Recensione

Max Payne

Avatar

a cura di Maxnikk

Quando nel 1998 il mondo videoludico fu sconvolto da quello che ritengo uno dei migliori titoli ancor oggi in circolazione, Half Life, i giocatori si resero conto di quanto fosse importante la trama per poter calarsi nei panni del nostro alter ego virtuale e vivere, come si suol dire, l’avventura “dal di dentro”.I programmatori della Remedy Entertainment, la software house finlandese che sta dietro il progetto Max Payne, hanno fatto propria la lezione impartita dal capolavoro della Valve ed hanno di conseguenza prestato moltissima attenzione alla trama del gioco, che si sviluppa in un crescendo entusiasmante di colpi di scena che non hanno nulla da invidiare alle migliori produzioni cinematografiche di Hollywood.Max Payne è un agente di polizia che si trova ad operare in una città nella quale il crimine si sta ormai diffondendo come un tumore maligno che viene ad infettare anche le ultime cellule rimaste sane.Una nuova e terribile droga sintetica conosciuta con il nome di “Valchiria” è da poco comparsa sul mercato, generando vere e proprie crisi di efferata violenza nei suoi consumatori.Furti, omicidi, violenze di ogni genere sono in costante aumento e la polizia si affida ai suoi uomini migliori per porre un freno a tutto ciò.Max Payne è uno di questi: la sua vita si divide tra questo pericolosissimo incarico e l’amore della moglie e della figlia, le uniche in grado di confortarlo e di dargli sprazzi di felicità e serenità che contrastano in maniera netta con il marciume e la lordura con cui il suo lavoro lo mette in contatto. La sua casetta nel New Jersey, in mezzo al verde, situata al di là del fiume che, metaforicamente e fisicamente, la separa dalla parte marcia della Grande Mela sembra essere un’oasi di pace dove ricaricare le batterie e prepararsi per nuove battaglie.Ma l’imprevisto è in agguato, come un fulmine a ciel sereno. Una sera, rientrando a casa, Max si trova davanti ad uno spettacolo che gli fa presagire il peggio: i mobili sono in disordine, i cassetti aperti e, dal piano superiore nessuno risponde.Non appena Max giunge di sopra le grida della moglie spezzano il silenzio quasi innaturale che era calato nella casa come una grigia cappa di fumo e subito tutto diventa chiaro.Dei tossicodipendenti, completamente sotto l’effetto della Valchiria si sono introdotti nella sua abitazione. A nulla vale l’intervento del nostro poliziotto: alla fine, insieme ai cadaveri degli assassini, si conteranno anche quelli di sua moglie Michelle e della loro bambina.Da quel momento il lavoro di Max Payne diventa una vera e propria crociata personale contro le gang mafiose responsabili dello spaccio di quella micidiale droga.Il suo compito sarà dei più difficili e pericolosi: fare l’agente infiltrato.Il suo nome viene cancellato dalla banca dati della Dea, la polizia antidroga, e gli viene data una nuova identità: per tutti non sarà più un tutore dell’ordine, ma solo uno spietato criminale con una fedina penale da pluriergastolo.Solo Alex, il collega e l’amico di sempre, conosce la sua vera identità e sarà la sua copertura.Ma il destino è, a volte, beffardo, e pare incaponirsi sempre contro le stesse persone: anche Alex viene ucciso e della sua morte viene accusato proprio Max Payne.Braccato sia dalla malavita, che ha scoperto il suo ruolo da doppiogiochista, sia dalla polizia, che lo crede colpevole di un omicidio mai commesso, il nostro eroe decide di giocarsi il tutto per tutto e di uscire allo scoperto per ottenere la sua vendetta.Inizierà così un’inquietante discesa nei gironi danteschi della malavita newyorchese dove giustizia e crimine, bene e male, finiranno con il perdere i loro confini delimitati per confondersi in una macchia grigiastra come lo smog che avvolge nella sua morsa la città…Il compito di fare da “collante” tra le varie scene di gioco questa volta non è affidato in maniera preponderante a filmati realizzati con l’engine del gioco o a FMV, bensì alle tavole di un fumetto in perfetto stile pulp