Recensione

Narcosis

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a cura di Domenico Musicò

Deputy Editor

Consapevoli della crescente richiesta di giochi horror non convenzionali e pesantemente incentrati sulla narrativa, Honor Code (composta da veterani dell’industria) ha deciso di cimentarsi nello sviluppo di un’opera che potesse rispettare queste linee guida, adottando un approccio al racconto basato sull’imprevedibilità. Pur partendo da un concetto di base che affonda le proprie radici nella realtà, in Narcosis sono presenti molti elementi a cavallo tra il surreale e l’orrore realistico: quello dove convergono la primordiale paura del buio, la reclusione forzata e il completo isolamento.
Gli occhi voraci dell’abisso
Il protagonista di Narcosis fa parte del progetto di ricerca chiamato Oceanova, che nel 2016 ha conquistato l’attenzione di tutto il mondo. Tre anni più tardi, una piccola equipe di minatori e ricercatori si è stabilita a migliaia di chilometri dalla costa, e a circa due al di sotto della superficie marina. Il 2 febbraio dell’anno precedente, la struttura da due miliardi di dollari è stata colpita dall’onda d’urto di un terremoto sottomarino. Kip Mattas era sul luogo in qualità di ingegnere, quando l’habitat – Compass I – è stato inondato. È fuggito con due suoi colleghi, ma si è poi ritrovato da solo sul fondale marino, intrappolato in un sofisticato scafandro dal peso di cinquecento chili e senza avere più la possibilità di comunicare con la superficie.
Quando prenderete il suo controllo, Kip Mattas è chiuso nella sua “bara semovente”, costretto a sopravvivere in qualche modo negli abissi, lottando contro le sue paure e i suoi limiti da uomo comune. 
In Narcosis non ci sono organizzazioni segrete e strane macchinazioni, non ci sono nemmeno i più classici elementi soprannaturali: ci siete voi, l’ignoto delle profondità marine e la certezza che la morte sia pronta ad abbracciarvi da un momento all’altro. Durante questo viaggio sincopato sarete molto incuriositi dalle vicende rappresentate, a tratti confusi, con la testa piena di domande e dubbi su quale sarà il vostro destino; solo verso il finale capirete dove la storia voglia andare a parare, scoprendo man mano gli esiti di un racconto davvero ben scritto, convincente e maturo.
Sebbene sia stato realizzato avendo in mente la realtà virtuale (ed è facile intuire quanto questa si presti bene al senso di claustrofobia e tensione che il gioco vuole trasmettere), Narcosis è fruibile anche in maniera tradizionale. Tuttavia, va ammesso che il comparto tecnico – forse anche per via di questa scelta a monte – non è il pregio migliore della produzione.
Dark Water
È complicato riuscire ad accettare sin da subito le costrizioni che lo scafandro e la vostra condizione vi impongono: siete goffi, lentissimi, avanzate al rallentatore e quasi al colmo della frustrazione, con solo la possibilità di usare i propulsori a intermittenza e per coprire brevi distanze. Oltre a essere una precisa scelta di game design, che ammettiamo sia controversa e a tratti fastidiosa, è in sostanza il compromesso migliore che gli sviluppatori potessero trovare per farvi immergere – letteralmente – nel mondo che hanno creato. A vostra disposizione avete una potente torcia utile per fendere l’oscurità degli abissi, dei razzi segnalatori che rischiarano delle piccole aree e un coltello. Quest’ultimo è in realtà poco utile, perché al di là di uno, forse due nemici, non può nulla contro quelli in grado di uccidervi con un solo colpo o contro i fenomeni allucinatori che vi perseguitano durante le fasi di ipossia. L’ossigeno ha infatti un ruolo chiave in Narcosis, ed è necessario reperire delle bombole (o fermarsi presso delle postazioni fisse)  prima che le vostre scorte si esauriscano. A tal proposito, incontrare nemici, assistere a delle visioni o trovarsi in situazioni disperate non farà altro che accelerare il vostro battito cardiaco e, di conseguenza, aumentare a dismisura il consumo d’ossigeno.
Oltre a questi pochi elementi che costituiscono la base delle azioni da compiere durante un’avventura tutto sommato esplorativa, siete chiamati a risolvere un paio di puzzle, alcuni ambientali, altri logici. Quelli ambientali mostrano il fianco all’inadeguatezza del sistema di controllo, al punto che saltare da una piattaforma all’altra diventa problematico anche per gli utenti più esperti, costretti a un trial and error poco piacevole. 
Nonostante ci siano dei momenti ben orchestrati, dunque, va segnalata la presenza di alcune sezioni meno riuscite e ispirate, che pesano inevitabilmente sulla valutazione finale. Narcosis, nel complesso, ha una qualità altalenante: la scrittura è brillante, sa come coinvolgere emotivamente il giocatore e funziona dall’inizio alla fine (pur essendo per larghi tratti puntiforme e sullo sfondo); il gameplay è invece più debole, anche al di là delle scelte comprensibili di design, che non possono essere una scusa per le mancanze oggettive del gioco.
Tecnicamente Narcosis ha dei momenti che ricordano le splendide sezioni abissali viste in quella perla chiamata SOMA, ma non riesce ad eguagliarne l’ispirazione artistica e il sound design fatto di boati abissali e clangori reboanti; né riesce a comunicare gli stessi sentimenti di smarrimento. Ha però carattere, sa essere distintivo e mette in scena un’ambientazione credibile e in grado di turbare e disorientare. 
Il frame rate si attesta attorno ai 40 impostando qualunque tipo di settaggio, ma trattandosi di un gioco in cui la velocità non esiste e ritmi sono cadenzati, bastano e avanzano. La modellazione poligonale di ambienti e nemici è invece di qualità variabile, ma il coraggio di proporre finalmente qualcosa di nuovo, e di raccontare una storia che funziona davvero, dovrebbero da soli bastare per concedergli una possibilità.

HARDWARE

MINIMI:Sistema operativo: Windows 7 (64 bits)Processore: Intel i5 or betterMemoria: 4 GB di RAMScheda video: Nvidia GTX 560 or betterDirectX: Versione 11Memoria: 8 GB di spazio disponibileScheda audio: Any sound cardNote aggiuntive: For VR, please refer to the recommended configuration.

CONSIGLIATI:Sistema operativo: Windows 7 (64 bits)Processore: Intel i5/7 second generation or betterMemoria: 8 GB di RAMScheda video: Nvidia GTX 970 / AMD R9 290DirectX: Versione 11Memoria: 8 GB di spazio disponibileScheda audio: Any sound cardNote aggiuntive: This is the minimum configuration to play in VR.

– Storia matura e davvero ben scritta

– L’ambientazione e l’idea di base sono convincenti

– Le costrizioni di game design rendono il gameplay lento e impreciso

– Alcune sezioni sono poco convincenti e frustranti

7.0

Narcosis è un horror ad ambientazione subacquea davvero particolare, intenso e ben scritto. Cade un po’ vittima di alcune costrizioni di game design e offre un sistema di gioco goffo e impreciso, che non tutti potrebbero essere disposti ad accettare. Tuttavia, sebbene consenta una gamma di azioni davvero basilari e sia improntato pesantemente sull’esplorazione, riesce ad essere piacevole grazie alle buone intuizioni emerse durante il racconto.

Voto Recensione di Narcosis - Recensione


7

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