Dura la vita se sei un gioco di basket e ti chiami Nba Live. La serie targata EA è stata, per lungo tempo, la più amata dal grande pubblico salvo poi, con il passare del tempo, perdere sempre più consensi in favore di Nba 2K. La situazione si è fatta poi disastrosa a cavallo tra la vecchia e l’attuale generazione di console, con EA incapace di sfornare titoli in grado di raggiungere la sufficienza, tanto da costringere gli sviluppatori a mettere in pausa la serie, ritornata nei negozi solo negli ultimi anni. Dopo un buon capitolo nel 2015, che aveva messo la serie sui binari giusti, NBA Live 18 è chiamato a un arduo compito: quello di segnare un trend in risalita da qui al futuro.
GameplayCome per lo scorso capitolo, NBA Live 18 punta tutto sull’immediatezza del gameplay per far breccia nel cuore degli appassionati. La scelta è stata fatta per cercare di intercettare tutti quei giocatori che non hanno voglia o tempo di studiare minuziosamente tutti i comandi prima di poter pensare di scendere in campo. In NBA Live 18, fin dalle prime partite ai livelli di difficoltà più bassi, non sarà difficile mettere in scacco la CPU, con un gioco che punta ancora molto sull’attacco piuttosto che sulla difesa, spesso facilmente superabile, con il risultato di assistere spesso a partite ricche di punti. Nonostante l’apparente semplicità, per riuscire a vincere costantemente ai livelli di difficoltà più alti è necessario padroneggiare tutti i vari comandi, dai diversi tipi di passaggio alle dribble moves con cui eludere i difensori dal palleggio. Modifiche anche per tiro e difesa 1vs1, rivisti rispetto alla passata edizione per renderli più comprensibili agli utenti. Iniziamo dai primi, con un indicatore di rilascio che ci aiuterà a capire il momento giusto per far partire il tiro. Se però nello scorso capitolo rilasciare al momento giusto assicurava quasi sempre la certezza di segnare un punto, su NBA Live 18 non è più così, con il gioco che prende in considerazione anche abilità del tiratore e distanza dal canestro: un modo efficace per contribuire al fattore credibilità. Per la difesa è stato introdotto una sorta di mini gioco per contrastare il giocatore in possesso di palla: tramite i nostri movimenti dovremo seguire il giocatore in palleggio per stargli davanti e costringerlo o a passare il pallone o a perderlo sotto la nostra pressione. Tutto questo non è però semplice, visto che gli attaccanti potranno contare sulle varie dribble moves per cambiare velocemente direzione, metterci a sedere e involarsi verso il canestro. Tutto il sistema, non facilissimo da spiegare a parole, si è rivelato abbastanza semplice e divertente da utilizzare nella pratica, permettendoci di provare un minimo a difendere ai livelli di difficoltà più alti, cosa che si era rivelata impossibile nello scorso capitolo. Sempre a proposito di difesa, se rubare palla è diventato un minimo più difficile non si può dire lo stesso per quanto riguarda le stoppate, ancora incredibilmente forti tanto da invogliare i giocatori, in caso di utilizzo di centri dominanti come Whiteside, a convogliare verso il centro dell’area gli avversari, pronti a essere neutralizzati.
