Puntuale ogni inizio estate, con l’arrivo dei primi caldi e le vacanze ormai alle porte con il loro bagaglio di notti insonni e tormentoni imbarazzanti, l’appuntamento fisso per gli appassionati delle due ruote è quello con l’IP di punta di casa Milestone.
Il nuovo titolo degli storici programmatori milanesi, quest’anno rinominato canonicamente MotoGP 17, dopo la scorpacciata di chicche e aggiunte che avevano arricchito il precedente Valentino Rossi The Game, viene lanciato su Pc, Ps4 e Xbox One con un assetto all’apparenza più scarno e essenziale, ma non senza qualche gradita aggiunta.
Messe da parte le celebrazioni al mito del Dottore di Tavullia, saranno riusciti finalmente i nostri connazionali a risolvere, almeno in parte, i difetti che da un’intera generazione affliggono in modo cronico i loro titoli ispirati al Motomondiale, o ci ritroveremo anche quest’anno a puntare il dito sulle stesse criticità come nel più scontato dei tormentoni?
Se mi lasci non Vale
Come accennato, il precedente Valentino Rossi The Game, senza stravolgere in alcun modo la struttura di gioco, aveva regalato ai fan una pletora di contenuti e aggiunte che avevano reso più ricca la solita offerta di casa Milestone, aiutando gli sviluppatori a nascondere dietro le graditissime aggiunte a tema VR46 gli storici problemi della serie. Tornando quest’anno alla nomenclatura originale, tagliando necessariamente sui contenuti griffati Valentino, il rischio di creare nei fan uno spiacevole senso di austerità e povertà di contenuti era effettivamente inevitabile.
L’impatto, a essere onesti, è proprio quello di trovarsi di fronte ad un gioco più “asciutto” e essenziale, il che per dirla tutta non è necessariamente un male. MotoGP 17, in effetti, pur non rivelandosi un titolo monumentale, riesce comunque a offrire ai fan tutti i contenuti essenziali per una simulazione motoristica di tutto rispetto, arricchendo l’offerta con qualche valida aggiunta.
Le modalità presenti si dividono nelle classiche Modalità Veloci (Gran Premio, Campionato, Prova Cronometrata, Schermo Condiviso), la Carriera Pilota e la nuova graditissima Carriera Manageriale, nonché tutta una serie di contenuti multigiocatore.
Agli immancabili 18 circuiti ufficiali del Motomondiale 2017, e a tutti i piloti ufficiali di Moto3, Moto2 e MotoGP, si affiancano quest’anno anche i piloti che hanno fatto la storia delle due ruote, simpatico extra mutuato dal titolo precedente. Sarà possibile quindi dar vita a epici scontri tra piloti di epoche e categorie differenti, con il Capirex pronto a dar battaglia al mitico Mick Doohan, con un giovane e rampante Valentino pronto a tener testa.
Di ciccia, insomma, ce n’è eccome, e l’aver perso per strada qualche chicca a tema giallo canarino (come le gare sullo sterrato del Ranch e gli eventi di Rally) non intacca affatto la qualità del titolo, che risulta sufficientemente corposo ed offre in termini di contenuti tutto quello che i fan si potrebbero aspettare da un prodotto del genere.
Graditissima aggiunta è quella della Modalità Manageriale, unica vera novità di rilievo del gioco stesso, che permette la creazione di un proprio team da gestire sotto tutti gli aspetti. Partire con una manciata di crediti dalla Moto3 fino a contendere il titolo iridato ai team ufficiali della MotoGP si rivelerà un’operazione tutt’altro che semplice, dovendo fare i conti con introiti che non bastano mai e lunghi tempi di ricerca e installazione delle nuove componenti, che ci costringeranno a valutare bene ogni nostro investimento. Poter modificare a piacimento le livree delle proprie moto, scegliere sponsor e tecnologie, assumere e far crescere piloti esordienti e in generale dover pianificare attentamente ogni propria mossa per poter competere nel più breve tempo possibile per le posizione di vertice, forniscono al giocatore un grado di immersione francamente insperato.
