Recensione

Mission Impossible: Operation Surma

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a cura di Ryuken

Ragazzi, come passa il tempo…. pareva ieri quando la scritta Atari capeggiava sul mio televisorino in bianco e nero al quale avevo collegato il VCS 2600, e adesso me la ritrovo nuovamente davanti agli occhi dopo le varie e ben conosciute vicissitudini dello storico marchio (fallimenti, rinascite, altri fallimenti e ancora rinascite) questa volta su di un bel monitor a colori; a dirla tutta mi fa uno strano effetto, un po’ come quando vidi per la prima volta il marchio della grande S apparire su di un monitor al quale era collegata una console Nintendo. D’altro canto gli anni passano, le certezze di un tempo non sono più tali e io sto divagando, per cui sarà meglio darci sotto, pena cento frustate da parte del caporedattore…

Il ritorno di Missione ImpossibileParafrasando il titolo della seconda serie di telefilm dedicata al secondo agente segreto più segreto che esista (il primo è incontestabilmente 007), mi trovo ad introdurre il nuovo capitolo ludico dedicato alla saga di Mission Impossible, denominato per l’occasione Operazione Surma. Dopo il non certo esaltante successo riscontrato ai tempi di PSX, Infrogrames… ops, volevo dire Atari, punta nuovamente sul genere stealth forte dell’esperienza passata, e lo fa con un team di programmatori tutto nuovo, assoldato appositamente per il progetto “Missione Impossibile”, ovvero i ragazzi di Paradigm Entertainment. Se dobbiamo essere proprio sinceri, l’originalità, o meglio, il tempismo non è proprio il punto forte di Atari: già all’epoca di PSX, Mission Impossible si trovò sbarrata la strada da un certo Syphon Filter. Oggi le cose non sono molto differenti con concorrenti del calibro di Splinter Cell e MGS 2 già presenti da tempo sul mercato, ma c’è un particolare che pare differenziare di molto la vecchia produzione per PSX e questa nuova per Xbox: la qualità.

Un po’ di storiaCopiando spudoratamente dal mio esimio collega Upe vi snocciolo la vicenda che sta alla base di Mission: Impossible – Operation Surma (MIOS): la Surma Corporation, al comando del crudele Simon Idalgo, sta mettendo a punto un particolarissimo virus informatico chiamato Ice Worm il quale, una volta immesso nella rete, permetterebbe di accedere a qualsiasi sistema e di trafugare ogni tipo di dati, notizie e segreti militari. Ovvie, quindi, le conseguenze sull’equilibrio geo-politico mondiale. Ecco allora prendere vita poligonale il nostro atletico Ethan Hunt, protagonista nelle sembianze di Tom Cruise di ben due film. Nel nostro caso, però, le uniche similitudini con il noto attore sono affidate al nome e alla pericolosità delle missioni cui partecipa (probabilmente per i soliti problemi di diritti d’immagine). Come ogni buon agente speciale che si rispetti, Ethan sarà chiamato ad intervenire in ogni parte del globo. Alle dirette dipendenze di Swanbeck, viaggeremo per i quattro angoli della terra, da Roma a Sydney, passando per l’Africa nord-orientale. Il nostro eroe è coinvolto nella vicenda per puro caso, ossia dopo aver scoperto che il database della sua organizzazione è stato violato. Quella che doveva essere una missioncina per l’esperto agente si rivela invece la più difficile e pericolosa della sua carriera.

Azione, avventura e spionaggioLa componente principe del titolo è quella stealth, ovvero quella di portare a termine la propria missione creando meno casino possibile e, possibilmente, non creandone affatto. Ma non mancheranno anche sezioni da sparatutto in terza persona alternate ad enigmi. Insomma, MIOS segue il trand attuale, cioè quello di essere un titolo praticamente inclassificabile in un solo genere ludico, ma tant’è. A dar man forte al protagonista ci sono quattro validi collaboratori, aventi ognuno delle spiccate abilità che saranno indispensabili durante i venticinque livelli di cui è composto il gioco: Luther Stichell è uno straordinario esperto di computer e si occupa (dall’interno del suo furgoncino iper-tecnologico) di violare i sistemi di sicurezza del nemico ed è gli occhi e la mente elettronici di Ethan. Billy Baird è un ottimo pilota d’elicotteri e aiuta il protagonista ad infiltrarsi in specifiche locazioni. C’è poi Gorge Spelvin, esperto di travestimenti. Il suo aiuto sarà di fondamentale importanza nei frangenti in cui avrete il compito di far sparire una determinata persona prima che Gorge, abilmente camuffato, ne prenda il posto. Prima dello scambio di persona vi sarà richiesto di fotografare da vicino e chiaramente il viso di tali individui, al fine di realizzare delle maschere in lattice che, appunto, il nostro prezioso collaboratore utilizzerà. Non poteva mancare l’avvenente donzella, Jasmine Curry, esperta in armi ed equipaggiamenti che saprà darci man forte duramente le missioni.La struttura di gioco non brilla certo per originalità ma c’è da dire che questo tipo di prodotti paiono avere un appeal molto alto proprio per la varietà d’azioni e di compiti da portare a termine. Naturalmente avremo a disposizione il nostro bell’inventario che nel corso dell’avventura rimpingueremo con le apparecchiature tipiche della “talpa”: pistola elettronica (per disattivare le telecamere), visore notturno, fucile spara tranquillanti, beretta, fucile sparacorda per le rampicate, macchina fotografica/binocolo, kit medici, aggeggio per disabilitare elettronicamente le serrature e gli impianti d’allarme, eccetera. Insomma, tutto ciò che serve per potersela cavare nelle situazioni più disparate. Anche “l’armamentario” di movenze è ben nutrito: Ethan è in grado di correre, camminare furtivamente, rannicchiarsi e avanzare pian piano, saltare, rotolare, fare lo strafe, aggrapparsi a tubi e ringhiere (utilizzandole per gli spostamenti aerei), dare pugni e calci e caricarsi i nemici storditi sulle spalle per poi nasconderli in zone d’ombra. L’elemento stealth è proprio da ricercare in quest’ultima abilità: durante talune missioni vi sarà richiesto specificatamene di non farvi scoprire, dovrete quindi infiltrarvi furtivamente sfuggendo agli occhi vigili delle guardie. Per fare ciò avrete a disposizione delle particolari zone d’ombra da sfruttare per poi attaccare alle spalle il nemico e, in seguito, per nascondere i cadaveri, cosa molto importante poiché il ritrovamento di un corpo fa scattare automaticamente l’allarme generale e fa perciò riunire tutte le guardie nelle vicinanze. Una volta scattato tale dispositivo avrete circa un minuto per disattivarlo ed eliminare il nemico prima che fallisca la copertura e la missione. Oltre a ciò dovrete anche prepararvi per trafugare dati, recuperare codici, oggetti e disinnescare bombe. Gli obiettivi sono molteplici e non mancheranno di stuzzicare l’arguzia.

