Con la promessa di riportare in auge le gare clandestine e lo spirito della serie, Need For Speed: Payback si propone anche di migliorare le criticità messe in evidenza dal precedente capitolo. Il nuovo titolo di Ghost Games decide quindi di lasciare la buia Ventura Bay e introdurci nella soleggiata Fortune Valley, resa dinamica dai molti eventi messi a disposizione e sempre accattivante grazie al ciclo giorno/notte che cambia faccia a canyon, superstrade e intricate vie cittadine.
I tre dell’Ave Maria
Need For Speed: Payback, oltre che sulla gran quantità di gare da disputare, vuole puntare su una storia leggera e non troppo impegnativa, sulla falsariga di film come Fast and Furious, Fuori in 60 Secondi e i grandi blockbuster del genere. Al centro delle vicende troviamo pertanto tre piloti e soci in affari, ben diversificati e con caratteristiche che si riflettono sullo stile di guida e, dunque, sulle categorie di bolidi che ciascuno di loro sarà destinato a guidare. Tyler Morgan è l’asso della velocità, colui che userete per le gare a tema; Sean “Mac” McAlister è il dominatore delle derapate, mentre Jess Miller è considerata la regina della fuga.
Dopo il rocambolesco prologo, i tre dovranno letteralmente rimettersi in carreggiata, cercare vendetta e sgominare La Loggia, una spietata organizzazione criminale che esercita il proprio controllo sui casinò, sull’andamento delle gare e persino sui poliziotti.
La struttura di Need for Speed: Payback prevede gruppi di eventi suddivisi in categorie, dove dovrete battere diverse fazioni prima di arrivare allo scontro coi capi e avere la meglio nei testa a testa. Lungo la mappa liberamente esplorabile dovrete dunque raggiungere i punti che contrassegnano le gare di Corsa, Derapata, Fuoristrada, Accelerazione e Fuga, senza dimenticare la gran quantità di obiettivi secondari e la ricerca delle parti dei catorci che vi porteranno via ben oltre le quindici ore di gioco. Una volta terminate le macrocategorie di missioni, ne verrà sbloccata una legata alla storia principale, e via così fino ad arrivare alla conclusione. Se vorrete invece ottenere il cento per cento dal gioco, armatevi di pazienza e di buona volontà, perché tra i collezionabili sparsi lungo Fortune Valley, le attività facoltative e le sessioni multiplayer, potreste rimanere davvero incollati a lungo a questo nuovo capitolo.
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In & Out
La progressione di gioco, dopo la prima fase piuttosto agevole, risulta essere un po’ più lenta, complice una difficoltà un po’ artificiosa e la brutta ombra delle microtransazioni sempre presenti (per chi vuole bruciare le tappe e non solo). Quest’ultime non sono proprio invasive, ma è inutile negare che la loro presenza, oltre a infastidire i giocatori, determina alcune lungaggini che avrebbero potuto essere evitate. Ci riferiamo in particolar modo al bisogno di avere sempre una buona liquidità di denaro per acquistare nuove vetture e i potenziamenti per poter salire di livello e rendere dunque le gare più abbordabili: capiterà infatti di dover scegliere tra l’una o l’altra cosa, poiché per poter rendere il proprio bolide competitivo, bisogna avere a disposizione le Speed Cards, ossia delle carte associate alle parti più performanti che migliorano le prestazioni. Queste carte si acquisiscono vincendo le gare, ma anche spendendo tre gettoni alla volta per poter fare un tiro di slot machine e sperare che la sorte vi doni una parte utile da montare, altrimenti potrete venderla o scambiarla per un gettone. Uno soltanto.
Si capisce dunque dove sia l’inghippo con l’introduzione di questa pratica tanto vituperata dagli utenti, ma ad onor del vero non ci siamo mai sentiti davvero obbligati a spendere denaro reale per poter accelerare il processo di crescita. Tuttavia è obbligatorio darsi al grinding e ripetere più di una volta qualche gara per aumentare le finanze e accorciare la distanza tra voi e i piloti rivali, ma anche in questo caso non potrete essere certi di avere un enorme vantaggio, poiché si nota un certo “effetto elastico” dell’IA, che tende idealmente ad accorciare la distanza tra il livello della gara e il vostro. Motivo per cui, talvolta, incapperete in sorpassi portentosi nonostante l’ottima condotta di guida.
Nonostante ciò, e questo ci teniamo davvero a chiarificarlo, Ghost Games è stata attenta a mantenere un giusto equilibrio e una soglia di tolleranza che non fa pesare troppo né la presenza delle microtransazioni, né l’aggressività ingiustificata dell’intelligenza artificiale. Resta però la macchia di una scelta di marketing davvero evitabile nei confronti degli utenti.
Vita da zalli
Lo stile di guida dichiaratamente arcade risulta essere semplice e soddisfacente, col sistema di derapate molto divertente e il comportamento delle vetture che varia a seconda della categoria e decisamente meno a seconda dei terreni in cui si corre. D’altra parte Need for Speed: Payback non aspira a niente di più dell’immediatezza e della sensazione di velocità, ben trasmessa e senza dare mai la sgradevole sensazione che le auto più potenti siano incontrollabili.
Ma Need for Speed è anche sinonimo di grande personalizzazione, di tuning e del pimping più estremo e sregolato. In questo capitolo Ghost Games ha spinto molto su questo aspetto, dando la possibilità agli utenti di potersi sbizzarrire come preferiscono e di modificare pressoché tutte le parti del veicolo, rendendolo unico, esagerato e arrogante. Se volete essere i più pacchiani di Fortune Valley o farvi riconoscere durante le scorribande online, avrete insomma l’imbarazzo della scelta.
Tecnicamente il Frostbite Engine dà una certa solidità generale e le prestazioni in termini di frame rate non hanno mai dei cali, tuttavia sono frequenti i fenomeni di pop-in e pop-up, e durante la nostra prova siamo anche incappati in qualche brutto bug che ci ha costretto a ricominciare un paio di missioni. Più in generale, è sconsigliato andare un po’ troppo oltre le aree di gioco più battute, poiché potrebbe capitare di rimanere incagliati tra le rocce.
Buona invece la resa artistica della città, con macro aree ben diversificate e la possibilità di percorrere le strade di montagna di Mount Providence, zone semidertiche o ammirare il tramonto da Silver Canyon.
– Storia leggera e in linea col genere a cui si rifà
– Molte missione e attività da portare a termine
– Sistema di tuning alla portata di tutti e pimping portato all’estremo
– Presenza di microtransazioni, evitabili solo tramite il grinding
– Diversi comportamenti innaturali dell’IA
– Frequenti fenomeni di pop in e pop up
8.0
Need for Speed: Payback è un ottimo capitolo della serie e un gradevole titolo di corse arcade, che a una notevole mole di attività da portare a termine abbina una storia leggera e in linea coi film del genere a cui si rifà. Nonostante qualche forzatura rappresentata da un’IA talvolta artificiosa, il grinding obbligato e la presenza delle microtransazioni, Ghost Games confeziona un gioco accattivante, che terrà impegnati tutti gli amanti delle esagerazioni su quattro ruote.
Voto Recensione di Need for Speed: Payback - Recensione