Recensione

Resident Evil: Outbreak

Avatar

a cura di Upe

Non ci siamo proprio! E’ di certo brutto iniziare una recensione in questo modo, ma obiettivamente la frase rispecchia in pieno il mio primo pensiero. Si è parlato molto di questo RE Outbreak come di un qualcosa che potesse “reinventare” un genere, quello dei survival horror, che necessita di una decisa sferzata di innovazione. Beh, continuo a pensarla alla stessa identica maniera: non ci siamo, per niente!.

Come ti distruggo un mitoInutile (e dannoso) girarci intorno, la versione Pal di Outbreak arriva in Italia mutilata, priva cioè di quella che doveva rappresentare la maggiore novità, la sferzata innovativa che si diceva sopra: nessuna modalità on-line. Quel che è peggio, semmai ce ne fosse stato bisogno, è che non viene contemplata qualsivoglia forma di multiplayer. Un dato di fatto incomprensibile, assolutamente inconcepibile per un gioco con tale fama. Posso capire tutto, posso comprendere che il nostro paese (parafrasando) venga considerato una sorta di “terzo mondo” a livello di collegamenti internet, ma quello che non posso accettare, considerando anche il prezzo di vendita (una sessantina e rotti di euro), è la sfacciataggine di immettere sul mercato un gioco a metà. Perché la realtà dei fatti è chiara e lampante, la Capcom ci ha “regalato” un prodotto incompleto e per niente innovativo. A dirla tutta, visto che ci siamo, e con queste condizioni, si tratta semplicemente di una sorta di espansione del vecchiotto Resident Evil 2… più o meno.

Vediamo un po’…Le fila del discorso prendono, appunto, spunto dalle vicende che abbiamo imparato a conoscere fino alla nausea. Il T-Virus, sfuggito al controllo dei suoi creatori, ha ormai invaso tutta la città di Raccoon City. Gli eroici membri della S.T.A.R.S., team Alpha e Bravo, spediti ad indagare sulle cause, non sono riusciti a risolvere il problema. Ora la città è isolata e in completa balia degli infetti, solo un piccolo gruppo di persone è rimasto immune al contagio: la giornalista Alyssa, Jim il conducente della metropolitana, David l’idraulico, Cindy la cameriera, George il dottore, Yoko la studentessa, Mark la guardia giurata e il poliziotto Kevin. Questi sono gli otto protagonisti dell’avventura, ognuno dotato di capacità e abilità differenti. C’è chi usa abilmente le armi, come Kevin o Mark, o chi possiede maggiori doti manuali o intellettive. Insomma, come penso avrete già capito, bisognerà scegliere colui (o colei) che rappresenterà il nostro alter ego. Diversamente dai precedenti capitoli, con l’unica eccezione rappresentata da Resident Evil Zero (GameCube), dove esisteva una cooperazione ed un alternanza tra i due personaggi, il gameplay appare leggermente più complesso.

