Recensione

Please, Don’t Touch Anything

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a cura di Francesco Ursino

Il gioco di cui ci accingiamo a parlare è assai minimalista: quello che si presenta davanti al giocatori di Please, Don’t Touch Anything, infatti, è una sola schermata contenente una macchina composta da quello che pare il display di un vecchio Gameboy e un unico, misterioso bottone rosso. Cosa mai può essere uscito fuori da un concept del genere? Continuate a leggere.

Non premere il pulsante non premere il pulsante non premere il pulsante…L’incipit del titolo in oggetto, sviluppato da Four Quarters, ha un paio di elementi che ricordano nientemeno che The Stanley Parable. Tutto quello che dovremo fare, infatti, sarà fare un favore a un collega che deve assentarsi qualche minuto per andare in bagno. Prima di lasciarci, questo ci ammonisce di non toccare in alcun modo la macchina che abbiamo davanti, costituita appunto da un display raffigurante una città e un solo pulsante rosso. Insomma, un po’ come il narratore del gioco sviluppato da Galactic Cafè diceva a noi poveri Stanley di non scegliere la porta a destra (pur lasciandoci la possibilità di farlo), anche in questo caso verremo messi difronte a una scelta che, difatti, scelta non è, considerato che il gioco vero e proprio inizia esattamente nel momento in cui si preme il pulsante rosso di cui sopra. Una volta schiacciato l’enigmatico bottone, infatti, la macchina misteriosa inizierà a riempire lo schermo di tastierini numerici, levette, altri piccoli display, per non parlare di cacciaviti e martelli. Insomma, il tutto si risolve in una serie di rompicapo spesso basati sul corretto inserimento di sequenze di numeri.E una volta inserita la giusta combinazione, allora, che succede? L’altra analogia con The Stanley Parable risiede proprio nel numero e nella funzione dei finali di gioco. Le piccole sedici luci che appariranno in basso a sinistra della macchina, infatti, segneranno quali e quanti finali il giocatore ha raggiunto. Una volta ottenuto un dato finale, tutto quello che si potrà fare sarà tirare la leva con su scritto “RESTART” e, similmente a quanto fatto in precedenza, ricominciare a risolvere rompicapo. I finali, dal canto loro, consisteranno in differenti scenette che prenderanno forma sul display che abbiamo difronte; questi momenti, che non mancano di un certo umorismo, rappresenteranno l’unico premio che il titolo mette a disposizione del giocatore, e non dureranno più di qualche secondo. Per forza di cose non sembra giusto dilungarci e spoilerare l’unico elemento di gioco che difatti rappresenta lo scopo stesso del titolo, e per questo scegliamo di glissare sulla natura di questi epiloghi. Quello che ci interessa sottolineare, però, è che se si avrà la pazienza di ottenere un paio di finali, probabilmente, si vorrà procedere fino alla fine superando sfide logiche di difficoltà sempre crescente, un po’ per vedere cosa si sono inventati gli sviluppatori, e un po’ per avere la soddisfazione di essere venuti a capo degli enigmi.