Giocabilità e longevitàIl sistema di controllo del personaggio non è molto intuitivo e pertanto si allinea a quelli degli illustri colleghi MGS e Sprinter Cell. Quindi funghetto sinistro per il movimento, che può essere furtivo o veloce, in quanto una variazione dell’inclinazione dello stick analogico corrisponde ad un cambio di andatura a seconda delle situazioni. Lo stick destro controlla la visuale, lo sguardo e la mira. Gli altri tasti (tranne il bottoncino trasparente e Select) sono utilizzati per i movimenti specifici, mentre la croce digitale è utilizzata per scorrere rapidamente l’inventario. Iniziare a giocare per un neofita non è certo semplicissimo e le difficoltà iniziali possono mal disporre, ad ogni modo prendendo confidenza con l’intricato sistema di controllo i problemi svaniscono e si comincia ad assaporare la vera pasta del prodotto. Altro discorso invece per gli amanti del genere, che potrebbero trovare fin troppe similitudini e somiglianze con i titoli citati poche righe sopra, ma che saranno comunque in grado di immedesimarsi nell’azione in breve tempo. Giocare a MIOS si rivela piuttosto divertente anche se non si toccano vette qualitative viste in altri prodotti del genere. La buona risposta ai comandi del personaggio principale, la bella struttura degli ambienti, il calibrato livello di difficoltà, la buona IA dei nemici e la discreta varietà di situazioni, nonché gli immancabili richiami ai due film, fanno di MIOS un buon e mediamente duraturo stealth game.

Grafica e sonoroDal punto di vista tecnico il gioco si difende discretamente: ad ambienti e locazioni vaste e ben strutturate si alternano alcuni fastidiosi difetti di aggiornamento dello schermo e di compenetrazione/sparizione delle texture. Certo i fenomeni appena citati non si ripetono spesso, però il numero di volte in cui si riscontrano è tale da penalizzare la votazione di almeno un punto. Il frame rate difetta principalmente nel momento in cui la CPU fa una panoramica delle zone da perlustrare e quando ci carichiamo i nemici sulle spalle, creando un difetto visivo piuttosto marcato e fastidioso. Qualche problemino si riscontra anche nelle collisioni con i nemici, ad esempio mi è capitato di non riuscire a colpire con calci e pugni un avversario che si era momentaneamente fuso con un bidone oppure di colpirlo da una distanza eccessiva mancando visivamente l’impatto con lo sprite. Errori che non passano inosservati e che non fa piacere riscontrare. Di contro i modelli poligonali dei personaggi sono buoni e animati bene: ciò rende, di fatto, molto realistiche le loro movenze. Poteva essere fatto qualcosa di meglio a livello di animazioni facciali, ma in ogni caso il lavoro è più che accettabile.L’audio è sicuramente la componente meglio riuscita: le colonne sonore sono un chiaro richiamo alle pellicole cinematografiche, mentre gli effetti sonori sono ben riprodotti. Nota di merito va al doppiaggio in italiano e soprattutto al doppiatore di Ethan, lo stesso Roberto Chevalier che dà la voce a Tom Cruise.

-Sonoro

-Tante cose da fare e da imparare

-Il divertimento viene fuori alla distanza

-Sistema di controllo ostico

-Primo impatto

-Difetti grafici non passabili

-Sul mercato esistono giochi superiori

7.8

Paradigm è riuscita a realizzare un buon prodotto ludico di ispirazione cinematografica; tolti gli appunti alla grafica, MIOS si rivela molto divertente e discretamente avvincente da giocare. Dal punto di vista più prosaico della giocabilità, il primo impatto con giochi di questo tipo non è dei più semplici: l’utilizzo di tanti tasti e di combinazioni degli stessi rende possibili molte mosse, realistiche e non, del protagonista ma eleva in maniera esponenziale la difficoltà e fa impennare la curva di apprendimento. Una buona sessione di allenamento ci rende in grado di controllare appieno Ethan, ma di qui ad avere un controllo istintivo ne passa… purtroppo per Atari, su Xbox sono già disponibili un certo Splinter Cell ed un illustre MGS2, il che rende l’appetibilità del gioco minore a quanto non sarebbe stata se avesse preceduto i capolavori Ubi Soft e Konami. Mi sento di consigliare MIOS agli appassionati del genere e a quei videogiocatori che amano le imprese di Missione Impossibile.

Voto Recensione di Mission Impossible: Operation Surma - Recensione


7.8

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