La difficoltà nei videogame è un’arma a doppio taglio. Si accusano molte produzioni moderne di non essere abbastanza impegnative, ma chi ricorda vecchie ed ardue glorie come Ghosts´n´Goblins sa bene che il troppo stroppia. Se un titolo è eccessivamente difficile diventa per forza di cose ripetitivo, a causa degli innumerevoli tentativi che ci costringe a fare per proseguire. Bilanciare sapientemente la formula, per offrire al giocatore una sfida impegnativa e gratificante, ma mai frustrante, è molto complesso. Molti studi indipendenti commettono l’errore di esagerare, sperando che una difficoltà elevata possa conferire un’aura “hard core” di cui il loro prodotto possa vantarsi. Lost Bros è proprio così, un gioco terribilmente difficile, ma quasi mai in maniera corretta.
Uno per tutti e tutti per uno
Non appena avviato il gioco una schermata ci consiglia caldamente di giocare con un pad, e ci informa del fatto che il titolo risulta essere molto più difficile (ma affrontabile) con la tastiera. Una frase ardita in realtà, poiché il sistema di controllo di Lost Bros è scomodissimo col pad, ma con la tastiera è follia pura. Premesso questo aspetto, che a breve tratteremo approfonditamente, partiamo dalla storia.
Lo scarno incipit narrativo vede un gruppo musicale intento a provare i propri pezzi in garage. Improvvisamente la realtà viene squarciata, dalla breccia dimensionale emerge un enorme mano artigliata che afferra il tastierista e lo trascina oltre il portale. I tre “bros” rimanenti non esitano un istante, e si gettano all’inseguimento del loro amico attraverso la fenditura. Una volta oltrepassata i tre si ritrovano nell’hub di gioco: un livello in cui sono presenti tutti i portali che conducono ai vari stage.
C’è un breve tutorial che spiega le basi del movimento e le abilità dei tre personaggi. Il Gunman può saltare e fare fuoco con il lanciarazzi, lo Swordman è capace di camminare accucciato e attaccare con la spada, mentre lo Shieldman è ovviamente in grado di parare con lo scudo e sferrare pugni. I personaggi sono controllati dal giocatore contemporaneamente e spesso devono essere mossi all’unisono, o peggio ancora con un’alternanza dal sincronismo perfetto, per risolvere gli enigmi che ci verranno proposti nei vari livelli. Tutto ciò si traduce in una miriade di tasti sparsi sulla tastiera (e non assegnabili diversamente!) che il giocatore non provvisto di tentacoli farà molta fatica ad utilizzare efficacemente. Con il pad la situazione migliora di poco e spesso ci si ritrova costretti a premere combinazioni di tasti in pose estremamente innaturali. Questo sistema di controllo ammazza completamente il titolo rendendone la fruizione scomoda e frustrante. I vari livelli di gioco si ispirano a diversi periodi storici: partendo dalla preistoria, passando per l’epoca romana, il giappone feudale, il selvaggio West e molti altri. Le ambientazioni sono varie e ben diversificate tra loro, alcune, come i Carabi in epoca piratesca, presentano anche variazioni del sistema di gioco. Il titolo si basa interamente sulla risoluzione di enigmi ambientali con un sistema trial and error estremamente ripetitivo e, dopo lunghe sessioni, estenuante. In ogni schema infatti dovremo ripetere le medesime azioni una moltitudine di volte, ricominciando da capo ogni qualvolta uno dei personaggi muore, cosa che accade per un nonnulla, basti pensare che si giunge al game over anche se per sbaglio un personaggio tocca il limite dello schermo. Ogni livello presenta sfide di ogni tipo, da enigmi da risolvere “col cervello” a sezioni in cui la soluzione è facile da intuire ma complessa da ottenere. Durante le nostre avventure temporali verremo messi di fronte a molti tipi di avversari diversi, e tutti saranno in grado di porre fine alla vita dei nostri bros con un singolo colpo. Il livello di difficoltà è ulteriormente innalzato dal fatto che la maggior parte delle superfici sono ricoperte da trappole letali come spuntoni, trabocchetti a scatto, lame acuminate e altre mortali amenità che ridurranno ulteriormente la durata media delle nostre partite
La gioia negli occhi e la morte nel cuore
La produzione è realizzata con una gradevole pixel art che ricorda da vicino i vecchi titoli a cui si ispira. Visivamente si difende bene ed ogni periodo storico riprodotto è chiaramente identificabile e caratterizzato con cura. Le tracce audio in 8bit sono piacevoli e presso l’hub centrale è possibile selezionarle liberamente attraverso un jukebox, una trovata carina. Lost Bros è veramente un’occasione sprecata, il level design non è male e alcuni enigmi sono anche ben congegnati, peccato che il titolo sia veramente inaffrontabile a causa del pessimo sistema di controllo. Se la formula permettesse di approcciarsi utilizzando un personaggio per volta, come in Trine per esempio, sicuramente sarebbe venuto fuori qualcosa di buono. Gli sviluppatori non hanno nemmeno pensato ad implementare una coop (anche solo in locale) che permettesse di affrontare il gioco con qualche amico. Una modalità del genere sarebbe stata cosa gradita e avrebbe elevato di molto la giocabilità, nonché il coefficiente di divertimento. Però nulla, Lost Bros sembra per forza di cose voler rendere la vita difficile, ma non in maniera sana e gratificante, ma subdola e ingiusta. Un vero peccato, soprattutto per chi ricorda con piacere titoli analoghi come Gobliiins, e spera di ritrovare in questo gioco le stesse piacevoli meccaniche. A rimarcare il già evidente sadismo degli sviluppatori, la presenza di due livelli di difficoltà aggiuntivi, il primo, che elimina i checkpoint (già radi a normale) e il secondo, che non siamo in grado di immaginare in che modo possa rendere ancor più ostica l’esperienza. Così com’è il gioco non è consigliabile a nessuno, tranne magari a Goro di Mortal Kombat o a qualche youtuber che vuole far divertire i propri iscritti mettendosi alla gogna davanti a loro.
– Buona varietà delle ambientazioni
– Potete disinstallarlo
– Sistema di controllo inutilizzabile
– Ripetitivo
– Frustrante
Lost Bros è un titolo funestato da un sistema di controllo terrificante, ed è incredibile pensare che qualcuno possa averlo approvato. L’idea di fondo è carina ma, per come è stato sviluppato, non è praticamente fruibile. Ci sono giochi, come il succitato Trine ad esempio, che fanno della risoluzione degli enigmi con personaggi multipli un’idea geniale e ben sviluppata, ma non questo. La formula trial and error rende il tutto estremamente ripetitivo e frustrante, lasciando al giocatore l’amara sensazione di non essere mai padrone della situazione al cento per cento. Una modalità cooperativa o un gameplay costruito sulla possibilità di switchare i personaggi e controllarli singolarmente sarebbero stati una manna, ma non esiste nulla di tutto ciò. A meno che non siate dei veri masochisti, oppure in possesso di arti aggiuntivi, evitatelo.