estetiche non permettono una reale personalizzazione della carrozzeria, limitandosi ai colori approvati e alla rimozione o modifica di targhe, frecce e specchietti. Di certo non ci aspettavamo una quantità di modifiche paragonabili a quelle di un’automobile – le moto sono pur sempre macchine più semplici delle auto – ma crediamo che qualcosa in più si sarebbe potuto fare.
Nulla da eccepire, invece, sulla varietà delle moto disponibili. Non ci troviamo di fronte alle migliaia di modelli della serie di Yamauchi, ma a un parco con più di cento moto che mai si ripetono in modelli troppo simili tra loro. Non troverete, in breve, lo stesso modello con le variazioni delle diverse annate, ma esemplari unici o comunque con differenze sostanziali dai modelli più simili. Le moto si limitano alle naked leggere e pesanti, alle supersportive, alle sportive storiche e alle superbike; escluse le categorie enduro e gli scooter, che non trovano spazio in questa edizione.
Per quanto concerne i tracciati, abbiamo a disposizione 15 location ciascuna delle quali può avere fino a un massimo di tre variazioni. In totale parliamo di circa una trentina di piste: un numero non certo enorme che ci auguriamo verrà aumentato nelle prossime iterazioni di questo franchise.
Una carriera non completamente riuscita
La modalità carriera, denominata World Tour, è il centro nevralgico del gioco. Da qui accediamo alle varie categorie nelle quali si diramano svariate coppe, ognuna delle quali ammette un numero limitato di veicoli. Così, in sella alla nostra prima naked leggera, iniziamo ad accumulare crediti con le vittorie in varie tipologie di gara, che spaziano dalla corsa in stile gran premio passando per gare testa a testa, gare contro il tempo o di accelerazione. Già con le prime vittorie la cifra accumulata si fa presto importante e, visto il costo limitato delle moto, nel giro di una o due ore di gioco potremo permetterci una collezione di tutto rispetto, che include persino alcuni dei modelli più ambiti. La filosofia rispetto a un gioco di auto è molto diversa, e non occorrono ore e ore di grinding per riuscire a guidare la moto dei nostri sogni. Per contro, si ha la sensazione che la progressione nel gioco sia troppo rapida e facile per rappresentare davvero una sfida, e non si riesce a provare la sensazione di avere realmente fatto carriera nel mondo del motociclismo. Le gare sono numerose e ben differenziate, ma non vi è dubbio che la campagna avrebbe potuto essere più articolata e offrire al giocatore qualche sfida in più per raggiungere la categoria più ambita.
Le vittorie nelle varie categorie danno accesso a una modalità speciale che sblocca delle moto non acquistabili, e che permette di saltare in sella a moto di tutto rispetto. Anche in questo caso, occorrono appena cinque vittorie nella prima categoria per tentare di acquisire la vostra prima MV Agusta, peraltro sbloccata ottenendo anche solo un bronzo in una gara tutto sommato non troppo difficile. In breve: il livello di sfida offerto da Ride nella modalità World Tour andrebbe rivisto.
Completano l’offerta la modalità Guida Rapida (con le sue gare istantanee, gare a cronometro e modalità multiplayer in split screen) e l’Online, che fino ad ora sembra non presentare problemi di connessione o matchmaking. La modalità online è piuttosto semplice, e si limita alle gare personalizzate con amici o sconosciuti: non vi è la possibilità di organizzare campionati, né vi è modo di portare online l’esperienza del World Tour. Mancano delle vere e proprie leaderboard, e in generale qualche funzionalità sociale in più sarebbe stata gradita. Ma, nella sua semplicità, dobbiamo ammettere che la componente multiplayer di Ride si è rivelata piuttosto divertente.
Le gioie del motociclismo
Per la realizzazione del modello di guida, Milestone sembra avere tratto enorme ispirazione da quanto visto in MotoGP 14. Il titolo su licenza dello scorso anno ci lasciò delle ottime sensazioni e fu persino applaudito dai piloti professionisti. Anche in questo caso dobbiamo ammettere che il modello di guida di Ride ci ha sorpresi positivamente, una sensazione che si è fatta ancora più marcata nel momento in cui siamo saliti in sella alle diverse moto disponibili: non ci sono moto che si guidano allo stesso modo, e ogni bolide presente in gioco necessita di essere compreso prima di essere spinto ai propri limiti. Ride non ha la pretesa di offrire una simulazione completa, ma le differenze tra le moto sono marcate e danno un’enorme soddisfazione.