Lupi solitari o team?Lo stesso impianto narrativo non segue un unico filone, optando per una formula a scenari nei quali si dovrà portare a compimento l’obiettivo richiesto. Così ad esempio, per il primo ambientato in un bar, il nostro scopo sarà quello di riuscire a venirne fuori… possibilmente tutti interi. Il completamento del “livello” permette di accedere al successivo, e così via fino all’epilogo finale. Ogni scenario terminato viene sbloccato, dando la possibilità di poterlo rigiocare a piacimento, nel tentativo (eventuale) di migliore le prestazioni già ottenute. Infatti, per ogni missione viene assegnato un punteggio complessivo, che varia a seconda delle cose fatte o dei personaggi portati in salvo. Punteggio, quest’ultimo, che servirà per acquistare valanghe e valanghe di bonus: immagini, nuovi costumi, filmati o armi ancora più potenti. Chiaramente il cammino di ogni stage è prefissato, così come quello che si deve fare per procedere. Quello che cambia è la modalità di impiego dei vari comprimari, lasciata alla nostra totale discrezione. Siamo autonomi circa le scelte tattiche, se vogliamo così chiamarle, liberi di decidere il destino dei personaggi controllati dal computer. Si può pensare di avanzare formando una squadra, nella speranza che la combinazione delle varie abilità possa esserci d’aiuto. Oppure, nell’egoismo più totale, fregarcene bellamente degli altri e lasciare che se la vedano da soli. Nella prima ipotesi si farà affidamento sull’intelligenza artificiale che coordina il movimento dei PNG, intelligenza non propriamente adeguata: in più di un’occasione, o meglio nelle occasioni in cui si ha veramente bisogno di una mano, l’I.A. lascia molto a desiderare. I nostri “amichetti” se ne vanno bellamente a spasso, aprono porte, raccolgono oggetti ed armi, si difendono alla meglio. Raramente ci seguono… ma quando si trovano in difficoltà allora si che chiamano e chiedono il nostro aiuto. Quindi la cooperazione non è propriamente completa, se non altro si possono sfruttare i “collaboratori” per chiedere loro un supplemento di munizioni o delle erbe curative (quelle stesse che ci hanno fregato qualche minuto prima sotto il naso). Nel secondo caso, nel solitario incedere, come siamo d’altronde abituati da sempre, bisognerà cavarsela con le nostre sole forze. Ogni occasione sarà motivo di riflessione, per interpretare al meglio le possibilità offerte dalle ambientazioni: inchiodare porte con delle assi, per rallentare l’avanzata famelica dei non-morti, o sbarrare la strada con oggetti pesanti.

Pausa caffè!E’ proprio vero, le cose fatte a metà non riescono bene. Gli sviluppatori, nel caso specifico, non hanno minimamente pensato alle conseguenze di una programmazione nata e ottimizzata per impiegare un accessorio fondamentale: l’hard disk. Così, oltre che privare la versione PAL del collegamento on-line, non si sono preoccupati delle conseguenze derivanti dalla mancanza di tale supporto hardware. Il risultato è tristemente di fronte ai nostri occhi, palesatosi in tempi di caricamento che (a volte) superano i dieci secondi. Veramente estenuante. Tutto da rifare, penserete a questo punto. Beh, in gran parte è così, anche se qualcosa di buono bisogna segnalarlo. A partire dal sistema di controllo, finalmente evolutosi per intergire con la grafica completamente tridimensionale, che sfrutta le dinamiche del controller analogico. E visto che abbiamo accennato anche all’aspetto grafico, andiamo a scoprire che (per la prima volta nella serie regolare, lasciando quindi fuori le estemporanee deviazioni con la light gun) tutta l’area di gioco gode di un’implementazione in vero 3D. Sono state comunque mantenute le canoniche inquadrature fisse e il risultato finale, seppur non ai massimi livelli possibili delle immagini renderizzate, offre un livello di dettaglio quasi analogo. Musiche nella media della serie, accompagnate da effetti ambientali ben noti all’utenza Playstation.

– Grafica in vero 3D particolareggiata

– Buon livello di rigiocabilità

– Sono sparite le porte durante i caricamenti…

– … ma adesso c’è la schermata nera!

– Sporadici rallentamenti

– Caricamenti lunghi e frequenti

– Assoluta mancanza di multiplayer

6.5

Deluso, sono sicuramente deluso e un pò invidioso. Si era tanto decantato l’aspetto innovativo di Outbreak, il primo survival horror che doveva varcare la soglia della globalità internettiana. Così è stato in Giappone e America, ma non da noi. Noi, poveri esiliati di un italico paese tecnologicamente arretrato. Certo, le colpe sono nostre… però, anzichè mutilare il gioco, Capcom poteva “adattarlo”, permettendo almeno una cooperazione tra due giocatori (ndr. Obscure l’ha fatto!!). Deluso dalla consapevolezza, almeno fin ad ora, che il prossimo e vero Resident Evi toccherà altri lidi. “Cubettiani”, direi…

Voto Recensione di Resident Evil: Outbreak - Recensione


6.5

Leggi altri articoli