Project X Zone
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a cura di Gianluca Arena
Senior Editor
Da quando abbiamo ricevuto il codice review di Project X Zone per Nintendo 3DS, è iniziata una lotta senza quartiere tra il fanciullino pascoliano dentro di noi e l’integerrimo recensore, con tanto di ferite sanguinolente, ossa rotte e colpi bassi.L’ultima notte, in particolare, ha portato consiglio, e sembra aver sancito la pace tra le due opposte fazioni, all’insegna dell’equilibrio tra il cuore e la mente.Questo perché la coproduzione Sega/Capcom/Namco Bandai non è un capolavoro assoluto, un titolo da consigliare o da bocciare in toto, ma ha il suo motivo di essere a livello ludico e, nonostante tutto, ci ha regalato moltissimi sorrisi e ore di divertimento. Vediamolo nel dettaglio.
Vengo anch’io…no tu no!Le prime controversie sono nate, a onor del vero, riguardo all’intreccio narrativo: in un genere come quello dei giochi di ruolo strategici (in cui, grossomodo, si può far rientrare Project X Zone) la trama riveste un’importanza notevole, visto che, a parte combattere e seguirne gli sviluppi, si fa poco altro.Sotto questo punto di vista, il gioco arranca paurosamente, proponendo un plot confuso e poco ispirato, legato al furto di una Portalstone, che porta ad una serie di eventi a catena e scombussola irrimediabilmente il continuum spazio-temporale, portando mondi paralleli a combaciare, in un pout pourri di apparizioni, cammeo e dialoghi scontati, senza che accada davvero nulla di rilevante per le prime 6-7 ore di gioco.Il fanciullino suggerisce però che durante queste prime ore di gioco si sono sprecati i sorrisi, abbiamo apprezzato una serie di riferimenti e citazioni da veri intenditori e qualche battuta da bar sulle forme giunoniche (ehm…) della quasi totalità delle protagoniste femminili.Insomma, l’essenza del fan service ben fatto. I più precipitosi tra voi salteranno infastiditi i dialoghi già dopo poche ore, e questo non comprometterebbe comunque la godibilità finale del titolo, ma così facendo si perderebbero, oltre ad uno stilosissimo doppiaggio nipponico con sottotitoli in inglese, una delle ragion d’essere di questa produzione: celebrare il media videoludico e una serie di personaggi con cui siamo cresciuti.Sebbene il recensore continui a preferire nettamente intrecci narrativi ben studiati e meglio narrati, sulla falsariga di FF Tactics, il fanciullino ringrazia di cuore anche solo per aver avuto la possibilità di poter giocare un titolo del genere, sul cui arrivo in Occidente nessuno avrebbe scommesso un soldo bucato di una qualsivoglia valuta.Punti di vista, insomma, ma su una cosa i due litiganti concordano: la trama è, alla meglio, dimenticabile.
Ottimo picchiadur…ehm tatticoScontro campale anche sulle meccaniche di gioco, che inseriscono elementi peculiari in una struttura rodata e vista centinaia di altre volte.Il titolo si gioca su campi di battaglia di dimensioni abbastanza contenute, con una griglia su cui muovere i nostri personaggi in maniera molto meno ingessata della media dei giochi di questo tipo, con range di movimento e di attacco generosi e la possibilità di svolgere più azioni nello stesso turno, come ad esempio attaccare e usare oggetti curativi.Ogni unità si compone di almeno due personaggi, provenienti dagli sconfinati universi Sega, Capcom e Namco Bandai, con la possibilità di attaccarvici un ulteriore elemento “bonus” richiamabile in qualsiasi momento in battaglia alla pressione di uno dei dorsali della console: questo vuol dire che potreste assistere ad una combo iniziata da Chun Li, proseguita da Morrigan e conclusa con la consueta violenza e tamarraggine da Heihachi Mishima, e tutto sembrerebbe normale.Come se non bastasse, se uno dei nostri team è nel raggio d’azione mentre effettuiamo un attacco, può essere richiamato in azione per una combo bonus, un po’ come accade nella serie Marvel vs Capcom, portando il totale dei personaggi su schermo a cinque contemporaneamente e i danni inflitti a livelli assurdi.Le basi del gioco sono tutte qua, e nonostante il tutorial iniziale cerchi di far sembrare le cose inutilmente più difficili di quello che sono, il bizzarro mix di azione da picchiaduro e strategia a turni funziona, e alla grande.Il recensore fa notare che, in effetti, le magagne ci sono: le tre o quattro combo inseribili al momento dell’attacco sanno di stantio già dopo una decina di ore di gioco, e, come temevamo in fase di preview, la scarsa profondità generale non solo allontana il titolo dalle vette raggiunte di recente da Intelligent Systems col suo Fire