Recensione

Michigan: Report from Hell

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a cura di Fabfab

Qualcosa di strano sta accadendo a Chicago (città che sorge sulle sponde del lago Michigan: da qui il titolo): una misteriosa nebbia ha completamente avvolto la città e creature sanguinarie e senza nome si aggirano per le sue vie. Le vittime sono già molte e per questo le autorità hanno deciso di evacuare tutti quelli che sono ancora in vita: alcuni, però, decidono di rimanere per investigare, alla ricerca della verità. Si tratta delle intrepidi reporter di ZaKa Tv e delle loro troupe.

Live from horrorE’ da qualche tempo che la categoria dei survival horror soffre di un momento di stanca, incapace di elaborare nuove soluzioni che diano una rinfrescata a quelli che sono ormai i canoni del genere: la serie di Resident Evil si è così trasformata in un action, riscuotendo notevoli consensi, ma la maggior parte dei suoi “colleghi” ha preferito continuare a battere le solite strade.I Grasshoppers tentano di percorrere una via diversa, caratterizzando il loro prodotto con una giocabilità un po’ particolare, con un accenno di implicazioni morali e con una spruzzatina di innocuo erotismo.Il giocatore viene dunque messo nei panni di un anonimo (non verrà svelato nemmeno il nome) cameraman, inserito all’interno di una troupe televisiva di ZaKa Tv che oltre a lui comprende il tecnico audio Jean-Philippe Brisco – un tipo che vi assorderà di chiacchiere – ed una delle bellissime e coraggiose reporter del suddetto canale, che si alternano davanti all’obiettivo.In qualità di cameraman il nostro compito sarà fondamentalmente quello di riprendere e documentare tutto quello che accade: l’azione vera e propria viene delegata alla reporter di turno, che però ha bisogno delle nostre indicazioni per poter agire. Dunque dovremo suggerire noi quali porte aprire, quali oggetti raccogliere, come affrontare il mostro di turno. In verità proprio a causa di questa scelta di gameplay, la fase esplorativa risulta poco approfondita ed eccessivamente lineare: sebbene spetti a noi fornire le indicazioni, le ragazze si posizionano automaticamente nei pressi della porta da aprire o dell’oggetto da raccogliere, non muovendosi affatto finché non avremo compiuto l’azione che si aspettano. Facile comprendere come questo renda poco più che una formalità il contributo del giocatore.Dove avremo maggiore libertà d’azione è invece nel comportamento da tenere: strano a dirsi per un survival, ma quelli che nel gioco concretamente rischiano la pelle non siamo noi, ma le reporter che ci affiancano, pedine importanti ma non indispensabili della struttura di gioco. Durante le varie vicende, capita di frequente che le ragazze si trovino in grave pericolo e noi potremo decidere se aiutarle oppure abbandonarle al loro destino, sacrificandole in nome di uno scoop come può essere riprenderle mentre vengono divorate (ancora vive) dall’abominio di turno.Il gioco è suddiviso in vari livelli e qualunque cosa accada ogni reporter è protagonista solo in alcuni di essi: tuttavia la morte prematura di una di esse, interrompe il normale corso degli eventi, proiettandoci al capitolo successivo. Dunque qualora decidessimo di interpretare la parte del cinico cacciatore di scoop, la cosa migliore è comunque far arrivare le nostre colleghe vive fino alla fine, per poi lasciarle in balia dell’inevitabile boss di fine livello che segna il passaggio da un capitolo all’altro.Al di là della questione “morale”, al giocatore viene concesso un altro approccio alle riprese, decisamente più frivolo: concentrando le nostre inquadrature su certi punti del corpo delle reporter (che stranamente comprendono le zone “basse” ma non i generosi decolletè) daremo alle nostre riprese un’aria decisamente più piccante.A seconda che si collezionino abbastanza punti Suspense (diciamo il modo migliore di fare le riprese), punti Immorali (negando il soccorso a chi è in pericolo) o punti Erotici (soffermandosi sulle grazie delle ragazze) il gioco premia con tre differenti finali. Va anche detto che per ogni reporter sopravvissuta si sbloccherà, una volta terminato il gioco, un simpatico siparietto bonus a lei dedicato. Purtroppo dalla versione europea del gioco è stato eliminato il personaggio di Yin Ling, una vera idol orientale la cui versione digitale rappresentava il valore aggiunto da sbloccare a fine partita.

Qui è Ann Anderson, in diretta da ChicagoTecnicamente il titolo dei Grasshoppers risulta decisamente limitato: pur tenendo presente che si tratta di un gioco uscito in Giappone nell’ormai lontano 2004 ed arrivato molto tardivamente qui da noi, certi difetti risultano comunque evidenti.Il motore grafico è monotono ed assolutamente datato: gli ambienti sembrano tutti uguali, le textures vengono spesso ripetute all’infinito e la nebbia si risolve in un persistente grigiore che peggiora la situazione. Il design di alcuni mostri è sufficientemente impressionante, ma in genere non colpisce né per qualità né per originalità. Accettabili, invece, i modelli poligonali dei vari personaggi (specie le ragazze), sufficientemente vari e dettagliati ma che presentano volti poco espressivi che non aiutano a percepire la drammaticità della situazione.Anche peggio – se possibile – il fronte sonoro: considerando che il gioco punta molto sull’atmosfera, che dovrebbe essere di tensione ed orrore, spiace constatare quanto questa venga compromessa da un doppiaggio (in inglese, sottotitolato in italiano) ai limiti del ridicolo, con interpretazioni al livello dei peggiori adattamenti nostrani e spesso fuori sincrono con il labiale. D’atmosfera – ma poco presente – la colonna sonora.Per quanto riguarda la longevità, infine, possiamo dire che è discreta, considerando che è possibile portare a termine il gioco più volte, per gustarsi i vari finali: c’è da dire che dopo la prima volta le cose si fanno molto più veloci, visto che potremo skippare tutte le sequenze non interattive. Il livello di difficoltà rimane comunque medio/basso, presentando qualche serio ostacolo solo durante i combattimenti contro i boss, per uccidere i quali – preservando la vita delle ragazze – sarà necessario studiare la giusta sequenza di attacco.

– Idea di base piuttosto originale

– Le reporter sono sventole da urlo

– Tre possibili approcci alle riprese

– Troppo lineare

– Tecnicamente mediocre

– Doppiaggio ridicolo

6.0

Michigan: Report from Hell è un titolo che presenta un curioso approccio all’orrore, vissuto questa volta dietro all’obiettivo di una telecamera: di conseguenza ad essere costantemente in pericolo non è tanto il personaggio controllato dal giocatore, quanto piuttosto le splendide giornaliste che si accompagnano a lui, la cui vita potremo decidere di preservare oppure di sacrificare nel nome di sanguinolenti scoop televisivi.

Purtroppo se l’idea di partenza risulta piuttosto originale ed apprezzabile, d’altra parte il titolo dei Grasshoppers risulta comunque lineare, semplice e con evidenti limiti di carattere tecnico, problemi che gli impediscono di elevarsi al di sopra di una sufficienza comunque abbondante.

In definitiva siamo di fronte ad un piacevole diversivo nel campo dei survival horror, un invitante stuzzichino in attesa delle portate principali che verranno servite prossimamente da Sony (Siren 2, Rule of Rose) e Tecmo (Project Zero III).

Voto Recensione di Michigan: Report from Hell - Recensione


6

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