Quanto tempo è passato dall’ultima volta che vi siete sentiti davvero esaltati per l’uscita di un Pokémon game? Avete mantenuto la stessa esaltazione ogni volta o il vostro amore per la serie è andato spegnendosi anno dopo anno? Io ero al limite, stremato da un’immobilità evolutiva lancinante e da una software house che sembrava puntare sempre più sulla massa e sempre meno sull’innovazione. Dopo anni passati ad amare i Pokémon, Black & White mi hanno stremato: finire il Black è stato un patema e all’uscita del seguito diretto la mia passione per i mostriciattoli Nintendo era così ai minimi storici da avermi portato a ignorare bellamente qualunque annuncio.
Poi è arrivato il reveal di Pokémon X/Y, e qualcosa si è risvegliato dentro di me. A una prima occhiata il titolo sembrava la solita minestra riscaldata, con la semplice aggiunta di una sfavillante grafica tridimensionale. Giorno dopo giorno, però, gli annunci sono aumentati, e le novità hanno iniziato a crescere fino quasi a convincermi che avrei avuto tra le mani un Pokémon davvero migliorato ed evoluto. Ora l’uscita è prossima, e milioni di trainer stanno per riprendere in mano le sfere Poké. Ho potuto essere uno dei fortunati primi allenatori di Kalos, e oggi finalmente posso descrivere tutte le novità messe sul banco dalla software house giapponese. Sono tante, più di quante potessi prevedere, anche se forse non tutte quelle che si potevano desiderare. Fatto sta che, nel giro di tre giorni, mi sono trovato in un pub ad allenare un Lucario, mentre i miei amici mi guardavano male perché non ero riuscito a lasciare a casa il 3DS neanche per andare a bermi una birra. Occhio, potrebbe capitare anche a voi.
Tre starters? Non abbastanza
Che le cose siano cambiate lo si nota fin dai primi minuti in Pokémon X/Y. Si inizia ancora una volta con il solito: “sei un ragazzo o una ragazza?”, ma stavolta si può scegliere tra tre volti con palette e capigliature differenti (è poco, ma accontentiamoci) e si parte immediatamente con le scarpe da corsa ai piedi. Bella roba, direte voi, ma c’è dell’altro. Partiti dal piccolo villaggio di Borgo Bozzetto, incontrerete un intero gruppo di amici allenatori, che vi affiderà uno tra tre nuovi Starter Pokémon nella ridente località di Rio Acquerello. Avete capito bene, non si parte nel solito laboratorio del solito professore, i primi Pocket Monsters vengono da altri allenatori, e non saranno nemmeno gli unici Starter disponibili. I Game Freak sembrano infatti essersi resi conto che le scelte iniziali sono, da sempre, quelle più apprezzate e desiderate dai giocatori, pertanto in questa edizione del loro titolo più noto hanno pensato bene di offrire a tutti ben due Starter! Non bastasse, consapevoli che lo stile dei compagni iniziali scatena da eoni un quantitativo innumerevole di flame e proteste, la seconda scelta è rappresentata dal trio di Kanto, quei Charmander, Bulbasaur e Squirtle che ancora oggi sono i Pokémon più amati in assoluto. Con la sicurezza dei Kanto Starter alle spalle, gli artisti si sono sbizzarriti con le new entry, creando Pokémon unici una volta evoluti, che non tutti ameranno ma risultano indubbiamente molto peculiari.
Forse però è il caso di tornare alle innovazioni vere, quelle che cambiano realmente l’esperienza. Il primo, enorme, cambiamento riguarda il movimento, velocizzato a dismisura. Non solo le scarpe da corsa rendono le fasi iniziali più rapide del solito, ma dopo poco verrete in possesso di un paio di pattini, attivabili usando l’analogico per muoversi invece dei direzionali. I pattini hanno una velocità paragonabile a quella delle biciclette, non richiedono di essere selezionati, e rendono gli spostamenti un piacere, permettendo di raggiungere ogni locazione vicina in un’istante e di percorrere Grotte e strade con grazia. Potrà sembrare una modifica limitata, ma influenza in modo poderoso uno degli elementi peggiori della serie, quei random encounters che hanno la tendenza a divenire fastidiosissimi quando si smette di allenare e si inizia ad esplorare. Qui sono molto meno irritanti, perché si è certi di percorrere un tratto degno di terreno prima della partenza dell’inconfondibile musichetta delle battaglie, dunque si avanza spediti e senza troppi sbalzi. Le biciclette non sono sparite, ovvio, rappresentano solo un sistema di trasporto ancora più veloce, e questa volta ci si può muovere persino in diagonale.
