Recensione

Mystery Dungeon: Shiren the Wanderer

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a cura di Darth Cyborg Trooper

Il primo episodio della serie Mystery Dungeon apparve per la prima volta sul SNES, nel lontano 1993, con un paio di caratteristiche principali che lo distinsero dagli altri RPG: la generazione casuale dei dungeon e un gameplay a turni. In tutta la serie Mystery Dungeon ogni movimento compiuto all’interno di un dungeon è considerato un turno. Fare un passo, attaccare, usare un’oggetto e parlare con qualcuno contano ognuno come singolo turno e, per ogni azione compiuta, i nemici presenti ne dungeon possono effettuare un movimento a loro volta. La ChunSoft ha definito le meccaniche di gioco simili a quelle di una partita a scacchi.Diversamente da ogni altro Mystery Dungeon prima e dopo di questo, Shiren the Wanderer non riprende personaggi già esistenti tratti da altre serie videoludiche , ma ha invece una composizione completamente originale e interessante di personaggi. Lo stesso Shiren (che il giocatore personificherà durante il gioco) è un misterioso viaggiatore assai poco loquace, accompagnato però da una donnola parlante, Koppa. durante il loro viaggio Shiren e Koppa incontrano strani nonchè singolari individui; come Pekeji, il fratello (non molto sveglio) di Shiren che crede che i pugni in faccia siano un segno d’affetto. O anche Orya, una seduttrice col vizio di ammaliare ogni uomo che incontra. Tutti i personaggi che si uniscono al gruppo del giocatore e molti dei restanti hanno una personalità molto definita.

Ritorno al passatoCome tutti i titoli Mystery Dungeon, Shiren the Wanderer è incentrato nell’esplorazione dei dungeon creati casualmente. È un’idea senza dubbio interessante, soprattutto se si pensa che la formula del gioco, nonostante i 15 anni che ci separano dal primo capitolo della serie, non è assolutamente variata. Certamente la ChunSoft è riuscita ad abbassare la randomizzazione presente nel titolo, ma nonostante questo l’intera l’esperienza di gioco all’interno dei dungeon si traduce in un colpito-o-mancato. Il fattore caso non è sempre una buona cosa; troppo spesso l’uscita del dungeon capita nella stessa stanza dalla quale si parte (o anche in quella a fianco), negando ogni sorta di esplorazione di quel piano, a meno che non si voglia trovare qualche oggetto (generati anche questi casualmente) che potrebbe trovarsi lì…come non potrebbe affatto!

Ovviamente il divertimento che il gioco offre è l’esplorazione dei dungeon, quindi dovremmo essere motivati nel girare al loro interno, indipendentemente dalla locazione dell’uscita. Il problema è che, dopo aver attraversato per la prima volta un dungeon, gli oggetti non appariranno nello stesso una seconda volta finchè non morirete o tornerete alla prima città. Forse, se il sistema di combattimento fosse esaltante, sarebbe più avvincente attraversare gli stessi dungeon più volte. Naturalmente, a causa della natura del titolo basato sui turni, l’intera esperienza di gioco pare uno stop-and-go. L’attaccare i nemici avviene in un batter d’occhio, nessun particolare effetto, con la minima animazione possibile. Ok, è un porting di un gioco per Super Nintendo, ma persino altri RPG per SNES avevano più brio. Quando creerete un Lightning Staff(Bastone del Fulmine) o un Breathe Fire(Respiro di Fuoco) grazie alla Dragon Herb(Erba Drago) non aspettatevi che un pizzico di stile in più durante gli attacchi. C’è poca motivazione a tornare indetro nei dungeon completati per aumentare di livello poichè ciò significherebbe usare (e quindi perdere) denaro e oggetti che addirittura non troverete più riattraversando piani di dungeon già visitati.E qui compare un altro problema col gioco: bisogna per forza di cose tornare indietro attraverso i dungeon già visitati. Nonostante la concezione di Shiren the Wanderer sia totalmente lineare, i giocatori non saranno in grado di fuoriuscire troppo dalla trama durante il gioco perché esso non perdona.

