Recensione

Nuclear Throne

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a cura di Pregianza

I Vlambeer sono uno studio indie che sembra aver deciso di seguire una filosofia tanto diretta quanto difficile da sostenere: “la semplicità è meglio”. Non parliamo di difficoltà bassa, ciò dev’essere cristallino, perché questo giovane e particolarissimo team di sviluppatori non ha mai creato titoli a prova di manichino. Fanno giochi intuitivi, con comandi basilari e strutture comprensibili in pochi minuti, che però nascondono spesso e volentieri innumerevoli finezze e segreti. 
Ovviamente creare qualcosa che sia accessibile ma al contempo dannatamente stratificato e impegnativo non è una passeggiata, e richiede notevoli capacità nel game design o un talento naturale esplosivo. Eppure il gioco di oggi, Nuclear Throne, segue ancora una volta ciecamente questo dogma. Basti pensare al suo tutorial, che dura sì e no una trentina di secondi, e poi vi getta direttamente nell’azione. Ed è azione dura senza paura quella di Nuclear Throne: siamo davanti a un gioco per chi ama le sfide vere, i proiettili a muzzo, e la magica parolina “procedurale”. Proceduriamo!
C’erano un pesce, un cristallo parlante e una gallina ninja..
L’ambientazione di Nuclear Throne è post  apocalittica. A questo punto il 99% di voi avrà giustamente esclamato un inevitabile “emacheppalleanchebasta”, ma siamo davanti a una situazione discretamente diversa dal solito. L’umanità è infatti completamente estinta qui, rimangono solo i mutanti, e a noi spetta il compito di prendere il controllo proprio di una di queste mostruosità per arrivare al misterioso “Trono Nucleare”, un seggio che una volta conquistato dovrebbe dare poteri immensi al suo nuovo padrone. Le mutazioni però, si sa, sono casuali, pertanto i personaggi selezionabili sono tutti molto diversi tra loro. Si va da un uomo pesce chiamato, appunto, Fish, a una pianta carnivora che cammina, passando attraverso una galleria di fenomeni da baraccone eccezionale, da sbloccare in larga parte. Ognuno di questi personaggi ha un’abilità specifica più o meno utile, che va ad unirsi a un certo quantitativo di punti vita e a malus alla precisione. Di norma più poderosa è l’abilità attiva, maggiori sono i difetti delle altre caratteristiche, eppure vi sono eccezioni alla regola particolarmente adatte ai giocatori meno esperti (Crystal, un personaggio lento ma resistente e dotato di scudo attivo, è ad esempio indicatissimo per le prime partite).
Una volta fatta la vostra scelta verrete catapultati in uno shooter classico particolarmente indicato per mouse e tastiera. Si punta col cursore e ci si muove con WASD, utilizzando i due tasti per usare rispettivamente l’arma equipaggiata o l’abilità attiva. Solo un altro tasto viene sfruttato, ed è quello per cambiare arma, visto che ogni protagonista può portare con sé un massimo di due bocche da fuoco tra quelle racimolate nei livelli. 
Strutturalmente è tutto molto elementare: la campagna è divisa in varie location, che contano serie di tre livelli o un livello singolo. Alla fine di ogni zona “grande” c’è un boss particolarmente ostico da eliminare, e in ogni singolo quadro sono presenti avversari numerosissimi ed estremamente diversificati dotati di varie abilità, oltre a un minimo di due forzieri contenenti rispettivamente una nuova arma e dei proiettili. 
Basilare, appunto, ma ora iniziano le cose complicate. Innanzitutto Nuclear Throne è ostico come poca roba al mondo: i nemici sono aggressivi, tolgono uno sfacelo, e la natura procedurale del gioco rende praticamente imprevedibile la strutturazione della mappa e il loro posizionamento nei livelli, costringendo il giocatore a volte a trovare al più presto una copertura sensata per non soccombere al mare di proiettili. Non solo, ad ogni livello guadagnato raccogliendo materiale radioattivo (l’equivalente nel gioco dei punti esperienza) si può selezionare una nuova mutazione casuale a fine quadro, alcune delle quali incredibilmente utili per superare indenni certe situazioni.
In pratica si cerca di sopravvivere il più a lungo possibile, avanzando per livelli sempre più brutali e raccogliendo armi variegate e di potenza crescente, tentando nel mentre di non finire i proiettili. L’appeal del gioco sta tutto qui e nella sua natura di roguelike – che permette di andare avanti solo migliorando le proprie abilità partita dopo partita visto che lo sviluppo si azzera ad ogni morte – ma è comunque poderoso e aumenta seccamente quando si iniziano a notare le tantissime chicche infilate dai Vlambeer nella loro creatura. 
Segreti atomici
Ad esempio il numero di segreti, impressionante, tra cui si contano zone inedite da sbloccare in modi piuttosto articolati. Oppure la metodologia di sblocco di alcuni personaggi, davvero brillante. O ancora la presenza di “corone” anch’esse da raggiungere in modo molto particolare, che modificano alcuni fattori delle partite rendendole seccamente più impegnative o facilitando l’applicazione di alcune strategie. 
Aggiungete a tutto questo ben di dio la chance di aumentare la difficoltà della campagna a dismisura facendo partire un loop invece di chiudere il gioco (anche in questo caso la metodologia per farlo va scoperta) e otterrete un titolo praticamente infinito, che va ad allungarsi ulteriormente se amate le leaderboards, grazie a campagne giornaliere e settimanali uguali per tutti da superare nel minor tempo possibile, o se avete un amico con cui affrontare la cooperativa locale.
Il titolo Vlambeer, in parole povere, è un roguelike eccellente e spaventosamente adrenalinico, con pochi difetti. Principalmente alcune incrinature nei suoi algoritmi procedurali, che alle volte possono provocare delle morti ingiuste (spawnare di fianco a un assassino bello pronto o a masse quasi inevitabili di nemici non è piacevole, ma molto di rado può capitare), e un comparto tecnico non stratosferico. Parliamo pur sempre di un gioco in pixel art, con opzioni grafiche ridotte all’osso ed evidenti bande laterali che non possono venir aggirate dalle opzioni. Non basta di certo comunque a rovinare l’esperienza. Possiamo garantirvelo.

– Estremamente impegnativo e rigiocabile

– Ricco di segreti e chicche nascoste

– Gameplay elementare ma che funziona a meraviglia

– La natura procedurale alle volte porta a morti non proprio giustissime

– Tecnicamente scarsino, con qualche baco e crash

8.5

Nuclear Throne è uno dei roguelike più spassosi ed impegnativi a cui abbiamo mai avuto la fortuna di giocare. I Vlambeer sono ancora una volta riusciti a creare un titolo estremamente intuitivo, ma ricco di finezze nascoste e in grado di trasformarsi rapidamente in una vera droga. Se amate il genere fatelo vostro assolutamente, qualche difetto marginale non basta di certo a rovinare l’esperienza. Attenzione però, la sua difficoltà potrebbe farvi saltare i nervi. Siete avvertiti.

Voto Recensione di Nuclear Throne - Recensione


8.5

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