Giusto per rendere la campagna ancor più fluida e limitare l’irritazione dei giocatori, i Game Freak hanno introdotto un altro grosso cambiamento: L’Exp Share è tornato Exp All, e ora non si limita a dividere l’esperienza delle battaglie con il Pokémon che ne fa uso, ma dona automaticamente metà dei punti esperienza a tutta la squadra. Se siete puristi che vogliono una progressione in tutto e per tutto identica al passato potete disattivarlo, ma sarebbe un errore, perché rende il grinding che fa da fondamento all’intero sistema di sviluppo del titolo nettamente più rapido, e la difficoltà generale più permissiva. Pokémon non è mai stato un gioco particolarmente arduo, ma richiede da sempre molto tempo e dedizione. L’Exp All non snatura le cose, ma le smussa, garantendo uno sviluppo del proprio team più veloce e indolore.
Oltre a queste buone nuove ci sono tante altre chicche: uno strano individuo di rosa vestito vi donerà i Poteri O, con cui potrete temporaneamente potenziare i vostri Pokémon e ottenere bonus vari. Nelle città sono presenti negozi di vestiti per personalizzare, anche se in modo molto limitato, il proprio allenatore. E’ possibile sedersi per ammirare il paesaggio e fare foto in zone turistiche. I repellenti chiedono automaticamente di rinnovarsi una volta finiti. Ci sono Pokémon cavalcabili con cui è possibile attraversare zone dal terreno periglioso o semplicemente girare per le strade con fare baldanzoso, e mezzi di trasporto a pagamento per navigare la città centrale di Kalos, Luminopoli, talmente grande da essere dura da perlustrare anche se armati di pattini.
Tutto questo, ad ogni modo, impallidisce se confrontato con una novità assolutamente galattica per chiunque ami l’elemento più competitivo dei giochi della serie… il Super Allenamento Virtuale.
“Loro hanno un’armata”. “Io ho un Lucario con gli EV maxati”
Prima di cominciare con la descrizione, metterò in tavola giusto qualche base per i meno preparati. All’apparenza, i titoli della serie Pokémon possono sembrare innocenti giochi per chi ama collezionare mostriciattoli virtuali, una fuga dalla realtà piena di battaglie la cui violenza è ridotta al minimo, dove i malvagi sono macchiette, tutto si cura in un’istante a patto di avere un’infermiera nelle vicinanze, e la missione è sempre quella di catturare il Pokémon più figo. In parte è vero, ma sotto a tutto questo c’è uno strato di meccaniche complesse nascosto, ben più elaborato di quanto gran parte dei giocatori si renda conto. Ogni Pokémon, infatti, ha un determinato tipo/elemento, singolo o combinato, che gli dona grossi vantaggi e svantaggi in base all’avversario. Tali elementi si estendono alle mosse, che vanno calcolate anche in base all’essere fisiche o mentali, e tolgono chiaramente molto di più se usate da Pokémon con statistiche che favoriscano un tipo di attacco o l’altro. La base fondamentale è questa, e porta gran parte dei giocatori a scegliere accuratamente ogni mossa da insegnare facendo livellare il Pokémon, per superare le palestre con più facilità. L’elemento ignoto, quello in cui non molti si addentrano, sono gli Effort Values, i valori di sforzo, numeretti nascosti che influenzano pesantemente le statistiche dei Pokémon, decidendo se durante la crescita saranno in grado di divenire poderose bestie offensive, possenti tank per stallare il nemico, o fastidiosi assaltatori dalla velocità supersonica.