Far salire di livello Shiren non è il miglior modo di progredire nel gioco, anche se certamente non guasta, ma la chiave del successo è il potenziamento delle armi. Mystery Dungeon richiede quindi di trascinarsi attraverso i dungeon, spendere soldi per potenziare le armi, per poi marcia indietro fino alla primissima città (che “accidentalmente” ridurrà il vostro livello, non importa quale sia, a 1!). Se Shiren muore perderà tutti gli oggetti, tutti i soldi, verrà riportato al livello 1 e alla prima città. Essenzialmente il giocatore dovrà ripartire da un game over. È vero, è possibile lasciare i propri strumenti nei magazzini per “preservarli” dalla morte, ma questi magazzini sono lontani almeno a 5-10 piani di dungeon. Troverete anche una banca per depositare le vostre monete.Per compensare questa difficoltà “schiaccia-anima”, e per aggiungere nuove caratteristiche alla versione per DS, gli sviluppatori hanno pensato ad un sistema di soccorso: se un giocatore muore può decidere di non rinascere privato di ogni suo avere (esperienza inclusa), ma piuttosto di attendere che qualcuno lo soccorra. Le richieste di soccorso possono essere inviate ai giocatori vicini, oppure su internet attraverso la connessione Nintendo Wi-Fi. Da lì un amico o giusto qualsiasi “buon Samaritano” può avviare una quest per salvare il vostro disgraziato personaggio. Questo Rescue System non è il “salvavita” definitivo come si potrebbe pensare. Chiunque si prendesse la briga di salvarvi dovrebbe tornare alla prima città (abbassando ovviamente il suo povero personaggio al livello 1) e da lì attraversare i vari dungeon fino ad arrivare al vostro personaggio… Fatto ciò verrete entrambi teletrasportati alla prima città (ovviamente…di nuovo livello 1!). A seconda di dove sarà morto il vostro personaggio potreste affrontare una piacevole e rapida quest secondaria per ricevere qualche oggetto o un lungo e tedioso viaggio. È uno strumento utile ma con forti limitazioni, che dipende solamente da quante persone hanno attivo il controllo delle richieste di soccorso. In più, ogni giocatore può ricevere solo tre richieste alla volta, quindi il Rescue System non è il giusto strumento per dominare il gioco.Il brutale sistema di punizione ha un effetto devastante sul povero giocatore. Per esempio, i giocatori possono di fatto rubare oggetti dai vari negozi, ma ciò comporta dover combattere contro i negozianti (di una forza pazzesca) per poi fuggire dalle guardie accorse e lottare con i cani da guardia. Esistono numerosi e interessanti modi per fare ciò, ma il rischio di morire è abbastanza alto da spaventare il giocatore e persuaderlo a non rubare per più di un paio di volte.

Lontano dai pericoli…Probabilmente sarebbe stato molto più frustrante giocare a Shiren the Wanderer se non fosse stato per i puzzle di Fey. Situato nella prima città, è un dungeon secondario che offre 50 puzzle da risolvere. Ogni puzzle è piccolo, un paio di stanze di dungeon, con l’obiettivo di portarsi all’uscita. Fin quando il giocatore è al livello 1 molti dei puzzle richiedono di uscire dal dungeon senza essere colpiti dai nemici. Per riuscire in questo intento, il giocatore dovrà usare gli oggetti che troverà nella stanza e studiare accuratamente ogni singolo passo. Ciò non solo aiuta il giocatore a conoscere praticamente ogni oggetto presente nel gioco, ma riesce anche ad essere un impegnativo sforzo per il cervello. I puzzle assomigliano ad una partita di scacchi molto più di ogni altro dungeon, e fungono da divertente pausa rigeneratrice e preparano la mente per affrontare nuovamente l’avventura principale. In aggiunta il giocatore, ogni volta che risolve dei puzzle, viene premiato con degli oggetti che possono essere usati per prepararsi ai viaggi futuri.

L’ambiente fuori dai dungeon è molto carino per un gioco su SNES. Ogni città è differente dalle altre e ci sono alcuni elementi molto ben concepiti. Il villaggio costruito sul fianco della scogliera e quello nel bosco di bambù sono affascinanti. Per contro i dungeon sono spesso e volentieri blandi, tristi, con pochissimi elementi a comporli. Ce n’è giusto qualcuno che si distingue dagli altri per strutturazione, generalmente quelli che non sono situati sotto terra.

– Generazione casuale dei dungeon e degli oggetti…

– Riproduzione dell’ambiente al di fuori dei dungeon accattivante

– Buona longevità…

– I puzzle sono una piacevole alternativa alla quest principale

– Sonoro d’atmosfera

– …che però pare spesso mal implementata

– Design dei dungeon puerile

– Gameplay a turni spesso lento e noioso

– …assicurata da un livello di difficoltà spesso frustrante…

– …e per questo adatto a pochi

– Mancata localizzazione

6.5

Paradossalmente gli elementi che rendono la serie Mystery Dungeon unica, sono gli stessi che la rendono meno godibile da giocare di quanto dovrebbe essere. I dungeon generati a caso sono spesse volte disposti in malo modo, e il gameplay a turni può condurre ad un’esperienza di gioco lenta e macchinosa. Inoltre Mystery Dungeon: Shiren the Wanderer è un titolo che obbliga il giocatore a usare fino in fondo i propri fondi monetari per il semplice fatto che richiede un’infinità di tempo e dedizione per essere portato a termine. Il livello di difficoltà è abbastanza alto da tenere lontani dei potenziali giocatori occasionali che cercano un RPG per i ritagli di tempo. Sembra che Shiren the Wanderer punti decisamente ad un altro tipo di pubblico: i nostalgici dei Mystery Dungeon del passato e chi fosse in cerca di un’esperienza decisamente hardcore.

Voto Recensione di Mystery Dungeon: Shiren the Wanderer - Recensione


6.5

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