Purtroppo lo si sa; lo si vede su internet, in TV, sulla carta stampata, nei cartelloni pubblicitari, ovunque! É un dato di fatto: se in un prodotto inserisci corpi femminili con le curve ben in mostra sei sicuro che catturerai l’interesse di una buona fetta di pubblico. I videogiochi non fanno eccezione. Insomma a tutti piace vedere un po’ di carne poligonale sobbalzare al giusto ritmo, e di Soul Calibur, Dead or Alive o Bayonetta in fondo non si è mai lamentato nessuno, ma questa volta si sta veramente raschiando il fondo del barile. Onechanbara Z2: Chaos è una serie iniziata su PS2 ed è riuscita a suon di poppe e deretani ad arrivare fino all’odierna generazione di console. Riusciranno da sole le curve delle protagoniste a salvare capra e cavoli? No, la risposta è no.
Sexy Vampire
In questa nuova incarnazione del brand Aya e Saki, le due protagoniste storiche appartenenti al clan Vampiric, decidono di fare comunella con le loro rispettive nemesi: Kagura e Saaya, che militano invece nel clan Baneful. Dopo una breve scaramuccia iniziale infatti, le quattro pulzelle mettono da parte le divergenze e decidono di fare fronte comune contro la cattivona di turno, nella fattispecie (guarda caso) una megamilfona dal davanzale provvisto di un proprio campo gravitazionale. Senza inoltrarci troppo nella trama, che risulta essere completamente accessoria e poco approfondita, il tutto si traduce in un action ignorante che ci porta a falciare orde su orde di nemici con un’IA da far invidia al peggior musou in circolazione.
Prima di inoltrarmi nella descrizione delle meccaniche di gameplay però una cosa devo dirvela subito: se comprate questo gioco, prima di tutto andate nel menu e sistemate le impostazioni della telecamera. Di default infatti la visuale è talmente ravvicinata che la sensazione è esattamente quella che si prova quando qualcuno vi passa davanti al televisore mentre state giocando. OK, in questo caso è un “bel” vedere (o anche no, visto il comparto tecnico) ma se sperate di raccapezzarvi nel macello che si verrà a scatenare non appena si comincia a menare le mani avete sbagliato a capire. Ad ogni modo, anche dopo aver impostato l’inquadratura il più distante possibile, la telecamera resta problematica, causandovi momenti di totale confusione e costringendovi ad invocare poco garbatamente varie divinità.
Bene, precisato questo particolare veniamo al gioco. Inizio col dire che durante l’avventura è possibile cambiare personaggio alla pressione di un tasto senza soluzione di continuità, si può quindi iniziare una combo con una ragazza e continuare ad inanellare colpi con un’altra. Se questa opportunità viene sfruttata con il giusto tempismo inoltre è possibile dar vita ad un ingresso in scena con mossa speciale dagli effetti piuttosto distruttivi. Ognuna delle protagoniste possiede due armi, anch’esse selezionabili a piacere senza interrompere l’azione. I nostri strumenti di morte inoltre si sporcano di sangue man mano che li si utilizza perdendo in potenza e velocità di attacco, ma per fortuna è possibile ripulirli al volo alla pressione del tasto L1, ripristinando la loro funzionalità. Mentre si menano botte a destra e a manca una barretta dedicata si riempirà dandoci modo, una volta carica, di trasformare la ragazza in una versione demoniaca (incredibilmente ancor più ignuda dell’originale) il cui potenziale offensivo è inversamente proporzionale alle zone coperte del suo corpo. Ultima meccanica distintiva del gameplay risiede nella possibilità di richiamare una o più delle giovani guerriere contemporaneamente sul campo di battaglia, generando un caos fuori da ogni logica e facendo schizzare alle stelle l’indice di sballonzolamento generale.
