Manhunt 2
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a cura di BerryVox
Il titolo Rockstar in questione è, pur non essendo ancora uscito in Europa, famoso tra i videogiocatori che solitamente si documentano e si informano su ciò che avviene nel mondo dei videogiochi. Manhunt 2 è il discutissimo seguito del primo episodio (non esente a sua volta da numerose critiche) che qualche anno fa, nel 2003 precisamente, la Rockstar sviluppò per PS2(successivamente uscirono le conversioni anche per X-Box e PC). E’ abbastanza semplice intuire il perché di molte di queste critiche, poiché questa serie è come se isolasse la matrice gratuito-omicida di GTA, inserendola, poi, in contesti psicotici e decisamente alterati e ne amplificasse la natura violenta e disturbante. Il risultato è che molta della pubblicità è prodotta dalle sentenze dei tribunali e che il popolo dei videogiocatori si divide inevitabilmente tra chi, nonostante la palese natura del gioco, si oppone alla censura o alla non commercializzazione dei titoli e chi, invece, appoggia il movimento contrario alla messa in vendita di questo tipo di prodotti. Se vi fosse il pieno e rigoroso rispetto delle leggi e si fosse sicuri che giochi come Manhunt 2 non finiscano nelle mani di un pubblico non adulto o non adatto, probabilmente non vi sarebbe bisogno di alcun tipo di limitazione o censura. Non si capisce però perché ai videogiochi venga applicato questo metro di giudizio quando poi nelle sale cinematografiche assistiamo a pellicole decisamente sconvolgenti e violentissime con l’unica parsimoniosa raccomandazione scritta sulla locandina, un “V.M. 14-18” davvero impossibile da oltrepassare.
Questione di gusti, ma anche di stomacoIn Manhunt 2 lo scopo del gioco è fuggire uccidendo chiunque ci si trovi davanti, con qualsiasi tipo di arma e oggetti, i quali, se usati violentemente, risulteranno essere mortali. La brutalità delle esecuzioni è crudamente rappresentata ogni volta da animazioni che non lasciano nulla all’immaginazione. La presenza così massiccia di scene dal contenuto estremamente violento è spesso ingiustificata e superflua e questo non può che disorientare e “disturbare” il giocatore classico che si avvicina a un titolo per svago e si ritrova un surplus di uccisioni ripetitivamente nauseanti e un’angosciosa atmosfera solamente sfiorata, mai del tutto presente e non di certo appagante. Se il principale intento di Rockstar era quello di cercare di rappresentare la crudeltà umana in determinate situazioni alterate e estremamente instabili nelle quali per sopravvivere è necessario anche uccidere, sinceramente il risultato non è dei più soddisfacenti. Vi è il dubbio che, calcando così la mano sotto il punto di vista strettamente legato alle uccisioni, si sia cercato di offuscare una mancanza di idee e di originalità. In ogni caso chi ha apprezzato il primo episodio non deve preoccuparsi perché ritroverà tutte le principali dinamiche riproposte anche in questo nuovo titolo.
Vivere da Manhunt(ed) Tralasciando momentaneamente la matrice del titolo Rockstar, ci occuperemo ora strettamente delle meccaniche di gioco e di come Manhunt 2 si presenta dal punto di vista della giocabilità. Innanzitutto potremo subito notare che oltre al protagonista Daniel Lamb vi sarà anche un co-protagonista (un compagno di omicidi per intenderci) al nostro fianco, un certo , fuggito come noi da un manicomio a causa della rottura dell’impianto elettrico dell’edificio. E’ proprio questo il primo livello di Manhunt 2, il quale è molto più di un tutorial poiché ci inserisce già direttamente nell’azione che troveremo poi anche nei livelli successivi con l’unica differenza che nelle prime battute verremo accompagnati dalla voce particolarmente inquietante di Leo che ci fornirà utili “consigli” su come operare. E’ chiaro fin da subito che è un gioco d’azione che strizza decisamente l’occhio alle principali componenti degli stealth game. Sarà indispensabile non far rumore, muoversi furtivamente evitando di correre e nascondersi nelle zone d’ombra presenti nei vari scenari per non essere notati dagli hunters. Questi simpatici ragazzoni sono delle specie di buttafuori deviati e un po’ aggressivi (giusto un po’) ai quali bisogna davvero prestare molta attenzione poiché, non appena ci scopriranno, non impiegheranno molto tempo a eliminarci, specialmente se dovessero disporre di armi. Come accennato prima, saranno, anche in questo secondo episodio della serie, le uccisioni/esecuzioni a coprire un ruolo pressoché centrale all’interno del gioco. Saranno suddivise in veloci, violente e sanguinose. Ciò che determinerà il livello di violenza dell’esecuzione non sarà altro se non il tempo in cui si riuscirà a tenere premuto il tasto quadrato mentre si è alle spalle del malcapitato di turno. In alcune situazioni sarà di vitale importanza assestare omicidi rapidi per non farsi notare da nessuno e non venire sorpresi dalla vittima stessa, mentre altre volte è indifferente il livello di violenza che si vorrà utilizzare e questo cambierà solamente il tipo di massacro che verrà inflitto al nemico e la durata dell’animazione con il quale ci verrà mostrato tutto per filo e per segno. Una differenza rispetto al primo Manhunt è che sarà possibile anche sfruttare l’ambiente circostante per alcuni tipi di uccisioni, le quali saranno segnalate sulla mappa con una X bianca. Queste uccisioni non richiedono l’utilizzo di armi, poiché basterà la presenza di un quadro elettrico nel quale infilare la testa di qualcuno oppure un gabinetto nel quale affogare il primo hunter che non si è lavato le mani dopo aver fatto i propri bisogni. Questione di maleducazione. Un’ altra novità riguarda piccole sessioni in quicktime le quali si presenteranno ogni volta che un hunter sospettoso cercherà di scrutarci mentre siamo nascosti nell’ombra. Sarà quindi necessario premere una sequenza di tasti per non venire scoperti e rimanere “invisibili”. Le armi disponibili non sono di certo poche: coltelli, siringhe, schegge di vetro, sacchetti di plastica, martelli, accette, mazze chiodate, seghe elettriche, seghe circolari, ma anche armi da fuoco, ognuna con le sue crudeli caratteristiche e massacranti conseguenze dipendenti dal livello di violenza ottenuto nell’esecuzione. Il gioco si suddivide in capitoli abbastanza eterogenei tra di loro. Ciò favorisce ulteriormente lo smarrimento, soprattutto nelle fasi iniziali, del giocatore. Ogni livello/capitolo presenta, poi, al suo interno, piccole sezioni che verranno superate raggiungendo i vari checkpoint che salveranno automaticamente la partita.