Gli EV non si sono mai visti, da sempre sono valori che aumentano al di fuori dalla consapevolezza del giocatore, e per essere potenziati con precisione necessitano eliminazioni ripetute di specifici Pokémon, che una volta sconfitti gonfiano esattamente i valori desiderati. Per ogni 4 EV si guadagna un punto statistica effettivo, e si parla di ben 510 EV da accumulare durante lo sviluppo, non contando poi le nature del mostriciattolo alla nascita, che influiscono a loro volta sull’insieme.
Ecco, da oggi gli EV sono finalmente sotto gli occhi di tutti. Il Super Allenamento Virtuale permetterà a ogni giocatore di vedere esattamente i valori degli EV dei propri Pokémon, e di aumentarli a piacere senza dover cercare infinite battaglie nell’erba seguendo le guide sparse per la rete (o comprare oggetti dedicati come lo Zinco e le Proteine). Volete potenziare al massimo l’attacco della vostra punta di diamante? Vi basterà partecipare a un veloce minigioco, che vi richiederà di lanciare palloni da calcio a riproduzioni di Pokèmon per eliminarli in pochi secondi. Otterrete 4 EV ad ogni vittoria, oltre a sacchi bonus da far prendere a cazzotti dal vostro Pokémon toccando ripetutamente il touch screen, che renderanno il processo di miglioramento ancor più veloce. Prendendo a pugni il sacco neutrale potrete per di più ottenere altri sacchi random, tra cui un sacco per il reset degli EV!
E’ intuibile come questo sia un ritocco mastodontico per la serie, un’ampia apertura di Game Freak verso il competitivo, che permette a qualunque utente di calcolare nel minimo dettaglio lo sviluppo del proprio team. Se siete allenatori esperti da tempo la novità vi faciliterà di molto la vita, mentre se fate parte del gruppo dei casual avrete finalmente modo di valutare le meraviglie del sistema di crescita dei Pokémon senza troppe difficoltà.
Per il sottoscritto, giocatore competitivo da eoni, il Super Allenamento Virtuale si è trasformato in una droga praticamente da subito, e non dubito che molti giocatori perfezionisti potrebbero decidere di posticipare l’avanzamento durante la campagna, così da avere uno o più Pokémon già pronti per il “dopo”.
Non è tutto Goldeen quello che luccica
Esattamente, il “dopo”. Perché pur contando una campagna da oltre 25 ore, innumerevoli cose da fare, e zone da esplorare, Pokémon X/Y, come i suoi predecessori, inizia davvero una volta finito il tutto, quando lo scopo diviene “catturarli tutti” e creare il team perfetto. Il nuovo allenamento facilita di molto la seconda impresa, e a Kalos recuperare gran parte del Pokédex non è difficile, ma questo risulta anche il giusto argomento per iniziare a parlare dei lati negativi della nuova creatura di Game Freak.
Partiamo dal primo male del gioco: il numero dei Pokémon. Complessivamente la sesta generazione è composta da un numero solo discreto di nuove entrate, sicuramente inferiore al passato. A voler difendere la software house, Pokémon X/Y è un lavoro comunque mastodontico, un mondo traslato totalmente in 3D con battaglie rimodellate da zero, modelli tridimensionali che catturano alla grande gli artwork e animazioni dedicate dal grande effetto, quindi si può perdonare qualche Pokémon in meno, ma di certo si nota che sono molti di più i Pokémon di generazioni precedenti che quelli nuovi. La gen dal canto suo non si difende malissimo e, pur non mancando gli obbrobri (un paio di arrivi fanno impallidire Jynx e Nosepass), gli artisti sono tornati agli albori, basandosi su animali e oggetti noti e puntando il più delle volte alla semplicità. Pokémon ispirati a panda, leoni, pipistrelli e spade non saranno originalissimi, ma hanno stile e sembrano meglio congegnati per guadagnarsi il posto in un team serio quest’anno. L’arrivo dei Pokémon folletto (fairy in inglese), rimescola peraltro l’intero metagame, aggiungendo un tipo di Pokémon immune alle mosse drago e avvantaggiato rispetto ai mostri più usati nelle battaglie, ma non potentissimo negli attacchi disponibili.
Kalos, come detto, è ricca di varietà quanto a catture, e non ci metterete molto a riempire buona parte del Pokédex. Tenete solo conto che, se giocate da tempo e avete già catturato di tutto, qui non ci metterete molto ad aggiornare il computer portatile preferito da ogni allenatore.