Svolti la curva e poi il nulla
Non che se ne sia parlato troppo bene finora, ma l’elenco dei difetti di questo titolo è appena all’inizio. Esaminando il versante tecnico il disastro è palese. Se i modelli delle protagoniste infatti possono risultare quantomeno decenti (anche se per una produzione che punta tutto su davanzali e deretani si poteva fare meglio) nemici e ambientazioni non si salvano. I primi sono bruttini e poco ispirati, ma soprattutto sono stupidi, talmente stupidi che spesso si dimenticano di attaccarci (non scherzo!) e per completare la zona bisognerà farsi un giretto, trovare il timidone e porre fine alla sua esistenza da pacifista incompreso. Le ambientazioni invece sostituiscono alla stupidità la piattezza, ma restano comunque molto brutte. Sono scarne, realizzate con la metà dei poligoni necessari per dare forma a un singolo seno di una qualsiasi delle protagoniste e non presentano zone segrete. Non che ci sia molto da esplorare, eppure qualche zona nascosta o easter egg avrebbe aiutato a rendere il level design meno disastroso. Dopo aver attraversato livelli di pessima fattura e sterminato orde di mostri con un QI di parecchio inferiore a quello di una soubrette media, si arriva finalmente al boss. Questi sono presenti in discreto numero e la maggior parte delle volte enormi, ma hanno pattern di attacco scialbi e ripetitivi. Dopo averli mazzuolati per bene è possibile finirli attraverso dei QTE, ma badate bene: non premendo i i cari vecchi pulsanti analogici, bensì strisciando il dito sul touch pad. Questa innovativa meccanica lascia l’ambigua sensazione di stare giocando a qualche terribile picchiaduro per smartphone, una cosa davvero brutta per un gioco su console casalinga!
Dopo aver terminato ogni livello, come in ogni stylish action che si rispetti, ci viene dato modo di spendere gli orb accumulati uccidendo i cattivi. Attraverso essi è possibile acquistare nuove combo, armi, oggetti consumabili e degli anelli che garantiscono bonus passivi. Oltre alla modalità storia, tutto sommato breve, è presente un pacchetto di missioni equivalente alle sfide del buon DMC, in cui siamo chiamati a portare la distruzione tra i nemici usando tecniche specifiche.
Dopo tutto il letame spalato voglio concludere con una nota positiva: il sistema di personalizzazione delle ragazze. Svolgendo le missioni infatti si sbloccano vari accessori con cui è possibile modificare l’estetica delle protagoniste. Se da piccoli vi piaceva giocare con le Barbie qui avrete di che sbizzarrirvi, senza paura che vostra cugina entri improvvisamente in camera chiedendo cosa state facendo alla sua bambola preferita. Chiaramente la quasi totalità degli ornamenti è pensata per rendere ancor più maliziosa l’esperienza di gioco e più biotte le fanciulle, facendoci sentire dei veri maniaci sessuali borderline. In effetti questa feature non è granché, ma diavolo, è proprio su sta robaccia che si basa Onechanbara Z2: Chaos!
– Buon numero di armi
– Sistema di personalizzazione personaggi corposo
– Telecamera da denuncia
– Ambientazioni scarne
– IA nemica non pervenuta
– A tratti annoia
Spiace dirlo, ma questo gioco oltre alle curve poligonali delle protagoniste ha ben poco da offrire. Una realizzazione tecnica mediocre e un gameplay poco coinvolgente sono solo la punta dell’iceberg. Mi rattrista molto vedere che questo genere di produzioni riesce a tirare avanti facendo leva su uno dei più beceri istinti umani, tralasciando quello che veramente è importante in un videogioco. Senza stare a tirare in ballo la strumentalizzazione del corpo femminile e il suo ruolo nell’industria videoludica, il titolo è insufficiente sotto praticamente tutti i punti di vista. Personalmente, se avete soldi da spendere, vi consiglierei un buon indie, un prodotto sul quale sia stato versato sangue e sudore da sviluppatori appassionati, piuttosto che un titolo che tenta di farvi abboccare infilzando sul proprio amo le grazie di quattro svampite.