Le meccaniche roguelike sono in grado da sole di impostare un preciso grado di sfida in un gioco, molto spesso inasprendolo senza pietà. Chi conosce nomi come The Binding of Isaac o Rogue Legacy sa bene di che cosa stiamo parlando. Titoli tosti, da affrontare innumerevoli volte prima di poter cantare vittoria e che richiedono all’utente una buona dose di dedizione e pazienza. I ragazzi di Clever Plays hanno voluto implementare nel loro Leap of Fate proprio questo tipo di meccaniche, addolcendole però con una crescita del personaggio che è possibile conservare, almeno in parte, anche dopo la sconfitta. Ecco a voi la storia di come il cyberpunk si è sposato con l’occulto, un matrimonio sicuramente ben riuscito.
Alla faccia dei Grifondoro
In questo gioco abbiamo la possibilità di scegliere tra quattro personaggi, ognuno dei quali connesso alla magia in modo differente. All’inizio, solo uno di loro è selezionabile, ma con il susseguirsi delle run e l’aumentare delle abilità passive del nostro primo alter ego, gli altri tre si renderanno disponibili in breve tempo. Tutti hanno la propria storia, che viene narrata attraverso delle cutscene costituite da schermate fisse dal look fumettoso. Oltre al background i vari protagonisti si differenziano tra loro per l’attacco base e il glifo, un’abilità speciale di partenza che potrà cambiare nel corso del gioco; ma vediamoli nel dettaglio. Il primo è Aeon, un ragazzo appassionato di esoterismo e alla costante ricerca di un sapere più grande. La sua sete di conoscenza viene placata dalla Cabal, una oscura setta dedita al misticismo. Man mano che il tempo passa, il giovane si rende conto, sempre più, di come le pratiche portate avanti dalla congrega siano abominevoli, così decide di fuggire. Il suo attacco principale gli permette di scagliare un arco di saette elettriche di fronte a sé mentre il glifo consiste in un globo oscuro che infligge pesanti danni a singolo bersaglio. Il secondo personaggio è Big Mo: egli rinviene dopo che la sua capsula di contenimento viene sbalzata fuori dal trasporto su cui si trovava a causa di un forte impatto. Non ricorda nulla del suo passato, ma si rende presto conto di essere più macchina che uomo: un groviglio di tecnologia tenuto insieme dalla magia. Il suo attacco base consiste in un raggio che può essere canalizzato per aumentarne la potenza, ma che rischia di surriscaldarsi se abusato. Il glifo di partenza invece è una bomba a mano che infligge un buon ammontare di danni in un’area circoscritta. Segue Mukay, una ragazzina piena di orecchini e dai capelli bicolore, tormentata da alcune voci nella sua testa. Dopo essere fuggita dal manicomio in cui era stata rinchiusa si rintana nei cunicoli sotto la città, dove viene aggredita da tre yakuza. Il potere nascosto dentro di lei si risveglia, trasformandola in una macchina di morte che spazza via i suoi nemici. Sconfitti gli aggressori ella decide di appropriarsi delle loro maschere per poi dileguarsi nella notte, forte delle nuova abilità acquisite grazie agli spiriti che albergano dentro di lei. A differenza dei suoi colleghi Murkai attacca da vicino con violente sferzate delle sue catene, in grado oltre che di ferire i nemici anche di respingere gli attacchi a distanza. Il suo glifo le permette di incatenare un singolo avversario, lasciandolo stordito e danneggiandolo nel tempo. L’ultimo arcanista è Rasimov, un uomo misterioso su cui stanno indagando alcuni agenti dell FBI. Secondo le informazioni della detective che gli sta alle costole, costui sarebbe in giro da troppo tempo per poterlo considerare un semplice umano, e varie fotografie nel dossier lo ritraggono in compagnia di alcune personalità di spicco di epoche distanti tra loro. Rasimov dispone di un attacco base che genera una sfera di sangue dagli effetti devastanti e, a seguire, una nuvola di sangue dal raggio limitato. Il suo glifo iniziale gli consente di piazzare un sigillo sul terreno, che causa ingenti danni a chiunque sia abbastanza stolto da finirci sopra. La sua peculiarità è quella di utilizzare il proprio sangue per acquisire upgrade e ricompense al posto del classico mana, la valuta in game usata invece dagli altri personaggi.
Oltre all’attacco e al glifo ogni mago ha a disposizione un’abilità di evasione che viene plasmata dal giocatore durante ogni partita, evolvendo in varianti differenti tra loro in base ai perk scelti.
