Forse vi ricordate di Oceanhorn: Monster of Uncharted Seas, action-adventure sulle orme di Zelda che a fine 2013 sbarcava su iPad tirandosi dietro le inevitabili critiche del caso (molti a parlare di clone spudorato di Wind Waker) ma anche qualche meritata lode, soprattutto a livello grafico. La verità, come capita quasi sempre, stava poi nel mezzo. Il gioco targato Cornfox & Bros. era in effetti la sagra del già visto e peccata paurosamente in personalità, ma era anche molto bello da vedere, gradevole da controllare via touch e forte di una longevità superiore alla media in ambito mobile. Un anno e mezzo dopo ritroviamo Oceanhorn: Monster of Uncharted Seas su Steam a 14,99 euro e di fatto si tratta dello stesso gioco visto su iOS, al quale gli sviluppatori hanno aggiunto solo le classifiche e gli achievement di Steam e naturalmente un nuoco sistema di controllo. Noi abbiamo giocato con il pad di Xbox 360 senza alcun problema e, vista la semplicità del gameplay e dell’interfaccia, non abbiamo sentito il bisogno di passare all’accoppiata mouse-tastiera. La stessa grafica ha subito un minimo restyling e può ora contare su nuove risoluzioni, su qualche gradevole filtro (c’è anche l’antialiasing), su ombre più curate e su texture più definite. Il colpo d’occhio iniziale è certamente positivo e il look cartoonesco e soffice del gioco, i suoi colori pastello e il discreto lavoro fatto sul design delle creature colpiscono oggi come un anno e mezzo fa. Certo, poi su iPad il gioco faceva sicuramente più figura, ma anche su PC il comparto grafico non è assolutamente disprezzabile e a stonare è solo il riciclo di molti setting che si ritrovano spesso nei dungeon, nei villaggi e in altre location.
Mal di mare… e di noia
Se il port su PC è andato insomma liscio (e in fondo non ne dubitavamo), il gioco in sé continua a non convincere del tutto, mostrando anzi a molti medi distanza qualche ulteriore crepa. Come già detto, Oceanhorn: Monster of Uncharted Seas è fortemente imparentato con Zelda sotto molti punti di vista. Il mix tra esplorazione, combattimenti e puzzle (a dire il vero piuttosto semplificati), la centralità degli spostamenti in barca per il mondo di gioco (Wind Waker ringrazia) e i dungen (anche in questo molto semplificati rispetto al modello zeldiano) compongono un gameplay a originalità zero ma piacevole, almeno se cercate un’alternativa più immediata e all’acqua di rose rispetto alle avventure nintendiane di Link. Tutto infatti appare più semplificato rispetto al modello originale e in fondo, contando le origini mobile del gioco, non dobbiamo stupirci più di tanto della cosa. Gli stessi PNG che si incontrano nei villaggi hanno pochissimo spessore, i dialoghi sembrano indirizzati soltanto a un pubblico di giovanissimi e anche tutto quello che concerne trama e lore è appena abbozzato, quasi come se all’epoca gli sviluppatori volessero concentrarsi quasi esclusivamente sull’aspetto grafico e poco altro. Qua e là però Oceanhorn: Monster of Uncharted Seas riesce anche a divertire. Lo fa ad esempio con i boss, con alcune bizzarre creature e soprattutto con l’esplorazione delle isole, che però è al tempo stesso delizia e croce del gioco. Gli spostamenti in barca, che non possiamo controllare in alcun modo, sono infatti di una noia mortale (non si possono saltare) e non offrono alcuna interattività, se non la possibilità di far esplodere qualche mina più avanti nel gioco.
Lo Zelda per i più piccini
Inoltre, a non convincere, sono alcune scelte di game design a dir poco discutibili. Spesso non ci sono indizi su come proseguire o su quale isola esplorare per trovare un manufatto necessario a superare un dungeon e così il backtracking diventa preso una componente essenziale del gioco. Tutte queste lungaggini paiono inserite appositamente per allungare una longevità che si attesta sulle 10-12 ore, ma che in realtà, togliendo gli spostamenti in barca e altri passaggi ripetitivi, potremmo quantificare in molte meno ore. Eppure, c’è qualcosa in Oceanhorn: Monster of Uncharted Seas che spinge comunque ad andare avanti, almeno se siete alle prime armi con il genere e vi accontentate di un combat-system molto semplice, di una progressione dei livelli di esperienza del tutto automatizzata e di nemici (boss a parte) che impensieriscono davvero poco. Bisogna poi fare un applauso alla colonna sonora composta da autori di grande esperienza come Nobuo Uematsu e Kenji Ito (Final Fantasy, Sword of Mana ecc…), mentre il doppiaggio appare molto meno curato e anche i sottotitoli italiani denotano una scarsa attenzione, essendo rimasti praticamente identici a quelli per iOS senza alcuna personalizzazione per lo sbarco su PC (certe indicazioni sui comandi touch sono del tutto fuori luogo). Che dire di più? Oceanhorn: Monster of Uncharted Seas supera agilmente la sufficienza ma si ferma lì, nel senso che non osa in quasi nulla e si limita a svolgere il suo compitino rifacendosi a modelli molto affascinanti e importanti ma anche imbattibili. Se però cercate un titolo rilassante e dotato di una’atmosfera zeldiana tutta giocata sul blu e su colori tenui, potrebbe anche interessarvi.
– Atmosfera piacevole
– Discreto impatto grafico
– Ottima colonna sonora
– Gameplay molto banale
– Troppe lungaggini di troppo
– Personalità vicina allo zero
Oceanhorn: Monster of Uncharted Seas è un emulo di Zelda (soprattutto si Wind Waker) che non fa davvero nulla per evitare il paragone con il brand di Nintendo. Se quindi la personalità è drammaticamente sotto i tacchi, il gioco riesce comunque a regalare qualche momento riuscito grazie all’ambientazione, alla grafica e alle fasi di esplorazione, mentre trama, dialoghi ed enigmi dicono davvero poco, soprattutto se avete già un minimo di esperienza con le avventure di Link.