Quello dei GdR è un genere estremamente diversificato che può contare su innumerevoli ibridazioni con altre tipologie di gioco. In effetti, dire GdR non ha più molto senso, visto che le componenti ruolistiche affiorano ormai in qualsiasi titolo, creando contaminazioni a volte riuscite e profonde, altre più semplicistiche. Nights of Azure, già disponibile sia su Vita che sull’ammiraglia Sony della scorsa generazione, si propone come un action-rpg impreziosito dall’aggiunta di un gruppo di demoniaci scagnozzi alle nostre dipendenze. Se vi piace un po’ di sano button mashing ma non disdegnate distribuire punti abilità e impazzire tra fiumi di oggetti, continuate a leggere, questo gioco potrebbe fare al caso vostro.
Protettrice di Santi
Le vicende narrate in Nights of Azure si svolgono sull’isola di Ruswal, luogo ove il consueto conflitto tra il bene e il male è in atto. I tempi sono oscuri poiché il Signore della Notte si è risvegliato e ha cominciato a portare l’oscurità sul mondo. La Curia, un’organizzazione che si occupa di contrastare le forze del male, ha inviato la sua miglior agente sul luogo con il compito di proteggere Lilysse, colei che ha il potere di bandire l’oscuro signore in cambio della sua stessa vita. Noi vestiremo i panni di Arnice, la protettrice della giovane, ed è proprio sul saffico rapporto tra le due che si baserà l’intera storia. La protagonista infatti non intende lasciare che la sua amata si sacrifichi per sigillare il maligno ed è pronta a rischiare la vita e andare contro alla profezia pur di non perderla. Al cast tutto femminile si uniranno alcuni comprimari, non brillantissimi e spesso stereotipati, che si produrranno in gag e siparietti, stantii già dopo poche ore. La narrativa non brilla e anzi spesso tedia il giocatore con cutscene insipide e invasive che spezzano il ritmo di gioco in maniera piuttosto fastidiosa.
Passando al gameplay, il titolo si presenta come un action GdR piuttosto atipico. Arnice ha a disposizione un attacco leggero, uno pesante e uno speciale, che andrà a ridurre la barretta dedicata. Il sistema è veramente basilare e non esistono combo complesse da effettuare, ci siamo stupiti inoltre della mancanza del salto. In compenso, la giovane guerriera può contare sull’aiuto dei suoi Servan, dei mostriciattoli che le daranno man forte in battaglia. Fino ad un massimo di quattro contemporaneamente possono essere evocati sul campo ed ognuno dispone di attacchi e abilità particolari. Non è possibile controllarli direttamente ma possiamo comunque usufruire del loro potere attivabile che li rende utili in diverse situazioni. Esistono infatti vari tipi di servan: votati all’attacco, al supporto, i classici tank, e starà a noi creare un party adatto al nostro stile scegliendo tra le innumerevoli combinazioni a nostra disposizione. Se i mostri del nostro gruppo apparterranno tutti alla medesima tipologia, inoltre, ci verrà concesso di trasformarci in una versione demoniaca assimilabile al genere di gruppo che abbiamo creato. Il titolo è costituito da varie aree esplorabili alle quali potremo accedere partendo dall’hotel, l’hub di gioco da cui pianificheremo le nostre attività. Qui è possibile aumentare di livello spendendo il sangue demoniaco recuperato durante la battaglia, e incrementare anche le abilità dei nostri servan una volta che questi avranno guadagnato sufficiente esperienza. É inoltre possibile pianificare delle mansioni diurne, quest automatiche che verranno svolte senza il nostro intervento e che ci daranno modo di guadagnare sangue e denaro aggiuntivo.