Seppure alla lunga le eccessive semplificazioni di una modalità ancora in fase embrionale possano ben presto trasmettere una sensazione di ripetitività, tale introduzione ci fa comunque ben sperare per il futuro, e se sviluppata degnamente ha tutte le carte in regola per diventare la modalità principale della serie.
Questione di Fisica
Se come detto in quanto a contenuti offerti non c’è davvero di che lamentarsi, dal punto di vista dell’impianto di gioco era forse lecito attendersi qualche “ritocchino” in più, nonostante il gameplay, seppur decisamente invecchiato, sia comunque ancora capace di restituire un discreto feeling in pista.
Ogni moto, in base alle proprie caratteristiche, restituisce una sensazione di guida sostanzialmente diversa, ed è bello notare come moto e piloti con attitudini e affinità differenti reagiscano in modo diverso in base alla struttura del tracciato e alle condizioni metereologiche (con un Petrucci sempre in grande spolvero sul bagnato). In questo senso, diventa molto intrigante poter investire nelle modalità carriera su di una crescita armoniosa e equilibrata delle statistiche del proprio pilota.
Come da tradizione, l’esperienza di gioco può essere gestita (per non dire stravolta) attraverso l’attivazione di una lunga serie di aiuti alla guida che vanno dagli ausili in frenata alla visualizzazione delle traiettorie ideali, passando per l’abilitazione di danni e penalità. Particolare rilievo assume in questo senso la fisica di gara che può essere impostata su standard, semi-pro e pro, andando man mano a aumentare sensibilmente il realismo delle reazioni della moto. In particolare, se a una fisica standard corrisponde una moto praticamente sempre incollata al terreno, a livello pro anche solo una accelerazione troppo repentina può farci perdere il controllo, facendoci fare conoscenza con l’abrasivo asfalto della pista. Se con tutti gli aiuti attivi il gioco restituisce delle sensazioni da vero e proprio arcade, il consiglio è quello di disattivare gradatamente più aiuti possibile mentre si prende confidenza con il modello di guida, in modo da poter godere appieno del gameplay offerto dal titolo.
L’IA dei nostri avversari si attesta anche quest’anno su livelli molto bassi, e difficilmente assisteremo ad epici scontra tra i nostri rivali o verremo coinvolti in bagarre iperrealistiche, anche se la classica immagine di tutti i politi in fila indiana ancorati alla traiettoria ideale è diventata leggermente più rara, con piloti che sembrano uscire un po’ più spesso dalla zona più gommata per tentare qualche sporadica sortita. Tuttavia, sarà inevitabile venire travolti a più riprese da piloti incapaci di sganciarsi dalla corda di una curva, o assistere a tamponamenti davvero inspiegabili.
Altra storica nota dolente è quella delle collisioni. C’è da dire che se da un lato la sensazione che i nostri avversari siano delle sorte di carrarmati travestiti da centauri è finalmente scomparsa, e raramente gli impatti contro i nostri rivali ci restituiranno la sensazione di sbattere contro un muro di cemento, bisogna comunque ammettere che le collisioni continuano a risultare tutt’altro che realistiche. Soprattutto ai livelli di simulazione più bassi il titolo risulterà più permissivo, tendendo a premiarci in caso di impatto, facendo letteralmente volare via i nostri avversarsi con scene dall’alto impatto comico, spesso accompagnate da animazioni scattose e povere di frame.
Anche l’occhio vuole la sua parte
Se i contenuti come detto ci sono eccome, e il gameplay seppur senza particolari innovazioni fa comunque il suo sporco dovere, la vera nota dolente è senz’altro costituita dalla veste grafica. I titoli sfornati da Milestone negli ultimi anni, è giusto ricordarlo, non hanno mai brillato dal lato tecnico tout court, ma col passare degli anni quelli che erano dei limiti in parte giustificabili per una software house che non dispone dei budget stratosferici dei colossi del settore, allo stato attuale, si sono tramutati in lacune davvero sconfortanti.
