Recensione

Medal of Honor: European Assault

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a cura di Fabfab

Riuscire a creare un brand di successo è un po’ il sogno di tutti gli sviluppatori: quando un gioco “si è fatto un nome” riscuote consensi a prescindere, suscita interesse al solo essere nominato e annovera schiere di appassionati disposti ad acquistare sulla fiducia ogni nuova uscita. D’altronde proprio questi “pregi” rappresentano anche il limite di questi prodotti: spesso quando hanno tra le mani il nome famoso, gli sviluppatori finiscono con l’impigrirsi e limitarsi a riproporre ciclicamente versioni aggiornate dello stesso gioco. Il successo di un prodotto dà il via alla logica perversa dei sequel che, a loro volta, spesso determinano una lenta morte del brand stesso. Esistono naturalmente delle felici eccezioni, ma la regola, purtroppo, è quella dello sfruttamento senza ritegno del brand finché tira. La serie di Medal of Honor ne rappresenta un lampante esempio.

Il soldato erranteDopo la grossa delusione del precedente “MoH: Rising Sun” alla EA hanno pensato bene di dare tutta la colpa ai giapponesi e di ambientare il tutto nella più familiare Europa, con una spruzzatina di Nord Africa, tanto per gradire.Nei panni del capitano americano (ne dubitavate?) William Holt prenderete parte ad un bel tour guidato attraverso quattro scenari di guerra: la battaglia nel porto francese di Saint Nazaire, insieme al commando britannico, la battaglia del Nord Africa contro le truppe del Generale Rommel, la volpe del deserto, la battaglia di Stalingrado a fianco dell’Armata Rossa (un americano nella Stalingrado di Stalin, non dico altro…), e, per concludere, la controffensiva tedesca sulle Ardenne, la più grande battaglia terrestre della Seconda Guerra Mondiale (vi presero parte 600.000 tedeschi, 500.000 americani e 55.000 inglesi).Nonostante la novità dei quattro scenari, alla fine i livelli da percorrere sono comunque solo 11 e in meno di una decina di ore avrete contribuito per l’ennesima volta alla vittoria degli Stati Uniti contro i cattivoni tedeschi.Di positivo c’è che ora i livelli sono molto meno lineari che in precedenza: mentre nei capitoli precedenti si procedeva su binari rigidamente segnati, questa volta viene lasciata maggiore libertà d’azione al giocatore che può decidere come procedere. Non si tratta solo di scegliere la strada – destra anziché sinistra -, ma anche l’atteggiamento da adottare: far saltare in aria il carro armato che blocca la strada o aggirarlo sulla destra? Esplorare per bene ogni edificio eliminando i nemici che lo presidiano o procedere in solitaria col rischio di trovarsi accerchiato? Certo, rispetto ai precedenti episodi si tratta di una novità di un certo rilievo, ma se consideriamo che decine di altri giochi sulla guerra l’avevano scoperta da tempo non è che poi alla EA abbiano fatto chissà quale passo in avanti…

Chi non guerreggia in compagnia…In ogni livello è presente un obiettivo principale da conseguire se si vuole procedere con il gioco. Tuttavia l’attenta esplorazione dell’area di gioco viene ricompensata con la scoperta degli obiettivi secondari, che premiano in termini di medaglie finali: tra questi segnalo la presenza, in ogni livello, di una sorta di mini-boss, un avversario più tosto del normale in grado di impegnare (non troppo severamente, a dire il vero) i più scrupolosi tra voi.Naturalmente non mancano momenti “sceneggiati” in cui, a discapito della presunta libertà, sarete costretti a fare qualcosa di specifico per poi assistere ad un qualche evento: d’altronde la sceneggiatura è stata scritta da John Milius (Apocalypse Now), mica pizza e fichi!L’altro dado Star da aggiungere al brodino riscaldato per renderlo più saporito è l’aggiunta di tre compagni che affiancano il nostro eroe in battaglia e ai quali è possibile dare ordini. Scommetto che anche questa l’avete già sentita, vero? Come da copione questi sono delle discrete palle al piede, che dovrebbero coprirvi durante l’azione ma spesso rimangono allo scoperto e si fanno impallinare. E’ possibile curarli, ma ogni medikit usato per loro è un medikit sottratto a voi! Fortunatamente la loro sopravvivenza non è obbligatoria per il felice esito della missione, ma giungere in fondo al livello da solo comporta delle penalità.

An old WarPer il resto troverete quello che vi aspettate: armi storiche a profusione ed una giocabilità che richiede un avanzamento ragionato ed un debito uso delle coperture offerte dal terreno se si vuole giungere indenni alla fine del livello. Sparare senza copertura garantisce un sicuro biglietto per l’inferno, senza ritorno. Nel timore che il gioco apparisse troppo realistico, i ragazzi di EA hanno comunque pensato bene di inserire un piccolo bonus: ogni volta che il vostro personaggio abbatte un nemico, riempie parte di una particolare barra che, una volta completa, lo rende invulnerabile e gli dona munizioni infinite per qualche tempo. Un’aggiunta assolutamente fuori contesto di cui avremmo sinceramente fatto a meno.Tecnicamente parlando, come da consuetudine il comparto che impressiona di più è quello audio, con una colonna sonora avvolgente ed effetti sonori che proiettano direttamente il giocatore sul campo di battaglia. Visivamente la versione migliore è, naturalmente, quella per XBox, ma in ogni caso nessuna si eleva al di sopra di una mera sufficienza. Per quanto varie le ambientazioni sono scarne e poco dettagliate, ma il peggio è rappresentato dai soldati, decisamente legnosi a vedersi e tutti uguali tra loro; impeccabili, invece, per realizzazione e qualità le cut-scenes. Buono anche il frame-rate, il motore grafico regge senza eccessivi in tutte e tre le versioni del gioco. L’I.A. non pare aver subito particolari miglioramenti rispetto al passato, il che significa sostanzialmente avversari abbastanza prevedibili e facili da impallinare. Qualche problema anche per quanto riguarda il sistema di rilevamento delle collisioni, decisamente troppo impreciso.Il gioco permette il multiplayer tramite split-screen fino a 4 giocatori, ma non presenta nessuna modalità on-line.

– La guerra ricreata da EA è sempre molto credibile

– Poche novità per una serie che comincia a sapere di vecchio

7.0

Dopo aver “inventato” il genere degli fps ambientati sui campi di battaglia della Seconda Guerra Mondiale, la serie di MoH si è ridotta col tempo a rinnovarsi introducendo nei suoi giochi presunte novità in realtà già utilizzate da altri. Non che i livelli meno lineari e gli intontiti compagni a cui dare ordini rappresentino necessariamente una cattiva idea, ma per rilanciare una serie pericolosamente a corto d’ossigeno occorreva qualcosa di più…

Voto Recensione di Medal of Honor: European Assault - Recensione


7

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