Il 2014 non verrà ricordato come il miglior anno della storia per la divisione sportiva di Electronic Arts. Mentre Fifa fatica a mantenere il livello di qualità a cui ci ha abituati, NBA Live cerca di risalire dal baratro in cui è stato cacciato da una concorrenza agguerritissima e Madden, stoica come sempre, sembra essere l’unica serie a confermarsi, NHL 15 era chiamato al far sbarcare definitivamente l’hockey su current-gen. Aspettative soddisfatte? Solo in parte.
Formula vincente non si cambia
NHL è sempre stato un brand di riferimento per EA Sports, probabilmente il vero cavallo di battaglia. Il livello di realismo raggiunto con il tempo dai vari episodi, d’altronde, ne ha fatta la simulazione sportiva per eccellenza tanto da ottenere buoni riscontri anche in paesi in cui l’hockey non è propriamente lo sport nazionale.
Le ragioni di questo successo sono da ricercarsi nel solidissimo gameplay, affinato e limato fino a quasi raggiungere la perfezione. NHL 15 non fa eccezione da questo punto di vista, proponendo nuovamente due distinti metodi di controllo del puck. Il primo, “old style”, utilizza i tasti digitali per passaggi e tiri e ne automatizza il direzionamento, aiuto molto utile per chi approccia l’hockey per la prima volta. Il secondo, a sua volta settabile nelle opzioni “Hybrid” o “Superstar Skill”, delega al giocatore il completo dominio dell’azione e richiede di concludere a rete utilizzando lo stick analogico destro. Naturalmente il nostro consiglio è di scegliere quest’ultima metodologia: con un po’ di pratica verrete ripagati dalla sensazione di fare veramente ciò che si vuole con bastone, sia in attacco sia in difesa.
I veterani della serie avranno capito che, in fondo, non c’è molta nuova carne al fuoco. A parte il checking, rinnovato e migliorato grazie all’Ignite (ne parleremo più avanti), effettivamente il pad non regala nulla di clamorosamente rivoluzionario. Non che ci saremmo aspettai molto di diverso, va detto.
Il passaggio su Xbox One e PS4 ha spinto gli sviluppatori a mettere mano anche all’intelligenza artificiale di compagni e avversari. I risultati di maggior rilievo in questo senso ci sono sembrati due. Primo, i difensori portano un pressing davvero tosto ed aggrediscono con un forecheck attento e preciso; secondo, alcune squadre impostano il gioco esattamente come farebbero le loro controparti reali, il che farà la felicità di chi segue abitualmente la NHL e ne conosce gli interpreti.
Certo non mancano alcuni piccoli difetti, quali una velocità di gioco a volte eccessiva e l’infallibilità che pare caratterizzare, in alcuni frangenti, i portieri e gli attaccanti più conosciuti, ma sono dettagli risolvibili facilmente mettendo mano alle slide (sì, ci sono anche qui).
Indietro nel tempo
I problemi di NHL 15 nascono navigando i menu ed analizzando le modalità di gioco proposte. Tralasciando un attimo il discorso multiplayer, a cui arriveremo dopo, è giusto partire dalla carriera, quel “Be a GM” che, in passato, aveva raggiunto una struttura ed una profondità tali da sostituire le classiche stagioni. Ebbene, se avete presente di cosa stiamo parlando, scordatevelo: quest’anno vestire i panni del General Manager significa mettere le mani su molte meno variabili e, sostanzialmente, si riduce a gestire il roster per giocare le partite. Il realismo ne risente parecchio, anche perché sulle squadre di contorno (AHL, junior ecc…) non si ha praticamente più alcun potere.
