Recensione

Mario e Luigi: Dream Team Bros

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a cura di LoreSka

Il Verdetto di SpazioGames

8

La serie Super Mario RPG è qualcosa di raro nel mondo dei videogiochi. Di norma, quando si prende un personaggio e lo si strania dal suo mondo, si ottengono dei mostri di Frankestein videoludici, incapaci di suscitare le emozioni della serie originale. Gli esempi dei fallimenti sono molteplici (si pensi ai vari spin-off di Sonic o ad alcuni sfortunati giochi-satellite della serie Pokémon), ma Mario – salvo qualche rarissima eccezione – non ha mai deluso. Anche questo quinto capitolo della saga – nono, se contiamo anche i Paper Mario e il recente Sticker Star – non ha mancato di suscitare in noi qualche bel sorriso. E ci ha riservato qualche sincera sorpresa.
Oh no, la Principessa è stata rapita!
Mario & Luigi: Dream Team Bros utilizza il consueto antefatto della saga di Mario: la principessa Peach viene rapita, Mario la deve salvare, Luigi è fifone, i Toad sono terribilmente noiosi, eccetera. Questa volta la vicenda è ambientata su di un’isola-vacanze chiamata Cuscino, dove tutto è a tema sonno. L’invito giunge da un tale Dr. Abbiocco che, a prima vista, sembra il classico archetipo del cattivo travestito da buono. Sull’Isola Cuscino vivono strani abitanti racchiusi in scatoloni di cartone o in costumi da mascotte, ma in realtà l’isola cela un segreto: in passato, infatti, era abitata dalla civiltà dei Guancialini, un popolo scomparso da tempo. Non passa molto prima di scoprire che, in realtà, questo popolo è stato intrappolato nel mondo dei Sogni. Con la scusa di recuperare la principessa, Mario & Luigi si ritrovano a salvare i Guancialini e, conseguentemente, a ripristinare l’antica dinastia dell’Isola Cuscino.
Un RPG con una trama debole, apparentemente, è un gioco sbagliato in partenza. Eppure la serie ha sempre avuto la capacità di tenerci incollati allo schermo grazie a un gameplay molto vario. Mario & Luigi: Dream Team Bros, in questo senso, mantiene la tradizione: c’è qualche colpo di scena e qualche personaggio particolarmente azzeccato, ma nel complesso la trama è dimenticabile.
Da RPG a platform, e ritorno
L’elemento che rende Mario & Luigi: Dream Team Bros un gioco diverso dagli altri giochi della serie Super Mario RPG è dato dall’enorme cambiamento di stile che avviene tra le sezioni ambientate sull’isola e le sezioni ambientate nel mondo dei sogni. In breve, le sezioni sull’isola dal punto di vista artistico e di giocabilità sono analoghe agli altri titoli della saga: si esplora il mondo (in 3D), si incontrano vari personaggi, si combattono le solite battaglie a turni e si risolvono puzzle ambientali più o meno complessi. Il gameplay si dimostra ancora una volta solidissimo: le battaglie a turni richiedono un po’ di impegno – nonostante la zuccherosa atmosfera a marchio Nintendo, si tratta pur sempre di un RPG – l’esplorazione è resa piacevolissima grazie a una mappa molto chiara, e quasi ogni ambiente ha un piccolo puzzle da risolvere. Ci sono vari elementi collezionabili che spaziano dagli oggetti utili in battaglia, spille che danno accesso a varie funzioni, fino ai diversi abiti che migliorano le abilità, oltre agli elementi che attivano gli attacchi speciali. L’acquisizione di tali oggetti, in particolare, è quasi necessaria al fine di poter progredire: gli attacchi sbloccati, detti Attacchi Fratelli, sono così potenti da diventare un vero e proprio must nel corso degli scontri più accesi o nei divertenti bossfight che appaiono alla fine di ogni sezione.
Quando si entra nel mondo dei sogni, però, le cose cambiano. Luigi continua a dimostrarsi il solito pigro dormiglione, ed è lui a giocare il ruolo della cavia da laboratorio: si sdraia sui cuscini magici sparsi per il mondo e si addormenta come un sasso. A questo punto Mario può entrare nel suo sogno, ed incontrare un alter ego del proprio fratellino, chiamato Oniriluigi e decisamente più impavido e forte di Luigi. Nel mondo dei sogni, come detto, le cose sono molto diverse: il gioco, infatti, si trasforma stilisticamente da gioco RPG in 3D a platform bidimensionale, con le consuete sezioni di salto, piattaforme mobili e qualche piccolo enigma. La cosa è resa davvero particolare dal fatto che i salti di Mario si attivano con il tasto A, mentre quelli di Oniriluigi si attivano con il tasto B: il risultato, in alcuni frangenti, è davvero curioso. Durante i combattimenti, sempre a turni, Oniriluigi