Vorrei iniziare questa recensione con un appello diretto a chi la sta leggendo. Buongiorno, innanzitutto (che l’educazione non è un optional), e complimenti, fate parte di una minoranza di persone informate. Non mi credete? Comprensibile, dopotutto ogni ora su queste pagine girano migliaia di ragazzi pronti a discutere di videogiochi, sfidarsi online e consigliare quale titolo è il caso di comprare e perché, eppure siete comunque una minuscola fetta rispetto alla popolazione italiana. Saremo anche un popolo di cuochi, calciatori, piloti, modaioli e grandi menti, eppure abbiamo l’incredibile capacità di essere dei retrogradi da Guinness dei primati quando si tratta di tecnologia e videogiochi. Una delle poche industrie in crescita, su cui sarebbe pure il caso di investire… ma nel nostro paese è il vuoto: metà popolazione pensa che il computer sia “la televisione del diavolo”, e una sensibile percentuale dell’altra metà non riesce a scrollarsi di dosso il preconcetto che vede i videogiochi come roba per bambini.
Chi bazzica tra i videogame sa però che le software house italiane esistono, e una in particolare è nota tra gli appassionati. Si parla di Milestone, storico sviluppatore di titoli corsistici che, anno dopo anno, è riuscita a sopravvivere in una nazione che tassa persino i tasti della tastiera a forza di velocità, licenze ufficiali e passione per le gare. La casa è il primo e più grosso team del bel paese, eppure anche questa realtà ha sempre vissuto di alti e bassi, appagando quasi sempre a livello di gameplay e crollando spesso miseramente sul comparto tecnico o sui contenuti.
La maledizione della mediocrità che ha colpito la squadra nostrana potrebbe tuttavia essere finita, e la panacea capace di scacciarla si chiama MotoGP 14. Un titolo dalla licenza importantissima, che rappresenta l’entrata nella nuova generazione per Milestone e a cui i suoi ragazzi si sono dedicati anima e corpo. L’ho provato a fondo, quindi oggi cercherò di svelarvi tutti i suoi segreti. E casco in testa, sempre.
Impennate ovunque
È il caso di iniziare l’analisi dall’elemento più importante in un gioco di questo tipo: il gameplay. Come detto più volte, Milestone ha raramente deluso da questo punto di vista, riuscendo sempre a trovare un buon equilibrio tra realismo e accessibilità nei suoi sistemi di guida, e ritoccandone in modo arguto i fattori di anno in anno. Delle cadute di stile ci sono state, ma non è il caso di MotoGP 14, anzi. Il controllo delle moto si basa infatti sempre su di un familiare modello fisico incentrato principalmente sugli spostamenti del corpo del pilota, ma ora la responsività del mezzo è più rapida, c’è meno inerzia, ed è divenuto ancor più fondamentale il dosaggio di pieghe, freni e accelerazione. È ancora presente una lunga lista di aiuti, pensata per facilitare il compito ai piloti inesperti e rendere meno frustrante l’impatto iniziale con il prodotto, ma anche con la fisica standard e i controlli alla stabilità attivati non è una passeggiata controllare a dovere la motocicletta. Esagerate coi freni o evitate di usare a dovere il gommaggio in pista, e vi ritroverete per terra in men che non si dica, e non pensiate di poter ignorare bellamente le traiettorie e battere comunque l’intelligenza artificiale alle difficoltà minori: neppure le gare in facile sono regalate per chi è alle prime armi.
Chiaramente il gameplay dà il meglio di sé quando si disattiva tutto, si dividono i freni e si inizia a dover tenere conto di ogni singolo elemento per restare in gara. Riuscire a padroneggiare il sistema in queste condizioni dà soddisfazioni enormi, ed è a tratti snervante quasi quanto una gara vera (tolta la folle sensazione di velocità delle moto reali, ovviamente). Per facilitare un pochino le cose è stato introdotto anche stavolta l’immancabile rewind, ma sta a voi decidere se abusarne o ignorarlo. Da elogiare poi la diversificazione dei mezzi, con dati vicini alla realtà che permettono di cogliere subito quali moto sono più performanti e quali meno, e portano l’esperienza a cambiare in modo significativo quando si utilizzano moto più antiquate e feroci. Un sistema di guida profondo e a tratti brutale insomma, che farà la gioia dei fan sfegatati ma potrebbe scoraggiare gli utenti meno esperti. Con tutti gli aiuti attivati e la difficoltà al minimo, ad ogni modo, la carriera e le gare normali risultano godibili anche per chi vuole provare il titolo più per la passione sportiva che per l’affinità videoludica.
Mettersi alla prova
Visto che ho tirato in ballo moto di ere passate e varie modalità, è il caso di passare ai contenuti del titolo Milestone. La modalità regina è, al solito, la carriera, una lunga serie di gare che vi vedrà creare un pilota, partire dalla Moto 3, e crescere di competizione in competizione per divenire il dominatore incontrastato della MotoGP, o almeno uno dei migliori. È una modalità molto completa, durante la quale cambierete spesso team e affronterete un’infinità di gare, accompagnati dalle mail dei vostri manager e dalle notizie provenienti dalle categorie maggiori.
