MicroMachines
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a cura di Yoshi
MicroMachines: ovvero come un’idea semplice ma ben implementata può dar vita a una tra le serie videoludiche più apprezzate degli ultimi lustri. Nata negli anni 80 su piattaforma Nes, la saga delle macchine in miniatura ha conquistato il pubblico grazie a una giocabillità eccezionale che si esprime al meglio nelle frenetiche sfide multi-giocatore, tanto da poter essere definita l’equivalente di Bomberman in ambito di racing game.Curiose sono state anche le soluzioni hardware escogitate per consentire a più di 2 giocatori di gareggiare contemporaneamente e che hanno contemplato tra le altre cose l’impiego di un unico joypad per il controllo di due vetture o la produzione di cartucce speciali dotate di due connettori extra per interfacciare una seconda coppia di joypad. Dopo l’avvento dei dispositivi multitap e l’integrazione di quattro porte gioco direttamente sulla console (è questo il caso del Gamecube), tali pittoreschi espedienti non si sono più resi necessari, ma quello che è rimasto essenzialmente invariato è lo stile di gioco che da sempre caratterizza i titoli MicroMachines. Il quesito riguarda semmai la tenuta nel tempo di una meccanica che ha indubbiamente una veneranda età, al di là di qualche miglioria grafica e di struttura. Cerchiamo quindi di scoprire se il nuovo titolo della serie può ancora essere considerato un must-buy dagli utenti cubici.
Abbasso lo split-screen!Ai tempi dell’esordio di MicroMachines su Nes (negli anni 80) progettare un gioco di guida con supporto per quattro giocatori non era impresa da poco: le limitazioni dell’hardware non permettevano nemmeno di pensare a una soluzione split screen, né in ambito 3D nè con visuale in due dimensioni. Come spesso accade in questi casi, gli sviluppatori fecero di necessità virtù, e introdussero un sistema di gioco del tutto inedito: la visuale a volo d’uccello mostrava la pista dall’alto e lo schermo non era diviso in più riquadri. Tutti i giocatori si dovevano quindi servire della medesima finestra per controllare le vetture, con lo schermo che rimaneva perennemente centrato sul punto a metà strada tra le varie macchine. Se un concorrente di gara rimaneva troppo attardato tanto da “uscire” dallo schermo (cioè nel momento in cui la visuale non riusciva più a contenere tutte le macchine in gara), veniva eliminato. All’ultimo giocatore che riusciva a rimanere in pista veniva elargito un punto e il primo player che raggiungeva una quota prefissata vinceva lo scontro. Questo meccanismo (più difficile da descrivere che da giocare) è rimasto essenzialmente invariato nel passare degli anni e si ripresenta anche in questo episodio della serie. Il suo pregio principale è l’immediatezza e la frenesia che ne derivano, mentre un indubbio difetto è quello di costringere i giocatori a memorizzare con cura i dettagli di tracciati per sopperire al ridotto orizzonte visivo.Per accontentare sia i fan dell’originale sia gli utenti alla ricerca di qualcosa di diverso, gli sviluppatori hanno comunque deciso di inserire la modalità split screen, disponibile in determinate modalità di gioco.Iniziamo la nostra disamina proprio da queste ultime: il campionato è il cuore del titolo per il giocatore singolo; una volta selezionato il personaggio da controllare (questa volta effettivamente visibile anche durante le gare all’interno dell’abitacolo), si affrontano 3 avversari in classiche gare con lo scopo di tagliare per primo la linea del traguardo. Per sopravanzare i concorrenti sono messi a disposizione diversi power-up tra cui guantoni a molla per colpire le altre vetture, magneti in grado di bloccare i concorrenti e altro ancora.Questa modalità è fruibile anche nelle sfide multiplayer: in tal caso lo schermo è diviso in quattro quadri e ciascun giocatore può seguire la gara attraverso una telecamera dedicata. Purtoppo l’inquadratura rimane quella dall’alto e il ridotto campo visivo