The One e le altre modalitàLa modalità cardine di NBA Live 18, su cui gli sviluppatori hanno investito la maggior parte del tempo e delle risorse è chiaramente The One, l’equivalente della classica carriera giocatore. A differenza di quanto visto in altri giochi, che ci mettevano spesso nei panni di un talentuoso giovane pronto a sbarcare nei campionati che contano, qui la strada per la NBA sarà più lunga. Dopo un terrificante infortunio al college le nostre quotazioni al draft sono andate in picchiata, costringendoci a trovare un nuovo modo per sbarcare nel campionato più importante al mondo. Insieme al nostro amico e compagno di squadra, anche lui uscito deluso dalla notte della lottery, inizieremo un tour per tutti gli Stati Uniti che ci porterà a giocare nei campetti e nelle leghe estive più importanti degli States, dalla Drew League fino alle calde e soleggiate spiagge di Venice Beach a LA. Di partita in partita, a fronte di buone prestazioni, il nostro nome tornerà a girare negli ambienti che contano, spalancandoci finalmente le porte della NBA ed è qui che NBA Live segna una novità rispetto a quanto visto in precedenza. Con il nostro alter ego virtuale non ancora all’altezza dei vari Harden e Durant, potremo decidere di iniziare immediatamente la stagione sgomitando per strappare un posto nelle rotazioni oppure di concentrarci nel migliorare le nostre skill nel Pro-Am Tour dove affronteremo diversi giocatori per diventare il miglior giocatore di playground di tutti i tempi, ritornando poi nella NBA con statistiche già di tutto rispetto. Proprio il sistema di progressione si è rivelato una piacevole sorpresa, migliorando quanto visto in precedenza. Una premessa è comunque necessaria: non ci sono scorciatoie per arrivare al top, dovremo sudarci ogni punticino senza la possibilità di usare moneta reale per trasformarci in Lebron James dall’oggi al domani. A seconda del ruolo scelto potremo scegliere un diverso stile di gioco, come quello da playmaker abile ad attaccare il canestro, piuttosto che un tiratore, ognuno con diverse abilità uniche sbloccabili con l’avanzare dei livelli. Nel nostro caso abbiamo cercato di replicare Russel Westbrook, dovendo dunque migliorare l’abilità nei tiri da sotto e nel controllo palla sacrificando però il tiro da oltre l’arco dei tre punti. A tutto questo si aggiungono i traits, serie di abilità passive simili a quelle di un RPG che ci permetteranno di elevare il nostro livello di gioco. I Traits sono inoltre migliorabili tramite il raggiungimento di diversi traguardi durante la nostra carriera, obbligandoci a giocare a lungo per poter raggiungere la vetta. [v-28691]
A fronte di una modalità The One così corposa, rimangono meno curate Ultimate Team, lontanissimo parente di quello visto su FIFA, e Franchigia, la carriera allenatore del gioco. Se infatti tutte le funzionalità di base sono presenti, siamo lontani dalla complessità raggiunta da quanto visto sulla serie 2K, estremamente più appagante e profonda. Da segnalare poi la totale assenza di trade da parte della CPU, problema che verrà probabilmente risolto con una delle prime patch. Infine, novità assoluta per un gioco di basket, fanno l’esordio tutti i club della WNBA, la massima lega americana di pallacanestro femminile. Così come per FIFA, non potremo usare le ragazze se non tra di loro e nelle semplici partite veloci, una scelta che comunque ci permetterà di godere di un gameplay completamente diverso da quello dei classici match NBA vista la netta differenza fisica e atletica delle giocatrici.
GraficaPer quanto riguardo il comparto grafico, abbiamo assistito a timidi passi in avanti rispetto a NBA Live 16, con i modelli delle stelle più famose di buonissimo livello e alcuni giocatori di secondo piano più riconoscibili rispetto al passato. Le animazioni invece, punto debole dello scorso capitolo, vivono ancora di alti e bassi. Se i movimenti in penetrazione sono a tratti eccellenti, con i cestisti bravi a evitare i contatti difendendosi con il ferro, non si può dire lo stesso per le lotte a rimbalzo e le sfide spalle al canestro, con giocatori che a volte si muovono in maniera goffa e non particolarmente fluida. Il lavoro da fare è sicuramente ancora molto ma la strada intrapresa è quella giusta e ci auguriamo di vedere ulteriori passi in avanti nei prossimi capitoli. Bocciata invece la telecronaca, mai nel vivo del gioco tanto da essere disattivabile senza particolari perdite
The One profonda e divertente
Gameplay immediato da padroneggiare
Difesa 1vs1 migliorata
Passo avanti sulle animazioni…
…ma ancora del lavoro da fare
Franchigia e Ultimate Team non all’altezza di The One
Stoppate troppo efficaci
NBA Live 18 si è rivelato essere un buon gioco, lontano dall’elite dei giochi di basket ma estremamente divertente e un passo in avanti rispetto a quanto visto con lo scorso capitolo. Se siete alla prime armi e non avete mai giocato prima ad un titolo dedicato alla pallacanestro, NBA Live 18 può essere il gioco che fa per voi, con un gameplay non particolarmente difficile da padroneggiare che premia molto il gioco offensivo. The One si è poi rivelata una carriera giocatore davvero interessante, con alcuni spunti, come l’integrazione tra gioco nella NBA e partite nei campetti, che ci piacerebbe vedere in altri titoli sportivi targati EA.