lette da una voce fuori campo e dipinte con un tratto molto particolare che le avvicina, in qualche modo, ai quadri dell’Impressionismo. La soluzione adottata è di sicuro impatto, perché contribuisce sensibilmente ad annullare il confine tra il videogioco e romanzo giallo, creando un ibrido in cui si fondono gli aspetti migliori di entrambi. In più esiste sempre la possibilità si saltare le scene che non interessano, oppure richiamare quelle già viste agendo su di un comodo pannello in tutto e per tutto simile a quello di un videoregistratore.Il gioco si articola in tre parti ciascuna della quali è organizzata in una decina di livelli nei quali avremo il compito di affrontare ed uccidere i vari nemici che ci troveremo di fronte, nonché risolvere diversi enigmi che possono precludere lo sviluppo dell’azione. Niente di eccessivamente complicato comunque, perché il cuore del gioco è rappresentato da azione pura dove l’adrenalina scorre a fiumi. Il tutto avviene con una rappresentazione del nostro personaggio in terza persona in quanto tale scelta risulta la migliore al fine di realizzare delle sequenze di alto livello cinematografico.Per capire meglio quanto appena affermato è necessario spiegare una delle funzioni più innovative dell’intero gioco che va sotto il nome di “Bullet Time”. In sintesi, quando ci troviamo in situazioni di una certa complessità e difficoltà è possibile, cliccando sul tasto destro del mouse, attivare una modalità “slow motion” nella quale sia i personaggi che i proiettili si muoveranno al rallentatore, consentendoci così di prendere più accuratamente la mira o, addirittura, di evitare i colpi degli avversari.Il giocatore potrà così disporre di attimi preziosi per decidere la propria strategia d’azione dando vita così a mosse e sequenze degne di Matrix o della migliore cinematografia di John Woo, il regista di Hong Kong noto al grande pubblico per le spettacolari scene al ralenty che caratterizzano le sue celebri pellicole Hard Boiled e Mission Impossible 2.Una perfetta sinergia quindi tra tattica di gioco e spettacolarità delle sequenze a video che conferisce a Max Payne l’aspetto di un film interattivo piuttosto che di un semplice videogioco. Una clessidra, posta nell’angolo sinistro in basso dello schermo, quantificherà il tempo che potremo impiegare per l’utilizzo di tale modalità e che potremo reintegrare procedendo nell’avventura ed eliminando nuovi nemici. La modalità “Bullet Time” si attiverà automaticamente anche quando vorremo sparare in volo tuffandoci in determinate direzioni (“shootdogging”) quindi è opportuno prestare sempre attenzione al tempo disponibile.Per gli amanti del buon cinema e degli effetti speciali è inoltre disponibile anche una particolare inquadratura che si attiva durante l’utilizzo del fucile di precisione e che permette di visualizzare l’azione dall’emozionante prospettiva del proiettile appena sparato.L’arsenale a disposizione del nostro Max non è molto vario, ma registra comunque una dozzina di armi più che mai utili per affrontare le diverse tipologie di nemici. Abbiamo la classica Beretta semiautomatica da 9 mm, molto utile a distanza ravvicinata, ma meno risolutiva sulle lunghe distanze, il fucile a pompa, calibro 12, la mitraglietta Ingram, la potente pistola Desert Eagle, le granate, le bottiglie Molotov, il fucile di precisione…Nel caso della Beretta e della Ingram sarà addirittura possibile utilizzarne due in contemporanea ed avere così una potenza di fuoco devastante.Tutte queste armi sono state riprodotte con cura e precisione non solo per quanto riguarda l’aspetto esteriore e la meccanica del loro funzionamento ma, soprattutto, per quanto riguarda la gestione delle superfici solide su cui si infrangeranno i nostri colpi. Ogni superficie, infatti, reagirà in maniera diversa a seconda del materiale di cui è costituita contribuendo così ad innalzare il livello di realismo dell’intero gioco: ad esempio il legno si scheggerà, i muri emetteranno piccoli sbuffi di fumo, mentre le pareti di metallo