Recensione

Medal of Honor: Rising Sun

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a cura di Ryuken

Amanti della storia, eccoci giunti ad una nuova lezione in formato ludico. Gli storici di EA Games, dopo le vicende della seconda guerra mondiale nel vecchio continente, si lanciano nella ricostruzione poligonale dell’attacco giapponese alla flotta navale USA in quel di Pearl Harbor e delle successive campagne di contrattacco statunitensi (per citarne alcune: Manila, Guadalcanal e Singapore). A quando la ricostruzione ludica dell’impresa dei Mille? Scherzi a parte, ci troviamo di fronte al nuovo episodio di una delle saghe più apprezzate negli ultimi anni dagli appassionati di sparatutto in prima persona. Riuscirà Medal of Honor Rising Sun a donare nuova linfa vitale ad un filone che negli ultimi tempi sembra aver perso il fascino dei primi episodi? Continuate a leggere e lo scoprirete.

GameplayL’ultima fatica EA Games presenta il classico stile da first person shooter, perciò ai vostri occhi appariranno su schermo solo le mani e l’arma imbracciata dal personaggio principale proprio come se foste voi stessi in persona ad avanzare. Per ciò che concerne i comandi, posso dire che sono assolutamente immediati, giacché la disposizione dei tasti è quella testata nella maggior parte di titoli del genere, quindi sarà piuttosto semplice impratichirsi e prendere il controllo del tutto. Le mosse che si possono compiere sono quelle classiche: raccogliere gli oggetti, sparare, saltare, abbassarsi e camminare furtivamente, lanciare granate e cambiare a piacimento le armi a disposizione. Naturalmente gli stick analogici sono da utilizzarsi per muovere l’inquadratura e per il puntamento delle armi. Ad inizio avventura dovrete affrontare alcune sezioni un poco diverse dal solito combattimento di terra: vi troverete a bordo di una nave bombardata dalla contraerea nipponica con il compito di salire sul ponte per abbattere il maggior numero di aerei possibile; in seguito sarete su di un motoscafo fornito di mitragliatrici e, anche in questo caso, dovrete abbattere almeno venti velivoli nemici. Una volta arrivati alla campagna per la liberazione delle Filippine vi troverete di fronte il classico scenario visto anche nei precedenti episodi della saga, ovvero, combattimento di terra contro altri soldati nel bel mezzo di foreste, città decadute e altre strutture architettoniche ormai in rovina. Ogni stage sarà caratterizzato da tutta una serie di sotto-missioni da portare a compimento prima che la campagna generale sia conclusa con successo. La cosa positiva è che non sarete necessariamente vincolati ad un compito, o meglio, il non portarlo a termine non vi precluderà quello successivo. Infatti, se per distrazione o perché proprio non ci riuscite, supererete le zone di competenza adibite al completamento di un obiettivo, vi apparirà su schermo un nuovo compito che potrà quindi essere risolto prima del precedente. Paradossalmente è possibile anche risolvere i vari rebus senza una sequenza prestabilita e senza seguire delle strade preimpostate, fatto, questo, che dona una certa libertà d’azione che risulta di sicuro gradimento. L’armamentario a disposizione del nostro soldato virtuale non è grandissimo ma ripropone fedelmente ciò che avevano a disposizione gli eserciti alla metà del Novecento ossia granate M1, fucili Thompson, pistola M1911 e un fucile da cecchino. Buona la possibilità di disporsi anche sui mitragliatori a ripetizione posti in trincea, i quali non hanno limiti di munizioni e permettono di sterminare letteralmente una moltitudine di soldati nemici.

GiocabilitàLa curva d’apprendimento è piuttosto immediata in quanto i comandi non sono moltissimi e si imparano piuttosto facilmente ed in più, nei titoli di questo genere, i controlli, salvo lievi differenze, si assomigliano un po’ tutti. Ad ogni modo, anche se è la prima volta che vi trovate fra le mani un fps, sappiate che questo Rising Sun non necessita di molto tempo affinché possiate calarvi al meglio nell’azione. Il personaggio principale risponde bene ai comandi impartiti senza incertezze e ritardi di sorta; l’unica nota stonata riguarda il sistema di puntamento che, seppur regolabile in quanto a velocità e sensibilità, risulta sempre scattoso rendendo, di fatto, molto arduo, in alcuni frangenti, mirare in breve tempo e con una certa precisione anche bersagli molto vicini; spesso vi potrà capitare di perdere energia preziosa per l’eccessiva difficoltà di posizionamento del mirino, il quale avrebbe necessitato di una velocità di movimento più fluida e controllata. Le cose migliorano settando tutto a livelli medio bassi, andando però a perdere in velocità di movimento. In ogni caso, questo è un po’ il difetto principe che caratterizza le versioni console degli fps (ma che nel titolo in questione è molto marcata), a differenza delle controparti Pc che possono godere del tandem tastiera mouse di gran lunga più funzionale e preciso. L’esperienza in singolo è sufficientemente divertente, ma da sola non garantisce una votazione discreta al gioco, votazione che Rising Sun guadagna a fatica con il multiplayer, grazie alle opzioni cooperative per due giocatori e agli scontri a squadre due contro due. Divertente anche la modalità tutti contro tutti fino a un massimo di quattro contendenti.

