Se c’è una piaga che ha segnato il ciclo vitale di PlaystationPortable (a parte la mancanza del secondo analogico, beninteso) è stata la mancanza di personalità della console, o meglio, di chi continuava a sviluppare sulla macchina Sony riduzioni di titoli di successo della sorella maggiore da salotto, la PS3, o, peggio ancora, di titoli PS2, spesso invecchiati male.Ciò che ha decretato la vittoria, almeno in termini numerici, della concorrenza è stata proprio la mancanza di titoli dedicati, pensati specificatamente per sfruttare le caratteristiche hardware e di controllo della piccola di casa Sony.Nei rari casi in cui questo è stato fatto, questa performante console portatile ci ha infatti regalato delle vere e proprie gemme videoludiche, come le ultime avventure di Snake e Kratos.Detto questo, secondo voi, a quale categoria apparterrà questo NBA 2k11 dei ragazzi di Visual Concepts?
MonopolioLa vita di un appassionato di basket possessore di PlaystationPortable è stata fin qui durissima.Mentre fino all’anno scorso c’erano tre contendenti a combattere per il trono di miglior titolo del genere sulla scena, ovvero NBA LIVE 10 di EA, NBA The inside di Sony e la precedente versione di questo stesso titolo, da quest’anno in poi, indipendentemente da quanto sia ancora destinato a durare il ciclo vitale di PSP, la scelta sarà unica, perché, dopo gli scarsi risultati di vendita, la casa di FIFA ha abdicato, mentre Sony non ha annunciato alcunché a riguardo, lasciando la porta aperta ad un’eventuale versione 2012 del suo prodotto, ma saltando a piè pari la stagione in corso.Qualcuno di voi starà comunque obiettando sul livello qualitativo di queste ultime produzioni, ma indipendentemente da esso, siamo tra quelli che pensano sia sempre meglio avere una scelta, in ogni campo: senza inerpicarci in discorsi filosofici sui danni creati da un monopolio, sappiate che, se possedete una PSP e volete calcare i parquet della lega professionistica più famosa al mondo, o acquistate NBA 2k11 o…
Modalità stile PS3Vista la grandissima abbondanza di modalità disponibili fin dalla prima accensione, l’acquisto potrebbe anche bastarvi: di sicuro uno dei punti di forza dell’ultima produzione 2k Sports è la quantità e la varietà dell’offerta ludica, che ricalca in pieno quella casalinga, e per una console portatile questo costituisce già un ottimo punto di partenza.Elencare tutte le possibilità richiederebbe una recensione a parte, ci limitiamo quindi a descrivere quelle principali, sulle quali noi stessi ci siamo fiondati sin dalla prima partita di prova: si passa dal classico, intramontabile e rapido “quick game”, che consente di arrivare in campo con tempi minimi di attesa e settando pochissime opzioni, utile quando il tempo a disposizione è poco, alla lunghissima modalità denominata “The Association”, il vero cuore simulativo del titolo, in cui avremo il controllo totale sul nostro team, dalla negoziazione dei contratti al programma settimanale di allenamenti, dalle partite agli sponsor, passando per la possibilità di sguinzagliare talent scout in giro per i campetti di periferia d’America alla ricerca del nuovo Michael Jordan che, per inciso, riveste un ruolo molto meno importante, all’interno dell’economia di gioco, di quanto non faccia nella controparte per console next gen.Il lato tecnico e amministrativo è approfondito a sufficienza, il tetto salariale e la possibilità di imbastire scambi credibili (scordatevi, in altre parole, di ottenere Gasol dai Lakers in cambio di due scartini) aggiungono pepe ad un’esperienza che, se si fermasse alla fase gestionale, sarebbe quasi perfetta.Dove, invece, abbiamo riscontrato qualche problema è nel succo del gioco una volta che avremo il diretto controllo dei 5 omoni che compongono il nostro team: a fronte di un sistema di controllo abbastanza ben congegnato che unisce semplicità e completezza (d’altronde, con la scarsità di tasti disponibili era difficile fare voli pindarici…), affinato in anni di riproposizioni virtuali di questo marchio, appare evidente come, a livello di gameplay, siano andati persi diversi elementi fondamentali per una buona riuscita di una simulazione sportiva, su tutti la fisicità dei contrasti e la credibilità statistica di certi eventi.In dettaglio, una delle cose che ha decretato nel tempo, l’imporsi di questa serie sulla controparte di Electronic Arts è stata la perfetta riproduzione della fisicità degli scontri, importante nel basket più che mai e nella NBA ancor di più: in questa versione, la difesa risulterà poco credibile, monca, perché, per quanto elaborati possano essere i vostri schemi e serrata la vostra protezione dell’area piccola, spesso la CPU andrà a segno con tiri estremamente semplici, come se nessuno dividesse il giocatore avversario dal canestro.Nella realtà, basterebbe anche solo un centro ben piazzato per ostruire la visuale, mentre in NBA 2k11 due, se non tre, dei vostri giocatori non basteranno ad impedire alla guardia avversaria di mettere dentro un canestro facile facile a due metri dal canestro.Un prodotto che ha sempre amato fregiarsi