Si poteva fare di più? Forse, ma è indubbio che il team milanese sia riuscito a fare miracoli, considerando il tempo limitato di sviluppo. La carriera vi vedrà impegnati nell’upgrade delle vostre moto, vi porrà obiettivi imposti dai team, e vi permetterà di ritoccare nel dettaglio i settaggi della vostra due ruote con gli ingegneri. Oltre a questo avrete a disposizione le immancabili prove a tempo, le gare veloci, i gran premi normali, e una lunga serie di sfide divise tra reali e immaginarie. Queste ultime sono il fiore all’occhiello di MotoGP 14: si tratta di momenti brutali, che cercano di far rivivere al giocatore sorpassi spettacolari delle stagioni passate o di riscrivere momenti storici indimenticabili, dove l’intelligenza artificiale non vi darà tregua e la vostra padronanza del mezzo dovrà essere perfetta. Non supererete le prime sfide come se niente fosse, il gioco vi metterà in difficoltà da subito, e ci vorrà molto sudore per arrivare a completare tutto. Un’altra manna per gli aficionados.
Non sottovalutate infine il numero dei piloti disponibili. Gli ufficiali della MotoGP ci sono praticamente tutti, con qualche blocco scaricabile nelle categorie inferiori. La ciliegina è rappresentata dai piloti storici, tra mostri sacri come Doohan e Capirossi che portano la fiaccola e le moto dell’epoca utilizzabili. Queste leggende vanno sbloccate, chiaro, ma non sarà difficile salire di livello durante la campagna per farlo.
Avrei seriamente voluto provare a dovere il netcode del gioco, ma al momento non sono riuscito a fare dei test approfonditi. Pare stabile, per ora, e nel caso la rete vi tradisca c’è sempre un comodo splitscreen per due giocatori. Ah, meglio non scordarsi di una nuova modalità pensata per il competitivo chiamata Split Times, gradita aggiunta che divide la pista in settori, portando la gara ad essere decisa dal pilota più tecnico, e non necessariamente dal più “cattivo” negli uno contro uno.
Meno brillante ho trovato la modalità Safety Car. In pratica è una corsa a bordo di una potente BMW sui circuiti ufficiali, messa più come extra divertente che come sfida reale. Non è gran che, e il controllo dell’auto risulta piuttosto strano, poiché pare quasi sui binari a tratti. Un surplus che poteva essere tranquillamente evitato e aggiunge ben poco alla produzione.
Un nuovo telaio
I passi avanti non si fermano qui, perché Milestone, nel passaggio alla generazione corrente, ha deciso di rimettere mano al suo motore grafico, ricostruendolo da zero. Un altro lavoro titanico da completare in meno di un anno, che sorprende soprattutto quando si valuta la cura riposta in ogni altra parte del gioco. A contare in sede di valutazione è però solo il risultato finale, che nonostante un sensibile miglioramento rispetto al passato lascia ancora molto a desiderare. L’impatto grafico del gioco è superiore: i modelli delle moto sono curate, le texture più che degne, e le animazioni molto meno legnose, ma al contempo permangono svariati difetti, tra cui piste piuttosto blande, qualche bug legato all’interpolazione poligonale, e dei cali di frame rate quando si gioca in split screen. Siamo rimasti delusi anche dalla qualità della vegetazione, con pezze d’erba poco naturali e alberi in lontananza di dubbia qualità, e dalla sabbia, in pratica poco più di una texture. Lodevole invece in alcuni casi l’illuminazione, che pur con ombre non molto definite fa un certo effetto in notturna.
Persino l’IA ha subito dei sensibili ritocchi, e ora risulta meno robotica, poiché i piloti avversari non si limitano a seguire le traiettorie, ma attaccano con cattiveria e commettono errori. La versione del gioco da noi provata era quella PS4, forse la migliore anche grazie al supporto dato da Sony alla software house. Gli utenti Xbox dovranno purtroppo rispolverare la loro 360, per One MotoGP 14 non esiste al momento.
Ultimo elemento che poteva essere ampliato è la personalizzazione del pilota, ancora troppo limitata. Tolta una manciata di ritratti e modifiche agli accessori, viene lasciata davvero poca libertà al giocatore nella creazione di un alter ego. Speriamo in un editor complesso per i capitoli futuri.
– Licenza ufficiale MotoGP
– Ricco di contenuti
– Gameplay affinato e profondo
– Motore grafico rinnovato
– Tecnicamente lascia ancora a desiderare
– La modalità Safety Car è abbastanza inutile
– Anche con gli aiuti attivati, il gameplay potrebbe scoraggiare i più
MotoGP 14 rappresenta un passo avanti importante per Milestone. Questa è indubbiamente una delle loro opere più riuscite, un ammasso di contenuti tenuto insieme da un gameplay profondo, affinato a dovere e difficilissimo da padroneggiare alla perfezione. Si può ancora migliorare in molti elementi, e tecnicamente il titolo è tutt’altro che superlativo nonostante il rinnovamento dell’engine, ma la qualità complessiva è realmente elevata, e non potrà che soddisfare gli appassionati. Consigliato, e speriamo sia l’inizio di una nuova era per la casa nostrana.