Male, anzi malissimo anche il “Be a Pro”, modalità diventata ormai cardine dell’offerta single player delle simulazioni sportive USA. Una volta creato il proprio alter ego si scopre come sia stato tutto reso superficiale: possiamo farci ingaggiare da qualunque franchigia NHL oppure affidarci al caso lasciando che decida la cpu tramite un sorteggio imbarazzante mascherato da draft. Niente gavetta in AHL, quindi, da giovani promesse il gioco ci trasforma fin dal principio in titolari indiscussi. L’unica possibilità di crescita è spendere i punti esperienza maturati in partita per aumentare le proprie statistiche.
Strutturato in questo modo, il Be a Pro risulta praticamente ingiocabile, privo di mordente e di qualsivoglia stimolo. Non sono sufficienti i feedback del proprio allenatore nelle pause in panchina a spingerci ad andare avanti (aggiunti peraltro solo con una patch in seguito all’uscita del titolo nei negozi), anche perché tali break non sono skippabili: dobbiamo sorbirci i nostri compagni vagare per il campo attendendo pazienti che il coach ci ributti nella mischia, cosa assai tediosa nel malaugurato caso in cui i tempi siano impostati per durare più di cinque minuti.
Ciò che lascia maggiormente basiti, però, è il comparto multiplayer. Sempre che di comparto si possa parlare considerando che, escluso l’Ultimate Team, andare online significa semplicemente sfidare un altro giocatore. E’ sparita la EA Sports Hockey League e non c’è traccia nemmeno dell’Online team play. Niente stagioni, quindi, niente tornei e pochissimo spazio alla personalizzazione, per un pacchetto multigiocatore tornato indietro di dieci anni.
Hot dogs, beer and sports. It’s sunday baby!
Le carenze appena descritte sono davvero delittuose, perché tecnicamente NHL 15 è esattamente ciò che ci aspetteremmo da una simulazione sportiva su Xbox One e PS4. I match iniziano fuori dai palazzetti con riprese aeree di grande atmosfera, e continuano all’interno con un fantastico pre-partita televisivo in cui Mike Emrick e Eddie Olczyk, telecronisti NBC (emittente televisiva statunitense che detiene i diritti della lega), nelle loro versioni reali fanno il punto su ciò che ci appresteremo a vivere.
L’impatto grafico una volta scesi sul ghiaccio è ottimo: a pubblico e panchine è stata dedicata moltissima attenzione per garantire il massimo dell’atmosfera. I modelli poligonali dei giocatori sono convincenti, dettagliati e dietro le visiere dei caschi è possibile scorgere varie espressioni emotive in risposta alle azioni, il che dona ai replay un realismo senza precedenti. Ciò che più ci ha stupiti, però, è il comportamento dell’Ignite; già visto negli altri sportivi EA con risultati altalenanti, qui il motore su cui gli sviluppatori canadesi hanno puntato tanto sembra raggiungere la sua dimensione finale, simulando impatti credibili e spettacolari. Inutile dire quanto questo sia importante in uno sport fisico come l’hockey. L’appassionato di lunga data saprà apprezzare appieno qualità come questa, nonché troverà soddisfazione nel dominare un sistema di gioco libero e soddisfacente. Allo stesso modo, però, deciderà quanto i pregi possano compensare la scarsa offerta ludica, alla lunga un problema davvero importante.
– Il gameplay si conferma profondo, accessibile e soddisfacente
– Coverage NBC e grafiche TV fantastiche
– L’Ignite qui funziona che è una meraviglia
– Eliminate parecchie core features
– Be a Pro pesantemente castrato
– Offerta multiplayer imbarazzante
NHL 15 è un episodio riuscito solo a metà, pieno di contraddizioni e scelte che lasciano perplessi. Pad alla mano si rivela solido come il ghiaccio, accessibile e profondo come sempre, impreziosito dal motore fisico Ignite che sembra aver trovato nell’hockey la propria ragion d’essere. Se però ad un gameplay così valido fa da contorno un’offerta di modalità insolitamente scarna e parecchio ridimensionata rispetto al passato, soprattutto per quanto riguarda il comparto multiplayer, l’eccellenza raggiunta ai tempi d’oro rimane soltanto un lontano ricordo.