Mimana Iyar Chronicles
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a cura di Gianluca Arena
Senior Editor
Il regno incantato di tutti i giocatori di ruolo, almeno a livello portatile, è, da qualche anno a questa parte, Nintendo DS, piattaforma che propone una gamma di JRPG sconfinata e una qualità media decisamente alta, seppure molto aiutata da una grande quantità di remake, seguiti e riedizioni di grandi classici del passato.In questa situazione l’utente medio PSP soffre, e non poco, nel vedere brand come Final Fantasy e Dragon Quest fiorire sulla console concorrente, ma va anche riconosciuto che, negli ultimi mesi, il livello medio dei giochi di ruolo di stampo giapponese usciti per la piccola di casa Sony si è alzato e titoli come Persona, Lunar e lo stesso, recente, Hexyz Force hanno assicurato un buon monte ore a tutti gli amanti del genere e possessori di PlaystationPortable.Eccoci ora ad analizzare questo Mimana Iyar Chronicles, ultimo lavoro dei creatori di Ragnarok Online, che ha recentemente avuto uno (sfortunato) episodio per Nintendo DS.
Sceneggiatura da scartareIl comparto narrativo del titolo ci dà una prima avvertenza di carattere generale sul gioco che seguirà: un’accozzaglia male assortita di cliché tipici del genere ci perseguiterà durante le prime ore di gioco, proponendoci il classico eroe scavezzacollo e dalla scorza dura, ma con il cuore tenero, di nome Crais, e un’adorabile ragazzina dagli occhi a palla che, sfortunatamente per lui, dispone dei soldi necessari per ingaggiarlo (il protagonista, per sbarcare il lunario, fa infatti il mercenario) e usufruire dei suoi (sgarbati) servigi. Se può strappare un mezzo sorriso la situazione in cui ritroveremo il protagonista all’incipit della storia (mentre perde clamorosamente una mano di poker nella bettola locale), presto la pochezza dei dialoghi e la vuotezza dei personaggi avranno la meglio e lo sforzo richiesto per immedesimarsi con le vicende dei personaggi pare davvero insormontabile: se vi aspettate un eroe infastidito dal dover portarsi dietro una semi adolescente, ce l’avrete, e lo stesso dicasi per una ragazzina orfana, colma di buone intenzioni, che, con la sua pazienza, finirà con lo sciogliere il gelido cuore dell’apparentemente insensibile cavaliere.Se foste al primo JRPG, pur non apprezzando particolarmente il plot, potreste anche soprassedere: chi scrive ne ha giocati a centinaia nella sua “carriera” videoludica e si rivolge agli appassionati nel definire la sceneggiatura blanda, scontata e monotona, impreziosita solo da una discreta traduzione inglese e da dialoghi tanto inutili quanto ben recitati dagli attori del doppiaggio.
Combattere la monotoniaAd onor del vero, non è la prima volta che, dopo trent’anni di JRPG, si assiste ad una storia trita e ritrita, ma in tante occasioni la mancanza di originalità è stata bilanciata da un gameplay brillante, da un sistema di crescita dei personaggi elaborato, da battaglie avvincenti. Dispiace constatare che non troverete nulla di tutto questo durante le vostre ore di gioco con Mimana Iyar Chronicles: appena metterete fuori il naso dal villaggio iniziale, un ritmo di combattimenti casuali forsennato vi attanaglierà, trasportandovi in schermate apposite tra le più spoglie che lo schermo 16/9 di PSP abbia mai visto.Il combattimento casuale in sé, per anni un male necessario del genere, potrebbe anche essere perdonato (non ci stancheremo mai di citare la saga Megaten di Atlus a proposito), se fosse ben strutturato e se combattere aggiungesse davvero spessore al gameplay: ma quando bisognerà confrontarsi con un battle system piatto e pessimamente realizzato, dover subire un attacco ogni 4 – 5 secondi diventa un festival della frustrazione.Nello specifico, dopo essere stati trasportati nella schermata apposita di combattimento, avrete controllo diretto sul vostro alter ego, che potrà colpire i nemici in tempo reale, con un sistema che ricorda, molto alla lontana, la struttura dei vari Tales of di Namco, ma senza elementi cardine, come la precisione nella collisione degli sprite e l’intelligenza artificiale degli alleati gestiti dalla CPU, che i