provocheranno scintille.Anche il livello d’interazione con l’ambiente circostanze è elevato consentendo al giocatore di distruggere casse, aprire rubinetti, prendere lattine dai distributori automatici, accendere televisori, aprire armadi, rispondere al telefono ed altro ancora.Realismo, quindi, sembra essere la parola d’ordine a cui gli sviluppatori del titolo hanno voluto obbedire.Del resto la sontuosa veste grafica è la prima cosa che colpisce il giocatore di Max Payne.La New York in cui sono ambientate le imprese del nostro poliziotto è stata riprodotta con cura davvero maniacale ed un’attenzione al particolare che stabilisce un nuovo standard nel mondo dei videogiochi.Si racconta addirittura che una speciale task force composta da uomini della Remedy e della Gathering of Devolopers (publisher, insieme a Take 2, del titolo) abbia scattato oltre 5000 fotografie nei quartieri più malfamati di New York (sotto la protezione discreta ma vigile di guardie del corpo assoldate per l’occasione…) per poi trasformarle in vere e proprie texture da inserire nel gioco.In effetti ambientazioni quali la metropolitana o il Ragna Rock, uno squallido e malfamato night club diretto da un pericolo boss della mala, trasudano di vita propria e sembrano davvero prendere vita dai fotogrammi di una pellicola.Analogo discorso va fatto per quanto riguarda la realizzazione dei personaggi, estremamente curata e attenta. In particolare dobbiamo ricordare come la presenza di texture fotorealistiche sul volto dei diversi protagonisti raggiunga il suo apice proprio in quello di Max Payne che altro non è se non il volto texturizzato di Sam Lake, game designer del gioco.Per raggiungere un livello di dettaglio così elevato era necessario utilizzare un engine grafico di prim’ordine. Quelli presenti sul mercato, come il motore di Quake o del suo rivale Unreal, non soddisfacevano pienamente tutte le aspettative del team di sviluppo che ha così pensato bene di realizzarne uno ex novo. Ha visto così la luce il Max-Fx, un innovativo engine grafico che ha il suo punto di forza nella capacità di utilizzare le risorse hardware del sistema in maniera attenta ed oculata al fine di ottenere il miglior compromesso tra dettaglio, realismo e fluidità.Questo motore, ad esempio, è in grado di utilizzare sofisticate routine di “Lod Management” che consentono di ottimizzare il rendering: in parole povere viene ridotta la complessità poligonale degli oggetti a mano a mano che questi si allontanano dalla telecamera, in modo tale che si riduca il carico di lavoro che pesa sulla Cpu e sul processore grafico della scheda video. Una soluzione questa che, visto il risultato finale, si è dimostrata sicuramente vincente. E non crediamo sia un caso se anche i “guru” giapponesi della AM2 capitanata di Yu Suzuki siano ricorsi ad una soluzione analoga per garantire maggior fluidità nelle scene più complesse di quel capolavoro annunciato che è Shenmue II.Un’altra innovazione tecnica di sicuro valore è data dalla gestione delle luci e delle ombre che non sono più calcolate in base ai canonici punti di illuminazione, ma si avvalgono di una speciale tecnica conosciuta come “Radiosity Lighting” grazie alla quale assume maggior importanza il grado di riflessione e rifrazione della luce sulla superficie dei vari oggetti che compongono ogni scena.Anche le animazioni dei personaggi (a dire il vero in qualche occasione mi sono sembrate un po’ legnose, ma nulla di eccessivo) sono state riprodotte con cura partendo dallo scheletro virtuale (le cui parti sono animate in maniera indipendente) su cui poi sono state applicate le texture della pelle che così seguono realisticamente il movimento delle ossa.E, come se tutto ciò non bastasse, dobbiamo aggiungere un ulteriore tocco di classe già sperimentato in Oni: il meccanismo cosiddetto di “Interpolation Animation”.In sostanza è possibile fondere tra di loro due animazioni per ottenerne una terza, in maniera tale che il personaggio non sia costretto a portare a termine l’azione precedente