La Luna Nera!
Il titolo è costituito da sei livelli, ognuno dei quali rappresentato da una piramide di tarocchi. Si parte dalla cima, solitamente con un combattimento, e man mano si scoprono le carte immediatamente adiacenti. Le più comuni sono le carte duello, delle arene in cui si affrontano ondate di nemici e che offrono, ovviamente, ricompense più ghiotte quanto più è elevato il livello di difficoltà. Durante gli scontri, eliminare gli avversari attraverso il glifo, con la nostra skill di evasione o avvalendoci dei pericoli ambientali, ci farà guadagnare mana. E’ inoltre possibile recuperare delle chiavi utili a sbloccare specifiche carte sigillate da un lucchetto. I tarocchi però non sono solo combattimenti, spesso si trovano anche potenziamenti per il nostro personaggio, ottenibili a patto di avere abbastanza mana per acquistarli. A proposito di questo, ad ogni run ci viene dato modo di sviluppare tre alberi distinti, dedicati rispettivamente all’attacco, al movimento o ad alcuni bonus passivi. Sul nostro cammino capita anche di trovare carte speciali, un esempio è il portale, che consente di saltare a piè pari il livello, lasciandoci però alle spalle sia le difficoltà che tutti i bonus in esso contenuti. L’obiettivo da raggiungere per passare allo schema successivo è chiaramente l’eliminazione del boss. La sua sconfitta però non determina direttamente la fine del livello, ed è possibile rientrare nelle carte precedentemente completate per recuperare eventuali bonus lasciati indietro in precedenza. Da questo punto di vista il titolo si rivela meno punitivo rispetto ad altri roguelike, consentendoci di affrontare le sfide successive con un minimo di preparazione. Completando alcune missioni che ci vengono assegnate ad inizio partita inoltre si guadagnano upgrade passivi fissi, che permangono anche una volta giunti alla schermata di game over. Non illudetevi però, il permadeath rimane, ed essere uccisi comporta inesorabilmente il termine della partita.
Bel trucchetto!
Dando uno sguardo al titolo dal punto di vista tecnico, questo presenta una modellazione poligonale non da urlo, sopperita però da un’effettistica tutto sommato nitida e ben realizzata. Sia i quattro personaggi principali che le ambientazioni vantano una direzione artistica ispirata che ci fa chiudere volentieri un’occhio sul numero di poligoni limitato. Tutti e sei i livelli hanno un’ambientazione caratteristica, capace di rimanere saldamente inchiodata nel cervello dopo solo poche partite. Si va dalle buie strade del ghetto, popolate da balordi e droni, passando per laboratori infestati da aberrazioni di ogni genere, finendo in sotterranei infernali popolati da demoni che non esiteranno un secondo a saltarci addosso. Anche se le forme delle arene sono bene o male simili le une alle altre, la grande varietà dei nemici, così come le loro modalità di attacco, contribuiscono a creare esperienze sensibilmente diverse ad ogni livello. Da segnalare come alcune volte le battaglie rischiano di diventare caotiche a causa del numero di nemici e degli effetti a schermo, cosa che comunque non ha mai inficiato in maniera troppo pesante sull’esito della partita.
In ultima nota si segnala che il titolo è disponibile con doppiaggio inglese e sottotitoli in italiano, la cui qualità si accosta pericolosamente al livello “google traduttore”.
HARDWARE
REQUISITI MINIMI:
Sistema operativo: Win XP Processore: Core 2 Duo Memoria: 4 GB di RAM Scheda video: Scheda video fascia mediaMemoria: 2 GB di spazio disponibile
– Gameplay veloce e adrenalinico
– Adatto a sessioni brevi
– Buona diversificazione dei personaggi
– Alla lunga ripetitivo
– Fattore casualità talvolta troppo incisivo
7.5
Leap of Fate è un gioco in grado di offrire un’esperienza impegantiva e appagante, senza scadere nella proibitività tipica di alcuni titoli similari. Il gameplay dai ritmi frenetici e la buona diversificazione dei nemici lo rendono estremamente rigiocabile, anche a fronte di una struttura che reitera sè stessa partita dopo partita. Le build, che è possibile sviluppare in maniera differente ad ogni run, e quattro personaggi ben diversificati tra loro, contribuiscono a stemperare la ripetitività che potrebbe comunque sopraggiungere dopo sessioni di gioco prolungate. Se siete in cerca di un po’ di azione che vi faccia spegnere il cervello e vi piace puntare tutto sui riflessi con Leap of Fate andate a colpo sicuro.