Altro difetto è il postgame, ovvero quelle attività offerte una volta che il titolo è stato completato. Preciso subito: sono ancora sotto embargo e non posso praticamente rivelare nulla, ma giocando decine e decine di ore ho scoperto molta roba e i contenuti extra per gli amanti della serie non mancano. Non aspettatevi tuttavia qualcosa di paragonabile al doppio continente di Heartgold, o anche solo ai tornei internazionali di Black 2 e White 2.
Ho trovato personalmente ottimo il sistema di scambio Pokémon, intuitivo e facilmente gestibile, e molto carine certe introduzioni per facilitare il riempimento del Pokédex, che eviterò di rivelarvi.
Gli scontri sono gestiti infine alla vecchia maniera, anche se ora la visione dei video battaglia è facilitata, ed è possibile girare dei videoclip di presentazione che vanno dal minaccioso al ridicolo in un edificio della città di Luminopoli.
Chiudo il paragrafo delle “cose non bellissime” con un vecchio difetto immortale e con il sistema di amicizia legato al Poké Io e Te, un’opzione fresca fresca che permette di coccolare il proprio Pokémon, nutrirlo con gustosi Pokébigné e farlo divertire in 3 diversi sottogiochi. Se all’inizio l’idea risulta piacevole, ci si rende presto conto che ora il Poké Io e Te è divenuto l’unico modo (a parte un paio di servizi nelle cittadine) per far aumentare l’affinità di un Pokémon. Non sarebbe importante, se non fosse che alcuni esemplari evolvono in base alla felicità, e che ora il rapporto con l’allenatore influenza la battaglia, portando un Pokémon a resistere ai colpi o a infliggere critici con più frequenza se il livello di amicizia è massimo. Da una parte non sappiamo ancora se i fattori legati all’amicizia si traslino online (ne dubitiamo, ma è una possibilità da non scartare), e dall’altra i minigiochi e l’operazione possono risultare abbastanza tediosi se paragonati al semplice aumento di affetto con le battaglie del passato. Resta un’idea carina, ma forse la si poteva introdurre un po’ meglio. Il difetto immortale invece sono ancora una volta le HM, o MN, o macchine nascoste che dir si voglia. Sono mosse che permettono di esplorare locazioni segrete, navigando per i corsi d’acqua, risalendo cascate o spingendo grossi massi, ma una volta apprese da un Pokémon si possono sostituire solo tramite un cancellatore di mosse, e risultano spesso molto meno efficaci di altre scelte. Basterebbe inserire una categoria passiva di mosse esplorative separate da quelle da battaglia, e dare l’opzione al giocatore di inserirle lì. Eviterebbe in un colpo solo il tedio di avere Pokémon con mosse temporaneamente bloccate e obbligate, ma a Game Freak paiono non volerne sapere.
Ah, già. Le Megaevoluzioni. Non perdeteci troppo la testa, potrebbero sembrare grandissime novità, ma in realtà si tratta di una forma di fanservice. Una volta ottenuta una Megapietra dedicata, uno dei vostri Pokèmon potrà attivare la sua Megaevoluzione in battaglia al momento della scelta della mossa. L’evoluzione ha sempre la priorità, quindi se il Pokémon riesce a entrare qualunque effetto passivo è confermato da subito. Una volta attivata, però, non permette ad altri Pokémon nel team di usarla, pertanto è necessario scegliere accuratamente a chi rendere disponibile la trasformazione, e tenere a mente che richiede al Pokémon di tenere in mano una pietra specifica, eliminando qualunque oggetto extra donabile.
Da un punto di vista matematico, si tratta di una sorta di ribilanciamento dei poveri, un modo come un altro per far tornare attuali Pokémon poco usati nel competitivo, o rendere dei preferiti ancora più forti, al punto da meritare un posto tra gli Uber. Il bilanciamento delle opere Gamefreak lo ha sempre deciso la community, selezionando accuratamente quali Pokémon bannare e inserire nelle varie categorie di potenza in base ai dati delle battaglie, dunque le Megaevoluzioni non ribaltano più di tanto la struttura fondamentale degli scontri tra giocatori. Certo, ci sarà un bel lavoro da fare per valutare tutto quanto, ma comunque l’idea di poter finalmente vedere un Charizard pompato in una squadra avanzata o un Absol con un senso mi stuzzica non poco, e sono sicuro di non essere l’unico.