derivante dall’uso dello split screen danneggia non poco la giocabilità.Ben più coinvolgente è la sezione MicroMachines, che utilizza il metodo di gioco originale già descritto in apertura: è possibile selezionare quanti dei quattro concorrenti sono controllati da giocatori umani e quanti dalla Cpu e quindi gettarsi in gare a schermo condiviso che costituiscono indubbiamente il punto di forza del titolo. Anche in questo caso sono rimaste a disposizione armi e power-up sparsi lungo la pista.L’opzione time trial permette invece di fare pratica su di un singolo circuito per memorizzare curve e insidie, cosa che si rivela molto utile al momento di affrontare la Cpu o altri giocatori nelle diverse modalità competitive.Più originale la sezione bomb tag per la quale si passa a una visuale da dietro la vettura (utilizzando in modo effettivo la grafica tridimensionale e contro la tradizione di MM) e allo split screen a quattro quadri. Uno dei quattro avversari inizia la sfida con una bomba sul punto di esplodere e deve colpire i rivali per passare di mano l’ordigno. Chi ne resta in possesso allo scadere del tempo sarà ovviamente colpito dalla deflagrazione; tutto sommato un buon diversivo alle sfide classiche.Per quanto concerne la varietà del titolo, sono state implementate 24 piste, ambientate in 8 universi differenti. Come da tradizione i tracciati sono ricavati da ambienti ingigantiti dal microformato delle vetture: capita dunque di servirsi di un cucchiaio posto tra due tavoli come ponte o di un asse di legno come trampolino di lancio. Tutti i mondi sono abbondantemente caratterizzati e ricchi di dettaglio, sebbene non risultino eccessivamente estesi. I personaggi utilizzabili sono 8 e, a seconda delle gare, possono guidare mezzi differenti, dalle tradizionali quattroruote alle moto, per giungere a barche e camion. I mezzi a disposizione sono in totale 40.
Grafica e sonoroTecnicamente MM fa il suo dovere: il dettaglio si attesta sempre su livelli più che buoni, sia per le ambientazioni che per le vetture, il sapiente uso di colori ed effetti di luce conferisce ai tracciati un certo fascino e l’acqua presente in alcune piste è veramente notevole. Non si tratta di un titolo che spinge ai limiti l’architettura Gamecube, sia chiaro, ma di un gioco in cui l’aspetto estetico svolge adeguatamente le proprie funzioni.Per quanto concerne il sonoro, dobbiamo segnalare la localizzazione in italiano che ha interessato non solo i menu scritti ma anche le frasi pronunciate dai piloti prima e dopo le gare. Un buon lavoro che contribuisce a rendere il gioco appassionante. Musica ed effetti sonori sono tutt’altro che memorabili, ma sono ben pochi i titoli di cui si può dire altrimenti.
Sempre divertente in multi
Buon impatto grafico
Poche innovazioni
In singolo delude
7
MicroMachines è rimasto a dispetto degli anni un eccellente titolo multiplayer. Nonostante questo l’acquisto deve essere subordinato a qualche considerazione preventiva: innanzitutto il parametro innovazione che, nonostante qualche modalità aggiunta e un doveroso restyling grafico, risulta ridotto ai minimi termini. In secondo luogo la scarsa longevità del titolo in single-player: se non avete occasione di sfidare qualche amico, l’appeal del gioco ne risulterà inevitabilmente compromesso. Infine le alternative presenti oggi sul mercato Gamecube: in questo senso il titolo Atari giunge in un momento quantomeno propizio: con Mario Kart (indubbiamente il concorrente più naturale su piattaforma Nintendo) ancora lontano e F-Zero all’orizzonte ma solo per il mercato Jap, MM può giovare di un isola ancora felice (non dimenticando però l’eccellente Wave Race).
In conclusione, il voto finale può essere calcolato con questa semplice formula aritmetica:
“5,5 + numero di giocatori con cui potrete partecipare alle sfide”.
Da parte nostra, abbiamo optato per una giusta media stocastica.
Voto Recensione di MicroMachines - Recensione
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