In un mondo in cui i videogiochi strategici di carte sta conquistando fette crescenti di pubblico, sembra davvero strano che un marchio come Magic non sia riuscito ad imporsi come sovrano indiscusso del genere. La concorrenza di Hearthstone è certamente spietata, ma il gioco cartaceo di Wizards of The Coast qualche anno fa era una corazzata inaffondabile, e siamo dunque sorpresi che il videogioco non sia riuscito a fare altrettanto. Va detto che, negli anni, lo strapotere di Magic ha perso parte del suo mordente originale, ma il gioco ancora oggi è straordinariamente valido: bastano appena un paio di partite per capire quanto Magic sia un gioco incredibilmente profondo, capace di eclissare i competitor sul piano del divertimento e delle possibilità offerte. Il tutto senza contare la qualità delle illustrazioni sulle carte, sempre eccelsa.
Il punto è che Duels of the Planeswalker, la costola videoludica di Magic: The Gathering, non corrisponde alla versione videoludica del gioco cartaceo. Il “videogioco di Magic” esiste, e si chiama Magic Online, un prodotto che offre una conversione piuttosto fedele del gioco cartaceo e che si basa su di un intricato sistema di collezione che consente, fra le altre cose, di trasformare ogni carta virtuale in una carta reale, e di farsela spedire a casa. Duels of the Planeswalker, evidentemente, si rivolge a un pubblico diverso, possibilmente a un pubblico nuovo, che potrebbe avvicinarsi all’esperienza di Magic: The Gathering attraverso un prodotto più affine ai gusti dei videogiocatori, cionondimeno legato al gioco cartaceo. La formula ha sempre funzionato bene, e quest’anno gli sviluppatori hanno deciso di ascoltare la community, offrendo la possibilità di crearsi il proprio mazzo da zero e mettendo una certa enfasi sulle carte, rese splendidamente anche in questa versione digitale. Nonostante queste ottime premesse, però, qualcosa è andato storto.
This is unfair
Magic 2015: Duels of the Planeswalker, come da tradizione, vede al suo centro una grande campagna PvE costituita da 20 scontri suddivisi fra cinque mondi, denominati piani. Si tratta di una modalità che introduce una trama di difficile comprensione per chi non ha seguito i precedenti capitoli della saga, e che è caratterizzata da un rovesciamento nell’ordine dei buoni e dei cattivi rispetto a quanto visto nell’edizione 2014. La narrazione leggera accompagna i vari scontri, senza mai diventare tediosa ma, al contempo, senza sorprendere con clamorosi colpi di scena. Si tratta comunque di un elemento di contorno al gioco principale, che può essere tranquillamente ignorato da chi preferisce lanciarsi immediatamente negli scontri.
Il gioco si apre con un tutorial facoltativo, che si conclude con uno scontro obbligatorio nel quale ci verrà chiesto di selezionare uno tra i venti mazzi base disponibili nel gioco. Ciascuno dei mazzi è bicolore e caratterizzato da carte di potenza piuttosto modesta, adatte a superare il primo scontro senza troppe difficoltà. Il problema è che la scelta del mazzo base viene effettuata alla cieca dal giocatore, che non ha alcuna possibilità di conoscere quali carte siano presenti nel deck né quali siano gli scontri che lo attendono. Ad aggravare il tutto, dopo avere superato il primo match non vi è più la possibilità di cambiare il mazzo, se non cancellando il proprio profilo dai file di sistema: in altre parole, gli sviluppatori hanno impedito ai giocatori di poter sperimentare con i vari mazzi base al di fuori del tutorial, costringendoli a restare in possesso della stessa tipologia di carte per un lungo periodo di tempo.
Se, come detto, il primo scontro obbligatorio è alla portata di qualsiasi mazzo (o quasi), quello che segue è un vero e proprio salto nel buio, nonché un esempio lampante di come non si debba bilanciare la campagna di un videogioco. Il primo scontro ci mette di fronte alla dura realtà dei fatti: il nostro mazzo base non può competere con i mazzi avanzati dei nostri avversari, e l’esito di molti scontri è una mera questione di fortuna. Siamo spesso costretti a provare e riprovare le medesime battaglie con le stesse carte, con una reiterazione degli scontri che tende inevitabilmente alla noia. Ogni battaglia superata ci permette di aprire una bustina contenente tre carte, eccezion fatta per lo scontro finale di ciascun piano che dà accesso a quindici carte. Vi è poi la possibilità di giocare la modalità “esplora”, uno scontro randomico che – in caso di vittoria – dà accesso a un’altra copiosa bustina da 15 carte casuali. Poiché le carte sono casuali e il nostro mazzo bicolore, vi sono 3 possibilità su 5 di trovare delle carte temporaneamente inutili nella bustina: l’arricchimento del nostro mazzo, dunque, procede a rilento e vi è la necessità di effettuare un lungo grinding per riuscire a superare il primo boss senza troppe difficoltà.
