Recensione

Lemmings

Avatar

a cura di Darkzibo

I giocatori con più anni di esperienza non potranno certo scordare un puzzle game come Lemmings, titolo nato circa quindici anni fa e basato sulle vicende di piccoli animali realmente esistenti che migrano a nord passando per il sottosuolo. Da questa difficile e pericolosa migrazione, ha tratto spunto Mike Dailly nel 1990 il quale, attraverso un buon impiego di pixel, è riuscito a creare un gioco pieno di piccoli esseri dai capelli verdi e dal nasone e coperti da una veste blu. Il tempo è passato e dopo aver raggiunto molte console, i Lemmings arrivano su Psp: pare superfluo dire che i molti nostalgici non aspettavano altro.

Piccoli esseri e un lungo viaggioLa nascita dei Lemmings ha una storia piuttosto strana che vede il sopracitato Mike Dailly impegnato nel creare il prototipo del più piccolo essere mai visto in un videogioco pixelloso. La scommessa fu ottimamente vinta e, nonostante le limitazioni dell’epoca, si riuscì a creare un vero esercito di piccoli esseri formati da pochi pixel e anche l’animazione era talmente ben fatta che si poteva notare il movimento della testa di ogni animaletto. Di vere storie non ce ne sono, tutto sta nell’affrontare, come accedeva un tempo, i numerosi e sempre più complicati livelli che il titolo propone. La conclusione dei livelli equivale all’uscita degli esseri da una piccola porta. Non pensiate però che sia così facile visto che molte volte vi saranno posti obbiettivi come il salvataggio minimo di unità per passare al mondo successivo. Agli esordi di una missione, le creaturine continueranno a uscire da una porticina senza badare ai pericoli presenti. A questo punto entra in campo l’intuitività del giocatore mescolata alle varie mansioni che possono svolgere i lemmings: picconare per scavare, creare scale per raggiungere posti inaccessibili, aprire gli ombrelli per attutire le cadute e via dicendo. Queste capacità possono essere applicate a tutti, ma una delle cose che più ricorderanno gli ‘anziani’ è sicuramente “lo spirito di sacrificio” che permane all’interno del gioco. Infatti, in alcune occasioni, sarà necessario sacrificare alcuni dei piccoli protagonisti per salvare il resto del gruppo: un esempio lampante è quello dei lemmings che fungeranno da blocco (ricordate che gli eroi sono in moto perpetuo, quindi dovranno essere per forza incanalati in qualche maniera). Questi, una volta conclusa la missione con il salvataggio degli altri, dovranno essere per forza eliminati per passare al livello successivo. Questa propensione all’harakiri permane in tutto il gioco, puntando a economizzare al meglio le proprie risorse, onde salvare il numero di protagonisti richiesto come obbiettivo di un determinato livello. Poi non mancherà, come una volta, quel briciolo di sadismo che porterà il giocatore allo sterminio totale degli animali dai capelli verdi: quando vi rendete conto che non riuscite a completare un livello, potete sempre far saltare in aria tutti. Sembra una cosa inutile e in effetti lo è, ma è anche vero che lo farete moltissime volte.

Tempo in tempoI livelli di difficoltà sono quattro, e, con il passare dei mondi, le sfide saranno sempre più complesse, in modo da tenervi per parecchio tempo incollati alla console. Le sfide sono a tempo, ma in alcuni casi il vostro ragionamento dovrà essere veloce, altrimenti rischierete la sconfitta. I livelli sono tantissimi e grazie all’editor ne creerete altri. Il tutto è mosso da una giocabilità tanto semplice quanto efficace: l’analogico funge da mouse e sarà semplice selezionare tutti gli esseri per fargli svolgere determinate mansioni. Nulla da dire, vero, ma chi ha provato la versione Pc avrà sicuramente qualche difficoltà, anche se sicuramente inferiore a quella riscontrata nella conversione per SNES. È in particolare possibile proporzionare la velocità del cursore, scegliere rapidamente le icone per mezzo dei dorsali, accelerare o rallentare lo svolgimento dell’azione e modificare il flusso d’uscita dei lemmings. Per analizzare al meglio il terreno, è consentito al giocatore mettere in pausa e visionare il livello. Per incentivare la longevità è stata inserita la possibilità di scaricare nuovi livelli dalla rete.

“Siamo gli ometti blu, puffiamo su per giù due mele o poco più”La cosa che più balza all’occhio, naturalmente, è il comparto grafico che è stato completamente ristrutturato. I colori sono più nitidi e l’impiego del 3D ha fatto sì che molti esemplari facessero la loro figura nei livelli. I lemmings, nonostante siano moltissimi, si muovono fluidamente sullo schermo e tutti sono particolareggiati anche nei movimenti: ora si può distinguere il loro nasone, il piedi e la loro ciocca fluente. Durante le esplosioni, vedrete i pezzi dei poveri malcapitati volare da ogni parte, con una sorta di violenza che una volta era lasciata ai piccolissimi pixel.Ponete ben attenzione perchè non ci troviamo di fonte alla prima incarnazione poligonale dei nani dal vestito blu: altre volte hanno visto il loro mondo trasformarsi in vero 3D ma con scarso successo. Questo episodio, invece, riprende in tutto il primo episodio, ricreando quello spirito che forse era stato dimenticato dai successori. Le ambientazioni sono ben ricostruite anche se lasciano svolgere l’azione su un piano bidimensionale. I colori prevalgono anche se in alcuni casi qualche elemento in più avrebbe senz’altro fatto guadagnare punti a questo comparto. Il design è sicuramente curato almeno per le costruzioni in primo piano, mentre lo sfondo a volte perde di dettaglio. Il sonoro si avvale delle solite musiche appena accennate e rimasterizzate per questa conversione; le voci dei protagonisti sono invece ben ricreate, e ricordano da vicino quelle dei Pikmin.

– Il ritorno dei Lemmings

– Ci giocherete per molto tempo

– Divertente

– Immediato

– Poca cura nelle ambientazioni

– Certe volte controlli poco precisi

7.5

Un titolo che vale sicuramente la pena di provare perché, sia per i gamers anziani che per i giovani, potrebbe rivelarsi un buon passatempo. Il gioco non è apparentemente minato da nulla, anche perché i programmatori hanno finalmente capito che la soluzione più semplice era quella di far tornare la serie ai fasti del primo Lemmings. Di sicuro il gioco non è esente da difetti: la grafica dei fondali poteva essere più curata così come la giocabilità che, pur non palesando particolari difetti, pecca di precisione.

Chiunque lo definisca un porting si sbaglia di grosso, visto che il titolo è sì un restauro, ma offre anche un divertimento che solo giochi del genere possono dare e che ben si adatta allo spirito delle console portatili: immediatezza e semplicità nel gameplay capace di conquistare anche solo per qualche partita veloce.

Voto Recensione di Lemmings - Recensione


7.5

Leggi altri articoli