La Torre Nera, la recensione del film ispirato alla saga di Stephen King
Advertisement
a cura di Marcello Paolillo
Senior Staff Writer
Partiamo subito da un presupposto, prima di iniziare a parlarvi de La Torre Nera: a netto del risultato ottenuto dal film diretto da Nikolaj Arcel, nessuno vi toccherà mai i romanzi di Stephen King. Il ricordo di Roland Deschain, Eddie Dean, Susannah e tutti gli altri personaggi resterà lì, nella vostra memoria. Perché è meglio dirlo subito: La Torre Nera cinematografica prende le distanze in maniera pressoché totale dai romanzi di King. In maniera così drastica e decisa che per molti – specie coloro che venerano le otto opere letterarie come fossero la Bibbia – la pellicola sarà un gran bel boccone amaro da mandare giù.
La trama rilegge, per sommi capi, la storia originale, ponendosi in una sorta di “visione parallela” della vicenda principale (parlare di sequel diretto dei romanzi ci sembra piuttosto eccessivo) riprendendone allo stesso tempo alcuni personaggi e situazioni. Nella New York dei giorni nostri il giovane Jake è quotidianamente tormentato da visioni e sogni decisamente inquietanti. Tra questi, un pistolero, una misteriosa torre e un uomo vestito di nero, oltre che un enorme quantitativo di cadaveri e morti ammazzati. Allucinazioni terribili che non sembrano preannunciare nulla di buono. Considerando anche che ben presto Jake si ritroverà suo malgrado catapultato in un universo parallelo, il Medio-Mondo, un luogo in cui farà la conoscenza proprio del pistolero visto nei suoi sogni, Roland Deschain (interpretato da Idris Elba). Una volta assieme, il compito della coppia sarà quello di evitare il crollo della Torre Nera, nella speranza di impedire la reale distruzione dell’universo. Sulle loro tracce si troverà però l’Uomo in Nero (Matthew McConaughey) – che gli appassionati ricorderanno anche come Walter O’Dim, Randall Flagg e moltissimi altri alias – mosso da intenzioni decisamente meno nobili e disposto a tutto pur di riuscire a fermare Roland e Jake. Come forse avrete intuito dall’incipit, la base è la medesima delle opere letterarie. Tutto sembra essere al suo posto, perlomeno nelle battute iniziali, e la scelta di Elba nei panni del pistolero non risulta neppure troppo sbagliata ai fini dell’ottica generale (oltre al fatto che l’attore, visto di recente nel primo Pacific Rim e Prometheus, è una di quelle presenze statuarie che non guasta mai). Così come McConaughey, faccia da schiaffi e stregone implacabile dallo sguardo inumano, riesce spesso e volentieri nell’impresa di rubare la scena al suo eterno rivale (nonostante il suo personaggio si comporti un po’ troppo come il classico villain preso da un cinecomic qualsiasi).
Cosa quindi sembra non voler funzionare ne La Torre Nera? Innanzitutto la durata del film: un’ora e trentacinque minuti non bastano di certo per raccontare una saga infinita, un’epopea legata all’ordine dei Gunslingers che va ben oltre il concetto di “bene contro male” raccontato in questa prima trasposizione cinematografica. Anche perché, a ben vedere, non stiamo parlando di un adattamento come se ne vedono spesso al cinema, bensì di una rilettura che si prende una discreta dose di licenze poetiche. Forse anche troppe. Questo perché l’intero primo romanzo della saga, chiamato “L’Ultimo Cavaliere”, sembra essere stato saltato a piè pari dalla produzione, a favore di una manciata di elementi e dettagli presi qua e là senza alcuna soluzione o logica coerente. Senza considerare inoltre anche la mancanza di personaggi chiave – come ad esempio Susannah Dean – che lasceranno il lettore dei romanzi di King con un enorme punto interrogativo sopra la testa. Neppure il Ka, noto come il volere di Gan (il Dio nel Medio-Mondo), viene citato apertamente nel film di Nikolaj Arcel, un’omissione che suona come una provocazione a fronte degli anni spesi nella progettazione della pellicola. “È il Ka, ed il Ka è il destino”, ricordate? Ed è proprio riguardo a questo punto che emergono alcuni dubbi circa l’effettiva chiarezza dietro la produzione della pellicola: considerando che ad oggi La Torre Nera sembra aver preso la direzione di un progetto dipanato tra film e serie tv, questi ha subito fin troppi ritardi e cambi di rotta (per la cronaca, La Torre Nera doveva essere in origine il primo film di una trilogia, diretto da Ron Howard e prodotto da Brian Grazer). Ciò ha inevitabilmente portato il progetto a “incepparsi” con gli anni, sino a un risultato finale che non riesce a nascondere alcuni “problemi in corsa” più o meno evidenti (e che diventano palesi nella parte finale del film, frettolosa e sbrigativa, quasi a testimoniare una certa accelerazione nel voler chiudere al più presto la fase montaggio). Questo, per lo spettatore disinteressato o colui il quale non ha mai sentito parlare della Torre prima d’oggi, non si tradurrà automaticamente in una delusione. Bensì un film godibile, forse troppo breve, che non rimarrà comunque impresso troppo a lungo. Per chi segue King sin dal 1982, invece, il tutto si trasformerà in una delusione di ben altro calibro. E decisamente più difficile da dimenticare.
I due protagonisti reggono bene la scena
Davvero troppo breve
Ritmo altalenante specie nelle battute finali
Poco fedele ai romanzi di Stephen King
6.5
La Torre Nera è un film concepito per i motivi sbagliati: pur avendo in mente un piano di lavoro ben preciso (specie in vista di un’eventuale serie televisiva) la produzione si è palesemente lasciata sfuggire di mano il senso stesso della pellicola diretta da Nikolaj Arcel, sfornando un film che pur chiamandosi come l’opera omonima di Stephen King, in realtà ne condivide solo l’ossatura. Ma non l’anima. Dopotutto, per riuscire a racchiudere l’essenza di ben otto opere (esclusa ovviamente la mini serie a fumetti targata Marvel) non sarebbero bastati probabilmente dieci film. E ciò più che un difetto, è un rimpianto.
Voto Recensione di La Torre Nera, la recensione del film ispirato alla saga di Stephen King - Recensione
Advertisement