NeverDead
a cura di FireZdragon
Poter essere immortali: uno dei sogni reconditi dell’intera umanità. Ma cosa fare se questo desiderio divenisse realtà? Un’eternità di sofferenze, rimorsi e disperazione accompagnerebbe il malcapitato, un terreno fertile insomma per sviluppare un videogame di successo. Questo è quello che devono aver pensato i ragazzi di Rebellion quando hanno dato vita al progetto di NeverDead. Dopo due lunghi anni di gestazione, finalmente, il titolo ha raggiunto in sordina gli scaffali dei negozi, con delle idee di fondo che potrebbero aver portato al grande pubblico qualche nuovo spunto originale.
Il dolce sapore della vita eterna L’eroe di questa avventura è Bryce Boltzmann, esperto cacciatore di demoni guidato dalla mano della giustizia contro l’immenso esercito di creature malvagie al soldo di Astaroth. Il breve prologo iniziale ci darà l’occasione per prendere confidenza con i controlli ed imparare le tecniche basilari di combattimento. Attingendo a piene mani da idee già viste in altri titoli delle stesso genere, il buon Bryce è infatti in grado di maneggiare con abilità due bocche da fuoco contemporaneamente ed esibirsi in salti e capriole degne del miglior giullare di corte. Il design del protagonista e della sua compagna Cypher sono senza dubbio da elogiare, così come l’ambientazione medioevale iniziale popolata da buffe creature demoniache, lasciando intravedere nei primi minuti di gioco ottime potenzialità per il titolo. Dopo pochi istanti di gioco però, arriva il blackout totale: il giocatore viene sbalzato di 500 anni nel futuro, dove troverà un Bryce sfregiato e rivisto nel design, ricollocato all’interno di un’ambientazione moderna piuttosto banale e anonima. Ben presto si farà la conoscenza della bionda Arcadia, la nostra collega umana, anch’essa cacciatrice di demoni. A quanto pare ora lavoriamo per la NADA, un’agenzia per la protezione della nazione contro le invasioni demoniache particolarmente attiva nell’ultimo periodo, visto il crescente numero di avvistamenti e attacchi registrati. Svolgere questo lavoro per cinque lunghi secoli ci ha reso delle macchine da guerra inarrestabili ed il nostro status di immortali indubbiamente ci faciliterà ulteriormente il compito. Tuttavia, pare che la biondina che ci accompagna non sia dello stesso parere, visto che si sentirà in dovere di richiamarci continuamente con spiegazioni ed indicazioni che, se da una parte possono aiutare i giocatori inesperti, dall’altra stridono terribilmente con il background del nostro personaggio. Arcadia sarà pure un peso enorme, e ci obbligherà a proteggerla ad ogni occasione per evitare che soccomba, pena un gameover tanto prematuro quanto inspiegabile. Mandato giù questo boccone amaro potremo finalmente fare a pezzi un po’ di bestiacce infernali sia con le pistole in dotazione, ed il restante arsenale che scoveremo proseguendo nell’avventura, sia con la nostra butterfly sword, una lama affilatissima che portiamo da sempre attaccata alla nostra schiena, ma che stranamente scopriremo come usare solo quando ci verrà suggerito di rompere una catena con essa. Sebbene i controlli siano piuttosto classici e funzionali, i fendenti della spada saranno legati al movimento dello stick analogico destro, cosa che ci darà pieno controllo sulla direzionalità dei colpi. Sulla carta questa feature potrebbe essere veramente grandiosa ma purtroppo si scontra con una fisica dei tagli assolutamente pressapochista che riduce il tutto ad un mero ed ignorante turbinio di colpi nel mucchio.
Demoni, vi serve una mano? Bryce, come sottolineato pocanzi, è immortale, questo non vuol dire però che i nemici non possano farvi a pezzi e spargere i vostri arti per tutti i livelli. Durante i feroci attacchi, potrebbe capitare infatti che vi venga strappato un braccio o una gamba o, perchè no, l’intero torace. In questo caso il controllo si sposterà unicamente sulla vostra testa che potrete muovere per la stanza come se foste una semplice palla. In questo stato non potrete difendervi in alcun modo e dovrete continuare a rotolare alla ricerca delle vostre altre parti con le quali ricomporvi o, in alternativa, attendere un periodo limitato di tempo dopo il quale potrete automaticamente rigenerarvi completamente: vestiti ed armi incluse. Anche nel malaugurato caso in cui vi trovaste a tu per tu con un possente nemico una volta decapitati, non dovrete preoccuparvi visto che questi non potrà danneggiarvi ulteriormente. L’unico modo per venir sconfitti, infatti, sarà essere ingurgitati da un grandbaby, demoni sferici presenti con costanza nei livelli che potranno digerirvi nel loro stomaco in eterno. Appurato che già in questo modo le possibilità di morte sono veramente ridotte al minimo, gli sviluppatori hanno ben pensato di inserire due ulteriori feature che vi eviteranno questo imbarazzo: potrete usare infatti uno sprint speciale per fuggire dalla presa dei grandbaby o, se neanche quello fosse sufficiente per scappare, affrontare un breve QTE una volta nel loro stomaco, che se portato a termine con successo vi rimetterà in libertà, fornendovi inoltre la possibilità di rigenerarvi automaticamente. Purtroppo tutta questa somma di fattori ammazza completamente la difficoltà del gioco togliendo qualsivoglia livello di sfida. La stessa identica situazione si ripresenterà con tutti i boss che incontrerete, ultimo incluso, capaci si di farvi a brandelli ma impossibilitati a uccidervi del tutto se non con l’aiuto di un grandbaby.