Tante belle cose da fare
A fare da contraltare ad un combat system semplicistico ma divertente da utilizzare, Nights of Azure coinvolge il giocatore con varie attività e personalizzazioni che aumentano la profondità del titolo. Arnice dispone di quattro tipi di armi, ognuna selezionabile liberamente dopo averla sbloccata; queste cambiano lo stile di combattimento della guerriera e hanno ognuna un attacco speciale differente ma con effetti ugualmente devastanti. Parte corposa ed interessante è la gestione dei minion. Questi vanno prima acquisiti, recuperando il relativo oggetto durante le nostre scorribande, e poi evocati spendendo un po’ del sangue guadagnato. Una volta ottenuti, possono essere usati in battaglia, dove guadagneranno esperienza e saliranno di livello, ottenendo nuove abilità e bonus passivi. Presso l’hotel è disponibile l’Arena, un luogo dove affrontare sfide basate sull’uso dei servan, ognuna con obiettivi specifici, e le cui ricompense vanno dal vil danaro a oggetti di vario tipo. A proposito di oggetti, questi possono essere equipaggiati sia sui nostri mostruosi amici che sulla protagonista, per migliorarne le caratteristiche o aggiungere capacità speciali. In generale, la costruzione intelligente del party e l’uso degli oggetti giusti su minion e Arnice, determina l’efficienza del nostro gruppo attivo ed è consigliabile dedicare particolare attenzione alla pianificazione della nostra strategia.
Il completamento delle quest diurne, così come l’aumento del livello della protagonista, ci danno diritto a punti suddivisi in diverse caratteristiche, spendibili poi per acquisire nuove abilità che si riveleranno utili con il procedere dell’avventura.
La notte è buia e spoglia
Sul versante tecnico il titolo presenta purtroppo varie lacune. La pochezza poligonale è evidente, sia nelle ambientazioni spoglie e dalla scarsissima interattività, sia nei modelli di mostri e personaggi. Questi sono realizzati con un cel shading tutto sommato piacevole, che contrasta bene con la piattezza degli scenari, ma non è comunque all’altezza di produzioni analoghe più blasonate. La colonna sonora può contare su parecchi brani in stile power/melodic metal, coi riff al fulmicotone a cui vari sviluppatori nipponici ci hanno abituato. Ci vediamo purtroppo costretti a segnalare anche qualche bug: in alcuni livelli infatti i nostri compagni hanno deliberatamente deciso di darsi al pacifismo, lasciandoci a dover gestire il combattimento da soli mentre loro rimanevano impietriti a fissare i nemici. Questo non è certo un problema in grado di minare l’esperienza alle fondamenta, ma avremmo preferito non riscontrarlo, anche a fronte del fatto che il titolo è disponibile da parecchio sul altre piattaforme. Ci ha fatto storcere il naso anche la mappa, disponibile solo in versione miniaturizzata nella parte alta dello schermo, ma non consultabile nella sua interezza, caratteristica che a volte ci ha costretto a girare un po’ a caso prima di arrivare dove desideravano. Ci sentiamo di contestare inoltre la scelta di game design poco felice di affrontare tutti i boss precedentemente sconfitti (reskinnati malamente) poco prima del combattimento finale. Un cliché videoludico che speravamo di non dover incrociare mai più, se non in qualche sessione di volontario retrogaming. Il gioco è completabile in poco meno di una ventina di ore, che aumentano nel caso in cui doveste decide di cimentavi in tutte le sfide dell’arena. In ultima nota segnaliamo che il titolo presenta un doppiaggio esclusivamente in giapponese e sottotitoli in inglese, che sarete in grado di comprendere anche con una conoscenza basilare dell’idioma.
– L’idea dei servan funziona egregiamente
– Combat system semplice ma divertente
– Comparto tecnico datato
– Cutscene invasive
– Qualche bug
Nights of Azure è un action-rpg con un combat system semplice ma tutto sommato godibile. L’idea dei servan è buona e conferisce freschezza ad un gameplay che altrimenti sarebbe risultato piatto e poco articolato. La costruzione del party e la sua personalizzazione rivestono un ruolo chiave nella struttura di gioco che, anche se non troppo complessa, si rivela abbastanza articolata da portarci via una bella fetta di tempo. Purtroppo un comparto tecnico povero, dei fastidiosi bug e una narrativa che riserva più tedi che gioie non permettono al titolo di spiccare il volo, tenendolo ancorato alla mediocrità. Se vi piace lo stile orientale e provate gioia nella ricerca della “configurazione più performante” vi consigliamo comunque di dargli una possibilità, a patto di chiudere un occhio sul comparto tecnico d’altri tempi.