Recensione

Need For Speed: ProStreet

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a cura di SAH

Sono poche le serie videoludiche che possono vantare oltre dieci anni di attività. Need for Speed, icona dei giochi di guida arcade dall’episodio Underground uscito nel 2003, sta vivendo una seconda giovinezza dopo ben otto precedenti uscite, caratterizzate da numerosi bassi e pochi alti. Dopo la delusione Porsche Unleashed infatti, Electronic Arts, che aveva acquistato i diritti da 3DO, decise di bloccare lo sviluppo della serie congedando l’allora team di sviluppo. La consacrazione di Underground fu caratterizzata da un ritorno alle corse notturne illegali, eliminando tuttavia uno degli elementi simbolo della serie: la polizia. In compenso il gioco presentava una storia (novità per un gioco di guida), un elevatissimo numero di vetture, ma soprattutto la possibilità di personalizzarle con centinaia di oggetti e decorazioni. Dopo un seguito che calcava le orme del predecessore con la possibilità di girare liberamente per una enorme città, nel 2005 vennero reintrodotti gli inseguimenti della polizia in Most Wanted. Il natale 2006 portò con sè Carbon, che aggiunse le corse tra bande con il conseguente inserimento di gare assistite da un compagno gestite dalla CPU.

Corse clandestine ma.. legaliNegli ultimi anni, gli sviluppatori hanno cercato di affrontare tutti i campi delle corse clandestine, passando dalle scorribande notturne per le vie delle grandi metropoli, a inseguimenti mozzafiato con la polizia. In Pro Street tuttavia, Electronic Arts trasferisce lo spirito della compitizione su percorsi più ufficiosi. Le oltre centocinquanta gare che compongono la modalità carriera, si disputeranno infatti in numerose città americane, ma in zone periferiche presso manifestazioni “autorizzate”, con tanto di speaker, vallette, pubblico e macchine da esposizione. Come da tradizione anche Pro Street presenta un’abbozzo di trama. Il giocatore inpersonificherà Ryan Cooper, un giovane pilota emergente che si ritroverà a fare i conti – fin dalla prima gara – con l’antipatia del campione, Ryo The Showdown King e dei suoi quattro scagnozzi. Per meritare di entrare a far parte dell’elite delle corse illegali e di sfidare i migliori piloti nelle rispettive cinque categorie di gara, il giocatore dovrà affrontare una serie di corse intermedie, suddivise in giornate di gara. Ogni giornata di gara prevede una serie di sfide tra grip, drag, drift, velocità e ovviamente alcune varianti. L’obiettivo finale tuttavia rimane sempre lo stesso: tagliare per primo il traguardo.

Domina la stradaLa parola d’ordine in Pro Street non è vincere ma stravincere. Per la prima volta nella serie infatti, oltre al primo posto sarà necessario cercare di ottenere più secondi di vantaggio possibili sul nostro diretto inseguitore. Maggiore sarà il distacco, maggiore sarà il punteggio che si accumulerà nella pagella di fine corsa. Ogni giornata di gara prevede un punteggio massimo che sancisce il Dominio dell’evento. Per proseguire nella lineare modalità carriera sarà quindi necessario conseguire non solo vittorie, ma anche una serie di schiaccianti Dominazioni. Questo si traduce in un livello di difficoltà estremamente basso, forse il punto più basso della serie. Gli avversari appaiono di una lentezza mostruosa e anche commettendo numerosi errori nel corso di una gara, non si rischierà di perdere troppo distacco. Purtroppo tra le opzioni non è contemplata la possibilità di aumentare la bravura della I.A. L’unica alternativa per rendere il livello di sfida più accettabile è di impostare lo stile di guida su Racer, che elimina gli aiuti dei due livelli precedenti, come la linea guida da seguire nelle curve per aver la migliore traettoria (la stessa vista in Forza Motosport) e l’aiuto automatico in frenata. L’introduzione del sistema di danni appare convincente in quanto a impatto visivo, con ammaccature che si presentano dislocate esattamente nei punti di collisione, ma che al fine della giocabilità non offre nessuna variante di rilievo se non una maggiore difficoltà in fase di frenata e una velocità di punta minore. La giocabilità è stata in parte stravolta, in fase di curvatura le vetture mostrano quell’effetto scivolamento tipico di titoli come Ridge Racer, mentre uscendo dal tracciato la vettura rallenta in modo violento proprio come nei vecchi titoli di corsa.Graficamente il titolo delude le aspettative mostrando scalettature a non finire per quanto riguarda la versione X360 e improvvisi cali di frames per quanto concerne la versione PS3, sintomi di una pessima ottimizzazione da parte degli sviluppatori del codice del gioco. Le vetture non appaiono così definite come già visto in Most Wanted e Carbon, e le texture utilizzate per realizzare gli impianti e anche i personaggi di contorno sono di una povertà pazzesca. In definitiva sembra di assistere ad una versione per la prima Xbox, ma in alta definizione.

Re per un giornoUno degli aspetti da sempre più convincente della serie è sicuramente il tuning delle auto. Dopo il mezzo passo falso di Carbon, gli sviluppatori si sono concentrati pesantemente per fornire ai giocatori gli strumenti necessari per creare la propria auto personalizzata. Le possibilità di combinazione sono numerosissime anche se non sarà possibile replicare le Monna Lisa o gli Anime visti in Forza Motosport 2. In compenso, la difficoltà di realizzazione è infinitamente minore e in pochi minuti anche il giocatore poco dotato di spirito artistico, sarà in grado di ottenere un buon risultato. La propria vettura può essere poi caricata sui server EA, dove verrà votata dagli altri giocatori e se il tuning sarà particolarmente apprezzato, altri utenti potranno usufruirne scaricando il modello completo. Sorprendentemente invece, i potenziamenti delle vetture sono stati ridotti, anche se è importante sottolineare che la più piccola modifica comporterà un notevole miglioramento delle prestazioni.Proprio la modalità multiplayer rappresenta uno dei punti di maggiore interesse per EA. Nel corso della carriera sarà possibile visualizzare in qualsiasi istante le classifiche degli altri giocatori sparsi per il pianeta e, ottenendo risultati meritevoli, si potrà caricare il proprio replay. Le modalità sono le medesime del singleplayer e le statistiche vengono aggiornate in tempo reale. I tempi di attesa sono relativamente brevi e sicuramente le sfide più appassionanti sono rappresentate dai drag; sfidando il proprio avversario in un lungo rettilineo, vincerà non necessariamente la macchina più veloce(anche se aiuta) ma il giocatore con i migliori riflessi e tempismo nel cambio delle marce.

– Ottimo comparto multiplayer

– Colonna sonora d’effetto

– Divertente per le prime ore..

– …ma alla lunga ripetitivo

– Grafica old-gen

– Troppo facile

7.0

Need for Speed cambia pelle ancora una volta, migliorando quanto mostrato da Carbon, ma è ancora lontana dagli ottimi standard qualitativi dei due Underground. Gli sviluppatori si sono impegnati per riuscire a offrire un prodotto che garantisse divertimento sia in single-player che in multy, mancando di brutto il primo obiettivo e centrando in pieno il secondo. La giocabilità appare troppo stravolta a vantaggio di uno stile alla Ridge Racer e la povertà del motore grafico non esalterà gli amanti dell’alta definizione. Ottimo come regalo sotto l’albero in compagnia di qualche amico, alla lunga rasenta la monotonia.

Voto Recensione di Need For Speed: ProStreet - Recensione


7

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