si fonde con Mario per potenziarlo e intervenire dopo ogni attacco. In particolare, quando Mario riesce a completare un attacco perfetto (ancora una volta è necessario premere il pulsante d’attacco con il giusto tempismo), tanti Oniriluigi piombano dal cielo e colpiscono tutti i nemici presenti sullo schermo. In questo modo, nei Sogni è possibile affrontare intere armate di nemici senza troppe difficoltà. Nel complesso il combattimento non cambia in maniera radicale rispetto alle altre sezioni del gioco, ma richiede certamente un uso diverso delle tattiche e, conseguentemente, rappresenta un buon diversivo. Infine, il dormiglione Luigi può – a sua insaputa – intervenire nel mondo dei sogni. Tirando i baffi del povero idraulico vestito di verde, il giocatore può usare una fionda all’interno del mondo dei sogni che permette a Mario e Oniriluigi di superare alcuni passaggi. In alternativa, è possibile strofinare il naso del dormiglione e spingere alcuni blocchi sullo sfondo in primo piano.
Un sogno molto, molto lento
Quanto vi abbiamo descritto nel paragrafo precedente viene gradualmente svelato nelle prime otto ore di gioco. In pratica, si ha la brutta sensazione che il titolo sia costituito da un tutorial infinito, troppo lento e, a volte, noiosissimo e pieno di testi inutilmente lunghi. Per spiegare come effettuare un colpo con il martello, ad esempio, si sono rese necessarie cinque schermate di testo: decisamente troppo per spiegare un concetto che si sarebbe potuto riassumere con “Premi A quando il martello brilla per effettuare un colpo perfetto”.
Questa scelta degli sviluppatori di svelare lentamente i contenuti del gioco ha però alcuni risvolti positivi: più di una volta siamo rimasti sorpresi nel constatare l’introduzione – totalmentre inattesa – di nuove meccaniche di gioco che fanno uso, ad esempio, dei giroscopi di Nintendo 3DS. Non vi vogliamo rovinare la sorpresa descrivendovi tutti gli strampalati ma divertenti elementi di gameplay introdotti da Nintendo nel corso dell’avventura: la loro scoperta, infatti, fa certamente parte dell’esperienza di Mario & Luigi: Dream Team Bros.
Al contempo, però, ritrovarsi i due personaggi appena all’ottavo livello dopo quasi otto ore di gioco è quasi lancinante, ed occorre dare fiducia al gioco per troppo tempo prima che questo ingrani una marcia più alta.
Un mondo coloratissimo
A prima vista il gioco non sembra evolversi in maniera incisiva rispetto a Mario & Luigi: Viaggio al Centro di Bowser, uscito ben quattro anni fa su Nintendo DS. I modelli dei personaggi si ripetono quasi allo sfinimento, mentre Mario e Luigi – protagonisti dell’avventura – avrebbero meritato un po’ più di attenzione grafica. Anche il mondo non è particolarmente ispirato, e il rimando al fatto che si tratti di un luogo un tempo abitato da un popolo di sognatori è alquanto rarefatto.
Fortunatamente, viene in nostro soccorso il level design che, per quanto lineare come da tradizione della serie Mario RPG, nasconde sempre qualche sorpresa, piccola o grande. A volte si ritiene impossibile superare un punto, ma dopo alcuni minuti di gioco si è portati a tornare indietro per riprovarci. Quando si supera l’enigma, la soddisfazione è piena.
La colonna sonora è caratterizzata da alcune melodie inedite abbastanza gradevoli che si accompagnano agli straordinari motivetti della serie firmati da Koji Kondo: risentire il tema di Super Mario Bros suonato con un carrillon farà gridare come un bambino il nintendaro che c’è in voi. Da segnalare, infine, il doppiaggio (se così si può chiamare) dell’immancabile Charles Martinet: sentire Mario e Luigi che dialogano fra di loro in un incomprensibile lingua dalla cadenza italiana è davvero esilarante.

– Curioso passaggio da RPG a Platform

– Gioco molto lungo

– Riserva tante sorprese

– Tanti enigmi

– Progressione eccessivamente lenta

– Grafica un po’ datata

– Trama dimenticabile

8.0

Nonostante una progressione lentissima e una storia che fatica a decollare, le nuove meccaniche introdotte da Mario & Luigi: Dream Team Bros riescono a tenere alta l’attenzione nei confronti del gioco per molte ore. I puzzle ambientali addolciscono la linearità che da sempre contraddistingue questa serie, e nel complesso gli scontri sono divertenti e variegati. Superate le prime dieci ore di gioco, tutto diventa più rapido e piacevole. Si tratta di un titolo che premia i più tenaci e che merita certamente di essere giocato.

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