Come avviene realmente in questo sport, i sorpassi riescono davvero a emozionare e alcune staccate ci hanno fatto stringere i denti. Disattivando tutti gli aiuti è possibile andare ad agire separatamente sul freno anteriore e posteriore, ottenendo così le entrate in curva in derapata e sfruttando l’aerodinamica del pilota che può essere sollevato dalla posizione carenata in qualsiasi momento. I piloti più esperti avranno pane per i loro denti e sapranno certamente trarre vantaggio dall’ottimo lavoro svolto da Milestone in questo frangente, mentre i piloti meno esperti riconosceranno in Ride un’esperienza di gioco davvero appagante.
Purtroppo tutti questi elementi positivi non vengono aiutati da un’intelligenza artificiale particolarmente complessa. In modalità “Facile” è piuttosto semplice riuscire a guadagnare la testa della corsa con una moto all’altezza della situazione, ma francamente non abbiamo trovato differenze enormi rispetto ai settaggi più realistici. In generale, l’intelligenza artificiale si limita a seguire le traiettorie in maniera più precisa, ma non presenta segni di aggressività nemmeno al massimo della difficoltà. Così, scegliendo ed elaborando la propria moto con cura, non è difficile riuscire a guadagnare il podio mantenendo uno stile di guida aggressivo. In ogni caso, complicandosi la vita con una moto ai limiti della competitività si possono intavolare delle gare sudate fino all’ultima curva, che ci hanno fatto realmente emozionare anche quando non si sono concluse nel migliore dei modi.
Da segnalare un sistema di collisioni e danni non proprio realistico, che fa da contraltare a una ciclistica ben studiata. In breve, i contatti più violenti fra piloti terminano quasi sempre con la caduta di una sola fra le due moto coinvolte, e chi ne esce indenne non subisce grosse penalità in termini di velocità. Al contrario, la moto spinta ai propri limiti si comporta in maniera davvero realistica, con scodate e perdite di aderenza che possono terminare in una scivolata o in un pilota disarcionato in uscita da una curva.
Aspettiamo la svolta next gen
Da un punto di vista prettamente tecnico, Ride è un gioco cross-gen. E si vede. Anche se i modelli delle moto sono realizzati straordinariamente bene (e abbiamo perso tempo nella modalità foto per ottenere delle immagini davvero mozzafiato), lo stesso non si può dire degli ambienti e dei dettagli a bordo pista. Comprendiamo la decisione di Milestone di realizzare un titolo compatibile con la vecchia generazione: questo è un nuovo franchise e merita di raggiungere il maggior numero di acquirenti potenziali. Al contempo, crediamo che questa scelta abbia penalizzato alcuni elementi grafici che, ci auguriamo, verranno colmati quando la serie diventerà next gen only.
Non siamo pienamente soddisfatti dell’audio di gioco, con qualità del sound dei motori altalenante e un mixing non proprio soddisfacente. Il surround è limitato alla tecnologia Dolby Digital, che in ultima analisi non riesce a ricreare il feeling acustico provato stando in sella a un bolide da 180 cavalli. Anche da questo punto di vista, ci sono degli ampi margini di miglioramento.
Da segnalare, infine, la presenza di qualche bug minore e di
qualche grave bug presente nella versione PS4, che ci ha fatto crashare il gioco almeno due volte e ha cancellato i nostri salvataggi. Problemi che, con ogni probabilità, verranno sistemati con una patch al momento dell’uscita e che, forse, hanno comportato lo strano ritardo dell’ultim’ora del gioco.
– Ottimo modello di guida
– Feeling diverso per ciascuna moto
– Buona varietà di veicoli
– Moto realizzate splendidamente bene
– Intelligenza artificiale piuttosto ottusa
– Sonoro migliorabile
– Progressione troppo rapida
Possiamo ritenerci soddisfatti dell’esperienza offerta da Ride. Nonostante i suoi problemi, in gran parte fisiologici per uno esordio di questo tipo, il gioco offre qualcosa di realmente nuovo nel mondo del motociclismo virtuale. Le ambizioni di Milestone stanno trovando forma in questo franchise, e siamo francamente felici che un prodotto di questo tipo sia stato realizzato. Vogliamo dare fiducia allo studio milanese e a questa sua nuova creazione, e crediamo che con le giuste risorse e cure la serie Ride potrebbe diventare qualcosa di realmente importante. Se siete amanti delle due ruote, questo gioco è consigliato senza troppe riserve.