I modelli di moto e piloti, pur non meravigliando il giocatore in quanto a resa grafica, riescono comunque a difendersi degnamente, cosa che però non riesce in alcun modo ai tracciati che risultano di una povertà di dettagli disarmante, con alcuni picchi clamorosamente deludenti. In particolare, il Gran Premio del Qatar che poteva con la sua peculiare atmosfera notturna restituire un impatto spettacolare e coinvolgente, risulta invece il simbolo più evidente delle carenze del motore grafico, visto che proprio a Losail i giochi di luce appiattiscono ulteriormente una ambientazione che sembra uscita da un prodotto di almeno un paio di generazioni orsono.
Le scene di intermezzo, dal canto loro, che dovrebbero aiutare a comporre quel senso di immersione di cui sopra, proprio per la loro realizzazione tecnica carente, tendono a bloccare ulteriormente la sospensione di incredulità del giocatore, con panoramiche deprimenti e animazioni legnose di meccanici e piloti, non certo ben riprodotti.
Nonostante le limitazioni grafiche appena evidenziate, i 60 FPS sbandierati alla vigilia risultano almeno su Ps4 una vera e propria chimera, con frequenti rallentamenti soprattutto nelle fasi più concitate della gara.
L’audio di gioco è come sempre molto curato dal punto di vista degli effetti, con motori di cilindrata e categoria differente che restituiscono suoni di diversa natura. Le musiche di gioco sono invece molto blande e ripetitive, e l’impossibilità di attivare una qualche soundtrack durante le fasi di gara se da un lato restituisce una grado di immersione maggiore, dall’altro rende i gran premi più lunghi leggermente sfibranti (la possibilità di lasciare a discrezione del giocatore la scelta in merito sarebbe stata un’aggiunta gradita). In questo senso, le introduzioni di Guido Meda, seppur divertenti, si interrompono sul più bello, lasciando al giocatore l’amaro in bocca per l’assenza di un commento durante le fasi di gara.
Tirando le somme, MotoGP 17 è un titolo solido, in grado di offrire una quantità più che sufficiente di contenuti, con il fiore all’occhiello costituito da una interessante seppur snella modalità manageriale, e un gameplay che nonostante gli anni sul groppone fa ancora il suo dovere, piagato però da un lato tecnico a tratti disarmante. In attesa dell’implementazione dell’Unreal Engine 4 a discapito del motore proprietario che sembra aver fatto il suo tempo, il titolo di quest’anno può essere comunque consigliato ai fan duri e puri che non possono fare a meno di un parco piloti sempre aggiornato, o a chi intenda avvicinarsi per la prima volta alla serie di punta dei programmatori milanesi. Riuscendo a chiudere un occhio (o anche due) sui limiti grafici del titolo, potrete comunque godervi diverse ore di divertimento assieme a tutti i piloti del Motomondiale.
– Ricco di contenuti ufficiali
– Interessante l’aggiunta dei piloti storici
– Carriera Manageriale molto intrigante
– Tecnicamente indietro
– Poche novità di rilievo
– IA ancora lontana dallo stato dell’arte
MotoGP 17 è un titolo che rispecchia fin troppo fedelmente le attese della vigilia, rientrando nel bene e nel male nel classico stereotipo dei titoli Milestone degli ultimi anni, celebri per la passione per i motori che trasudano da ogni pixel, ma criticati a più riprese per le loro evidenti mancanze dal lato tecnico.
A patto di saper scendere a compromessi con un impianto grafico a tratti disarmante, il titolo è comunque in grado di restituire delle buone sensazioni in pista, e di regalare non poche ore di divertimento agli appassionati delle due ruote.
Tuttavia, se avete già tra le mani l’enciclopedico predecessore listato giallo canarino, è davvero dura trovare novità in grado di giustificare un nuovo esborso di denaro.
Per chi avesse invece saltato a piè pari gli ultimi capitoli della serie ufficiale dedicata al Motomondiale, si tratta pur sempre di una offerta discretamente allettante, soprattutto grazie all’introduzione di una azzeccatissima modalità manageriale.