per poi iniziarne un’altra. Ciò garantisce estrema fluidità ai movimenti e permette l’esecuzione contemporanea di azioni diverse (per esempio tuffarsi e, nello stesso tempo, sparare).Quanto detto fino a questo punto non esclude però la presenza di alcuni piccoli bug grafici che comunque, a mio parere, non inficiano la grandiosità dell’insieme. Mi riferisco in particolare ai soliti problemi di compenetrazione tra corpi solidi che possiamo notare nei casi più disparati: ad esempio quando veniamo sbalzati dall’esplosione delle granate e penetriamo con qualche nostro arto all’interno di pareti, oppure quando nemici uccisi sembrano in un certo qual modo “fondersi” con gli oggetti presenti nelle varie ambientazioni.Che dire poi del sonoro? Assolutamente strabiliante.Le eccezionali musiche sono opera del musicista finlandese Kärtsy, mentre gli effetti sonori sono stati curati da Peter Hajba. Una nota speciale di merito va al doppiaggio, veramente ben fatto. Devo dire che quest’ultimo era il punto su cui ero più dubbioso dal momento che era noto che la versione in lingua inglese sarebbe stata doppiata da professionisti in grado di esprimersi con lo slang tipico dei quartieri newyorchesi più malfamati. Per una volta, quindi, il doppiaggio in lingua italiana non ha influito negativamente sulla qualità globale del titolo, ma anzi contribuisce a farcelo apprezzare maggiormente.Prima di affrontare il discorso relativo alla longevità vorrei spendere due parola sull’ennesima innovazione tecnologica introdotta in Max Payne dai ragazzi della Remedy. Si parla tanto di Intelligenza Artificiale applicata ai personaggi di un videogioco con cui dovremo interagire ma, credo per la prima volta, dobbiamo parlare in questo caso di Intelligenza Artificiale del videogioco. Quello che voglio dire e che, all’inizio, non avremo la pos-sibilità di scegliere il livello di difficoltà per il semplice motivo che questo sarà automatica-mente determinato dal videogioco stesso. In altre parole, più saremo bravi ed abili, più il livello di difficoltà del gioco crescerà in proporzione, così come decrescerà nel caso in cui non riuscissimo a superare determinate situazioni ed ostacoli: semplicemente geniale!Veniamo ora al discorso longevità. Sicuramente Max Payne non ci terrà impegnati per un numero di ore neppure paragonabili a quelle necessarie per terminare, ad esempio un buon rpg, ma presenta comunque una serie di difficoltà e modalità aggiuntive che si sbloccheranno dopo aver terminato il gioco per la prima volta.La modalità “A fuoco lento” è in pratica una versione del gioco più impegnativa nella quale il processo di guarigione del nostro eroe e sensibilmente più lento rispetto al normale, dove basta ingerire 3 pillole di antidolorifici per trovarsi quasi in perfetta forma. Anche la mira automatica sarà meno immediata costringendoci ad un maggior impegno e ad una maggiore attenzione.La modalità “Killer” è espressamente pensata per i più esperti. Qui non esiste più la mira automatica ed i cattivi sono veramente duri da uccidere (mirate alla testa!). La velocità di guarigione è ulteriormente ridotta e saranno disponibili solo 7 salvataggi per completare la mappa (nella modalità standard possiamo salvare quante volte vogliamo semplicemente premendo il tasto F5). Per accedere a tale modalità dobbiamo prima completare una partita nella modalità “A fuoco lento”.Infine abbiamo la modalità “Ultimo Respiro”, basata essenzialmente su di un ritmo oltre-modo frenetico. Ciascuna mappa inizierà con un timer ticchettante che, quando raggiunge-rà lo zero, causerà la morte del nostro Max. Ogni volta che uccideremo un nemico guadagneremo preziosissimi secondi per portare a termine la nostra missione.Ultima notazione: non esiste una modalità multiplayer e questo è un vero peccato. Mi sarebbe piaciuta soprattutto una modalità cooperativa che mi consentisse di partecipare alle missioni insieme ad un compagno di squadra, come normalmente avviene nella vita reale dei poliziotti americani, ma non si può avere tutto…