Vi è però una soluzione a questo problema: pagare. Il gioco mette infatti a disposizione dei booster pack contenenti le carte di ciascuno dei cinque piani presenti nella campagna, che facilitano in maniera evidente l’esito delle battaglie. Come detto, questi booster non sono gratuiti, e considerando che Magic 2015: Duels of the Planeswalker non è un gioco free-to-play, questo affidamento alle transazioni per venire incontro ai giocatori meno esperti ci sembra alquanto fuori luogo, specie se consideriamo l’intento di avvicinare un nuovo pubblico al mondo di Magic: The Gathering.
Con un po’ di pazienza (e un po’ di fortuna) abbiamo superato il primo piano dopo circa tre ore di gioco. Ci ha lasciato quasi senza parole constatare che, dopo i primi quattro scontri, la strada di Magic 2015 si fa in discesa: gli scontri del secondo e terzo piano risultato molto più facili del primo e, considerando l’arricchimento del proprio grimorio nel corso dell’avventura, persino gli scontri finali preoccupano molto meno del previsto. Sarebbe stato logico aspettarsi una difficoltà crescente nel corso dell’avventura, ma per qualche ragione gli sviluppatori hanno pensato di rendere le prime sfide davvero impegnative, per poi offrire un ritmo decisamente più rilassato e più aperto alla sperimentazione. Qui, finalmente, si può iniziare ad utilizzare la nuova funzione dell’edizione 2015, che permette di costruire da zero il proprio mazzo e di autocompletarlo con una funzione che si è rivelata particolarmente utile e rapida. Questa, con ogni probabilità, è l’unica feature di Magic 2015 che vorremmo si trasformasse in uno standard per le edizioni a venire.
Meno multiplayer
Una volta superato il primo boss, il gioco ci permette di accedere alla modalità PvP. Rispetto allo scorso anno, dove il multiplayer offriva diverse modalità, nell’edizione 2015 abbiamo a disposizione soltanto le modalità a 2, 3 e 4 giocatori . Il sistema di matchmaking non è certo dei più moderni: vi è la possibilità di creare una partita e attendere un ospite, o di prendere parte a una partita già aperta. Il match rapido, infine, dà accesso a una partita 1vs1 e spesso richiede dei tentativi multipli per poter entrare in una partita.
Gli scontri rapidi non tengono conto in alcun modo del livello di abilità del giocatore, né delle carte nel suo grimorio: considerando il livello di molti giocatori incontrati in rete, si è di fatto costretti a giocare molto in PvE (o ad acquistare delle bustine premium) per risultare competitivi online. Dimenticatevi i “Degno avversario” di Heartsone: in Magic 2015 i vostri incontri/scontri saranno esclusivamente dettati dal fato.
Menù labirintici
Da un punto di vista tecnico, il gioco ha optato per alcune scelte alquanto opinabili. Disponibile sia su PC che su iPad, il gioco nella versione per computer ha adottato la stessa interfaccia della versione tablet, con menù che risultano impacciati nella navigazione e – soprattutto – caratterizzati da una lunga animazione. In breve, una volta selezionata la voce del menù occorre attendere circa 3 secondi per accedere alla pagina successiva. E, in alcuni casi, abbiamo saltato delle schermate importanti soltanto per avere premuto due volte il tasto sinistro del mouse nel bel mezzo di una schermata bianca, nell’attesa che comparisse qualcosa.
Da un punto di vista grafico, invece, vi sono alti e bassi: il campo di battaglia è semplice e funzionale, sebbene non particolarmente caratterizzato. Le carte, invece, sono semplicemente stellari: ancora una volta ci teniamo a sottolineare quanto l’art direction di Magic: The Gathering sia su di un altro pianeta rispetto a qualsiasi altro gioco strategico di carte. Le illustrazioni sono di qualità stratosferica, e in alcuni casi ci si ferma ad ammirare i disegni nel bel mezzo delle partite.
– Il concept e il gameplay di Magic è eccellente
– Art delle carte superlativo
– Buona varietà di carte
– Campagna sbilanciata
– Gioco non free-to-play con microtransazioni
– Multiplayer ridotto all’osso
Facciamo fatica a comprendere come le cose siano potute andare storte nell’edizione 2015 di Duels of the Planeswalker, considerando molte delle feature di quest’anno scaturivano dalle richieste dei fan. Magic: The Gathering è un gioco eccezionale e straordinariamente divertente, ma il modo in cui è stato declinato in questo prodotto è un mezzo fallimento. Poco importa la possibilità di crearsi il proprio mazzo da zero: il processo che porta all’acquisizione di un numero soddisfacente di carte è troppo lungo e noioso, e il bilanciamento della campagna è a dir poco disastroso. Se a questo aggiungiamo la presenza di microtransazioni di fatto obbligatorie per i giocatori meno pazienti o meno esperti, la frittata è fatta. Soltanto la qualità delle carte e lo straordinario concept riescono a salvare Magic 2015: Duels of the Planeswalker dal baratro di un’insufficienza molto grave.