NBA Live 07
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a cura di SAH
La stagione NBA 2006-2007 che prenderà il via il prossimo 31 ottobre, si presenta come la più equilibrata degli ultimi anni. I pretendenti al titolo sono numerosi: si parte dai campioni in carica dei Miami, per passare all’altra finalista, i Dallas Mavericks di Dirk Nowitzki (che hanno migliorato ed ampliato il proprio roster soprattutto per qualità ed esperienza), ma non possiamo dimenticare i San Antonio Spurs di Ginobili, i Suns del rientrante Stoudemire e i Detroit Pistons che anche senza Ben Wallace diranno sicuramente la loro. Se ciò non bastasse, numerose squadre minori come Toronto, Portland e Atlanta hanno alzato notevolmente la qualità della propria squadra con l’ambizione di diventare nel giro di pochi anni pretendenti al titolo.
Tempo di ricominciare?E’ nostra premura sottolineare fin dall’inizio della recensione che la versione 2007 di NBA Live è forse la peggiore da quando esiste questa serie. I motivi non vanno ricercati solo nella concorrenza spietata sul fronte console di 2k Sports ma nell’astrusità di un team di sviluppo troppo legato ad un motore grafico sorpassato e ad una netta superficialità nello studio delle meccaniche di gioco. Pertanto i fans della serie ritroveranno le orribili sagome del pubblico, il campo con muri invisibili e una tendenza nemmeno troppo nascosta di far passare la palla attraverso il corpo dei propri avversari. I modelli dei giocatori sono stati in gran parte rifatti in modo tale da far risultare più semplice il riconoscimento facciale delle proprie stelle. Purtroppo però c’è qualcosa che non va, dato che si ha la netta sensazione che le teste dei giocatori siano sproporzionate rispetto al resto del corpo. Particolarmente orribili invece i modelli degli allenatori che stanno a bordocampo e che se si muovono tutti nello stesso modo con fare meccanico. Trattandosi di elementi di contorno qualunque giocatore sarebbe disposto a scendere a qualche compromesso pur di godere di una fisica del pallone adeguata e un giusto bilanciamento nel gioco in post e aereo. Anche in questo caso però i limiti dello scarso lavoro compiuto dagli sviluppatori emerge nettamente: eseguendo un passaggio anche con il miglior Steve Nash può capitare che il pallone non raggiunga il ricevitore: in questo caso, qualche strano script prende possesso della sfera facendola balzare da una parte completamente opposta alla direzione originale o tra le mani di qualche difensore avversario. Il sistema dei contatti invece è stato completamente rivisto anche se il risultato si dimostra assai carente. Quando un avversario sarà in possesso del pallone il nostro difensore si accosterà cercando di impedirgli l’eventuale penetrazione. Nel mentre sarà possibile tentare di rubare la palla all’avversario premendo l’apposito tasto; tuttavia sono ben due(e non di poco conto) i problemi che affliggono questo nuovo sistema: nel primo caso il computer avrà quasi sempre la meglio sul giocatore inventandosi colpi a sorpresa o utilizzando l’opzione superstar mentre in secondo luogo rubare la palla diventa un’impresa assai titanica, dove le regole vengono dettate dalla casualità e non dall’abilità del giocatore.
Tante modalità, poca sostanzaEA Sports aveva più volte sottolineato l’importanza di introdurre un network come ESPN all’interno del gioco, purtroppo però il risultato si rivela assai deludente: in pratica tutte le sezioni adibite alle statistiche sono rimaste invariate se non nel nome che riporta il noto marchio televisivo americano, l’introduzione di una barra che segnali il giusto affiatamento tra compagni è un’idea carina ma completamente inutile al fine del gameplay vero e proprio. Tra le modalità di gioco ritornano l’All Star Weekend, l’allenamento, i playoff, la stagione singola, la modalità 1vs1 e ovviamente la modalità Dinasty, la vera essenza del gioco. Dopo aver scelto la propria squadra preferita dovrete gestirla nella pre-season con il training camp che avviene in modo quasi del tutto automatico( potrete scegliere solo dove far lavorare maggiormente i vostri giocatori); nelle 82 partite che compongono la regular season più gli eventuali playoff e l’off-season invece dovrete occuparvi di visionare rookie, rinnovare contratti e scambiare giocatori. Il tutto avviene in modo semplice e quasi automatico e anche i meno esperti di management NBA non avranno difficoltà a prendere il posto di un Mark Cuban. Ottima la colonna sonora che accompagna il giocatore tra i menù di gioco con brani rap e pop di un certo spessore e che ben si adattano allo stile NBA. Anche il commento di Marv Albert e Steve Kerr si rivela sempre molto divertente soprattutto quando discutono su un determinato giocatore elencandone i pregi e i difetti. Chi mastica la lingua d’Albione con disinvoltura noterà alcune piccole imprecisioni soprattutto quando il passaggio non avviene in modo corretto. Il buon Marvelous confonderà più volte il passaggio alto con quello basso e quello a destra con quello a sinistra.
La dura legge degli scriptIl problema fondamentale della giocabilità di NBA Live è la presenza di script che non riescono ad adattarsi al contesto di gioco. La fase del passaggio è sicuramente quella più colpita da questa malattia. Quando un giocatore con un basso punteggio in “passing” prova a servire un compagno, provoca irrimediabilmente un’intercetto e relativo contropiede. A peggiorare la situazione va aggiunta la discutibile scelta di dare ancora più importanza al superstar trigger: si tratta di abilità speciali che caratterizzeranno solo i giocatori più forti in difesa e in attacco. Dirk Nowitzki, ad esempio, sarà un campione nel tiro vicino a canestro mentre Ben Gordon si rivelerà un cecchino dalla media distanza. Per attivare questa abilità speciale basterà premere il tasto predefinito ed effettuare il tiro. Non esistendo limiti, il giocatore potrebbe giocare l’intera partita utilizzando solo le abilità speciali dei propri campioni. Questa scelta oltre ad orientare pesantemente la giocabilità su uno stile decisamente arcade si rivela particolarmente frustrante quando si tratterà di affrontare l’infallibile CPU che farà largo uso di questa opzione.
HARDWARE
– Windows XP SP2 o Windows 2000 SP4 (Windows 95, Windows NT, Windows 98, Windows 98 SE, Windows ME e Windows XP 64bit non sono supportati)– 1.3 GHz Intel Pentium III o superiore– 256 MB RAM– 3700 MB di spazio libero su disco– Scheda video da 128 ram compatibile con DirectX 9.0c – DVD-ROM driveMULTIPLAYER
Si può giocare online solo sui server di EA Sports o via LAN
-Comparto audio eccellente
-Decisamente più impegnativo
-Giocabilità migliorata..
-.. ma non abbastanza
– impossibile difendere
– licenza ESPN non sfruttata a dovere
6.5
Dopo NHL ecco arrivare la seconda grande delusione dell’anno. Certo, in NBA Live le novità non mancano ma la loro realizzazione approssimativa ed un orientamento sempre più arcade difficilmente saranno apprezzati dai puristi e dai fans di lungo corso. Gli aspetti migliori riguardano soprattutto il lato manageriale( con un’ottima Dinasty Mode) una colonna sonora e una telecronaca di qualità. Per il resto, harakiri e tante ore di gioco davanti a NBA 2k7 nella speranza che gli sviluppatori di EA Sports imparino veramente cosa vuol dire giocare a basket.
Voto Recensione di NBA Live 07 - Recensione
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