HARDWARE

Configurazione minima: Processore 450 Mhz, 96 Mb Ram, DirectX 8.0, Scheda Video Compatibile Direct3D con 16 Mb di Ram

Configurazione consigliata: Processore 700 Mhz, 128 Mb Ram, DirectX 8.0, Scheda Video Compatibile Direct3D con 32 Mb di Ram

Dal momento che il discorso relativo alle risorse di sistema necessarie per utilizzare un gioco di questa levatura è sicuramente di importanza particolare è opportuno spendere qualche parola in più.Innanzitutto è doveroso dire che, trovandoci di fronte ad un titolo di nuova generazione è necessario avere un hardware che contempli i migliori componenti presenti sul mercato se vogliamo impostare il livello di dettaglio al massimo. Petri Järvilehto, project leader di Re-medy Entertainment ha dichiarato che la macchina da lui solitamente usata per giocare a Max Payne è composta da un processore a 1000 Mhz con 128 Mb di Ram ed una scheda video GeForce 3 (con T&L hardware).Dal momento che, però, l’utente medio di videogiochi per Pc non possiede una macchina che rispecchia tali caratteristiche, gli sviluppatori della Remedy hanno pensato bene di permettere al giocatore di intervenire su un nutrito ventaglio di parametri video in modo tale da configurare il gioco secondo le caratteristiche peculiari del proprio computer, trovando il giusto compromesso tra qualità grafica e fluidità.La presente prova è stata eseguita con un Pc così assemblato: Processore AMD Athlon da 700 Mhz, 320 Mb di Ram e Scheda Video GeForce2 Mx con 32 Mb di memoria on board.Impostando tutti i parametri video al massimo sono andato incontro a numerosi blocchi di sistema che mi hanno costretto ad agire su 4 parametri specifici, impostando il valore da alto a medio. Compiuta questa semplice operazione il gioco girava abbastanza fluidamente a 1024X768 a 32 bit senza scattare o causare blocchi. Non appena installato il titolo sceglie di default i parametri video ritenuti più opportuni e proporzionati alla configurazione del nostro computer, ma queste non toglie che, qualora non fossimo convinti di alcune delle scelte operate automaticamente, possiamo intervenire manualmente e, di tentativo in tentativo, trovare la soluzione che maggiormente soddisfa le nostre esigenze.Tra i parametri su cui possiamo agire abbiamo il filtering (bilineare, trilineare o anisotropico), la profondità delle texture (16 o 32 bit. E’ consigliabile scegliere la profondità texture a 16 bit perché quella a 32 occupa il quadruplo di memoria), l’antialiasing (supportato solo dalle schede video più avanzate), il fogging, la geometria del livello, le texture del livello, il dettaglio delle texture stesse, delle particelle e degli oggetti, le ombre dei personaggi ed altro ancora.

MULTIPLAYER

Non è previsto.

Atmosfera d’eccezione

Realismo allo stato puro

Coinvolgente, divertente e mai noioso

Qualche piccolo bug grafico

Multiplayer assente

9.2

La ricerca di aggettivi per poter descrivere questo gioco potrebbe andare all’infinito: bello, divertente, entusiasmante, coinvolgente, realistico. La trama è degna delle migliori produzioni cinematografiche, con evidenti richiami ai capolavori del regista John Woo, come già sottolineato nella recensione, mentre il protagonista è granitico, carismatico e con una faccia che difficilmente potremo dimenticare. Infine, la realizzazione tecnica di altissimo livello è il completamente ideale di un titolo ove ogni cosa è indirizzata verso la perfezione. Certo tutto questo lo si paga in termini di richieste hardware ma, se c’è un titolo che vale davvero l’upgrade del nostro Pc, credetemi, questo titolo è Max Payne!

Voto Recensione di Max Payne - Recensione


9.2

Leggi altri articoli