Rainbow Six Lockdown
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a cura di Fabfab
Ormai il nome di Tom Clancy è diventato un’icona anche nel mondo dei videogiochi: vederlo capeggiare sulla copertina di un nuovo gioco garantisce alll’acquirente la presenza di alcuni elementi ormai tipici dell’autore, vale a dire un’ambientazione fantapolitica molto verosimile e la presenza di gadget ultratecnologici che susciterebbero l’invidia di qualunque James Bond in erba. In genere i prodotti a lui ispirati garantiscono sempre un certo grado di verosimiglianza, ma non sempre: è il caso di questo Lockdown, che rispetto ai precedenti capitoli abbandona la difficoltosa strada del realismo, forse per tentare di abbracciare un pubblico maggiore, ma le conseguenze di tale decisione appaiono fin da subito funeste.
Din, Don, DingoLa serie di Rainbow Six è ormai diventata la patria d’elezione dell’eroico Dingo Chavez, uno dei migliori assaltatori su piazza, capace assieme alla sua squadra antiterrorismo di portare a termine le missioni più difficili ed impegnative.Questa volta c’è da salvare un compagno e sventare i piani della solita cellula terroristica decisa a sterminare i grandi della terra, tutti riuniti in Spagna, grazie all’utilizzo di un nuovo e potente virus, e se qualcuno di voi sta pensando che la possibilità di vederci liberati dalla presenza di Bush e del Berlusca non sembri una prospettiva tanto negativa… beh, può sempre decidere di far perdere la sua squadra e fallire la missione! Ma non sarà facile, perchè Dingo se le mangia a colazione missioni a rischio come queste, mentre i terroristi devono essere stati contagiati dal virus, visto che le loro funzioni celebrali appaiono decisamente compromesse e la resistenza offerta lungo i 14 (16 nella versione PS2) livelli ambientati in giro per il mondo è piuttosto scarsa…
Eye of the sniperCon la sua visuale in prima persona, “Rainbow Six: Lockdown” proietta il giocatore, che indossa i panni del buon vecchio Dingo, nel centro dell’azione, vale a dire le missioni ad alto rischio nei punti più pericolosi del pianeta, ma con il supporto di un’intera squadra di specialisti ai propri ordini.Come in passato è possibile dare diverse indicazioni ai nostri compagni, come tenere la posizione, iniziare un fuoco di copertura o andare in avanscoperta; la procedura in genere è sempre la stessa, si avanza ambiente dopo ambiente (stanza dopo stanza) abbattendo i cattivi e salvando i poveri ostaggi, recuperando nel frattempo gli oggetti sparsi in giro.Sfortunatamente la scarsa I.A. dei membri del team Rainbow rende le varie operazioni molto meno divertenti del dovuto, considerando che in genere i nostri alleati rispondono lentamente alle nostre sollecitazioni, a volte interpretano male gli ordini e spesso e volentieri si piazzano allegramente sulla nostra linea di tiro.(S)Fortunatamente quello che poteva diventare causa di frustrazione si rivela un problema secondario, allegramente compensato dall’altrettanto deficitaria I.A. di nemici votati al massacro: i terroristi in genere faticano ad individuarci finché non gli siamo letteralmente addosso, sparano da fermi senza proteggersi o si gettano sprezzanti del pericolo tra le calde ed accoglienti (ehm, no, forse accoglienti non proprio) canne dei nostri fucili.L’armamentario a disposizione è invero piuttosto limitato rispetto ai capitoli precedenti, anche se è possibile sbloccare nuove armi raccogliendo le apposite valigette nascoste nei livelli percorsi.Paradossalmente se da un lato sono diminuite le armi, dall’altro è stato aggiunto un demenziale gadget che ci permette di rilevare la presenza dei nemici attraverso i muri, così i poveracci non possono contare nemmeno sul fattore sorpresa, finendo relegati ad impersonare i pupazzetti del Luna Park, da impiombare a piacere.Assolutamente irrealistico anche l’effetto dei colpi ricevuti: a parte il fatto che i nostri compagni sanguinano copiosamente ad ogni minimo contatto con una pallottola avversaria, il nostro caro Dingo non risente minimamente del piombo caldo che gli entra in corpo, continuando a muoversi ed agire come se nulla fosse. Solo in caso di morte imminente cominciano a… incrinarsi gli occhiali tattici! Si, insomma, la visiera. Compaiono delle crepe e dei disturbi, che rendono più difficoltosa la visione, non proprio l’ideale quando si sta per morire e si vorrebbe cercare di evitarlo…