del titolo di simulazione non dovrebbe, a nostro avviso, togliere solo spettacolarità alla fase di possesso palla per potersi chiamare tale, ma anche curare i dettagli, rendere la fase difensiva (e questo vale anche per molti altri sport di squadra, dal calcio al volley) appagante quanto quella offensiva: invece, nonostante la pessima difesa sfoggiata da entrambi i team in campo, i punteggi delle partite rimarranno bassi (con il settaggio di tempo di 5 minuti a quarto, il nostro record è stato un 89 – 78 in casa dei Celtics) perché le squadre finiranno con il traccheggiare fino quasi allo scadere del tempo limite, per poi piazzare un tiro dei più semplici, incuranti dl nostro sforzo di piazzare 4 uomini sotto canestro.Non ci è piaciuta nemmeno la gestione dei rimbalzi e quella dei tiri da tre: le probabilità statistiche, in questo caso, vanno davvero a farsi benedire: anche giocando contro squadre non di prima fascia, la percentuale al tiro da tre dei nostri avversari è spaventosamente alta, mentre spessissimo, nonostante ci si sforzi di mandare al tiro il nostro miglior giocatore, i tentativi dell’utente saranno frustrati da un ferro o da un rimbalzo che finirà, con ogni probabilità, nelle mani del centro avversario: questo toglie varietà all’azione di gioco, che si ridurrà a tiri da due da pochi metri per poter rimanere in partita, anche perché il livello di difficoltà, come da tradizione Visual Concepts, è settato leggermente verso l’alto.Questi difetti di gameplay sono congeniti e non si riscontrano solo nelle modalità succitate, ma anche in quella “Street”, che consente partite in campetti in cemento, e in quelle “Tournament”, “Playoffs” e “Season”, che si spiegano da sole e in quella “My Player”, dov’è possibile scalare le vette del successo impersonando il proprio avatar, ma disponendo di un editor molto povero e partendo da un livello di gioco molto scarso.L’impressione generale è che il gioco sia molto più debitore alla mediocre versione Playstation2 che a quella, eccellente, PS3, se non per le modalità di gioco e il layout grafico dei menu e qui torniamo al discorso con cui abbiamo aperto questa recensione.
Grafica stile PS2Il discorso si ripropone in sede di giudizio della veste grafica del titolo, che soffre della dicotomia classica (per gli utenti PSP) del “vorrei sembrare PS3, ma finisco con il riproporre il motore PS2”: se un plauso può essere fatto ai programmatori per la costruzione delle arene di gioco, dettagliate e somiglianti, delle casacche ufficiali, e, soprattutto, dei volti dei giocatori, che somigliano davvero alle loro controparti reali. Molto meno soddisfacenti sono i continui rallentamenti di cui il gioco soffre, che alla lunga risultano davvero fastidiosi, i modelli poligonali dei giocatori in campo che, facce a parte, risultano tremendamente spigolosi e paurosamente simili tra loro. Come anche nel caso di altre simulazioni sportive è accettabile, visto l’alto numero di modelli presenti sul piccolo schermo di PSP, una riduzione del livello di dettaglio, ma francamente in questo caso ci sembra che si esageri un pochino, soprattutto se la si confronta coi titoli più blasonati su questa console.Il livello di difficoltà, come detto, non è dei più accomodanti, ma questo ci sembra un pregio piuttosto che un difetto, perché tende a premiare quanti avranno il tempo e la pazienza di cimentarsi con il gioco per diverse ore.Molto bene, ma questa non è una novità, il comparto sonoro, con brani tra il rap e l’hip hop decisamente azzeccati, alcuni di un certo richiamo, altri poco conosciuti, che vanno a comporre, con una telecronaca non sempre pienamente comprensibile ma puntuale e non troppo invasiva, un versante audio più che soddisfacente.Dispiace, infine, che sia presente la modalità multiplayer, ma solo ad hoc: niente online quindi e dovrete accontentarvi di sfide dal due contro due al cinque contro cinque.
– Longevo, profondo, completo
– Colonna sonora più che soddisfacente
– L’unica scelta se amate il basket e avete una PSP
– Fisicità quasi del tutto assente
– La CPU “bara” sui tiri da tre
– Veste grafica appena accettabile
– Online monco
La nostra avversità per i monopoli, in generale, non ha nulla a che vedere con le critiche mosse a NBA 2k11, che risulta una scelta comunque sensata per gli appassionati di basket veri, quelli che proprio non possono star lontani dal canestro, nemmeno in fila alla posta o in treno: a loro saprà offrire una pletora di modalità di gioco, rose aggiornate e una modalità “Association” longeva e profonda.
A chi però ha la possibilità di giocare questo stesso titolo altrove (che non sia su PS2, però), il consiglio è di ponderare bene l’acquisto, perché nella transizione portatile l’ultimo titolo 2K Sports ha perso quella fisicità e quella sensazione di realtà simulata che lo ha sempre contraddistinto nelle sue uscite casalinghe, e non da quest’anno.
Peraltro, a renderne la reperibilità ancora più difficile, il titolo non è ancora uscito per il mercato europeo, e quindi al momento potrete procurarvi solo la versione americana, come abbiamo fatto noi.