Dopo l’esordio avvenuto nel 2014,
Milestone torna nuovamente a proporre l’atmosfera tipica del campionato di motocross grazie a
MGXP 2. Scopriamo allora se il più recente prodotto della software house italiana ha il potere di farci vivere l’adrenalina di questa categoria motoristica.
Orgoglio e tenacia Il 2015 non è stato proprio un anno da ricordare per Tony Cairoli, pilota siciliano che ha scritto la storia di questa specialità grazie agli otto mondiali vinti tra MXGP, MX1 ed MX2. Gli infortuni, e l’ascesa di piloti di talento come il francese Fevbre, hanno difatti costretto il talento di Patti a una stagione travagliata; l’avvio della stagione 2016, d’altronde, fino ad ora non ha regalato grandi soddisfazioni, sebbene i piazzamenti ottenuti in Qatar, Thailandia e Olanda possano essere considerati un discreto segno di rivalsa. Se dopo aver iniziato questo paragrafo non avete immediatamente smesso di leggere in preda all’indifferenza più totale, allora vi interesserà sapere che grazie a MXGP 2 è possibile rivivere integralmente la stagione 2015 delle categorie MXGP ed MX2, grazie al roster completo di piloti e la presenza dei 18 tracciati ufficiali. I contenuti single player del titolo, esclusa la Carriera, prevedono la presenza di altre specialità come l’MXoN, ovvero il Motocross delle Nazioni, che comprende gare corse da squadre nazionali, oltre che delle gare indoor, e la riproposizione di alcuni eventi reali della stagione scorsa, in cui saremo chiamati a sovvertire quanto accaduto. Torneremo meglio dopo su alcuni aspetti di queste modalità, mentre per ora è giusto concentrarsi su cosa offre la Carriera del titolo Milestone. Le soluzioni adottate in questa opzione di gioco, va detto, sono tutto sommato tradizionali: si inizia creando un proprio pilota e un proprio team, cercando di impressionare scuderie e sponsor vari in due gare corse da wild card. Al termine di queste due prime frazioni, a seconda dei nostri risultati, potremo essere ingaggiati da alcuni team di MX2, oppure scegliere di continuare con il nostro team personalizzato, che potrà contare in ogni caso su alcuni partner commerciali durante le varie gare. Ogni sponsor, evidentemente, ci porrà degli obiettivi, che una volta conseguiti ci permetteranno di accumulare crediti; questi, come da copione, ci daranno la possibilità di acquistare upgrade per il nostro outfit o la nostra moto, o addirittura di acquistare un mezzo più potente e prestante. L’ultima tappa della Carriera è l’approdo nella classe regina, rappresentata dalla MXGP.
Scrub maldestriDal punto di vista delle modalità di gioco, dunque, quello offerto da MXGP 2 è un quadro completo, che sopperisce anche a una delle lacune più evidenti del precedente titolo Milestone dedicato al motocross, ovvero la mancanza di alcune licenze dei tracciati. Oltre alle piste ufficiali del campionato MXGP, ora, vanno incluse le quattro arene fittizie indoor, e il tracciato francese di Ernée, utilizzato per la gara di MXoN. Si comprende, dunque, come anche dal punto di vista dei contenuti si sia fatto un notevole passo in avanti, a tutto vantaggio della varietà di situazioni proposte. Che dire, però, del gameplay? Da questo punto di vista, siamo rimasti sorpresi: MXGP 2 è stato, in alcuni specifici momenti, il gioco di guida su due ruote più divertente a cui abbiamo avuto modo di giocare negli ultimi tempi. Il merito di questa affermazione è dovuto a un modello di guida estremamente divertente, simulativo, e capace di dare soddisfazione praticamente immediata. Constatata la presenza di un buon sistema di scalabilità del modello di guida, abbiamo proceduto alla prova come nostro solito, ovvero disattivando subito tutti gli aiuti, impostando il livello di difficoltà più elevata, e mettendoci subito alla prova. Il primo fattore con cui abbiamo dovuto fare i conti è stata l’importanza della corretta distribuzione del peso del pilota. Di norma, l’enfasi in questi titoli va sugli spostamenti verticali del centauro, che di solito deve abbassarsi durante i rettilinei e alzarsi prima delle curve, di modo da sfruttare il maggiore o minore attrito con l’aria. Nelle gare di motocross, però, anche gli spostamenti orizzontali sono di importanza vitale, perché avvicinarsi tutti storti a una rampa non solo può costare preziose posizioni, ma può letteralmente catapultare il pilota fuori dal percorso (cosa che ci è successa tante – ma tante – volte). Con gli aiuti disattivati, questa attenzione alla distribuzione del peso trova la sua ragion d’essere – come detto – durante i salti: dirigendo le due levette in direzioni opposte, ad esempio, è possibile esibirsi in uno scrub, di modo da limitare il nostro tempo in aria e avvantaggiarci sui nostri avversari. Non è detto, però, che a ogni rampa sia possibile effettuare una mossa di questo tipo, ma è vero invece che ogni salto possiede caratteristiche diverse, che richiedono una diversa distribuzione del peso in aria e in fase di atterraggio, così come un differente uso dell’acceleratore. Si tratta di particolari che, ai livelli di difficoltà più elevati del gioco, si rivelano essenziali per la vittoria, e che rendono ogni circuito una storia a sé. Guidare senza gli aiuti disattivati, poi, vuol dire dover gestire separatamente i freni, che difatti hanno effetti differenti sulla guida. L’anteriore dovrà essere particolarmente dosato durante le curve lente e strette, di modo da avere il giusto angolo, mentre il posteriore torna utile nelle curve più dolci; tutti questi accorgimenti, inoltre, trovano una loro collocazione ideale se si parla del tipo di tracciato, e della sua usura. Dopo pochi giri, infatti, le curve più impegnative presenteranno solchi abbastanza importanti, che faranno scomporre leggermente la moto, richiedendo ancora una volta una buona gestione degli spostamenti del nostro pilota. Riuscire a gestire in modo ottimale le curve, dunque, sarà tutto un gioco fatto di frizione, freno anteriore e posteriore, e distribuzione del peso. Può sembrare un sistema di gioco complesso e difficoltoso, e difatti spesse volte lo è: dobbiamo ammettere con un pizzico di vergogna, ad esempio, di aver utilizzato veramente molto la funzione rewind, che consente di tornare indietro di qualche secondo per poter rimediare ai propri errori. D’altra parte, riuscire a imbroccare il giro giusto è questione di pazienza ed esperienza, ed anche del mezzo utilizzato. Quest’ultimo particolare ci dà modo di parlare brevemente del sistema di upgrade della propria moto, che consiste di aggiornamenti estetici e prestazionali. Questi, come prevedibile, consentono al proprio mezzo di fornire performance migliori. Gli effetti sono evidenti fin dai primi giri: dopo aver cambiato lo scarico, ad esempio, siamo stati in grado di dar battaglia a piloti che prima ci sverniciavano senza troppi complimenti durante i brevi rettilinei dei vari tracciati. Anche il setup della moto, poi, riveste una sua importanza, rendendo possibile il tuning delle sospensioni, e i rapporti delle marce.
