Fatto conto dei limiti ormai cronici,
Giant Consequence, il secondo episodio per
Minecraft: Story Mode – Season II è quello che tutte le avventure targate Telltale dovrebbero essere; se la seconda stagione è stata aperta da un capitolo tutto sommato buono, un giusto trait d’union tra il passato di Jesse, Lukas, Petra e soci unito a qualche spunto utile per tenere con il fiato sospeso i giocatori,
Giant Consequence è un continuo susseguirsi di azione, cadute, colpi di scena, personaggi nuovi e vecchi ritorni, che culminano in un cliffhanger finale che promette altrettanto bene per il prosieguo della storia. Le sterzate improvvise sul copione e i ritmi serrati riescono inoltre a mettere in secondo piano una durata tutto sommato esigua – poco più di un’ora con tanto di pausa caffè nel mezzo – e una semplicità di fondo, oramai divenuta una costante per il cubettoso mondo di Mojang e Telltale.
Giant Consequence parte subito in quinta, senza perdersi fra preamboli o quadretti idilliaci di una Beacontown spensierata e felice. La città di Jesse – l’eroe e protagonista assoluto della serie – è infatti assediata e minacciata da vicino da quell’Admin già noto, il misterioso creatore di mondi, il colossale golem prismarine sepolto nell’antico tempio visitato nel passato episodio.
Partenza col botto
La sezione iniziale andrebbe stampata e imparata a memoria, perché è la quintessenza teorica e sempre auspicata delle opere firmate Telltale. Quei minuti iniziali hanno tutto: scambi di battute rapidi intercalati da brevi fasi action, tenute assieme da un senso di urgenza che spinge il giocatore a prendere decisioni in un lasso di tempo ristretto, e poco importa che Minecraft: Story Mode sia in fin dei conti un gioco dove la scritta game over altro non è che una remota – leggasi impossibile – evenienza. Ciò che conta è la sensazione costante di avere una spada di Damocle posta sopra la propria testa e la sequenza d’apertura è ciò che serve per incanalare l’episodio nei giusti binari, con tanto di invasione di zombie e Creeper, un titanico mostro mostro che frantuma palazzi e monumenti e misteriosi orologi in grado di mutare il tempo e di far piombare la disperata città nelle tenebre di una lunga notte. Dopo un avvio così concitato, sarebbe stato facile attendersi degli attimi di pausa, degli intermezzi in cui tirare il fiato, utili magari per approfondire i rapporti non sempre distesi e senza intoppi tra una squadra di eroi sempre più numerosi, con Jesse obbligato a dividersi fra il timoroso Radar, l’amico di vecchia data Lukas, la sempre irrequieta Pietra e l’avventuriero scapestrato Jack. In effetti è proprio così ma, come per le sezioni più concitate, anche i dialoghi sono stati inseriti e diretti in maniera sapiente, donano ulteriore spessore e meglio caratterizzano sia personaggi finora rimasti sullo sfondo – come Radar – sia gli altri che ricoprono un ruolo centrale nell’avventura, come Jack e Petra, così come non mancano uscite più comiche dettate dall’apparizione sulla scena di Stella, l’arrivista senza scrupoli alla guida di Champion City. Infine, i vari botta e risposta vengono impreziositi anche da un doppiaggio capace di mantenersi su un ottimo livello qualitativo anche in questo secondo passaggio.