programmatori di GungHo sembrano aver semplicemente dimenticato. Colpire i nemici sarà difficilissimo, perché la prospettiva non vi aiuterà, e spesso eseguirete fendenti a vuoto mentre alcuni tra i mostri meno ispirati della storia recente dei JRPG vi mazzoleranno allegramente, quasi avvantaggiandosi dei problemi del sistema di combattimento: come se non bastasse, i vostri alleati (alla ragazzina orfana con gli occhioni si aggiungeranno presto altre donzelle) godranno di un’intelligenza artificiale quantomeno discutibile, e l’unica cosa utile alla causa che faranno sarà curarvi di quando in quando, rimanendo in balia degli avversari per tutto il resto del tempo.Se vi sembra che stiamo esagerando, credeteci, non è così: combattere è un esercizio di frustrazione, non tanto per la difficoltà intrinseca del gioco, ma per la realizzazione approssimativa del tutto e, se considerate che, soprattutto nella seconda parte dell’avventura, il tempo passato nei dungeon sarà triplo rispetto a quello passato nei paesi, calcolare il livello di noia sarà una pura operazione matematica.I personaggi non giocanti sono pochi e raramente varrà la pena spendere del tempo a parlarci, soprattutto perché le (poche) quest opzionali disponibili vi costringeranno tutte ad una ulteriore, massiccia dose di combattimenti.
Low-res heroesUn vero appassionato di JRPG, come molti di voi lettori di Spaziogames, potrebbe anche terminare qui la lettura della recensione: l’aspetto puramente tecnico di un gioco di ruolo è sicuramente il lato meno importante di questo tipo di produzioni, se è vero che, dalla notte dei tempi, quando il protagonista dei giochi di ruolo era composto da due pixel in un mondo blocchettoso e limitato, i JRPG hanno sempre potuto contare su una vasta platea di appassionati.Certo è, comunque, che anche l’occhio vuole la sua parte, e un comparto tecnico all’altezza impreziosisce ulteriormente una produzione di livello: per non porci di fronte al dilemma di se un buon versante grafico può salvare un pessimo JRPG, i programmatori hanno dotato Mimana Iyar Chronicles di un look assolutamente arcaico, degno del resto della produzione, che offende in più punti i possessori di PlaystationPortable, abituati a ben altre prestazioni.Su tutte, segnaliamo la scandalosa (qui non siamo su Nintendo DS) bassa risoluzione dei componenti del party durante i combattimenti, come se una console che sta paurosamente avvicinando le sue prestazioni a quelle della mai troppo compianta PS2 non riuscisse ad offrire almeno una risoluzione adeguata in un gioco che, a parte per i dialoghi recitati, non riusciamo a comprendere come possa riempire un intero UMD.Salveremmo dal grigiore generale solo effetti e colonna sonora, che quantomeno fanno il loro dovere senza infamia né lode, unico versante a raggiungere una striminzita sufficienza in un titolo altrimenti da dimenticare al più presto.
– Effetti sonori e doppiaggio almeno dignitosi
– Bassa definizione su PSP!?!?
– Sistema di combattimento frustrante
– Plot narrativo insignificante
– La noia vi mangerà vivi
4.6
Il mondo dei videogiochi, anche a chi lo conosce e lo frequenta da anni, può ancora riservare sorprese, talvolta positive, talvolta terrificanti: dopo aver trascorso una buona quantità di ore nel reame di Berge nel recente Hexyz Force di Atlus, una piacevole sorpresa nel marasma di titoli mediocri usciti negli ultimi mesi, eccoci a commentare una delusione cocente, figlia di una programmazione “tirata via” e di una serie di scelte a dir poco infelici in termini di gameplay e realizzazione tecnica.
La versione recensita è quella americana del gioco, e speriamo vivamente che il titolo non raggiunga i lidi europei: se così fosse vi perdereste ore di insensato button mashing, una trama che appare di manica larga definire incolore, e un comparto tecnico che avrebbe lasciato indifferenti anche durante la quarta generazione di console, che per la cronaca è quella d’oro dei 16-bit. Siamo sicuri che saprete trovare un modo migliore di spendere i vostri risparmi.
Voto Recensione di Mimana Iyar Chronicles - Recensione
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