Grafica e sonoroLe versioni GC e Xbox sono praticamente identiche e il punto forte del titolo è sicuramente da ricercarsi nell’atmosfera bellica e nella rappresentazione stilistica piuttosto veritiera e variegata degli ambienti, dei soldati e dei mezzi bellici così come lo erano a metà del Novecento. Il motore poligonale applicato a Rising Sun è di discreta fattura, caratterizzato da una fluidità decente in situazioni poco affollate, ma che difetta nei momenti di maggior caos su schermo con qualche rallentamento fastidioso e con una definizione delle texture che non fa urlare al miracolo. Le animazioni dei nemici e dei nostri commilitoni sono abbastanza buone e ripropongono onorevolmente le movenze tipiche dei soldati in combattimento, anche se il numero di frame sarebbe dovuto essere maggiore per rendere il tutto ancora più bello. Le tinte usate sono prevalentemente il verde, il grigio ed il marrone (con varie sfumature) tipiche delle mimetiche, delle foreste, dei capanni di legno e pietra e dei fossati per trincea che rappresentano gran parte del panorama che andrete a vedere ad eccezione di alcune sezioni navali. Anche i modelli poligonali dei vari personaggi con i quali andrete ad interagire potevano, forse, essere realizzati con maggior cura; comunque il tutto si attesta su valori stilistici più che sufficienti. C’è da dire che il tratto grafico che adotta la serie sente ormai il peso degli anni e necessiterebbe d’elementi di innovazione non riuscendo, di fatto, più ad affascinare come un tempo. Il comparto sonoro ha una sezione effetti ottima che ricreare in maniera molto realistica le esplosioni e il fragore delle armi usate a tutto spiano: mitragliatori, fucili, pistole e granate hanno tonalità acustiche marcatamente diverse e molto ben riprodotte a differenza di altri titoli dove i suoni si assomigliano un po’ tutti. Molto belle anche le riproduzioni acustiche dei motori di aerei, carri armati e camionette; pure le voci dei soldati, alleati e nemici, hanno buona fattura. Le colonne sonore sono poche ma quelle presenti si attestano su livelli dignitosi.

Ed il gioco in rete?Purtroppo il gioco non prevede un’opzione online riservata solo agli utenti PS2. Peccato perché sfide cooperative, con un altro giocatore, multiple fino a quattro in DeathMatch, oppure tutti contro tutti (disponibili solo in modalità off-line), sarebbero state graditissime. Peccato davvero.

LongevitàGiocato in singolo, il titolo EA, non offre una grande longevità: otto missioni della durata di circa mezz’ora/un’ora rappresentano poco meno della media del genere. Naturalmente molto dipende anche dal livello di difficoltà che andrete a scegliere: io vi consiglio di ignorare la difficoltà più bassa e di buttarvi su quella intermedia che garantisce una buona curva d’apprendimento non priva di ostacoli, per poi rigiocare – una volta finito – a livello hard, forti della padronanza dei comandi, cercando strade alternative (poiché se ne possono imboccare diverse) per portare a termine i vari obiettivi. A dar man forte ad una longevità non di certo eccelsa in single player arrivano le modalità multigiocatore che donano preziosa linfa vitale al prodotto.

-Un po’ di storia fatta videogame

-Bell’atmosfera

-Effetti sonori realistici

-Poca innovazione

-Stile grafico datato

-Difficoltà di puntamento

6.8

Il titolo EA è un discreto fps in prima persona che seppur presentando una bella atmosfera non è in grado di introdurre nulla di nuovo nel filone dei vari Medal. Rising Sun ha comunque la velleità di raccontare un poco di storia attraverso il divertimento ludico e se non altro questo può essere considerato un aspetto positivo. Tecnicamente non siamo di fronte a nulla d’eccezionale, ma l’engine poligonale fa il suo dovere senza la pretesa di stupire, supportato da una serie d’effetti sonori di prim’ordine. In conclusione posso dire che questo gioco è nel complesso gradevole, ma ha la grande pecca di non introdurre nulla di nuovo in una serie che sembra avere esaurito la spinta ed il fascino dei giorni d’oro vissuti su PSX e PC; se vi piace il genere bellico, e perciò tutta la saga di Medal of Honor, fatevi sotto. Sappiate però che nel panorama Xbox e GC si possono trovare fps molto superiori.

Voto Recensione di Medal of Honor: Rising Sun - Recensione


6.8

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