Recensione

Pikmin

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a cura di Yoshi

La nuova creazione di Shigeru MiyamotoLa mente che da anni partorisce i titoli più geniali dell’universo Nintendo ha deciso di stupirci ancora una volta: non pago di averci spiazzato al momento del lancio di Gamecube, proponendo un titolo dedicato non a Mario ma a Luigi, il più importante game designer giapponese si ripresenta in prima persona sull’ultima console made in Nintendo con una novità assoluta, una nuova franchise che, nelle intenzioni del suo creatore, darà vita a una lunga serie di titoli, così come in passato hanno fatto le saghe di Mario, Zelda e F-Zero.La prima presentazione al pubblico di Pikmin risale alla conferenza stampa tenuta per l’apertura dei lavori dell’E3 2001: in quella sede Miyamoto affermò l’intenzione di introdurre qualcosa di nuovo e unico nel panorama della produzione Nintendo, qualcosa che potesse non solo rappresentare un titolo di riferimento, ma anche plasmare un nuovo genere di videogioco basato su un mix di avventura, strategia e rompicapo. All’uscita del primo episodio della saga dei Pikmin (è già previsto un seguito in arrivo il prossimo anno), possiamo affermare che, seppur con qualche importante influenza da parte di titoli cardine nella storia dei videogiochi, lo scopo sia stato raggiunto: Pikmin porta una ventata di aria fresca in un ambiente che negli ultimi tempi è forse sovrappopolato da seguiti o rifacimenti e titoli di sicuro appeal ma scarsa originalità.

…mi ritrovai in una selva oscuraLa trama su cui è basata l’avventura di Pikmin non è per nulla originale: il giocatore veste i panni dello sfortunato extraterrestre Olimar la cui astronave subisce un violento impatto contro un asteroide e precipita in avaria su di un pianeta sconosciuto. A causa dell’impatto il mezzo di trasporto di Olimar perde 30 essenziali componenti che si disperdono sulla superficie circostante il luogo dello schianto. Le cattive notizie non finiscono qui: il piccolo e sventurato protagonista si rende subito conto che l’atmosfera del pianeta che lo ospita è ricca di ossigeno, elemento a lui letale, e che le riserve di sopravvivenza di cui dispone sono sufficienti per soli 30 giorni. L’unica via di salvezza consiste nel recuperare i 30 componenti dell’astronave entro un mese e poter quindi ripartire per il proprio pianeta natale prima che i mezzi di sostentamento terminino. Come lo stesso Miyamoto ha dichiarato, l’universo che fa da sfondo alle avventure dei Pikmin è ispirato al microscopico ecosistema di un giardino, ed è in effetti questa l’impressione che si riceve dal primo sopraluogo una volta lasciata la carcassa dell’astronave, con il piccolo particolare che le dimensioni del nostro eroe non raggiungono quelle di un filo d’erba! L’impresa appare quindi ancor più disperata: come riuscire a ricostruire il proprio mezzo di trasporto e a sopravvivere alle insidie del pianeta quando sembra di vivere le situazioni del classico film Disney “Tesoro mi si sono ristretti i ragazzi”? Un aiuto giunge inaspettato proprio da una strana forma di vita presente sul pianeta: Olimar fa presto la conoscenza dei Pikmin, buffe creature con caratteristiche ibride tra il mondo vegetale e quello animale che devono essere colte da terra alla stregua di carote (proprio ispirandosi a una marca di carote il protagonista battezza gli omuncoli).I Pikmin si rivelano subito docili e affettuose, obbediscono agli ordini che Olimar impartisce e sono in grado di portare a termine i compiti più vari, soprattutto se coalizzati in gruppi. Ecco quindi trovati dei preziosi alleati per il recupero dei componenti dell’astronave e per l’esplorazione del pianeta; che esista ancora una piccola speranza di salvezza?

Pikmin, lanciatemi i componenti!Il primo impatto con la meccanica di gioco di Pikmin può indubbiamente ricordare il classico Lemmings: il giocatore deve guidare delle truppe composte da creature che si dividono in diverse sottospecie, ognuna specializzata in particolari compiti. Esistono Pikmin rossi, (i più combattivi e adatti al lavoro di gruppo, e resistenti al fuoco), gialli (leggeri e agili e in grado di maneggiare pietre esplosive) e blu (provetti nuotatori per le locazioni acquatiche). All’inizio disponiamo di un solo Pikmin, generato da una strana struttura che Olimar trova nei pressi dell’astronave e a cui dà il nome di Cipolla (!). Per ottenere ulteriori Pikmin è necessario utilizzare quelli già disponibili per raccogliere delle strane “pastiglie” che crescono come fiori o si trovano sul terreno e portarle alla Cipolla. Quest’ultima, fungendo da incubatrice, produrrà altri germogli da cui ricavare nuovi alleati. Su ciascuna pastiglia è presente una cifra che indica il numero di Pikmin necessari al suo trasporto; inoltre, più alto è il peso dell’elemento più creature la Cipolla sarà in grado di generare.Una volta costruito il proprio esercito, è possibile utilizzare i Pikmin per trasportare i componenti dell’astronave che troveremo sul pianeta, per combattere contro le creature ostili che incontreremo, per abbattere barriere che inibiscono il passaggio o costruire altre vie di comunicazione (come ponti).La forza di Pikmin non risiede tanto nella realizzazione tecnica (peraltro eccellente) del gioco o nella sua struttura, bensì nell’atmosfera che il titolo riesce a creare: la magia di Miyamoto si insinua nel giocatore in modo lento ma inesorabile; il rapporto con i Pikmin, e più in generale con l’ecosistema del pianeta, diviene sempre più profondo fino a portare alla totale empatia con il microcosmo simulato. Esemplare a tal proposito è il primo scontro con la fauna del pianeta: la perdita dei primi Pikmin divorati dalle creature ostili in cui ci si imbatte, senza poter fare alcunché per salvarli, strappa un velo di rabbia mista a tristezza come solo i grandi giochi sanno fare. Quando però si riesce a sconfiggere il primo “avversario” (utilizzando una truppa più numerosa o con l’ausilio di rocce esplosive) e ci si rende conto che dalla sua carcassa può essere ricavata nuova energia vitale in grado di generale nuovi Pikmin, si comprende come non esistano creature buone o cattive, ma solo esseri che seguono il proprio istinto secondo il posto che occupano nel sistema biologico del pianeta.

