Tomodachi Life ha segnato un punto di non ritorno per il non-sense e i cosiddetti “non-giochi” sulle console della famiglia 3DS: un bizzarro simulatore di vita che a noi piacque molto, ma certamente non un prodotto adatto a tutti i palati.
Miitopia percorre il sentiero tracciato dal prodotto del 2014, aggiungendo una componente da gioco di ruolo che punta a renderlo maggiormente interattivo e coinvolgente, mantenendo la struttura a base di Mii e la comicità surreale e grottesca.
Quali saranno i risultati di questo bizzarro esperimento?
Scopriamolo insieme.
Ladri di facce
Per quanto più consistente ed articolato di quello di Tomodachi Life, il comparto narrativo alla base di Miitopia mette subito in chiaro cosa ci si può aspettare dal prodotto: comicità assolutamente insensata, personaggi fuori dagli schemi e scenette slapstick a più non posso.
Nel ridente regno di Miitopia, dove tutto sembra andare per il meglio, con gli uccellini che cinguettano e la vegetazione che cresce rigogliosa e fitta, nessuno crede alla possibilità che qualcosa possa oscurare il cielo azzurro e portare un’ombra nei cuori degli abitanti tutti.
Cionondimeno, è esattamente quello che succede: sbucato dal nulla, il Duca del Male (che, come tutti gli altri personaggi, avrà fattezze decise dal giocatore) ha deciso di rubare i volti della gente, “appiccicandoli” poi come adesivi su altri esseri viventi, creando così un esercito di mostri dalle fattezze ibride.
Il perché, almeno inizialmente, non è dato saperlo, ma d’altronde si sa che moltissimi antagonisti non vogliono altro che vedere il mondo bruciare (cit.): fortunatamente, non tutti sono inermi di fronte alla minaccia, e il giocatore sarà chiamato ad impersonare l’unico eroe capace di diventare il braccio armato degli dei, che sembrano volersi opporre alle trame oscure del Duca.
E così, dando fondo alla scorta di Mii presenti sulla vostra console (o scansionandone di nuovi tramite codice QR, magari tramite il portale miicharacters.com, che consigliamo), dovremo formare un party di avventurieri, assegnando ad ognuno di loro una classe specifica delle sei iniziali e portandoli ad un lungo e periglioso viaggio, a base di spuntini notturni, amicizie rinsaldate nelle logore camere delle locande e combattimenti a turni nella più classica delle tradizioni nipponiche.
Laddove Tomodachi Life si faceva latore di una comicità non-sense relativamente vergine in ambito videoludico, che arrivava dal Giappone con la stessa vis di fenomeni come i Tamagotchi e i Pokemon, Miitopia, non potendo contare sull’effetto sorpresa, si appoggia ai topoi classici dei giochi di ruolo, stravolgendone il senso, masticandoli e risputandoli in una forma spuria, inusuale, seppure perfettamente aderente a canoni ruolistici come il cambio di equipaggiamento, le classi e gli scontri a turni.
Ancora una volta, l’eccellente lavoro svolto sull’adattamento italiano rende al meglio giochi di parole, doppi sensi e frasi completamente fuori di senno, confezionando un tipo di umorismo peculiare ed insolito, che lascerà indifferenti alcuni e farà impazzire altri.
One-handed JRPG
Per descrivere Miitopia in maniera abbastanza curata sarebbe sufficiente dire che rappresenta la versione ruolistica di Tomodachi Life: se ai bizzarri rapporti di amicizia, odio ed amore che i protagonisti del titolo del 2014 si fossero sommati cappa, spada e un improbabile antagonista da sconfiggere, avremmo avuto Miitopia.
Eppure, nel contempo, nell’ultima fatica della grande N c’è molto di più (ma anche molto di meno) di questo: abbiamo un gioco di ruolo “lite”, adatto a tutte le età, localizzato in maniera strepitosa (come spesso accade con Nintendo) e fruibile in sessioni di gioco anche molto brevi, magari tenendo in una mano la console e nell’altra lo smartphone, visto che il livello di attenzione richiesto, soprattutto durante le fasi esplorative, è davvero ridotto all’osso.
L’altra faccia della medaglia è rappresentata dalla passività dell’esperienza di gioco, dall’eccessiva semplificazione di moltissimi elementi canonici del genere di riferimento e dalla sensazione di avere uno scarso controllo su quasi tutto ciò che avviene a schermo, generalmente deleteria per ogni titolo che porti l’etichetta di “gioco di ruolo”.
Composto un party da quattro personaggi durante le primissime ore di gioco, dando fondo ai Mii presenti sulla console o scansionandone di nuovi tramite codice QR (al momento noi viaggiamo con Whoopi Goldberg, il Joker di Heath Ledger e John Lennon), il giocatore viene lasciato a briglia sciolta su una mappa che ricorda molto i giochi a piattaforme più famosi di Nintendo, piuttosto che quella di un Dragon Quest qualsiasi.
