Phantaruk
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a cura di Francesco Ursino
Torniamo ad occuparci di Phantaruk: dopo l’anteprima di non più di qualche settimana fa, infatti, è tempo ora di fare il punto su quei giudizi che, per forza di cose, non avevamo potuto esprimere in maniera definitiva in sede di preview. Dopo aver portato a termine l’avventura, dunque, siamo ora in grado di pronunciare la nostra opinione finale sul surival horror in prima persona in questione, sviluppato da Polyslash.
Una purezza ingannevoleNon si può certo dire che il protagonista di Phantaruk sia un personaggio fortunato. Egli, infatti, all’inizio del gioco si ritrova a bordo della Purity-02: un nome, questo, che come vedremo tra poco ha un che di ironico. La stazione spaziale su cui prende piede la vicenda appare subito deserta, lugubre e in evidente stato di abbandono; la struttura è di proprietà della H+ Corporation, multinazionale all’apparenza dal volto umano che, dietro a nobili intenti, potrebbe nascondere obiettivi un po’ più ambigui ed eticamente discutibili. Come se non bastasse, il personaggio che siamo chiamati a controllare è stato infettato da una misteriosa tossina che, periodicamente, necessita di un antidoto per essere messa a bada. Saremo costretti, dunque, a girovagare per la disastrata stazione spaziale in cerca delle preziose siringhe che terranno sotto controllo il nemico all’interno del nostro corpo ma, ovviamente, la Purity-02 non sarà popolata solo da noi.
Aiuto, il mostro!Le dinamiche di Phantaruk sono quelle di un survival horror in prima persona molto classico, quasi basilare nei suoi aspetti fondamentali, che presenta però uno spunto di originalità. L’elemento che movimenta il tutto, ovvero l’esigenza di dover girovagare per gli ambienti in cerca di antidoti da iniettare periodicamente, in effetti spinge il giocatore ad agire in maniera più impulsiva; va detto, infatti, che nel momento in cui il nostro personaggio necessiterà di una nuova iniezione, lo schermo di gioco verrà occupato da artefatti di colore giallo, che diventeranno sempre più intensi fino a impedirci quasi la visuale. La ricerca di siringhe, però, non risulta molto ardua, un po’ perché il livello di difficoltà complessivo vira verso il basso, ma anche perché tutti gli oggetti con cui si potrà interagire saranno evidenziati anche al buio, e visibili da una certa distanza; in questo modo, difatti, è possibile entrare in una stanza tetra e, senza l’ausilio della torcia che altrimenti tradirebbe la nostra posizione, cercare gli oggetti di nostro interesse. La dinamica di ricerca appena descritta non riguarda solo la raccolta di siringhe, ma anche quella di chiavi, tessere magnetiche o altri oggetti che serviranno ad avanzare nel gioco. Tali elementi si rivelano centrali nello sviluppo dei livelli di Phantaruk, che in sostanza richiederà al giocatore di scappare dalla Purity-02 raggiungendo, di volta in volta, varie stanze di trattamento medico; queste rappresentano, dunque, l’inizio e la fine dei livelli da affrontare.
Qualcosa non tornaDal punto di vista grafico, il gioco mostra una realizzazione tridimensionale basata sull’engine Unity solo modesta. Ha sufficientemente impressionato il level design della stazione spaziale, che qualche volta ci ha messo in difficoltà – complice l’oscurità di alcuni ambienti; non particolarmente appassionante, invece, la qualità delle texture dei nemici e dei modelli poligonali della navicella. Sembra siano stati risolti, invece, i problemi che avevamo riscontrato durante la preview, in special modo quelli riguardanti il calo di framerate in alcuni episodi specifici. Va meglio con il comparto audio: il brontolio bestiale dei nemici dà la giusta scossa di adrenalina, così come l’accompagnamento sonoro che ci avvertirà immediatamente non appena un nemico particolarmente pericoloso è nelle nostre vicinanze. Positivo anche il doppiaggio delle poche linee narrative, recitate in inglese. Non ci ha convinto minimamente, invece, il rumore scaturito dai colpi inflitti dai nostri nemici, troppo “plasticoso” e di volume basso; un particolare, questo, che restituisce nuovamente la sensazione di avere a che fare con gioco un po’ privo di mordente.
HARDWARE
Requisiti minimi: Sistema operativo: Windows XP, VISTA, 7 SP1+, 8, 10 Processore: CPU: SSE2 instruction set support Memoria: 2 GB di RAM Scheda video: Graphics card with DX9 (shader model 3.0) capabilities DirectX: Versione 9.0 Memoria: 8 GB di spazio disponibileRequisiti consigliati:Sistema operativo: Windows XP, VISTA, 7 SP1+, 8, 10 Processore: CPU: SSE2 instruction set support Memoria: 4 GB di RAM Scheda video: Graphics card with DX9 (shader model 3.0) capabilities DirectX: Versione 9.0 Memoria: 8 GB di spazio disponibile
– L’obbligo di iniezione degli antidoti forza in teoria il giocatore a tattiche più impulsive
– Comparto audio positivo in molti suoi aspetti
– Gameplay basilare e privo di particolare tensione
– Livello di difficoltà non proprio elevato
– Longevità bassa
5.5
L’esperienza di Phantaruk non è propriamente insufficiente, anche se è impossibile negare la sensazione di avere davanti contenuti privi di quella originalità che, in effetti, pure sarebbe stata possibile. È evidente che non si tratta di una produzione con un grande budget, e che ha tentato di seguire gli ampi sentieri già tracciati nel genere da esponenti illustri. Tutto ciò non è assolutamente un male, e in effetti l’esperienza di gioco che ne consegue è quasi sufficiente, seppur priva di evidenti momenti di tensione; certo è, poi, che la difficoltà medio bassa del livello di gioco si affianca a scelte un po’ controverse sia sul versante tecnico che su quello del gameplay. Il gioco Polyslash, dunque, fa registrare valori complessivi non elevatissimi, e una longevità relegata a poche ore. In ogni caso, gli amanti dei survival horror in cui bisogna recitare la parte della preda ambita da nemici mostruosi potrebbero farci un pensierino.
Voto Recensione di Phantaruk - Recensione
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