Vive la Kalos
In tutto questo turbinio di informazioni mi sono quasi scordato di descrivere due elementi piuttosto importanti: il valore tecnico/artistico del gioco e la trama. Partiamo dalla storia. Chiaramente l’atmosfera è sempre quella bambinesca e adatta a tutti a cui siamo abituati, ma gli sceneggiatori hanno tentato comunque di elaborare un po’ la narrativa seguendo la strada di Black & White, quella dell’antagonista con motivazioni sensate. Nulla che possa incollarvi allo schermo, eppure fa piacere vedere la serie fare passi avanti anche qui.
Tecnicamente invece, passi da gigante. La grafica non è il massimo che il 3DS possa raggiungere, ma quasi, con ambientazioni tridimensionali semplici quanto ispirate, uno stile anime favorito da un cel shading dal tratto leggero, la visuale che muta in base alla zona per favorire l’esplorazione di certi luoghi, e Pokémon riportati a meraviglia, ognuno con animazioni dedicate per gli attacchi fisici e speciali. Il lavoro fatto è sopraffino, nonostante qualche piccolissimo singhiozzo nel frame rate durante le battaglie contro i gruppi. Già, perché nell’erba vi capiterà anche di trovare masse di Pokémon di livello inferiore al vostro, con una maggiore possibilità di cattura ma la necessità di usare mosse ad area per cavarsela in fretta. Nessun problema invece per le nuove lotte aeree, che sono semplicemente scontri in cielo dove solo i Pokémon dotati di ali o levitazione possono sfidarsi.
Notevolissimo il design delle palestre di Kalos, che dimostrano grande originalità e creatività da parte della casa di sviluppo, e molto belle certe ambientazioni, ispirate alla lontana a quelle della Francia ma senza dubbio alcuno dotate di una personalità propria.
Meno impeccabile il sonoro, perché i versi dei Pokemon sono ancora di qualità scarsa, e serve l’orecchiabilissima soundtrack a innalzare il comparto intero.
Come longevità, si sfiora l’infinito se siete amanti delle battaglie e della competizione. La campagna, lo ripeto, potrebbe comunque occuparvi per almeno 30 ore, senza contare che i contenuti in toto possono facilmente durare almeno per una cinquantina.
– Una droga
– Finalmente un Pokémon game tutto in 3D
– La sesta gen è piuttosto ispirata e ricca di ottimi Pokémon
– Gameplay velocizzato e grinding meno irritante
– Il Super Allenamento Virtuale è un’introduzione importantissima
– Una droga
– Il Poké Io e Te é necessario, e può annoiare
– Alcuni difetti immortali permangono
– I Pokémon “nuovi” non sono moltissimi
– Postgame inferiore a quello di altri grandi titoli della serie
Pokèmon X/Y è, indubbiamente, l’evoluzione della specie. L’ultima opera di Game Freak inserisce in una delle strutture più solide mai create su console portatile una serie di novità importantissime per smaltire il tedio di meccaniche ormai arretrate e introdurre i giocatori agli elementi più complessi della saga. Di difetti, purtroppo, ancora ce ne sono, ma risulteranno roba da poco per chi il marchio l’ha sempre amato, e sono oscurati parzialmente dall’importanza del Super Allenamento Virtuale e da un gameplay notevolmente velocizzato. L’unico reale problema di questo capitolo sta nel numero non eccezionale di mostriciattoli della sesta generazione, che potrebbe infastidire chi pone il Pokédex sopra a tutto nelle sue avventure virtuali. Personalmente, mi sento di passare sopra anche a questa mancanza, perché era da anni che non mi divertivo così tanto con un Pokémon game, e per la prima volta sembra davvero che Game Freak sia sulla buona strada per un’evoluzione totale. Chissà, magari addirittura un passaggio sulle console “grosse”. Inutile rimuginarci troppo, e poi ho perso fin troppo tempo. Ho un team sandstorm da allenare io, tanti saluti.