Tecnicamente un buon risultatoSotto il profilo tecnico Manhunt 2 dimostra di avere tutte le carte in regola. Rockstar Leeds, già sviluppatrice degli episodi portatili della serie di GTA, ci aveva già ammaliato con un ottimo comparto grafico sia per ciò che riguardava Liberty City e Tony Cipriani sia nella bellissima Vice City di Vic Vance. Anche nel caso di Manhunt 2 il motore grafico si dimostra di ottima fattura anche se, forse, la natura del gioco tende a sminuire e a far ignorare alcuni dettagli poligonali, specialmente quelli degli scenari poiché la presenza di ombre e zone buie è massiccia. Per questi motivi visivamente i GTA stories se la passano leggermente meglio. I filmati d’intermezzo hanno il solito taglio cinematografico, ben realizzati sotto ogni punto di vista, l’immagine è sempre fluida ed è segno evidente che il frame rate non soffre di bruschi cali. Il comparto audio è principalmente costituito da rumori e suoni in grado di creare una certa atmosfera, abbastanza raccapriccianti saranno ovviamente quelli prodotti dai colpi delle esecuzioni che via via Daniel Lamb e Leo metteranno a segno. L’interazione con l’ambiente è buona, non ai massimi livelli, ma comunque si potranno infrangere vetri, rompere luci e interagire mediamente all’interno dei vari livelli. Buona è l’I.A. dei nemici, i quali non sono dei poveri agnelli sacrificali in attesa dell’immolazione, ma, di contro, spesso daranno del filo da torcere. I dialoghi sono, come da tradizione Rockstar, farcitissimi di ogni volgarità, in americano strettissimo e velocissimo, molto complesso da intendere se non si è almeno un po’ pratici della lingua. Come in Silent Hill Origins, anche in Manhunt 2 dovremo fare i conti con i riflessi di luce date le tonalità dark del titolo. Lo schermo della PSP comincerà a diventare uno specchio portatile già con pochissima illuminazione dell’ambiente nel quale si gioca, per questo è preferibile giocarci in un locale buio e con un paio di auricolari.
– Comparto tecnico ben realizzato
– Buona I.A. dei nemici
– Buona caratterizzazione dei personaggi
– Violenza eccessiva
– Gameplay limitato
– Non adatto a tutti
– Bassa longevità
– Poco portatile
7.0
Manhunt 2 è un titolo controverso, decisamente orientato verso un pubblico adulto e maturo. E’ difficile interpretare un gioco del genere, poiché concentra nella sola violenza la sua particolarità e risulta di difficile inquadramento. Ci si potrebbe anche domandare se giocare e “videogiocare” siano sinonimi di divertimento, un’interrogazione lecita, anche perché il titolo Rockstar ha bisogno di un po’ di stomaco per essere portato avanti. Tecnicamente parlando non vi sono grossi difetti, piuttosto questo surplus di violenza sminuisce, a mio avviso, il valore del titolo e lascia scoperta una mancanza di originalità di fondo. Non convince la storyline; dal punto di vista della trama tutto ha il sapore di qualcosa di già visto, i livelli hanno sì caratteristiche eterogenee tra di loro, ma sostanzialmente la ripetitività delle uccisioni è sempre dietro l’angolo e non può la curiosità di assistere alle animazioni dei massacri con le varie armi essere l’unico stimolo per il giocatore. Sicuramente c’è chi si accontenterà, ma molti potrebbero abbandonarlo già dopo le primissime fasi. Se non si conosce il prodotto consiglio una prova prima dell’eventuale acquisto, mentre chi ha adorato il primo non avrà problemi a divertirsi anche con questo. I fan della serie sicuramente sapranno apprezzarlo, ma dovranno ammettere che rispetto al Manhunt del 2003 ben poche sono le novità e i cambiamenti.
Voto Recensione di Manhunt 2 - Recensione
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