Recensione

La Tigre e il Dragone

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a cura di Fabfab

Qualche anno fa usciva in tutti i cinema italiani un film orientale che riscosse un inaspettato successo e fece riscoprire anche al nostro bel paese una cinematografia ingiustamente dimenticata nonostante i consensi riscossi anche in Italia nei lontani anni ’70 dei film di arti marziali di Bruce Lee e dei suoi innumerevoli emuli: parlo naturalmente de La Tigre e il Dragone che pur non essendo certo il miglior titolo nel suo genere riuscì ad imporsi e a conquistare persino degli oscar grazie all’appoggio di una potente casa di distribuzione occidentale.Naturalmente non voglio insinuare sospetti su possibili brogli, non credo ce ne siano stati e comunque non rientra nell’argomento di questa recensione: piuttosto trovo curioso che un genere deliberatamente ignorato e bistrattato come quello del wu xia pian, ritenuto non adatto al pubblico italiano, riscuota invece il meritato successo non appena si metta in mezzo una grossa casa hollywoodiana…Purtroppo se il successo del film di Ang Lee se ha aperto la strada alla commercializzazione di un maggior numero di film orientali, l’ottusità di certi distributori nostrani ha prodotto per lo più adattamenti discutibili ed a volte osceni, come nel caso del recente, bellissimo (nella versione originale) “Shaolin Soccer”, letteralmente deturpato nella versione nostrana…

Una storia complicataScommetto che molti di voi hanno visto “La Tigre e il Dragone”, al cinema o in dvd, ma sarei davvero curioso di sapere quanti tra voi ricordano esattamente la trama! I film di Hong Kong sono famosi per risultare spesso dei polpettoni confusionari e disorientanti ed anche questo film non fa poi molta eccezione (personalmente l’ho dovuto riguardare una seconda volta prima di cominciare ad avere un’idea del quadro d’insieme) per cui cercherò di venirvi incontro con un breve riassunto della trama: “Li Mu Bai, uno dei più grandi maestri di arti marziali, arriva nella città di Yuan insieme a Shu Lien, sua amica di vecchia data. Li incarica Shu di regalare la sua mitica spada a Sir Te, un nobile molto influente. Il guerriero, che ha dedicato molti anni all’arte della guerra, ha intenzione di cambiare vita e di ritirarsi nel monastero di Wudan. Lo scopo di Li è quello di rendere omaggio al suo maestro avvelenato da Volpe di Giada. Arrivata a destinazione Shu conosce Jen, la bella e giovane figlia del governatore, e tra le due donne nasce l’amicizia. Nel frattempo la spada, presa in custodia di Sir Te, viene rubata da un individuo mascherato, abilissimo nei combattimenti.”. Tutto ok? Coincide con quanto ricordavate? Mi scuso se vi ho sottoposto a tutta questa tirata, ma visto che il gioco segue la trama del film spiegarne la storia era un primo passo obbligato…

Arti marziali a go-goCome detto questo nuovo titolo Ubisoft è un tie-in ispirato al famoso film di Ang Lee ma, causa limiti tecnici del Game Boy, la riproposizione degli avvenimento ha subito qualche necessaria modifica: in sostanza il gioco è un tipico action 2D, con la protagonista (nel gioco interpreterete unicamente l’affascinante ladra Jen Yu) che si muove lungo i 25 livelli con l’unico scopo di arrivare in fondo eliminando tutti gli avversari che le si parano innanzi.I livelli sono necessariamente lineari, potendo muovesi solo a destra e a sinistra, saltando di piattaforma in piattaforma, e sono disseminati di nemici, stanze segrete e power-up: solo in determinate occasioni la monotonia dell’azione viene spezzata da meccaniche differenti, come quando ci si trova a combattere sulle zattere o galoppando in sella ad un cavallo.Jen Yu è dotata di alcuni attacchi base, di un utilissimo doppio salto e di ben otto colpi speciali utilizzabili unicamente dopo aver riempito un’apposita barra: peccato che gli avversari che ci si parano innanzi, pur relativamente vari nell’aspetto e negli attacchi, risultino molto facili da abbattere una volta memorizzate le loro movenze.

Once upon a time in ChinaTecnicamente il gioco appare in qualche modo contraddittorio: infatti mentre gli sfondi sono per lo più molto belli a vedersi, coloratissimi e dettagliati, la protagonista non gode della medesima cura, risultando troppo piccola, innaturale nei movimenti e poco definita nell’aspetto ed altrettanto anonimi appaiono i nostri oppositori. Godibili invece le sequenze di intermezzo tra i vari livelli che ripropongono direttamente le immagini del film.Positivo il sonoro, dove ad una colonna sonora piuttosto azzeccata si accompagnano degli effetti sonori che compiono in pieno il loro dovere.Altro tasto dolente è quello rappresentato dalla longevità, penalizzata dall’eccessiva facilità nel portare a compimento le sfide proposte: nonostante i due finali previsti e che potrebbero spingervi a rigiocare una seconda volta, il gioco finirà comunque col durarvi solo poche ore e questa sua inconsistenza rende del tutto trascurabile anche l’altro problema, derivante dall’inclusione di un obsoleto sistema di salvataggio mediante password.

– Fedele al film

– Immediato e piacevole da giocare

– Longevità inesistente

– Gameplay datato

6

La Tigre e il Dragone è un titolo dal sapore retrò, realizzato con una certa cura e, nei limiti del possibile, molto fedele all’omonima opera cinematografica. Purtroppo la poca profondità del gameplay aggiunto alla risibile longevità sconsigliano l’acquisto a prezzo pieno di un prodotto che finirete prima ancora di essere riusciti a leggerne il titolo per intero…

Voto Recensione di La Tigre e il Dragone - Recensione


6

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