ControlliCome in tutti i giochi sviluppati internamente da Nintendo, il pad del Gamecube si adatta perfettamente al controllo di Olimar e dei Pikmin. All’inizio dell’avventura siamo catapultati nel mondo inesplorato senza alcuna indicazione circa l’utilizzo dei tasti e degli stick, ma col procedere dell’esplorazione veniamo progressivamente iniziati ai controlli.Lo stick principale comanda ovviamente il piccolo Olimar e ne guida gli spostamenti. La sezione dorsale (comprendente i pulsanti L, R e Z) è invece adibita al controllo delle inquadrature e consente di modificare il livello di zoom, l’angolazione e l’elevazione della telecamera; un corretto utilizzo di questi comandi diventa ben presto essenziale per un’efficiente esplorazione degli stage. Il tasto di azione principale (A) corrisponde alle azioni manuali di Olimar ed è quindi necessario per cogliere i Pikmin che ancora si trovino nello stato di germogli, per afferrarli e lanciarli o per contribuire fisicamente agli scontri con i nemici. La pressione del pulsante B convoca i Pikmin nelle vicinanze indicando loro di seguirci mentre il tasto Y ha l’effetto opposto, mettendo le creature in stato di riposo nel caso non si voglia essere sguiti. Il gruppo C sposta la truppa consentendo di dirigerla verso un particolare obbiettivo.Per informazioni sul nostro esercito di Pikmin o una rapita consultazione della mappa è infine sempre disponibile il computer della nostra tuta spaziale, attivabile tramite pressione del pulsante X.

Grafica e SonoroGraficamente parlando, le texture rappresentano il punto di forza principale del gioco ma ne costituiscono anche un difetto: gli sfondi di spiccata ambientazione naturalista sono esaltati dal fotorealismo delle trame che ricoprono le strutture poligonali e contribuiscono a ricreare in modo sublime la vegetazione di un giardino. Per contro, se si osservano alcuni particolari con il livello massimo di zoom, le texture appaiono sgranate e poco definite; un difetto che poteva essere evitato e che forse è conseguenza dei tempi ristretti per la pubblicazione puntuale del titolo. Niente da dire per quanto riguarda le animazioni: oltre a una straordinaria resa delle azioni dei piccoli Pikmin, il gioco eccelle nella riproduzione dei movimenti di foglie e fiori, che si flettono gentilmente al nostro passaggio o sotto il peso delle creature. Il trascorrere del tempo dall’alba al tramonto è scandito da ottimi effetti di illuminazione, mentre pozze e stagni dimostrano ancora una volta come Gamecube sia nettamente la console in grado di riprodurre con maggiore fedeltà l’elemento liquido.Anche il commento sonoro si attesta su ottimi livelli: le musiche sono, nel tipico stile Nintendo, completamente interattive e sottolineano, nel loro stile classico, gli eventi che si susseguono nel gioco. I Pikmin non sono si esprimono a parole ma con dei suoni che ricordano in alcune situazioni quelli dei più famosi Pokemon: commenti inarticolati ma ottimi per sottolineare lo stato d’animo o le difficoltà delle piccole creature.

LongevitàCome già accennato, Olimar ha a disposizione solo 30 giorni per recuperare altrettanti componenti della sua astronave. A ogni giorno corrisponde un periodo di gioco di circa 20 minuti e quindi, calcolatrice alla mano, l’avventura va portata a termine in una dozzina di ore (considerando anche le scene d’intermezzo). L’elemento temporale, gestito in maniera simile a come era stato fatto in Legend of Zelda, The: Majora’s Mask, incombe sullo svolgimento del gioco e non garantisce la portata a termine della missione: se da un lato questo aspetto può essere frustrante (rendersi conto di non riuscire a recuperare tutti i 30 pezzi in tempo utile solo quando si giunge al trentesimo giorno di gioco non è esattamente piacevole), d’altro canto rende il gioco ampiamente rigiocabile, aumentandone la longevità. È poi presente anche un Challenge Mode disponibile in caso di successo per chi desideri prolungare la sua esperienza con Pikmin.

Divertente

Emozionante

Non per tutti

Texture a volte poco definite

9

Pikmin dimostra, ancora una volta, cosa realmente si celi dietro allo spesso abusato concetto di Nintendo Difference: un gioco non per tutti ma in grado di regalare ore di emozioni a chi se lo lascia scorrere sotto la pelle.

Un sistema di controllo impeccabile, ambientazioni e commento sonoro evocativi fanno di questo titolo una gioia per gli occhi e per l’anima. La gestione del tempo rende Pikmin un prodotto difficile da giudicare dal punto di vista della longevità, che peraltro io reputo perfetta.

L’ennesima perla Nintendo per chi dai videogiochi pretende qualcosa di più che personaggi cool o filmati interattivi senza badare alle cose che più dovrebbero contare: divertimento ed emozioni.

Voto Recensione di Pikmin - Recensione


9

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