Una volta selezionato un nodo su questa mappa, il party percorre in linea retta ed automaticamente la strada che lo separa dalla locanda, immancabile punto di arrivo di ogni escursione: ad eccezione della direzione da prendere in occasione di sporadici bivi, il giocatore non decide nulla, e si trova ad assistere a scenette sì molto divertenti ma del tutto casuali, che aggiungono malus o bonus ai rapporti tra personaggi o servono da siparietto comico tra un combattimento e l’altro.
A proposito di combattimenti, anche questi avvengono con una buona dose di passività: a parte il proprio eroe, non si ha il controllo diretto degli altri membri del party, le cui azioni sono determinate dalla classe scelta, dal carattere di ognuno (anch’esso selezionabile al momento della creazione del personaggio) e dall’intelligenza artificiale, generalmente valida, complice anche lo scarso livello di sfida, che si impenna un po’ solamente in concomitanza con alcuni snodi della trama.
Gli scontri avvengono a turni, basati sulla velocità di ogni personaggio, e i rapporti interpersonali tra membri del party si rivelano fondamentali per portare attacchi multipli o godere di bonus al danno.
Una volta giunti alla locanda, è possibile spendere le monete accumulate per migliorare l’equipaggiamento del party (ma non rivendere quello obsoleto), dare da mangiare il cibo rinvenuto ai propri eroi, migliorandone le statistiche di base, e accoppiare i membri due per stanza, favorendone la socializzazione e aumentando i benefici in battaglia.
Questa peculiare incarnazione ruolistica di Tomodachi life, quindi, proprio come il progenitore, finisce con il diventare un eccellente accompagnamento ad altre attività, dalla visione poco attenta della tv in sottofondo al netsurfing, passando per una chat con amici: Miitopia non richiede troppa attenzione ed è pronto ad offrire in cambio tante risate e momenti decisamente memorabili, ma avvicinarlo credendo di avere accesso ad un vero e proprio gioco di ruolo, con tutti i crismi del caso, sarebbe un errore di valutazione.
Da parte nostra, considerando che avevamo già apprezzato la carica comica ed innovativa di Tomodachi Life, ci siamo divertiti a piccole dosi, ma, perso il fattore novità, Miitopia si rivela un acquisto particolare, che potrà fare la felicità di molti ma potrebbe non incontrare i gusti della maggioranza.
Il minimo indispensabile
Difficile parlare del lato tecnico di una produzione come Miitopia, tanto quanto lo era stato tre anni fa con Tomodachi Life: la stilizzazione e il minimalismo regnano sovrani, con ambienti tridimensionali abbastanza poveri, seppure molto colorati, e una cosmesi generale che punta forte su un buonissimo comparto animazioni per mascherare i limiti del motore e della resa poligonale.
Detto questo, l’analisi tecnica di un prodotto del genere, comunque dovuta in fase di recensione, passa assolutamente in secondo piano, un po’ per la natura stessa del prodotto, un po’ per l’età e la scarsa potenza dell’hardware ospite, entrato nel settimo anno di vita.
Siamo invece rimasti piacevolmente colpiti dalla colonna sonora, che non solo accompagna egregiamente il festival del non-sense che avviene a schermo, ma riesce anche a proporre motivetti semplici ma magnetici, che si instillano rapidamente nelle orecchie del giocatore (come il battle theme, giusto per fare un esempio).
Altra nota di merito per la difficoltà generale, che, pur tarata verso il basso come da tradizione per produzioni simili della grande N, può riservare qualche grattacapo qualora si ignorino ripetutamente le possibilità di upgrade dell’equipaggiamento: niente di insormontabile, beninteso, ma è di sicuro richiesto un maggiore impegno (soprattutto da parte dei più giovani) rispetto ad altre produzioni recenti, come Hey!Pikmin.
Comicità peculiare…
Perfetto per partite mordi e fuggi…
Un must per i patiti di Tomodachi Life
…ma che non tutti apprezzeranno
…più monotono sul lungo periodo
Richiesta interazione minima
Se ci chiedeste se Miitopia ci ha divertito, la risposta sarebbe un sì deciso e senza esitazioni.
Nel contempo, se ci chiedeste se è un prodotto adatto a tutti o esente da difetti, con la stessa prontezza saremmo costretti a rispondere di no: nonostante un’irresistibile comicità non-sense, una buona longevità e l’ottima resa del prodotto per sessioni di gioco brevi, non ci sentiamo di consigliarlo a tutti coloro che vivono di JRPG, genere che su Nintendo 3DS dispone di esponenti di gran lunga più meritevoli.
Cionondimeno, in caso foste alla ricerca di qualcosa di poco impegnativo, che sappia magari strapparvi due risate, potreste aver trovato il prodotto che fa per voi.
In questo caso, il consiglio è di riempire la vostra console (magari il nuovo 2DS XL, chissà) di Mii, perché ne avrete bisogno.