Kingsman: Il Cerchio D'Oro, recensione del film di Matthew Vaughn
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a cura di YP
Che Matthew Vaughn ami mettere la sue illustri mani sui cinefumetti non c’è alcun dubbio, così come non c’è alcun dubbio sul fatto che il suo stile e la sua visione siano tra le migliori in circolazione se applicate a questa specifica categoria di blockbuster. Da X-Men: L’Inizio a Kick-Ass, il regista britannico è da sempre in grado reinterpretare in maniera magistrale ciò che avviene all’interno degli albi, trasportandoli su schermo in modo credibile e con un pizzico di peculiarità che dona alla pellicola estremo carattere. Nel 2015 esce Kingsman: Secret Service, tratto dalla miniserie a fumetti Millarworld The Secret Service di Mark Millar, uno che non ha certamente bisogno di presentazioni. Il film raccolse un enorme e meritato consenso, tanto che il sequel venne messo immediatamente in produzione; due anni dopo, ecco Il Cerchio D’Oro, un vero e proprio seguito del primo film, che ne esalta all’estremo i punti di forza ed espande un mondo che, oltre ad essere accattivante e ben raccontato, è perfettamente cucito sulla pelle degli amanti della cultura pop. C’è proprio tutto in Kingsman: azione, erotismo e irriverenza; virtù coordinate da una regia esplosiva che non ha la minima intenzione di porsi alcun tipo di limite.
Da Londra agli USA
Si riparte esattamente da dove eravamo rimasti: Gary Unwin ( Taron Egerton ) è ormai un membro cardine dei Kingsman, e dopo aver salvato il mondo si gode la sua nuova vita in compagnia della fidanzata e del suo dolce cagnolino. La società segreta, orfana del mitico Harry ( Colin Firth ), amministra le solite faccende cittadine, fino a che una loro vecchia conoscenza non tornerà a farsi viva, mettendo in moto gli avvenimenti del film. In breve tempo incontreremo le new entry del cast, spostandoci da Londra agli USA: da Channing Tatum a Jeff Bridges, passando per Julianne Moore ed Halle Berry. Il mondo di Kingsman continua ad ingrandirsi, come naturale che sia, mediante un sequel che spinge fortissimo sull’accelleratore, partendo da un cast di primissimo livello che contribuisce ad avvicinare un pubblico più giovane che s’innamorerà facilmente di una produzione che regala intrattenimento di qualità. Possiamo dire con tranquillità che il brand Kigsman è, ad oggi, uno dei migliori nel panorama blockbuster e cinecomics: se il primo capitolo fu inizialmente frainteso da una parte di audience convinta di trovarsi davanti ad un classico spy movie, con il sequel non c’è possibilità di misunderstanding: Il Cerchio D’Oro è cosi esageratamente e volutamente pop da potersi permettere di mischiare umorismo, action estremo ed erotismo all’interno di una pellicola che nonostante rinunci ad elementi piacevoli della prima produzione, è comunque riuscita. Parliamo per esempio dell’approfondimento sulla vita dei personaggi, delle loro backstory e annesse motivazioni, oppure il racconto delle dinamiche interne alle agenzie. Parti interessanti, utili a fornire un contesto utile poi allo sviluppo canonico delle vicende. In questo sequel le sequenze di cui sopra sono ridotte all’osso: si punta molto sulla frenesia, su scontri adrenalinici e sull’utilizzo di gadget tanto strambi quando dannatamente affascinanti. Il Cerchio D’Oro ha tutto quello che serve per soddisfare il pubblico, nonostante la volontà di accantonare alcuni aspetti più narrativi della scrittura che lo collocano mezzo punto sotto il primo capitolo. Siamo dunque impazienti di vedere come la storia proseguirà e quale sarà la prossima mossa di Vaughn: questa volta ha giocato su attori ottimi e ben conosciuti, capaci di fornire prove attoriali molto caricaturali ma indubbiamente credibili, un po’ come fece Samuel L Jackson in Secret Service. Il villain di Julianna Moore è schizofrenico, sociopatico e arrivista; il capo di un cartello della droga che è stanco di vivere nell’ombra. Jeff Bridges è il rozzo ma pragmatico leader degli Statesman; Channing Tatum è invece un personaggio che si gioca poche carte, in vista del futuro. Ci saranno ovviamente sorprese d’ogni genere, a confermare che la banalità proprio non piace alle menti dietro Kingsman: a conti fatti il lavoro del regista (nonché co-scrittore e co-produttore) è entertainment che ammalia per la qualità della messa in scena e intriga per le vicende che racconta. Unire queste due virtù non è mai scontato e, forse, sono proprio l’arma segreta di un prodotto che siamo certi spopolerà anche questa volta.
Regia dinamica e seducente
Azione palpitante
Cast azzeccato
Poco approfondimento narrativo
8
L’intento è chiaro e il risultato è ottimo. Kingsman: Il Cerchio D’Oro è il perfetto sequel di una produzione che dopo aver stupito punta a confermarsi su altissimi livelli qualitativi. Il film di Matthew Vaughn è un tripudio d’azione; intrattenimento di qualità rara da trovare all’interno di un mercato che sembra voler puntare sempre di più sulla quantità, sfornando raramente prodotti in grado di confermarsi film dopo film.
Voto Recensione di Kingsman: Il Cerchio D'Oro, recensione del film di Matthew Vaughn - Recensione
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