E’ più importante il viaggio o l’arrivo?Le ultime parole del paragrafo precedente ci danno un ottimo spunto per parlare del peculiare gameplay del gioco. In effetti, ammesso che risolvere rompicapo, avere accesso a un finale di qualche secondo, e ricominciare tutto dall’inizio rappresenti un’attività gradita al giocatore, sembra giusto indagare su quale sia il vero scopo di tutta la faccenda. E’ evidente come Please, Don’t Touch Anything rappresenti una sfida con sé stessi, e in questo senso il fatto che il gioco ci “risarcisca” con vari finali (peraltro privi di una qualsiasi correlazione di causa/effetto con le operazioni da noi effettuate) sembra assumere un ruolo secondario. Il giocatore di Please, Don’t Touch Anything, in altre parole, potrebbe completare il titolo quasi per inerzia, per capire fin dove possono arrivare la sua arguzia e il suo intuito. Tutto questa impostazione non è un male di per sé, ma in qualche modo finisce per svilire l’intero impianto di gioco, rendendo il titolo difatti una sorta di esercizio di stile, una serie di enigmi a volte privi di un particolare interesse.Considerazioni stilistiche a parte, è possibile dire che a livello pratico il gioco si compone in qualche modo di macro e micro enigmi, nel quale la risoluzione dei primi si pone come condizione necessaria al raggiungimento dei secondi. La prima grande sfida, ad esempio, è riuscire a capire come non far saltare in aria tutto, e la seconda è venire in possesso del codice che sblocca le funzioni avanzate della macchina. Questo particolare codice, peraltro, rappresenta probabilmente l’elemento più importante del gameplay del titolo, visto che verrà ripetuto più e più volte nel corso del gioco. Alcune determinate procedure, in effetti, dovranno essere effettuate in più situazioni anche se si cerca di arrivare a un differente finale, e tutto ciò aumenta il livello di difficoltà generale. Il titolo, evidentemente, invita a sperimentare, anche perché una volta premuto il pulsante rosso non ci verrà data alcuna indicazione su cosa bisogna veramente fare, e starà dunque alle capacità del giocatore capire in quali e quanti modi utilizzare la macchina.Alcune soluzioni agli enigmi proposti, per la verità, in qualche modo saranno sempre sotto i nostri occhi fin dall’inizio, e la bravura del giocatore sarà proprio quella di interpretare questi segnali in modo proficuo. Il più delle volte, però, il tutto si risolverà in un trial and error dove il fallimento è sempre dietro l’angolo, considerato nuovamente che il gioco in alcune occasioni non darà molti appigli ai quali aggrapparsi per risolvere i vari enigmi. Il discorso, in questo senso, sembra essere quello tipico di molti titoli di questo tipo: la frustrazione potrebbe scoraggiare i meno pazienti, e al contrario esaltare chi cerca una sfida da risolvere con la propria intelligenza, completabile peraltro in un tempo abbastanza breve, e tutto sommato non superiore alle due ore.

”Ci deve essere un coso da qualche parte che ti dice come far funzionare questa roba”Vale la pena chiedersi se lo sforzo costituito dal risolvere gli enigmi sia compensato quindi da una gratificazione di un certo valore. La risposta, ripetiamo, sembra risiedere più nella soddisfazione personale di aver risolto i vari puzzle, che nel raggiungimento di finali che non riescono ad incidere più di tanto. Il carattere dei vari epiloghi è peraltro spesso umoristico, amaro, un po’ nonsense, ma anche qui la sensazione è quella di essere davanti a un qualcosa di abbastanza sterile, in qualche modo divertente ma che non lascia mai una sensazione di piena gratificazione (se non forse il per finale numero sedici, ottenibile dopo aver risolto tutte le altre sfide).Dal punto di vista tecnico, gli spunti di discussione sono pochi o nulli: il titolo offre una rappresentazione grafica alla Papers, Please, tanto per intenderci, e la scelta si è dimostrata tutto sommato giusta e ben adeguata. Da sottolineare, per quanto riguarda il comparto audio e la localizzazione, la presenza di vari brevi accompagnamenti in stile 8-bit per i diversi finali di gioco, e la traduzione in italiano pressoché totale delle poche linee di testo disponibili.

HARDWARE

OS: Microsoft Windows XP / Vista / 7 / 8 Processore: qualsiasi processore da 1.0GHz o superioreMemoria RAM: 512 MBScheda grafica: qualsiasi scheda con almeno 128 MB di memoria dedicata Spazio su HDD: 194 MB

– Un incipit interessante e tanti enigmi

– Una peculiare sfida con sé stessi

– I vari finali non costituiscono una gratificazione adeguata

– Adatto solo ed esclusivamente agli amanti degli enigmi

6.0

La domanda che sembra essere più pressante nel decidere se acquistare o no Please, Don’t Touch Anything potrebbe essere: “sono disposto a lambiccarmi il cervello per ottenere sedici finali costituiti sostanzialmente da scenette lunghe un paio di secondi?” Se a questa domanda rispondete “si”, e soprattutto se siete dei giocatori che amano il ragionare sugli enigmi senza ottenere una ricompensa consistente, allora potreste considerare l’acquisto del gioco Four Quarters. Per tutti gli altri, il titolo in questione potrebbe apparire, probabilmente non a torto, uno sterile concentrato di enigmi con qualche venatura ironica.

Insomma, decidere se premere o no il pulsante rosso posto al centro della schermata di gioco è una questione abbastanza complicata, particolarmente consigliata solo a coloro i quali sono pronti a spremersi per bene le meningi per un paio d’ore.

Voto Recensione di Please, Don’t Touch Anything - Recensione


6

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