Recensione

Professor Layton e l'Eredità degli Aslant

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a cura di LoreSka

Caro Layton, ci mancherai. Perché, salvo colpi di scena o cambiamenti dell’ultimo minuto, questa sarà l’ultima avventura del nostro amabile professore con cilindro. La serie ha attraversato due generazioni di console in due diverse trilogie, e si è imposta come una sorta di modello da imitare per quanto concerne il genere ibrido dei puzzle-adventure. Anzi, a dirla tutta Layton è il puzzle-adventure per antonomasia, dato che ogni gioco è un’avventura grafica contrappuntata da una serie di indovinelli logici, matematici, visivi.
Nonostante la serie abbia subito ben pochi cambiamenti nel corso di tutti questi anni, è ancora straordinariamente piacevole. Per certi versi, dunque, un po’ ci dispiace che dopo Professor Layton e L’Eredità degli Aslant non vedremo più il nostro elegante eroe, e Level-5 probabilmente passerà a un revamp della saga con un nuovo nome e nuovi personaggi.
On the road
Questo sesto capitolo della serie presenta una storia molto intrigante, perfettamente in linea con gli altri capitoli. Questa volta il nostro Hershel viene invitato nel villaggio di Karpograd, un piccolo centro abitato sul crinale di una montagna, sempre ricoperto dalla neve. In questo luogo si cela uno strano mistero: in una parete di ghiaccio impossibile da scalfire dorme una ragazza, la quale custodisce un segreto che potrebbe cambiare per sempre le nozioni sulla storia delle civiltà umane. Questa “bella addormentata”, impietosamente definita una “mummia vivente”, pare infatti avere un milione di anni. Se la cosa si rivelasse vera, tutto quello che sappiamo sulla storia del genere umano cambierebbe all’improvviso.
È evidente che Layton, spinto da nobili fini e dalla deformazione professionale dell’archeologo, decide di indagare senza indugi. Ma, a quanto sembra, non è l’unico ad avere interessi sulla fanciulla, dato che una cricca di uomini poco raccomandabili ha già messo gli occhi sullo straordinario reperto vivente. Con scopi che, a quanto sembra, vanno ben al di là della pura curiosità scientifica.
La premessa è interessante, e il gioco non perde troppo tempo a gettarci nel vivo della vicenda. Quanto vi abbiamo raccontato, infatti, corrisponde appena all’incipit del gioco, che ben presto ci trasporta in un lungo viaggio attorno a varie località per inseguire (letteralmente) il mistero. Così, il gioco ci offre un’enorme varietà di ambienti, un aspetto che sembra discostarsi almeno in parte dai capitoli del passato, che tendevano a fossilizzarsi su di un unico luogo o a cambiare ambiente molto di rado. Qui è un continuo mordi e fuggi tra più locazioni, con mappe sensibilmente più piccole ma comunque piene di segreti da scoprire.
Ogni problema ha una soluzione
Il vero cuore di ogni gioco di Layton, ovviamente, sono gli indovinelli. Non è facile infarcire un gioco di tanti indovinelli senza risultare ripetitivi, e ancora più difficile è creare una serie che si basa su questo meccanismo. Level-5 con Layton ha fatto davvero l’impossibile per evitare la ripetizione degli stessi meccanismi dietro ad ogni livello, e in ultima analisi possiamo affermare che dopo 6 episodi la ripetitività è ancora molto bassa.
Alcuni puzzle usano certamente dei meccanismi simili a quelli visti nei precedenti giochi, mentre sono molto rari gli enigmi che fanno uso di idee prese da altri misteri presenti all’interno di questo stesso episodio. In tal senso, la saga è migliorata tanto negli anni e L’Eredità degli Aslant ne è la piena dimostrazione.
Ancora una volta non comprendiamo il sistema dei Picarati, che dovrebbe associare un punteggio ad ogni indovinello a seconda della difficoltà. È evidente che ciò che può essere facile per un giocatore, per un altro giocatore può risultare davvero arduo, ed è pertanto assolutamente impossibile riuscire a prevedere la reale difficoltà dell’indovinello semplicemente osservando il punteggio associato. Inoltre, anche se la stragrande maggioranza degli enigmi si basa su ragionamenti, troviamo davvero fastidiosa la presenza di alcune domande-trabocchetto che danno per scontati elementi non presenti all’interno della descrizione del problema da risolvere. In questi casi, il giocatore deve procedere più per esclusione che per deduzione, e quando si sbaglia si ha la netta sensazione di essere stati presi in giro. Quando ci si blocca su di un enigma si può fare uso delle monete-aiuto, come di consueto elargite senza alcuna parsimonia dal gioco. Di conseguenza, è praticamente impossibile ritrovarsi bloccati (anche se, quando si sblocca anche l’ultimo aiuto, si prova una forte sensazione di sconfitta). 
Inoltre, cosa da non sottovalutare, gli oltre 150 enigmi presenti nel titolo sono spesso ben celati. Indovinelli legati alla storia principale a parte (ce ne sono poco più di cinquanta), la maggior parte degli enigmi richiede un po’ di esplorazione, e ci si ritrova a picchiettare in continuazione lo schermo inferiore con lo stilo per scoprire ogni mistero nascosto. I controlli sono sostanzialmente identici a quelli de La Maschera dei Miracoli, e non vi è alcun motivo per lamentarsene.
Come da tradizione, la valigia di Layton include anche tre minigiochi, alcuni legati agli oggetti che si ritrovano in giro per il mondo, altri decisamente più simili a dei puzzle. Nel complesso offrono un buon diversivo, sebbene non ve ne siano che una manciata.
Da segnalare, infine, la presenza di un gioco legato al sistema Street Pass, che consente di lanciare e ricevere sfide da e verso le persone incrociate per strada. Tali sfide, purtroppo, sono delle cacce al tesoro piuttosto semplici, e di conseguenza non offrono che un po’ di svago aggiuntivo.
Il meraviglioso mondo di Layton
Ancora una volta Level-5 ha confezionato il tutto con maestria. Difficile non amare il character design del gioco, e i personaggi storici della saga hanno sempre un forte carisma. Buono anche l’effetto 3D, specie nelle cutscene, splendidamente animate. Come di consueto il doppiaggio è eccellente, con la simpatica presenza di Pietro Ubaldi nel ruolo del cattivo (piaccia o non piaccia la voce di Marrabbio e di Jeremy Clarkson di Top Gear, le sue interpretazioni nevrotiche di personaggi strampalati fanno sempre sorridere). Sempre di altissima qualità la musica, che riesce a creare una buona atmosfera senza mai innervosire. E, credeteci sulla parola, alcuni enigmi metteranno a dura prova i vostri nervi.

– Ottimi enigmi

– Storia intrigante

– Eccellente realizzazione tecnica

– Bel doppiaggio

– Nessuna grande novità

– Qualche indovinello ingannevole

8.5

Anche se poco innovativo e legato fortemente ai capitoli precedenti, Professor Layton e l’Eredità degli Aslant è un’eccellente conclusione per questa saga. Un po’ ci piange il cuore al pensiero che potremmo non rivedere mai più il nostro amico col cilindro, ma d’altro canto siamo felici che gli autori abbiano fatto un passo indietro, lasciando che la serie si concludesse prima di diventare stantia. Attendiamo dunque una nuova produzione di Akihiro Hino, con la consapevolezza che questo ultimo Layton – come tutti gli altri capitoli – merita davvero di essere giocato. Arrivederci professore!

Voto Recensione di Professor Layton e l'Eredità degli Aslant - Recensione


8.5

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