Senza un attimo di pausa
È proprio quando sembra che la calma sia tornata su Beacontown che Giant Consequence entra nel vivo, affermazione all’apparenza paradossale viste le lodi finora tessute ma, come detto, con questo secondo episodio i ragazzi di Telltale non si sono risparmiati, almeno dal punto di vista dello svolgersi degli eventi. Così, dopo un rapido quadretto di famiglia, ecco il manipolo di eroi ancora una volta loro malgrado coinvolti in un’avventura fatta di pixel, grotte da esplorare e pericoli – almeno sulla carta – da affrontare, vittime nuovamenti di quell’Admin, presenza costante e mutevole di questo episodio, di cui gioca indubbiamente il ruolo di vero protagonista. La nemesi di Jesse e amici si rivela infatti uno dei personaggi meglio riusciti, una sorta di candido mix fra Joker e l’Enigmista che catapulta la sfortunata combriccola all’interno di un viaggio verso un enorme palazzo immerso nei ghiacci desolati, una sorta di parco giochi all’insegna di attrazioni per nulla sicure, discese a rotta di collo, fughe rocambolesche e mostri d’ogni sorta. Proprio nel bel mezzo di questo tour nel non-divertimento per Jesse e soci, prendono vita anche alcune diramazioni della trama: purtroppo, in puro stile Telltale, non sempre si ha però l’impressione che questi bivi portino a reali cambiamenti, con la storia che pare determinata sin dai primi frangenti. Proprio quando sembra che i titoli di coda stiano per arrivare, ecco che Giant Consequence sfodera il suo ultimo asso nella manica, un finale capace di lasciare con il fiato sospeso il giocatore, non tanto per il colpo di scena che diviene mano a mano più chiaro, quanto per gli interrogativi lasciati aperti e che terranno con il fiato sospeso l’utenza fino all’uscita del prossimo capitolo.
Gameplay ancora fermo al palo
Dal punto di vista dell’azione, del ritmo e del susseguirsi incalzante degli eventi, Giant Consequence è un capitolo con ben pochi punti deboli. A questo vanno inoltre aggiunti alcuni fra gli scenari maggiormente ispirati della serie, proprio come il palazzo di ghiaccio in cui Admin mette alla prova la squadra di Jesse, una struttura degna dell’originale produzione Mojang. Dove ancora permangono dei dubbi è nell’impianto ludico vero e proprio, in cui le meccaniche prettamente “minecraftiane” stentano ad emergere e solo in pochissimi frangenti vengono valorizzate la fantasia e la creatività del giocatore. La ricostruzione del monumento al caro Reuben – piccolo spoiler – aveva fatto sperare per un maggiore spazio lasciato all’estro e alla voglia di progettare costruzioni sempre nuove, ma l’illusione è presto svanita davanti alla lunga serie di pressioni di un unico tasto, grazie alla quali vengono scavate buche, costruite scale e altre strutture necessarie per l’avanzamento dell’avventura. Anche i puzzle, anzi l’unico puzzle – definizione anche piuttosto larga – e le brevi sessioni di crafting non hanno ricevuto poi alcuna miglioria e tengono ben stretto il giocatore per mano in ogni frangente, ricordando ancora una volta come il titolo abbia come target principale un’utenza molto giovane. I combattimenti, già ritoccati nel primo episodio, trovano in questa seconda iterazione nuova linfa vitale: pur non proponendo un livello di sfida eccessiva – anzi, è quasi del tutto assente – i duelli a suon di fendenti non mancano, così come trovano spazio anche delle semplici ma ben inserite boss fight. Infine, se mai ci fosse bisogno di ribadirlo, anche quest’ultimo capitolo non è doppiato in italiano: passano gli anni, cambiano le serie, ma Telltale pare non voglia sentire le richieste dei fan del Belpaese.
– Inizio frenetico e avvincente
– L’avventura non subisce mai un calo di ritmo
– Personaggi sviluppati e ulteriormente approfondimenti
– Qualche miglioria legata ai combattimenti
– Meccaniche “minecraftiane” ancora poco sviluppate
– Le scelte sono veramente determinanti?
– Dura veramente il minimo indispensabile
Al netto di alcune croniche mancanze della serie – leggasi titoli Telltale – su tutte delle scelte solo sulla carta determinanti e alcune costrizioni alla fantasia tipica dell’opera di Mojang, questo secondo capitolo brilla per i suoi colpi di scena e per i nuovi personaggi fuori di testa, a cui si somma una spruzzata di azione più consistente rispetto al passato. Grazie al mix di ingredienti, l’avventura riesce costantemente a tenere viva l’attenzione su Jesse e sul manipolo di amici/eroi al suo fianco, in un episodio a cui va infine riconosciuto il merito di aver gettato delle solide basi per le future iterazioni di Minecraft: Story Mode – Season II.