Emblem: Awakening, ma rende Project X Zone quasi un entry level nel genere degli SRPG, dove la prontezza di riflessi durante l’inserimento delle combo è di pari importanza rispetto alle valutazioni tattiche, se non di più.Avvalora questa tesi la scelta di depotenziare fortemente la fase di gestione delle truppe e tutto il micromanagement ad essa correlato, sicché tra una battaglia e l’altra tutto ciò che ci rimane da fare è salvare il gioco o dedicarci alla lettura di una delle esaustive schede biografiche a corredo dello sterminato cast della produzione.La definizione di strategico a turni lite, pienamente meritata, non scoraggia comunque il fanciullino, che suggerisce come ci siano aspetti molto interessanti in gioco, come la possibilità, un attimo prima dell’attacco nemico, di scegliere se controbattere, parare, riducendo sensibilmente il danno ricevuto, o farsi scudo (spendendo la gran parte dei punti EXP accumulati mazzulando ben bene le truppe nemiche) e uscire così illesi dallo scontro.Considerando che la barra degli EXP è la stessa a cui si attinge per l’utilizzo delle skill in combattimento e per le super mosse, si capisce bene come questo doni un’inedita variante tattica agli scontri, che possono essere così affrontati alla garibaldina o con un atteggiamento difensivista, a seconda dei gusti e delle necessità del momento.L’innegabile spettacolarità delle mosse speciali, accompagnate da animazioni bidimensionali d’autore, riesce però solo in parte a mascherare un livello di difficoltà decisamente permissivo, che riceve il sospirato aumento generale solo affrontando il gioco in modalità New Game Plus, al termine delle circa 45 ore necessarie per il suo completamento.Difficile dar torto al recensore, insomma, con il gameplay che conferma alcuni dei dubbi che le demo rilasciate avevano evocato, ma se il compito principale di un videogioco è divertire, Project X Zone ci riesce perfettamente, toccando le corde della nostalgia e facendo rivivere ai giocatori di lungo corso varie tappe della loro storia videoludica.
Più gioie che doloriLa cura riposta dietro la realizzazione tecnica del gioco è encomiabile, sebbene l’effetto finale raramente ammali l’occhio.La grafica in game, con la quale ci troveremo a confrontarci durante l’ottanta per cento del tempo, è superata, e, nonostante la fedeltà con cui sono stare riprese location amate dai fan, sarebbe più a suo agio su DS che non su 3DS: di contro, però, le talking heads degli oltre 60 personaggi presenti, le spettacolari scene di intermezzo anime style e soprattutto le animazioni a schermo durante l’esecuzione di combo e super mosse sanno emozionare, spingendo a chiudere un occhio su aspetti meno riusciti.Per il resto, solo note di merito: il sonoro si avvale di campionature brevi ma efficaci, che risuoneranno nelle vostre orecchie quanto nei vostri cuori (ah, il battle theme di Chun Li…) e la longevità generale, garantita dalla enorme quantità di contenuti, si fa perdonare l’assenza di missioni secondarie con una succosa modalità New Game Plus, il cui livello di difficoltà sarà apprezzato dallo zoccolo duro dei fan.Ah, e vi abbiamo detto quanto suona bene la traccia audio originale giapponese?
– Definitive crossover
– Sa come divertire l’esperto quanto il neofita
– Meccaniche di gioco snelle e funzionali…
– Applausi alla colonna sonora e al doppiaggio
– Circa 50 ore di contenuti e New Game Plus
– …a patto di sacrificare la profondità tipica del genere
– Trama inconsistente
– Streetpass e 3D di fatto ignorati
8.0
La notte, oltre che consiglio, ci ha regalato, a chiusura della nostra disamina, un paragone strano ma efficace: Project X Zone sta agli strategici come Pippo Inzaghi stava al calcio.
Discutibile nell’estetica e nell’esecuzione, ma tremendamente efficace dove serve: Inzaghi segnava senza stupire come sapevano fare Baggio e Zidane, mentre l’ultima fatica del trio Sega/Capcom/Namco Bandai regala ore di divertimento a patto di sacrificare la finezza tattica e il tono serioso di titoli come il già citato Fire Emblem, ma anche di un qualsiasi Tactics Ogre o del riuscito Shadow Wars, per rimanere in ambito 3DS.
Nonostante i contro evidenziati, alla fine della fiera a prevalere è la felicità di poter giocare questo titolo anche in Europa e il divertimento senza troppe pretese che sa regalare.
Certo, non la scelta migliore se il vostro budget permette un solo acquisto del genere SRPG su Nintendo 3DS, ma il miglior manifesto su come fare del fan service oggi.
Voto Recensione di Project X Zone - Recensione
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