Miami Vice - The Game
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a cura di Fabfab
Mentre nei cinema (per ora solo quelli americani, ma presto arriverà anche in Italia) impazza il film con protagonisti Colin Farrell e Jamie Foxx, poco sorprendentemente un produttore di videogiochi cerca di approfittare della rinnovata visibilità di questa storica licenza per fare soldi sulla pelle dei videogiocatori. Il genere dei tie-in ha recentemente vissuto un periodo di grande spolvero, con molti titoli su licenza che si sono rivelati prodotti molto validi, ma posso già anticiparvi che non è il caso di questo Miami Vice…
Caffellatte a MiamiProtagonisti delle vicende narrate sono la classica coppia di sbirri misti, vale a dire un bianco ed un nero. Sonny Crockett e Ricardo Tubbs, questi i loro nomi, sono due poliziotti molto particolari: amanti del lusso, degli abiti firmati e delle auto sportive, sono anche playboy incalliti ma rappresentano due straordinari avversari per ogni genere di criminali.Nello specifico questo Miami Vice – The game li vede impegnati a sgominare un cartello di odiosi trafficanti di droga a suon di piombo caldo. Le fattezze dei protagonisti sono ricalcate su quelle dei due protagonisti della pellicola, ma le vicende si collocano in un periodo temporalmente precedente a quello del film.Per riprodurre sul piccolo schermo della Psp le gesta dei due poliziotti i programmatori di Rebellion hanno deciso di dare vita a quello che concretamente è uno sparatutto in terza persona, adottando peraltro un gameplay molto simile a quel capolavoro che è “Resident Evil 4”. Una volta scelto in nostro poliziotto preferito tra Rico e Sonny, lo vedremo occupare il lato sinistro dello schermo mentre esploriamo livelli ricchi di avversari ma anche di cure e bonus. Un gameplay non originalissimo, che si dipana attraverso una decina di livelli, ambientati in locations tipiche del serial Miami Vice come moli affollati da container e navi alternati ad esclusivi night club…
Piombo caldoLa fase sparatutto è discretamente divertente, al giocatore viene lasciata una relativa libertà di esplorazione e durante gli scontri a fuoco può ripararsi dai colpi e mirare al momento opportuno. Gli ambienti sono relativamente interattivi e permettono, ad esempio, di spostare arredamenti per utilizzarli come protezione dai proiettili. Purtroppo l’I.A. Degli avversari è mal settata e quasi sempre le missioni risultano di una facilità estrema, al punto che sebbene il gioco metta a disposizione una discreta varietà di protezioni ed armi sempre più performanti, in realtà si finisce tranquillamente il tutto anche con l’equipaggiamento di base. Inoltre bisogna considerare anche l’estrema ripetitività del tutto: di missione in missione cambiano le ambientazioni, ma l’unica cosa da fare rimane uccidere tutti e recuperare gli oggetti richiesti, senza varianti di sorta.
La reputazione prima di tuttoUn’aggiunta piuttosto interessante, per quanto non originale, è quella della reputazione. Per condurre con successo le loro indagini sul cartello di droga, Rico e Sonny devono dare dimostrazione del loro valore sul campo, il che significa sostanzialmente affrontare i nemici in modo diretto: usare i kit di cura, proteggersi con giubbetti antiproiettile o utilizzare armi troppo potenti rende più agevole la loro strada, ma al contempo non accresce la “stima” (o forse dovrei dire timore) dei loro avversari. Contrariamente a qualsiasi logica, dunque, affrontare i livelli con pistole d’ordinanza e vestiti di qualche costoso abito firmato non è indice di demenza, ma il modo migliore per portare a compimento le indagini.Per dare un senso a questa follia bisogna parlare dell’altro aspetto di Miami Vice: alternate ai livelli sparatutto, infatti, vi sono delle vere e proprie fasi di investigazione in cui i personaggi devono muoversi sulla mappa cittadina al fine di compiere tutta una serie di azioni finalizzate alle indagini.Interrogare gli informatori permette di reperire preziose informazioni sui livelli che stiamo per affrontare, tipo l’ubicazione dei vari oggetti. Rivendere la droga sequestrata ai cattivi (e sorvoliamo sulla moralità di una trovata tanto di cattivo gusto) serve per finanziare le proprie attività, come comprare e potenziare armi oppure incrementare il proprio… guardaroba! Ebbene si, i poliziotti Rico e Sonny uccidono i trafficanti cattivi per sequestrare loro la droga che però loro stessi rivendono agli spacciatori per acquistare armi e vestiti: ammetto che la cosa mi ha lasciato un pochino confuso.Oltre a questo si segnalano alcune situazioni in cui si interagisce direttamente con gli avversari decidendo il tipo di dialogo da intavolare con loro (ed anche qui entra in gioco il discorso del rispetto) per guadagnarne la stima ed ottenere maggiori profitti dalla vendita di stupefacenti. C’è inoltre la curiosa trovata delle FlashRAM, schede di memoria che è possibile recuperare nel corso delle missioni e che vanno decriptate per ottenere informazioni ed oggetti: inaspettatamente la decrittazione avviene attraverso il superamento di un giochetto arcade che ricorda non poco il vecchio Asteroids.Ci sono anche delle sezioni alla guida del motoscafo che teoricamente dovrebbero spezzare la monotonia dell’azione ma vengono anch’esse inficiate da un’estrema semplicità di fondo.Tutte le trovate sopra elencate elencate potrebbero dare l’idea di un gioco piuttosto ricco e dalle molte possibilità, ma non è così: la maggior parte degli eventi si risolve in mero shopping o in minigiochi, mentre la parte investigativa si riduce all’interrogazione di informatori fin troppo dettagliati nelle loro rivelazioni e con una gran voglia di chiacchierare.
In due è meglioTecnicamente ci troviamo di fronte ad un lavoro discreto, il cui risultato finale ricorda non poco GTA. Di positivo c’è da segnalare un buon sistema di controllo, un motore grafico che non denota incertezze e lodevoli effetti speciali, ammirabili soprattutto quando inneschiamo le esplosioni. Per contro, oltre alle già citate carenze della I.A., siamo in presenza di un mediocre doppiaggio ed un’eccessiva ripetizione di un limitatissimo campionario di frasi durante gli scontri. Buona invece la colonna sonora, anche se non saprei dire se si tratta di quella originale del film.La longevità non è il massimo, le missioni non sono molte e si completano piuttosto in fretta.Il sistema di salvataggio presenta una serie di checkpoint disseminati lungo i livelli che però valgono solo per la partita in corso: per salvare i progressi prima di spegnere la Psp occorre completare la missione, altrimenti tutto è perduto. Una scelta curiosa e che cozza con la natura portatile della console.E’ presenta anche un’opzione multiplayer che richiede però due Umd del gioco: a tali condizioni e possibile giocare in cooperativa con un amico, con conseguente aumento del divertimento.
– Qualche trovata interessante
– Discreto comparto tecnico
– Missioni sempre uguali
– Certe scelte sollevano dubbi, non solo a livello di giocabilità
– Troppo facile e lineare
5.5
Alla fine dei conti questo Miami Vice – The game non è nemmeno bruttissimo, ma ha il difetto di stancare molto presto, prima ancora che la breve durata della storia giunga al termine: ci sono molte trovate e minigiochi, è vero, ma non appaiono sfruttati a dovere e aggiungono poco al gameplay complessivo. In definitiva un tie-in senza alti né bassi, abbastanza anonimo da non meritare di lasciare lo scaffale del negozio su cui è riposto…
Voto Recensione di Miami Vice - The Game - Recensione
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