Puzzle smembramenti e Co Il fatto di poter essere fatti a pezzi ha un risvolto importante anche per quanto riguarda l’esplorazione e la risoluzione di diversi enigmi. Il nostro immortale potrà infatti strapparsi da solo la testa e rotolare nei passaggi più ostici o saltare da altezze impensabili per poi ricomporsi una volta atterrato. I puzzle sono comunque basilari e di facile risoluzione e non impegneranno il giocatore a lungo, lasciando il massacro indiscriminato di demoni come punto focale dell’avventura. In aggiunta alla possibilità di autodecapitarsi Bryce potrà caricarsi di elettricità per dare energia ai pannelli in disuso o prendere fuoco divenendo una torcia umana, senza risvolti ovviamente sulla propria salute, per illuminare le sezioni più buie. Durante i combattimenti essere in uno di questi due stati ci permetterà inoltre di aggiungere danni elementali ai nostri attacchi, previa l’acquisizione delle abilità specifiche selezionabili da un lunghissimo menù apposito. Con l’uccisione dei nemici e la raccolta di diversi collezionabili sparsi per il mondo di gioco potremo infatti venire in possesso di XP da scambiare come valuta per potenziare i nostri attacchi corpo a corpo o sulla distanza, ma anche per acquisire abilità uniche come la capacità di utilizzare le nostre braccia come fossero granate o correre più velocemente e compiere balzi più lunghi. Purtroppo il sistema di combattimento non va a guadagnarne particolarmente in termini di profondità, lasciando gli swing casuali di arma bianca come metodo più veloce per sbarazzarsi dei nemici. Questo soprattutto quando appariranno i Wombs, una sorta di portale demoniaco che rigetterà esseri infernali e che dovremo eliminare per poter proseguire. Come in altri giochi del genere le stanze verranno infatti sigillate fino all’eliminazione dell’ultimo mostro e, solo a quel punto, si potrà proseguire nell’esplorazione.
Morire di noia? La cosa peggiore per un immortale La storia di NeverDead si dipanerà attraverso nove livelli di gioco per un totale di circa otto ore di gameplay a difficoltà normale. Durante la prima metà inoltre gli accadimenti si svilupperanno con una lentezza quasi disarmante. Se la trama principale non riesce ad interessare, i flashback e le cut scene animate che narrano la storia del giovane Bryce al contrario entusiasmano ed appassionano tanto che al termine dell’avventura vi sentirete molto più legati emotivamente a Cypher che ad Arcadia o a Nikki, un’odiosissima e spocchiosa ragazzina dall’abbigliamento piuttosto stravagante. Tutto il resto saprà di già visto ed i pochi personaggi secondari che incontrerete saranno quasi completamente assenti di spessore, lasciando trasparire le loro reali intenzioni dopo qualche semplice battuta, un lavoro davvero superficiale per una componente importante come questa. Da segnalare inoltre una componente multigiocatore piuttosto limitata, utilizzata come mero riempitivo per sopperire alla scarsa rigiocabilità di NeverDead.
Sarebbe bastato poco di più… Il comparto tecnico di NeverDead è costellato in ogni dove da alti e bassi. La più grande nota positiva di tutto il reparto è sicuramente la grandissima distruttibilità degli ambienti. Praticamente quasi tutti gli elementi presenti a schermo, muri e colonne incluse, potranno essere fatte a pezzi sparandoci contro o tagliandoli con la nostra fida spada. Oltre ad avere un impatto sulla spettacolarità degli scontri, ed a provocare qualche calo di framerate, le macerie causeranno danni ai nostri nemici permettendoci di imbastire trappole lasciando in giro pezzi del nostro corpo per attirare i demoni e fargli crollare addosso il mondo, in un tripudio di budella, detriti e schegge. Durante le fasi avanzate si potrà inoltre acquisire un’abilità che permetterà di entrare in una sorta di bullet time durante le situazioni più pericolose e schivare gli oggetti esattamente come accade in Max Payne. Purtroppo le somiglianze con il grande titolo rockstar terminano qui visto che la varietà ed il design dei nemici sarà risicata. I livelli di gioco saranno infatti infestati principalmente dai puppy, demoni a quattro zampe con un putto piazzato nel deretano, e dagli spoon tripodi armati di una lama, mentre solo in rare occasioni incontreremo avversari più difficili da abbattere e con modelli differenti. Buono invece il doppiaggio in inglese con battute pungenti, in grado di strappare più di qualche risata, castrata però da sottotitoli in italiano non altrettanto pungenti.
– Idea di base originale
– Il background di Bryce convince
– Alta distruttibilità degli ambienti
– Trama scontata
– Personaggi privi di spessore
– Curva di difficoltà troppo bassa
– L’immortalità doveva essere sfruttata meglio
6.0
NeverDead aveva ottime possibilità di fare bene, con una storia di fondo interessante e la meccanica dell’immortalità che poteva e doveva essere sfruttata diversamente. Il punto di forza dell’intera produzione risulta in questo modo essere l’elemento più castrante, annullando completamente il livello di sfida, soffocando così la voglia di impegnarsi in un titolo nel quale è praticamente impossibile vedere la scritta del game over. Quello che rimane è un action caciarone nella media, senza particolari spunti brillanti e con qualche difettuccio di troppo, in grado di divertire per qualche ora ma incapace di restare impresso nella memoria per l’eternità.