Atterraggi discutibiliDurante le nostre gare di motocross ci siamo divertiti per due motivi principali: il modello di guida, analizzato in precedenza, è uno di questi, mentre il secondo elemento è dato dai duelli con gli altri piloti gestiti dalla IA, che però ci hanno lasciato a volte l’amaro in bocca. Prendiamola un po’ alla larga: la differenza nel modello di guida tra una MXGP e una MX2 risiede soprattutto nella potenza del motore, che nelle MXGP è decisamente più potente e per certi versi meno gestibile. Avere a che fare con una bestia simile durante gare sempre affollate di piloti è spesso molto divertente, perché il gioco diventa una sfida di concentrazione, conoscenza del tracciato, e consapevolezza della presenza degli altri piloti. Se ad esempio ci si infila troppo all’interno di un altro centauro in una curva stretta, o magari in salita, la gravità si farà sentire, e finiremo a gambe all’aria perché abbiamo piegato troppo la moto. Tutto ciò è giusto e ottimo, ma è un peccato che questa nostra consapevolezza non trovi sempre riscontro nei nostri avversari. L’intelligenza artificiale che muove i piloti, infatti, spesse volte non sembra essere conscia del fatto che il giocatore esiste, e che come tale si muove nelle sue vicinanze. Questo porta a tutta una serie di inconvenienti: piloti che ci atterrano sulla schiena alla fine di un salto, ingressi in curva spericolati e che ci mandano gambe all’aria, contatti in aria, e via di questo passo. Ai livelli più bassi di difficoltà, tanto per sottolineare gli alti e bassi della IA, non è raro imbattersi poi in piloti che finiscono malamente a terra dopo uno scrub improvvisato. Queste contraddizioni sono causate anche da una fisica delle collisioni un po’ incoerente, e che spesse volte ci ha dato come l’impressione che gli altri piloti fossero di cemento, visto che anche andandogli addosso non ci sarà quasi mai modo di disarcionarli. Questi due difetti, dunque, potenzialmente vanno a rovinare gare che, specie ai livelli di difficoltà più elevati, propongono duelli appassionanti e molto divertenti.
Colori sgargianti su due ruoteLa versione da noi esaminata, ovvero quella PC, propone una grafica molto gradevole, sia per quanto riguarda piloti e moto, che dal punto di vista dei tracciati. Va da sé che le livree delle varie squadre sono riproposte in maniera fedele, e che il titolo mette a disposizione del giocatore un buon set di caschi e tute per poter personalizzare il proprio outfit. Siamo rimasti soddisfatti anche dalla realizzazione delle varie location, tutte caratterizzate in maniera differente, specialmente per via degli elementi naturali di contorno, oltre che per il tipo di tracciato. Altri elementi secondari come il pubblico, eventuali mezzi di soccorso e tribune presentano alti e bassi, ma in generale non ci si può lamentare di quanto fatto da Milestone, considerato anche il positivo utilizzo dell’illuminazione, che riesce a dare a ogni location un carattere differente. Da notare poi la presenza di alcune chicche, magari poco visibili, ma decisamente gradite, come la leggera deformazione della tuta del pilota dovuta all’aria, o il fango che si depositerà sul nostro outfit giro dopo giro, sporcando la nostra tenuta sgargiante. Il gioco, poi, se si eccettua qualche calo di framerate in alcuni tracciati, è risultato quasi sempre “digeribile” dal punto di vista hardware, e tutto sommato reattivo e attento alle nostre sollecitazioni, come ad esempio riduzioni a icona anche ripetute. Dal punto di vista audio, non sembrano essere presenti particolari elementi di analisi degni di nota: di sicuro gli effetti audio dei mezzi sono positivi e sufficientemente realistici, e accompagnano in maniera positiva anche i cambiamenti nella potenza del proprio mezzo.Per ultimo, accenniamo al multiplayer: il titolo permette di creare e partecipare a gare online, consentendo di gestire un numero di parametri che vanno dalla tipologia di categoria di mezzi e competizioni, passando per la modalità di gioco preferita (corsa singola, campionato). È possibile intervenire poi sul tipo di fisica (base oppure più avanzata), sul numero di giri, sulla presenza o meno di collisioni, sul livello della IA. Purtroppo, durante le nostre prove i server erano deserti, e dunque non abbiamo potuto saggiare la tenuta sul netcode.