PatatiniiiiiiiiiiiiiiSe l’idea di impersonare per tutto il gioco un tizio con un ridicolo soprannome canino non vi esalta troppo, non preoccupatevi: una delle novità di “Rainbow Six: Lockdown” è rappresentata dall’obbligo di vestire i panni, in determinati momenti (atti, probabilmente, a spezzare un’azione altrimenti sempre uguale a se stessa), di un altro tizio con un ridicolo nome da tetesco di Germania, tale Dieter Weber, un infallibile cecchino che deve coprire l’avanzata dei suoi compagni dell’arcobaleno cecchinando (ma dai?) i nemici dalla distanza. Sebbene queste particolari sezioni risultino piuttosto divertenti, grazie ad un approccio prettamente arcade, tuttavia non mancano anche qui le magagne, rappresentate sostanzialmente dal fatto che la maggior parte dei nemici rimane ben nascosta fino a quando non è troppo tardi. Così voi osservate l’area che pare bella sgombra, osservate i vostri alleati avanzare cauti ed ecco che dal nulla un missile li stermina! Non resta altro che ripartire daccapo, questa volta con la consapevolezza di quel pericolo, e la procedura va noiosamente ripetuta finché non avrete scoperto tutti i pericoli nascosti e non sarete pronti a neutralizzarli.Una situazione potenzialmente ad alto rischio di frustrazione, scongiurato dalla possibilità – offerta dal gioco – di salvare in ogni istante ed in ogni luogo: grazie a ciò è possibile riparare velocemente agli errori e ripartire da poco prima. Peccato che durante le missioni regolari questa possibilità di salvataggio selvaggio finisca col semplificare ulteriormente la vita al giocatore, come se già non lo fosse abbastanza (semplice, intendo)…Tecnicamente il titolo Ubisoft appare nel complesso superiore al precedente, con textures più definite, un buon sistema di illuminazione e degli effetti particellari piuttosto validi (le esplosioni, in particolare, sono molto belle): non si raggiungono i livelli di eccellenza di uno Splinter Cell, ma ci si può accontentare.
Bites on the netUno dei punti di forza della saga è sempre stata l’implementazione di una valida modalità on-line e, ancora una volta, proprio la possibilità di giocarlo in rete rappresenta il valore aggiunto del titolo Ubisoft. Premetto subito, a scanso di equivoci, che non c’è paragone tra la traballante modalità on-line di PS2 e l’eccellente Live di XBox, pertanto quanto di buono dirò vale soprattutto per la console Microsoft. La versione GameCube, tristemente, è limitata al solo gioco off-line.Innanzitutto il menù prevede una modalità cooperativa giocabile da due giocatori in split-screen o da quattro via rete. Il piatto forte è però rappresentato dalle modalità tutti-contro-tutti, che offrono una lodevole varietà di situazioni tra cui la nuova modalità PEC (disponibile solo su XBox) che permette di creare il proprio personaggio definendone l’aspetto estetico e le abilità, che in seguito aumentano con l’esperienza guadagnata giocando on-line: un’idea molto carina che ha l’unico difetto di rimarcare in maniera evidente le differenze tra giocatori esperti e novellini, con questi ultimi che non hanno la minima possibilità di battere i primi.
– La versione on-line per XBox è piuttosto valida
– Abbastanza divertente
– La deficitaria I.A. di alleati e nemici
– Un po’ troppo facile ed arcade
7.0
Invero “Rainbow Six: Lockdown” non è affatto male come gioco, ma rischia in primo luogo di deludere proprio gli aficionados della saga, in quanto abbandona molte delle velleità simulative dei predecessori per concedersi ad una giocabilità più immediata ed appagante, ma anche molto meno profonda. La scarsa I.A. di nemici ed alleati unita alla possibilità di individuare in anticipo la posizione degli avversari grazie ai sensori in dotazione, minano irrimediabilmente l’elemento tattico, quello che spingeva il giocatore ad accedere ad ogni locazione con cautela e circospezione.
D’altra parte il titolo ne guadagna in immediatezza e divertimento agli occhi del pubblico profano, che però sul mercato può trovare prodotti migliori.
Tirando le somme del ragionamento ci troviamo dunque di fronte ad un titolo discreto, ma che rappresenta un passo indietro per i fan della saga e difetta di appeal nei confronti dell’utente generico: una classica via di mezzo che, in questo caso, potrebbe finire paradossalmente con lo scontentare tutti. Unico punto a favore: la modalità on-line, ma solo per la versione XBox…
Voto Recensione di Rainbow Six Lockdown - Recensione
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